RIFORME COSTITUZIONALI

Quali riforme necessarie, quali ammissibili e quali non ammissibili

di Roberto Villani

Ogni tanto trapelano notizie su possibili modifiche alla nostra carta costituzionale per iniziativa di gruppi o di singoli parlamentari o per l’attività della Commissione dei 40 saggi che è stata nominata, perché fortemente voluta da Napolitano,  con lo scopo di consigliare il Parlamento nella revisione di alcuni Titoli della parte seconda della nostra Costituzione.

Una prima considerazione va fatta sull’anomalia della politica e della informazione italiana che si trastulla sui nomi, più o meno irrilevanti, dei vice presidenti delle camere, sugli scontrini delle spese dei parlamentari, sugli inaffidabili sondaggi elettorali ed altre questioni di scarsissima rilevanza, ignorando quasi totalmente quanto si sta organizzando  sulle modifiche della Costituzione, che è la madre di tutte le leggi e il fondamento delle regole sulle quali è basata la società che avremo noi e che lasceremo ai nostri figli.

Il silenzio che copre l’argomento è particolarmente preoccupante perché si è partiti da una riforma necessaria, quella elettorale, per arrivare ad altre ben più sconvolgenti, come la trasformazione dello Stato in repubblica presidenziale e, a cascata, la modifica dell’assetto giudiziario, dei poteri delle Camere, di quelli del Presidente ecc.

Quando, dopo la caduta del fascismo, il paese decise di darsi una costituzione repubblicana furono indette, assieme al referendum monarchia-repubblica ma separatamente dalle elezioni legislative, le elezioni per la nomina dei membri dell’assemblea costituente dando così un evidente segnale dell’importanza del mandato, che veniva quindi separato da quello legislativo ordinario attribuito alle camere.

Il problema che mi pongo è se il parlamento attuale, nato da una competizione elettorale che non aveva come argomenti il cambiamento dello Stato in una repubblica diversa da quella descritta nell’attuale costituzione, sia legittimato ad attuare le modifiche di cui si sente parlare in questi ultimi tempi.

La nostra Costituzione ha norme non modificabili (i diritti inalienabili della persona, l’assetto repubblicano e democratico dello Stato….), altre materie sono state disciplinate da norme modificabili con procedimenti e maggioranze  qualificate per avere il maggior consenso e la maggiore attenzione da parte del parlamento, infine ci sono norme di attuazione dei principi della Costituzione che si realizzano con la procedura ordinaria.

In sintesi c’è una gradazione di rilevanza delle disposizioni contenute nella nostra Costituzione a seconda di quanto incidono sui diritti dei singoli cittadini o sull’assetto politico dello Stato.

L’unica riforma ora indispensabile è quella elettorale, perché la legge attuale è insostenibile nella parte che attribuisce poteri di rappresentanza esorbitanti rispetto al numero dei voti ottenuti, e se non interverrà il legislatore, interverrà, come già preannunciato, la Corte Costituzionale.

Credo che a questo dovevano limitarsi le modifiche da attuare con l’odierno parlamento che, a mio parere, è già in ritardo, perché se dovessero essere sciolte le camere e indette nuove elezioni si andrebbe a votare con la vecchia legge a meno che non sia già intervenuta la Corte Costituzionale che, come è noto, non legifera ma annulla, creando  chissà quale complicato sistema elettorale con pezzi della legge antecedente (c.d. mattarellum) e  pezzi della sopravvissuta legge attuale (c.d. porcellum).

Senza scendere nel dettaglio delle singole ipotesi di riforme che vengono ventilate, vedo invece il rischio che, senza il dovuto coinvolgimento della cittadinanza, si possa procedere, a suon di modifiche costituzionali, ad un radicale cambiamento della nostra repubblica.

E’ evidente che una maggioranza governativa numericamente così consistente potrebbe attuare, attraverso la procedura della revisione costituzionale, modifiche rilevanti, ma il sommarsi dei singoli cambiamenti potrebbe portare ad un cambiamento tale, dell’assetto del nostro Stato, da incidere su quei principi basilari della nostra Costituzione che dovevano essere intoccabili.

Se per redigere l’attuale carta costituzionale furono consultati i cittadini che nominarono un’assemblea con quello specifico mandato, per rifarla non si dovrebbe adottare lo stesso procedimento?

In ogni caso non è inopportuno che l’attuale parlamento, eletto senza che i cittadini avessero, fra le opzioni proposte in campagna elettorale, alcuna chiara proposta di modifica costituzionale (salvo vaghe intenzioni e la revisione del porcellum) intervenga in modo così pesante come da molti ipotizzato?

Forse, se gli italiani avessero saputo che nella nuova legislatura, per la quale hanno votato lo scorso febbraio, c’era in gioco la struttura dell’apparato politico-costituzionale dello Stato, avrebbero partecipato in modo massiccio al voto, avrebbero evitato voti di protesta, avrebbero comunque scelto i propri rappresentanti con altri criteri.{jcomments on}

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