IL GRILLINO CHE NON C'E'

di Paolo Basurto

Dopo l'assordante boom elettorale del Partito di Grillo è fiorita tutta una letteratura grillina. Un successo editoriale immediato: l'ultimo libro della inaspettata triade che vede un entusiasta Dario Fo coautore assieme alla ormai famosa coppia Grillo-Casaleggio. Ma ancora più significativa è la caccia che i mass media tentano ad ogni occasione, per accalappiare un grillino sperando che sia parlante e che dica qualcosa che possibilmente faccia arrabbiare Grillo o, almeno in subordine, faccia capire un po' meglio che lingua si parla, oltre a quella del vaffanculo, in questa galassia di alieni, atterrati sorprendentemente nel nostro vecchio e degenerato mondo politico.

 

Ma la caccia è quasi sempre assai magra e insufficiente. Il veto del Capo politico è esplicito e meno male che c'è perché l'aggressività dei giornalisti è così evidente che le loro ciniche manipolazioni farebbero delle stragi.

Questi grillini così giovani e sorridenti. Accontentiamoci di vederli. Almeno hanno la faccia pulita. Almeno non hanno la faccia di un Fitto o di un De Gregorio.

I grillini. Ma di chi stiamo parlando? Certamente i 154 eletti che ora siedono in Parlamento, quelli sono grillini di sicuro. Fino a quando non vengono scacciati da Grillo per disobbedienza, quelli sono grillini autentici, anche se non possono parlare e se la loro rappresentatività è limitata a quello che dicono i Coordinatori e a quello che potranno dire in aula.

Ma forse vale la pena approfondire un po' di più la questione. I grillini eletti sono stati scelti in un modo a dir poco strano. Con l'approssimarsi delle elezioni, la cui data era stata anche anticipata, Grillo ha capito troppo tardi che il suo Movimento non era affatto pronto e che mancava del tutto il tempo per avviare una macchina delle primarie che potesse funzionare in modo soddisfacente. Con un vero colpo di genio (e gli va riconosciuto che il genio certo non gli manca) ha saltato a piè pari la fase più delicata della scelta e ha autonomamente deciso, tra la sorpresa, spesso amara, di tutti quelli che pure si credevano di appartenere a quel mondo di 'uno vale uno' che tanto li aveva fatti sognare, che le uniche persone legittimate a candidarsi sarebbero state quelle che appartenevano già a delle liste autorizzate da Grillo ad usare il suo logo e la sua faccia, ma che nelle passate elezioni, dal 2007 ad oggi, non erano riusciti a farsi eleggere.  Una selezione al contrario, insomma, e che ha dato alcuni effetti curiosi.

Nelle passate elezioni la fortuna del M5S era del tutto imprevedibile. Si faceva fatica a completare le liste con il numero di candidati necessari e spesso si includevano persone del tutto marginali o sconosciute nonché zii, genitori e nonni volenterosi. Ottimo esempio di solidarietà familiare. I nomi di tutti questi candidabili sono poi stati inseriti nel portale web del Movimento, suddivisi per circoscrizione elettorale, assieme al loro curriculum e ad un video (altra trovata di genio), nel quale esprimevano la loro visione del mondo. Finalmente sono state indette le prime votazioni on line della storia di tutto il Movimento. Potevano votare solo coloro che si fossero registrati al portale del M5S entro una certa data e che avessero inviato nuovamente le fotocopie dei propri documenti.  Ma la gestione di questi meccanismi, teoricamente abbastanza semplici, non sempre ha funzionato e non sono pochi quelli che hanno visto il Portale rimanere chiuso nonostante le loro insistenze e recriminazioni. Alla conclusione dell'evento i votanti si potevano contare sulla base dei voti ricevuti da ogni candidato (circa ventimila in totale). Nessuno tranne gli addetti alla macchina, il così detto Staff, fino ad allora piuttosto anonimi, poteva garantire la correttezza delle votazioni, e nemmeno il numero degli aventi diritti al voto è stata mai reso noto.

Difetti gravi per chi ha preteso per quattro anni che venisse fatto funzionare un sito elettronico che avrebbe dovuto consentire la piena partecipazione alle decisioni del Movimento senza sospetti di errori o peggio ancora di manipolazioni.

Un certo scontento è emerso anche sul Blog di Grillo, facendolo andare su tutte le furie. Ai suoi occhi criticare quello che era stato un modo più che brillante e onesto per uscire dall'impasse nella quale si sarebbe trovato il Movimento a causa della sua impreparazione organizzativa, e facendolo poi in un momento così delicato come quello delle prime elezioni nazionali, era un atto gravissimo, un tradimento. E tanto per dare un esempio, Favia, consigliere regionale dell'Emilia Romagna, che quei difetti aveva osato rilevare in modo esplicito,  e che  già era  piuttosto noto per le sue critiche fuori onda a Casaleggio, , viene espulso senza appello.

Ora, che Grillo fosse furioso per una certa mancanza di riconoscenza, quando aveva dato l'anima per la campagna elettorale, prima siciliana e poi nazionale, è sicuramente comprensibile. Ma questo non toglie che fosse anomalo e difettoso il procedimento di scelta di quelli che poi, in un numero decisamente inaspettato, sono andati in Parlamento.  Insomma è piuttosto difficile ritenere che questi grillini siano davvero rappresentativi del M5S.

