ABBIAMO QUELLO CHE SI MERITANO
Debito e manovra

di Paolo Basurto

'Dobbiamo' pagare il debito. 'I mercati' hanno risposto bene....
Mai come in questi ultimi tempi siamo stati sommersi, senza reagire, dall'anonimia di parole come queste. Possibile che non si riesca a sapere chi ha fatto questo debito in dettaglio, e per cosa ?
Sicuramente una parte di questo debito è giustificabile e forse anche produttiva, ma il resto ? Il PIL degli ultimi vent'anni è cresciuto -poco o molto, è cresciuto. La popolazione è rimasta stabile e i salari pure. Però, il debito è aumentato. Investimenti ? No! Migliore qualità dei servizi ? No! Maggiore quantità di servizi ? No, nemmeno in questo caso. Si ha un bel dire che questo debito è frutto complesso di anni di economia negligente. Ma i conti della serva non sono così complessi e sarebbe sacrosanto sapere finalmente a cosa veramente sono serviti questi soldi che impersonalmente e con molto comodo vengono chiamati il 'nostro' debito.

In quanto ai Mercati (altre volte, più malignamente, chiamati la 'speculazione', ma con lo stesso risultato di riuscire a nascondere qualsiasi identità), si insinua che gli 'investitori' fanno il loro legittimo gioco: scommettono. E le scommesse sono tutte lecite. Eppure in una recente trasmissione di Report (1) si asserisce in modo abbastanza serio, che gli operatori finanziari che contano, sono nel mondo non più di dieci. Possibile che non si sappia veramente chi siano e che sfuggano così completamente al controllo dei Governi ?{jcomments on}
Credo che bisognerebbe esercitare una forte pressione per chiedere qualcosa che sarebbe realistico ottenere: analizzare e selezionare il debito, per non pagare le operazioni che risultino sbagliate, illegittime e frutto di giochi di azzardo delle istituzioni finanziarie.
A volte viene anche il sospetto che non si tratti nemmeno di operazioni di azzardo. Anzi, il rischio a ben guardare sembra proprio ridotto al minimo, al contrario del profitto che sempre si gonfia grazie a misteriose operazioni da prestigiatore, che nascondono nei loro trucchi meccanismi destinati solo a far crescere gli interessi ad ogni passaggio.
Poco tempo fa la BCE ha fatto una di queste mosse magiche, la cui incomprensibilità viene puntualmente spiegata con l’ignoranza della povera gente comune come me. Una cifra enorme (500 miliardi di euro) è stata messa a disposizione di tutte le Banche europee per prestiti che sono quasi un regalo se si considera che gli interessi non superano l’1 per cento (la media europea dell’inflazione è almeno al 2 per cento). Le Banche possono attingere a questa insperata generosità, senza condizioni. Possono farne quello che vogliono: ricapitalizzarsi (per equilibrare i loro portafogli troppo pieni di crediti pericolanti); dare a prestito (con le supergaranzie del caso e salve le eccezioni per i soliti furbetti del quartierino e delle discariche); oppure (e questo sarebbe l’output intuitivamente più atteso) comprare, nelle apposite aste, i Buoni statali che i Governi impicciati, come quelli dei PIGS, emettono, a ritmo sempre crescente, per rifinanziare il loro debito mostruoso.
Insomma la BCE non compra più direttamente, perché la Germania non vuole (e il suo Statuto non glielo consentirebbe), i Buoni del Tesoro italiano o greco o spagnolo e l’ostacolo si aggira, inducendo le Banche a farlo.  Può sembrare strano che un giochetto così, non scateni la sorpresa se non l’opposizione di nessuno. Ma va considerato che i protagonisti dell’operazione sono ancora una volta le Banche.
