{jcomments on}LE DIECI DOMANDE CHE VORREI FARE A BEPPE GRILLO

di Augusto Merletti

Premessa: voglio bene a Beppe Grillo.
Pur essendo quasi coetanei siamo diversissimi per indole e per formazione ma condividiamo insieme l’esperienza di essere cresciuti ed ormai quasi invecchiati in una Italia che si è trasformata in una

fogna dove tutto è permesso pur di poter comandare ed arricchirsi; del Potere, quello vero, quello che permette di passare alla storia cambiando il destino dei popoli, in questi ultimi quaranta anni, non è palesemente fregato niente a nessuno.
E’ per questo che dopo aver ammirato, a suo tempo, il Beppe Grillo dei “socialisti ladri !”, oggi mi sento suo fratello nel condividere più di sei anni di tentativi di restituire il “potere” a chi lo merita ed ha il diritto esclusivo di esercitarlo: gli italiani per bene.

 

Quello che segue non è quindi un documento di protesta, è invece un atto di amore verso un movimento che può, e quindi, mai come oggi, DEVE, cambiare la storia di questo paese.

Il popolo: il movimento è nato nella primavera del 2005, nel giro di pochi mesi sono stati aperti in tutta Italia i Meet Up, luoghi di discussione sulla rete presto trasformati in aggregazione di persone fisiche che hanno imparato ad incontrarsi (e a litigare) per fare cose insieme. La gerarchia dei MU era rappresentata dall’organizer, il responsabile tecnico del MU è stato, nei primi tempi anche il leader del gruppo locale. Nell’autunno di quell’anno Beppe ha organizzato il primo “Incontro Nazionale” dei MU convocando per la prima volta il suo popolo. Non ho partecipato all’incontro e ne ho quindi un ricordo indiretto ma penso sia corretto sostenere che in quella prima occasione lo scopo era di conoscersi e dare la parola a tutti i gruppi che si stavano mettendo in moto. Il secondo incontro nazionale si è svolto solo molti anni dopo nel 2009 a Firenze, c’erano già state le prime candidature ed elezioni e l’esplosivo successo del primo VDAY. In quella occasione tutta la mattina fu dedicata agli interventi dei “guru” del Movimento, i massimi esperti delle 5 Stelle. A fine mattinata l’intervento centrale è stato offerto alla stella nascente: Sonia Alfano che pochi giorni dopo si sarebbe candidata al parlamento Europeo nell’IdV e che, presto, si sarebbe defilata sino a restare un lumicino sulla linea dell’orizzonte. Nel pomeriggio è stato concesso spazio ai vari gruppi locali per i loro interventi. Infine nel 2011 c’è stato l’ultimo incontro del popolo di Grillo a Cesena. Questa volta nonostante l’evento sia durato due giorni non è stato concesso nessuno spazio al dibattito ed al confronto ma solo un grande bagno di folla ed entusiasmo intorno al palco, intorno a Beppe ed ai relatori da lui scelti. Da questo percorso e dalla palese evidenza che questo movimento non ha una organizzazione strutturata a livello nazionale nascono le prime tre domande:

1)    Beppe è possibile che sei anni di bagni di folla, di incontri con migliaia di persone a volte splendide a volte squallide, abbiano prodotto un sentimento di paura e preoccupazione all’idea di dare spazio reale alla base, al tuo popolo, nelle decisioni essenziali del Movimento che hai creato?
2)    Pensi anche tu che la sfida più importante, per questo straordinario fenomeno che hai fatto nascere dal nulla, sia riuscire ad organizzare le persone con metodi che ne stimolino la parte migliore, ne controllino i personalismi e gli egoismi e le guidino verso il bene comune senza necessità di adottare i modelli gerarchici dei partiti ?
3)    E se questa è la vera missione del Movimento a 5 Stelle perché per parlare di energia, di acqua, di rifiuti il Movimento si fa appello a scienziati, Premi Nobel, illustri accademici ed invece per affrontare il complesso rapporto tra potere e cittadino, tra eletto ed elettore non si fa ricorso a nessuno adottando una non-organizzazione che lascia ampi spazi alla interpretazione confusionale dei singoli ?

