E se l’Europa non fosse solo Business?

di Roberto Villani{jcomments on}

Nessuno vede più l’unione europea come  unione di ideali,  di culture e di popoli, ma solo come associazione di interessi economici, che dura finché gli interessi convergono. Per altro mi pare che questo fenomeno lo stiamo da tempo vivendo in ambito nazionale dove sono sempre più forti le spinte a perseguire solo il proprio utile a scapito di ogni vincolo unitario. Così nacque la Lega per difendere il nord ricco contro il sud povero e così varie forze politiche da tempo cavalcano gli interessi di talune categorie di cittadini contro altre (dipendenti contro lavoratori autonomi, imprenditori contro statali, residenti contro immigrati), mascherando la volontà disgregatrice  sotto  gli ideali più disparati (liberismo, garantismo, difesa della tradizione e della religione), ma che possono essere tutti racchiusi nella paura di perdere qualcosa ( soldi,  privilegi, status sociale ecc.), il tutto con buona pace del patto sociale.

Sperando che nel futuro le aspirazioni e i comportamenti delle nazioni non siano ispirate ai soli interessi economici, mi sembra molto corretta l’osservazione che, anche tralasciando gli ideali europeistici e badando solo all’utile economico, l’abbandono della moneta europea non  porterebbe alcun beneficio.

Non mi pare infatti valida la tesi dei fautori dell’uscita dall’euro che ripetutamente la paragonano al fallimento dell’impresa commerciale: “ ho tanti debiti, non posso pagarli, quindi fallisco e il creditore si sobbarcherà il danno”. Peccato che nel campo commerciale l’impresa che fallisce viene liquidata poi scompare, muore; non

credo possa fare altrettanto una nazione.

O tramite sacrifici in euro (tasse, minore assistenza statale) o tramite sacrifici per la svalutazione della moneta nazionale  (quindi perdita di potere d’acquisto dei propri redditi) il debito alla fine andrà pagato perché il “fallimento” non significa scomparsa di una nazione.

______________________________________________________________________________________

 

Un’ Europa sempre più Difficile

un commento di Paolo Cordero

Condivido pienamente l’articolo di Roberto Villani. Purtroppo l'Europa è ancora  solo  un mercato di merci dove i tedeschi, che non sono mai stati europeisti (tranne alcuni statisti illuminati), esportano e gli altri comprano i loro prodotti con un surplus commerciale di oltre 800 miliardi dalla nascita dell'euro. Anche la Cina esporta negli Stati Uniti molto di più di ciò che importa, ma poi il surplus lo investe in bond americani. Invece i tedeschi si guardano bene dal comperare i titoli di stato dei piigs. Drenano soltanto liquidità alle loro aziende e si finanziano piazzando i loro bond a tassi bassissimi. Perdurando questo statondi cose non credo che l'euro possa sopravvivere. Senza, poi, voler giustificare i 600 ciechi di Zante (chissà forse anche Omero era un falso invalido), ai tedeschi, nella conferenza di Londra del 1953 sui danni di guerra, fu procrastinato il pagamento di 3.600 milardi di euro (ai valori attuali) fino al momento della riunificazione, che allora era solo in mente dei. I greci furono gli unici a votare contro e sono tuttora creditori di 70 miliardi che sarebbero stati sufficienti a salvarli due anni fa. Al momento della riunificazione i tedeschi affermarono che col tempo avrebbero anche pagato i loro debiti che ora dimenticano e che noi dovremmo ricordargli. Non può nascere un'Europa equa se i debitori   vogliono impartire lezioni di correttezza ai creditori, che sicuramente hanno sperperato, ma il peccato originale resta dei tedeschi e dei loro alleati italiani. Noi insomma non possiamo addurre alcuna giustificazione al nostro imminente fallimento. Mi auguro sempre un miracolo, ma tutta la politica italiana, ed anche quella europea, mi fa sempre più ribrezzo.

DESIGN BY WEB-KOMP