Quante Stelle per il Movimento di Grillo ?

Purghe  delusioni e aspettative politiche

di Paolo Basurto

Un’altra purga di Grillo ha afflitto il Movimento 5 Stelle. Per chi non segue il Movimento da vicino la notizia è passata inosservata. Solo qualche giornale regionale o locale dell’Emilia-Romagna ne ha parlato. La lista civica del piccolo comune di Cento, vicino Ferrara, è stata sconfessata da Grillo il cui avvocato ha inviato regolare diffida per impedire che venga ulteriormente utilizzato il logo e il nome del Movimento. Le motivazioni ufficiali non ci sono, ma il gruppo di Cento aveva appassionatamente sostenuto il Consigliere di Ferrara Valentino Tavolazzi, espulso anch’egli qualche mese fa e anche in quel caso per delle ragioni finora mai chiarite.

Questa volta la reazione è stata singolare: è stato creato un nuovo logo nel quale le stelle non sono più cinque ma bensì sei. La sesta, si afferma, è quella della coerenza. Una componente importante che sembra fare difetto

{jcomments on} nell’attuale fase del Movimento.

 

In verità la decisione di Grillo non arriva imprevista. Le reazioni all’espulsione di Tavolazzi erano state molto forti. Il sopravvenire delle elezioni e il sorprendente successo delle liste del M5S avevano gradualmente tacitato l’accaduto nascondendo il malessere che però ha continuato a serpeggiare soprattutto tra le fila di quelli che, in modo significativo, si riconoscono come i Grilli pensanti, cioè quelli che non hanno intenzione di abdicare al loro senso critico e che si ritengono profondamente insoddisfatti per la mancanza di democrazia all’interno del Movimento.  Il Gruppo di Cento aveva manifestato platealmente il proprio dissenso contro la deriva autoritaria di Grillo, sostituendo, temporaneamente, nel logo della loro lista l’immagine di Grillo, con la scritta ‘Uno Vale Uno’. Slogan tra i più ossessionanti promossi da Grillo proprio per enfatizzare la grande scelta di democrazia nuova, perché diretta, che è stata sin dalle origini la bandiera entusiasmante del Movimento. Grillo aveva subito minacciato che avrebbe ritirato l’autorizzazione all’uso del Logo con la sua faccia, se i ragazzi di Cento avessero voluto adottare nuovamente gli emblemi tradizionali. Così è stato.

Sul proprio sito il gruppo di Cento ha manifestato in modo abbastanza compatto la propria rabbia per vedersi condannati senza processo e per una causa da loro ritenuta assolutamente giusta. Come ulteriore reazione, che può sembrare anche un po’ dispettosa, hanno aggiunto la sesta, quella della coerenza, alle Stelle del Movimento. Di fatto potrebbe anche parlarsi di scissione.

Dopo un silenzio sorprendente nella stampa che ormai ha smesso di ostentare indifferenza nei confronti del fenomeno ‘Grillo’ da quando i sondaggi indicano addirittura un 20% di italiani favorevoli al M5S, una lettera aperta ad alcuni tra i principali quotidiani  ha portato all’attenzione generale il caso. La lettera è di quel Tavolazzi la cui espulsione improvvida è all’origine di tutto. Una lettera misurata ma non prudente. Niente invettive ma un’accusa precisa: nel M5S manca democrazia, e manca una struttura interna capace di dare un minimo di garanzie che quanto si viene promettendo a gran voce possa essere poi mantenuto. La colpa sarebbe di Grillo che, nonostante le innumerevoli promesse, non ha ancora aperto spazi sufficienti di partecipazione ( Il Fatto ; La Repubblica ; Libero e altri).