Poco dopo l’atto generoso della BCE, il Governo italiano ha messo all’asta un bel po’ di Buoni del Tesoro a breve termine. Sono andati a ruba, con grande soddisfazione di tutti. Per di più, si è detto, gli interessi che, per invogliare i compratori, solo qualche mese fa superavano il 6%, questa volta non sono andati oltre il 3,5%. Un vero successo. Naturalmente in queste aste sono sempre le Banche che partecipano, assieme agli altri compari finanziari come gli Istituti Assicurativi e i Gestori di Fondi. Insomma i meglio scommettitori dell’ambiente. Ma qui c’era, appunto, poco da scommettere. La BCE ti regala milionate all’1% e tu, pochi giorni dopo, le reinvesti comprando titoli al 3,5 %. Con questa semplice operazione, il portafoglio si gonfia, senza spese, di un comodo 2,5%.
La gloria è tutta nell’aver dato anche al Governo italiano la possibilità di non fallire subito, considerando che, forse, a breve termine questi capitali rientreranno consolidando il facile lucro del differenziale tra i tassi della BCE e quelli offerti per i buoni. Naturalmente, a lungo termine, il rischio di un default va sempre considerato e le Banche non hanno alcuna intenzione di correrlo per un misero 2,5%. Altre operazioni e altri rischi a breve sono certo più appetibili. E’ cos’ che le aste dei BOT a lungo termine sono andate decisamente male. Se, poi, i Governi in difficoltà venissero a trovarsi proprio con l’acqua alla gola si potrà sempre scommettere al ribasso, i titoli vengono svenduti per essere ricomprati a tassi di almeno il 6-7%. Stavolta il rischio è autentico, ma almeno il gioco vale la candela, e comunque sempre di soldi della BCE si tratta. Si dirà che gli speculatori non guardano in faccia nessuno. Oppure che i mercati non hanno riacquistato la fiducia. Si continuerà a dire che in fondo paghiamo lo scotto della nostra imprevidenza. Ce lo siamo voluto. Abbiamo quello che ci meritiamo. Perché abbiamo voluto vivere al di sopra delle nostre possibilità, indebitandoci fino al collo. E adesso, il momento di pagarli questi debiti, è venuto.
E’ possibile che nel mondo finanziario non tutti siano d’accordo a lasciare inalterata la situazione di ingovernabilità nella quale prosperano le plutocrazie ristrette che fanno il bello e il cattivo tempo grazie alla quantità enorme di capitali che sono capaci di mobilitare in pochi minuti di click sul mouse. E’ possibile che qualcuno stia mettendo in discussione l’autorità e il potere reale delle Agenzie di rating, la cui autonomia è ampiamente soffocata dai conflitti d’interesse che pure sono pubblicamente emersi. E’ possibile che negli stessi ambienti del grande capitalismo ci sia uno scontro tra chi vuole andare fino in fondo nel dissanguare economie ed esautorare governi e chi pensa che non convenga uccidere la gallina dalle uova d’oro. Tutto ciò è possibile ma è certo invece che, anche se così fosse, nessuno ce lo viene a raccontare e, quello che è più triste, se anche qualcuno ce lo raccontasse, noi, gente comune, noi, quelli del parco buoi, come significativamente ci definiscono i brokers di Borsa, non sapremmo cosa fare, legati mani e piedi da un sistema politico che non ci rappresenta e non ci consente di partecipare, attivamente e in modo informato, alle decisioni che così profondamente stanno coinvolgendo le vite nostre e dei nostri figli.
Se potessimo produttivamente strillare. Cioè, se oltre a scendere in piazza gridando che questo debito non è nostro, che non ce lo siamo meritato affatto, che nemmeno ce lo siamo sognato di vivere al disopra delle nostre possibilità, potessimo anche esercitare una pressione concreta su chi ci governa e suppostamente dovrebbe fare i nostri interessi, dovremmo ottenere, nell’attuale situazione, una sola cosa: l’analisi del debito. Un auditing ben fatto metterebbe in chiaro finalmente quanto di questo debito è veramente nostro e quanto invece sia frutto di operazioni sospette e spesso losche e illegittime. Insomma, se parte di questo debito è servito a pagare le tangenti e i surplus che spiegano perché un chilometro di TAV costa decine di volte di più in Italia che in qualsiasi altro