Dal Vaffanculo alle 5Stelle: il movimento è esploso con il VDay: 350.000 firme raccolte in un giorno per: impedire la elezione dei condannati per reati penali, limitare a due mandati la presenza in Parlamento di un eletto, ripristinare il voto diretto dei candidati. Il libro “La Casta” non era ancora uscito ma la gente era già sufficientemente informata per riconoscersi in pieno nel faccione barbuto e nel Vaffanculo !
L’eletto deve essere il “dipendente dei cittadini”, un concetto chiaro e definitivo che liquida senza sconti l’idea di uno Stato che governa i suoi sudditi, anche se su loro stesso mandato. Alle prime elezioni a cui ha partecipato il Movimento, nel 2008, il messaggio elettorale è stato “Noi siamo diVersi” uno slogan semplice che ha permesso a gruppi spesso disorganizzati ed approssimativi di competere e, in 5 casi, di vincere.
Solo dopo, sono nate le 5Stelle, che all’inizio erano solo un’etichetta per sostenere le candidature comunali. I comuni a 5 Stelle si affiancavano ed entravano in concorrenza ed in simbiosi con i Comuni Virtuosi figliati dalla sinistra. Il passaggio dal Vaffanculo  alle 5Stelle ha rappresentato anche un primo accenno di spersonalizzazione del movimento, il nome di Beppe scompare dal simbolo e si rafforza l’impegno “ambientalista” che ha in parte spostato l’attenzione dall’obiettivo storico di cambiare il sistema e rivoluzionare il sistema di rappresentanza dei cittadini, trascurando, forse, il fatto che in politica le idee sono figlie delle gambe che le portano in giro. E qui mi chiedo:

4)    si è trattato di una scelta di “marketing elettorale” o di un segnale di avvio di un processo reale capace di rendere il Movimento, meno personale e quindi anche meno “grillo-diretto” e meno “grillo-dipendente” ? Come si coniugheranno le 5 Stelle in una elezione nazionale dove si deve dibattere di temi complessi quali economia, sanità, istruzione ecc. ?

Il NON-Statuto: Il non-Statuto è il documento fondante del Movimento, arriva dopo più di quattro anni di attività e dopo già numerose partecipazioni a competizioni elettorali. Il suo effetto è molto forte, per alcuni versi contradditorio e rappresenta addirittura uno stop per le prime forme organizzative sperimentate dai gruppi che fino a quel momento hanno dato vita e concretezza alle iniziative sul territorio. La frase “al di fuori di legami associativi e partitici e senza la mediazione di organismi direttivi o rappresentativi” blocca di fatto, in mancanza di realistiche alternative, qualsiasi forma organizzativa e provoca due effetti nel Movimento: esalta tutti gli “spontaneisti”, la parte del movimento restia a qualsiasi forma di rappresentanza e, spesso, alla stessa esperienza “politica”; preoccupa e mortifica  la parte del movimento più operativa ed ansiosa di organizzazione efficiente (senza per questo essere partitica). Di fatto le associazioni, nate in tutta Italia ed usate spesso per presentare una lista, continueranno ad esistere perché sono indispensabili anche solo per chiedere l’ autorizzazione per un banchetto, ma hanno l’ipocrita apparenza della clandestinità, nel timore di turbare la tua profonda convinzione che il male risieda negli apparati e in tutto ciò che possa avere somiglianza alla “delega”, il cancro della democrazia rappresentativa. Ti chiedo quindi:

5)    ma se l’eletto è “il dipendente dei cittadini” a quale organo rappresentativo di questi cittadini l’eletto dovrà rispondere ? Può la rete da sola rappresentare il sistema di controllo, verifica ed eventuale sanzione del “dipendente” svogliato, o disobbediente o mariuolo ?
6)    sei sicuro che non si stia scadendo nel più classico degli errori confondendo il sintomo con il male ? Se il male è rappresentato dai partiti ( nessuno dei quali, in Italia, dotato di uno statuto democratico, nessuno veramente in mano ai cittadini ed elettori, tutti occupati da una oligarchia di eletti/padroni) la vera sfida non è forse quella di costituire un’organizzazione forte e trasparente, impostata con criteri di democrazia diretta e quindi nelle mani dei cittadini ?
7)    Dobbiamo veramente avere paura della organizzazione qualunque essa sia, anche quando vuole servire ad esaltare e razionalizzare risorse, competenze e voglia di partecipazione, o la nostra missione è quella di “infettare” questo sistema introducendo un “virus” di buona organizzazione, di regole severe e veramente democratiche e partecipative delle quali la prima e la più importante è che eletti e candidati siano del tutto esclusi dalla organizzazione, selezione e stesura dei programmi del Movimento ? Non è forse questo il vero male assoluto il vero peccato originale degli attuali partiti italiani comandati e dominati dagli stessi destinatari di tutti gli onori, di tutte le prebende e di tutti i privilegi ?