Qualunque interpretazione si voglia dare a questi fatti in nessun modo bisognerebbe considerarli alla leggera. La Stampa del 19 luglio ha dato ampio risalto alle affermazioni di un certo Casolari, docente dello Iulm, secondo il quale Grillo (o qualcuno per lui, come l’informatico Casaleggio) manipolerebbe i dati elettronici sui quali si calcola l’incredibile consenso che Grillo raccoglie su tutti i network elettronici. Teorie laboriose, come quelle degli influencers, occultamente usati per avviare e manipolare correnti di opinione, sono alla base delle denunce di questo Casolari (vedi ad es. l’indagine di Michele Di Salvo).  Ma che sia fantascienza oppure no, il problema della trasparenza e della democrazia all’interno del M5S, è un problema di ampia portata e che supera le dimensioni stesse del fenomeno Grillo.

Il messaggio originario del M5S, consacrato nei due unici documenti di base che ne regolano la vita, ma anche negli innumerevoli posts pubblicati da Grillo, prima e dopo la nascita del Movimento, è chiarissimo: l’attuale sistema politico, basato sulla rappresentatività, ha nel suo DNA la tendenza a degenerare e a corrompersi. Lo strapotere delle gerarchie politiche organizzate in bande partitiche ha progressivamente chiuso ogni spiraglio di partecipazione, togliendo ai cittadini e al loro voto qualsiasi significato sostanziale. Il risultato è sotto i nostri occhi. Una corruzione incontrollabile che favorisce l’infiltrazione capillare della criminalità organizzata nelle istituzioni statali. Non c’è altro modo, per liberarsi da un sistema che non troverà mai la convenienza ad autoriformarsi, che dare voce direttamente alla gente, al popolo. Abbattere i nodi delle rappresentanze e delle deleghe, dove si annidano le trappole della corruzione,  e aprire spazi per la partecipazione diretta dei cittadini. Ciò viene reso possibile dall’uso di nuovi strumenti offerti dal web, capaci di collegare in tempo reale grandi numeri di persone e consentendo loro di essere informate, di confrontare le opinioni, e di decidere votando, su qualsiasi argomento.

Il fascino di questo messaggio è incontestabile. A questo e all’abilità satirica di Grillo, che ha saputo trasformare la frustrazione della crisi in consenso, e così trascinare intere folle, si deve lo straordinario successo del M5S.  Un successo troppo rapido, perché accelerato in modo imprevedibile dal negativo peggioramento della situazione del paese e della credibilità della sua classe politica.

Il M5S ha convinto soprattutto perché si è offerto come uno spazio, virtuale e al tempo stesso reale, per esprimersi, confrontarsi, aggregarsi. Tutti coloro che vi si sono avvicinati hanno sperato e creduto che in questo spazio sarebbe germogliato il nuovo sistema, la nuova formula che avrebbe consentito di far uscire dall’utopia il mito della partecipazione diretta. Il deficit di democrazia che viene denunciato all’interno del M5S è un fatto gravissimo per l’attendibilità di questo messaggio. Grillo dovrebbe ammettere che il Movimento non è ancora maturo per partecipare a delle elezioni nazionali, perché manca ancora la formula, la struttura, la proposta operativa. Questo non vuol dire che mancherà anche in futuro e che quello della democrazia diretta è solo un sogno irrealizzabile. Al contrario, già esistono prove tangibili che qualcosa funziona. Lo dimostra il successo delle liste comunali dei grillini, frutto di organizzazioni libere e partecipative che hanno dato risultati –anche se non in tutti casi- assai buoni, sia in termini di programmi che di selezione di uomini.

Il compito di tutti coloro che hanno a cuore questo cambio epocale verso la maggiore partecipazione attiva dei cittadini, dovrebbero, indipendentemente dalle loro simpatie o antipatie per Grillo, collaborare in tutti i modi all’evoluzione del M5S e alla definizione possibile dei nuovi strumenti con i quali far funzionare il nuovo sistema. Molto c’è da studiare e sperimentare, ma non è un’impresa impossibile e comunque è l’unica alternativa per uscire dal disastro nel quale l’attuale sistema ci ha cacciati.

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