Ma allora i veri grillini dove sono? Insomma, la base, la famosa base la cui presenza attiva dovrebbe distinguere il DNA del Movimento da quello degli altri partiti, come e da chi è costituita? Qual'è il loro pensiero, il loro livello di partecipazione, il modo con il quale formano la loro opinione e la loro identità?

Innanzitutto va chiarito che il M5S non nasce dalla base, in forma spontanea, come quello degli Indignati o quello di Democracia Real o ancora, quello dei Piraten tedeschi o svedesi.  Tutto nasce da Grillo e dalla sua verve comico-satirica. I suoi fans, riuniti in piccoli gruppi sparsi per l'italia, costituiscono il primo nucleo di quello che gradualmente si trasformerà, sempre per impulso di Grillo e Casaleggio, nel supporto attivo del M5S.

Questi gruppi, all' origine, avevano in comune solo il nome che però era alquanto significativo: Amici di Beppe Grillo. Per il resto l'eterogeneità era assoluta e non esisteva nessuna forma di struttura che mettesse in contatto i vari gruppi tra loro favorendone uno sviluppo in qualche modo comune.

Quando Grillo, nel 2009 lancia la prima proposta politica, la così detta Carta di Firenze, si delinea un messaggio iniziale centrato interamente sulla democrazia diretta, la qualità della vita, l'azione a livello comunale. Questo messaggio ha molta fortuna soprattutto tra i giovani. Un messaggio costruttivo e possibile che prometteva di aprire spazi di azione politica prima inimmaginabili. Si esagerava nell'enfasi data alle grandi potenzialità del web, ma il territorio comunale offriva alternative tradizionali di azione ugualmente efficaci.  Attorno a questa nuova prospettiva gli 'Amici di Beppe Grillo' cominciarono ad aumentare molto rapidamente. E' forse il momento migliore di tutta la storia grillina. L'aspetto aggressivo e rivoluzionario che Grillo andava marcando sempre più non era quello che attirava maggiormente. Ciò che più convinceva era la prospettiva di cambiare sistema, di raggiungere una formula di sempre più ampia  partecipazione, eliminando i nodi corrotti della rappresentatività. Non per nulla lo slogan più ossessionante dell'epoca era il ripetutissimo 'Uno vale uno'.

Molte persone di indubbia qualità si sono avvicinate in quel periodo. Grazie a loro le prime esperienze di Liste civiche hanno avuto successo e grazie a loro in alcune regioni più dinamiche si cominciò a mettere le basi per una organizzazione adeguata agli obbiettivi: un'organizzazione orizzontale che eliminasse lo schema piramidale così dannoso per i partiti tradizionali. Insomma cominciavano a crearsi i presupposti per la creazione di una vera base. Questo sforzo nascente non piacque mai a Grillo che all'inizio si limitò a non favorirlo, poi lo osteggiò e finalmente lo proibì.

Interrogato a questo proposito, durante un incontro, Casaleggio ebbe a dirmi con candore che qualsiasi organizzazione avrebbe rischiato di ingessare il Movimento. Più tardi Grillo dirà ambiguamente: "Siamo un Movimento, non siamo un partito", esigendo che questa fosse la spiegazione più ovvia per proibire ogni tentativo di organizzazione della base.

Di fatto da questo momento la base non ha più futuro.  Grillo rimane la Stella Polare dell'esperimento politico e i grillini che non sono d'accordo con lui non avranno mai uno spazio per esprimere un eventuale dissenso.

Dunque chi sono i grillini? E dove sono? C'è da chiedersi che importanza abbiano queste domande, visto che di fatto contano assai poco, mentre contano molto di più gli otto milioni di voti che hanno votato per Grillo, ad occhi chiusi, forse convinti che dietro ci fosse un'organizzazione eccellente capace di offrire alla politica persone comuni ma capaci.

Non escludo che tra i neo eletti possano esserci anche persone in gamba. Anzi la mia personale speranza è che ce ne siano abbastanza per avere il coraggio di affermare la loro autonomia dal Capo politico e ristabilire quel contatto con la base senza il quale saranno destinati a rimanere sudditi di Grillo e comuni rappresentanti di partito in nulla diversi dagli altri che hanno tanto criticato.

Non escludo che Grillo faccia un passo indietro e che davvero nasca, finalmente, la piattaforma elettronica attraverso la quale gestire correttamente la partecipazione popolare. L'irruzione sulla fatiscente  scena politica della rabbia incarnata da Grillo e sottoscritta con soddisfazione e speranza dal 25 per cento degli italiani, ha già lasciato molti segni positivi. Potrebbe anche accadere questo nuovo miracolo: che il M5S diventi realmente un Movimento di base popolare.

Segnalo un video che consente di ascoltare l'intervento del parlamentare 5Stelle, Di Battista, sul caso pietoso dei Marò. Un intervento molto applaudito perché preciso e sdegnato fino all'arroganza. Tuttavia il grillino sostiene di averlo preparato dopo un approfondito dibattito in rete.  Ecco, se questo fosse vero la speranza che il M5S recuperi la sua rotta originale c'è ancora.{jcomments on}

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