I Candidati e gli eletti: su questo argomento sono molto critico. Beppe, tu sei un artista, passionale ed impetuoso, soggetto ad innamoramenti ed a dare retta alle tue emozioni, io sono un arido omino di calcoli e sogno regole quasi meccaniche, tali da dissuadere ed allontanare gli arrampicatori ed i furbetti che ci sono e ci saranno sempre anche nelle nostre file. La storia dei nostri candidati ed eletti non è la parte più entusiasmante di questi sei anni. Alcuni hanno deluso ed usato il movimento come un tram elettorale, molte elezioni hanno provocato scontri all’interno degli stessi gruppi che  avevano espresso i candidati, molti miti sono caduti mentre alcuni “caduti” meritavano più rispetto (mi riferisco a De Magistris, prima, icona e poi, criticato per la sua candidatura a Napoli nella quale invece, a mio parere, ha rappresentato una mina vagante alla quale dare appoggio e merito). Dobbiamo essere grati ai gruppi dell’Emilia e del Piemonte (nonostante il drammatico strappo di Maurizio Pallante), che per primi sono riusciti ad organizzarsi in modo solido e strutturato e ad esprimere persone delle quali essere fieri ed orgogliosi. Eppure anche al loro interno ci sono  state e ci sono frizioni e malumori. Al contrario resta misterioso il “caso” Napoli: da sempre il Gruppo più coeso, attivo e partecipato, da sempre guidato dalla stessa persona, che ha dimostrato capacità organizzative ed aggregative, eppure per due volte emarginato dal voto popolare.
La scelta finale tua, e del tuo staff, è ormai quella di puntare sui giovani, facce fresche e pulite, garanti di una mai avvenuta contaminazione con la parte perversa e corruttrice della nostra società. Eppure proprio questa scelta contraddice in modo palese uno dei punti fermi del Movimento: il limite dei due mandati all’ attività di eletto. Ho due figli “giovani”, Beppe, e tu ne hai altrettanti nell’età papabile ed altri ancora che stanno crescendo. Io, da padre, non vorrei mai vedere candidato un mio figlio nella sua età più florida e produttiva per essere poi destinato ad abbandonare il suo impegno dopo dieci anni. Sono quelli gli anni nei quali una persona si forma e cresce acquisendo esperienza e professionalità. Per quale egoistico motivo dobbiamo chiedere ai nostri figli di rinunciare alla propria carriera per dedicare al movimento gli anni migliori e dopo tornare al loro destino di precari? Quanti avranno la forza di “rinunciare” ? Qui le domande diventano obbligate:

8)    la scelta di puntare sui giovani è voluta e meditata o nasce da considerazioni elettorali ? Vogliamo intercettare il voto e la protesta degli indignati o il nostro progetto ha il più ampio respiro di costruire una politica diVersa ? Chi ci garantisce dal rischio che i nostri giovani, con la esclusione dei migliori e dei più seri, siano esenti dal fascino del comando e non “capezzonino” a frotte ? Chi ci garantisce delle loro capacità e conoscenze se li scegliamo privi di esperienza e giudicabili solo dal voto preso a scuola e dal loro impegno nel Movimento ?
9)    il limite dei due mandati vale per qualsiasi incarico in modo tale da limitare l’impegno sia di chi, modestamente, avrà cominciato da un consiglio municipale, sia di chi dal primo giorno assurgerà ad uno scranno del Senato ? E’ sufficiente questo limite o dovremmo più ampiamente discutere ed applicare in tutta Italia regole più complesse ed articolate come il “recall” od altre forme di controllo delle attività dell’eletto ?

Il futuro: siamo la forza politica che dispone della più imponente macchina propagandistica in Italia: PD e PDL, con i loro squallori, fanno a gara quotidianamente per sorreggerci e supportarci. I Letta dei pizzini, i Calderoli dei maiali, gli Scilipoti “responsabili”, sono la nostra straordinaria squadra di pubblicitari in servizio permanente effettivo. Siamo destinati ad entrare in Parlamento anche contro la nostra volontà. Ci entreremo e ne saremo orgogliosi, probabilmente commossi fino alle lacrime. Dal giorno dopo però saremo sotto esame dal primo all’ultimo ed i nostri rappresentanti verranno immersi a tempo pieno nella corrompente atmosfera delle Camere. Qui la domanda non è più solo curiosità e stimolo, ma diventa un grido ansioso, una richiesta intransigente ed inappellabile:

10)    Cosa vuoi per DOMANI da questo Movimento ? Ti aspetti che sia una forza guerrigliera e distruttiva, fugace e passeggera, come altre prima di noi, o il tuo progetto prevede che si sia capaci di durare, di essere una alternativa solida, una forza di cambiamento colto e profondo, destinata non certo  alla patetica “vocazione maggioritaria”  ma a rappresentare, questo sì, una forma nuova e definitiva di politica di servizio esercitata, temporaneamente, da persone pulite, competenti, serie ed efficaci ?
E se questa è la MISSIONE, COME SI FA a renderla una realtà ?


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