Paese d’Europa; oppure è servito a consentire a migliaia di comuni e a molte Regioni di riempirsi di titoli spazzatura che oggi non valgono più nulla; oppure è servito a costruire opere pubbliche inutili o a comprare armi insindacabilmente costose e di cui non avremo mai bisogno o a pagare multe colossali per inadempienze che potevano essere evitate o a finanziare sprechi avvenuti per mancanza di controlli che invece avrebbero dovuto esserci; ebbene, in questi casi e in tantissimi altri che potrebbero venir fuori, questo debito noi non dovremmo riconoscerlo e non dovremmo pagarlo.
Si dirà, ancora una volta: i mercati non aspettano; gli speculatori non guardano in faccia nessuno; e, in fondo ce lo siamo meritato, potevamo pensarci prima, potevamo essere più attenti nello scegliere i nostri amministratori…
S. Stiglitz ha scritto in un suo recente articolo (pubblicato in altra parte di questo Sito): “Il sistema che ha portato alla crisi è un ‘surrogato del capitalismo’ fondato sull’ideologia del libero mercato. Le risposte che sono state date alla crisi hanno cambiato assai poco, il sistema resta fondamentalmente ingiusto.”
Sono d’accordo pienamente con questo apprezzato ma inascoltato economista. Ma allora, ne deduco che il sistema va cambiato o almeno bisogna darsi daffare subito per contribuire a cambiarlo.
Intanto, in altre parti d’Europa, qualcuno ha già cominciato a muoversi. In Francia la sezione del Movimento Altermondialista ‘Attac-45’, sta promuovendo e con notevole successo la costituzione di Consigli Locali per un audit in piena regola del debito delle relative amministrazioni locali (in quel Paese questo debito costituisce più del 30% del debito nazionale). Un portale internet chiamato audit-citoyen.org (2 ) fa da punto di riferimento operativo a una rete di una cinquantina (per ora) gruppi locali che, sostenuti da una consulenza centralizzata sul web, consente a normali cittadini di rifare le bucce ai loro amministratori e analizzare in dettaglio il debito del loro Comune o Dipartimento che sia. Sembra che sia già importante il numero di debiti illegittimi finora scoperti e oggetto di azioni sia amministrative che giudiziarie  (3 ).
In Italia, un gruppo di economisti attivi e competenti ha creato un sito chiamato ‘Sbilanciamoci’ (4 ). Il nome viene probabilmente dall’analisi periodica che viene fatta del Bilancio pubblico. Recentemente questo Gruppo ha elaborato una proposta alternativa alla manovra finanziaria la cui lettura è di grande interesse. Ma il loro scopo è più articolato: Sbilanciamoci! parte dal presupposto che è necessario cambiare radicalmente la prospettiva delle politiche pubbliche rovesciando le priorità economiche e sociali, per rimettere al centro i diritti delle persone, di un mondo più solidale e la salvaguardia dell’ambiente anziché le esigenze dell’economia di mercato fondata su privilegi, sprechi, diseguaglianze.
Perché non sperare che gruppi come questo prendano anch’essi l’iniziativa e propongano di avviare l’analisi del nostro debito pubblico, con il coinvolgimento dei cittadini che vogliano contribuire e il loro appoggio professionale ? In questo caso partecipare sarebbe un obbligo di coerenza e solo se non lo facessimo potremmo accettare che qualcuno ancora ci dica: in fondo ce lo siamo meritato.

--------------------------

1)'Effetto Valanga'

2)audit-citoyen.org
3) Sulla questione dei debiti illegittimi sono già stati pubblicati in Francia studi molto interessanti tra i quali vale la pena citare: Attac, Le piège de la dette publique. Comment s’en sortir, Paris, Les liens qui libèrent, 2011 ; François Chesnais, Les dettes illégitimes. Quand les banques font main basse sur les politiques publiques, Raison d’agir, 2011 ; Damien Millet et Éric Toussaint éds., La dette ou la vie, Aden, 2011
4) sbilanciamoci.org

DESIGN BY WEB-KOMP