UN NUOVO GENOCIDIO IN EUROPA  

Le ondate di persone alla ricerca di un futuro migliore

di Marco Borsotti

Vent'anni fa, ma forse anche più recentemente, chi avrebbe mai detto che nei dintorni d'Europa e persino dentro le sue frontiere, si sarebbe assistito nuovamente alla morte violenta di decine di migliaia di persone che in comune hanno il sogno di riuscire ad entrare nel vecchio continente per cercare lavoro e maggiore sicurezza personale. Pur non trattandosi di persone che abbiano in comune razza, religione o nazionalità, tutti sono frettolosamente catalogati come immigranti illegali, persone che soltanto per
A NEW GENOCIDE IN EUROPE

The waves of people looking for a better future

Twenty years ago, but perhaps even more recently, who

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quella ragione nel nostro bel paese già hanno commesso un reato di rilevanza penale. Mentre a fine agosto a Vienna il Gota politico europeo si riuniva nuovamente per discutere, tra l'altro, d'immigrazione alla Conferenza Internazionale sui Balcani Occidentali, a soli 50 Km dalla capitale austriaca venne scoperto un furgoncino da 7,5 tonnellate parcheggiato nella corsia d'emergenza dell'autostrada A4 dove gli inquirenti constatarono la presenza di 71 corpi in fase iniziale di decomposizione, tutti morti per soffocamento, tra essi, otto donne e quattro bambini. Non voglio neppure pensare al modo orribile in cui queste persone furono condannate a morire per mancanza d'ossigeno in quello spazio ristretto dove erano stati compressi come acciughe per massimizzare il profitto dei loro carnefici, gentilmente identificati come i “passatori”, cioè coloro che facilitano il passaggio a persone senza documenti tra un paese e l'altro della zona Schengen d'Europa.

I peana della politica e del potere sulla crisi immigrazione

Appena la notizia é circolata, si é assistito ad un coro di voci di condanna ferma e risoluta per questo nuovo crimine associato con l'immigrazione clandestina in Europa. Ascoltando quelle parole di severo monito mi é sorto un senso di rivolta, di disgusto per la perfidia di coloro che le stavano proferendo. Solo vedendo parlare tutti questi politici e responsabili della sicurezza in Europa, persino senza ascoltare quanto stavano asserendo, mi veniva il volta stomaco. Era ovvio, come tutti dicevano, che quelle vittime avevano incontrato quell'orribile morte per colpa di chi dopo averli rinchiusi in quel furgone non aveva fatto nulla perché potessero respirare. Costoro erano certamente i carnefici materiali, gli esecutori di quei settantuno omicidi intenzionali. Ma coloro che di fronte a microfoni e telecamere deploravano l'accaduto, bene costoro erano i primi responsabili di quelle morti e delle altre migliaia di morti che anno dopo anno decimano coloro che scappando dagli inferni in cui vivono, cercano un futuro migliore in Europa.

Loro ed i loro predecessori generarono le condizioni perché simili viaggi dell'orrore accadessero. Sono loro che hanno intenzionalmente sottostimato quanto ormai da anni stava succedendo alle frontiere d'Europa. Sono loro che ignorando lo spirito dei Trattati internazionali sull'immigrazione e la protezione dei rifugiati, non permettevano e non permettono che questi disperati possano viaggiare in sicurezza negandogli i visti necessari perché possano usare i mezzi normali di trasporto. Sono loro che hanno generato le condizioni per quest'esodo di proporzioni, fino a pochi anni fa, inimmaginabili. Questa migrazione é frutto delle guerre che loro hanno promosso nel medio oriente ed in Africa. Si deve all'incoraggiamento allo sfruttamento peggiore possibile delle risorse di quei paesi da cui questi disperati provengono, sfruttamento realizzato da imprese europee e nord americane che loro hanno favorito. L'esodo cui assistiamo é il risultato dell' aver appoggiato per decenni regimi sanguinari nei paesi di provenienza degli immigranti, regimi dediti soltanto allo strumentalizzazione dei loro concittadini per trarne guadagno, ma molto utili all'Europa nello scacchiere internazionale.

Le forze politiche che governano in Europa sono tutte responsabili per aver permesso e favorito che questi eventi accadessero. Non ci sarebbero milioni di persone sfollate ed in fuga dal loro paese in Siria, Iraq, Yemen, Eritrea, Somalia, Mali, Nigeria, Ciad, Niger, Libia, Eritrea, Guinea, Sierra Leone, Repubblica Centro-africana, Liberia, Sudan, Afghanistan, qui mi fermo, ma la lista sarebbe ancora lunga, se la situazione di quei paesi non fosse così orribilmente disperata. Mi indigno quando ascolto specialisti che discutono della distinzione tra rifugiati ed immigrati economici, come se nella realtà le due cose potessero essere disgiunte.

Le società dei paesi da cui quelle persone fuggono sono state sconvolte, a volte per guerre, a volte per sfruttamento economico. Sempre e comunque, però, le condizioni di vita per le popolazioni locali socialmente più vulnerabili si sono rapidamente deteriorate, non lasciando a quegli esseri umani altra scelta che cercare altrove un modo per sopravvivere. Restando dove si trovavano sarebbero in ogni caso morti, quindi i più ardimentosi hanno iniziato quel lungo viaggio di migliaia di chilometri attraversando deserti, zone infestate dalla guerra, da bande armate, attraversando mari e fiumi per raggiungere l'Europa che essi vedevano e continuano a vedere come il solo luogo dove trovare pace, lavoro e protezione. Per loro non esistevano alternative.

Parlare come purtroppo si sta facendo di rimpatrio per i così detti immigrati economici con forse l'eccezione per coloro che provengono da paesi europei, discorso fatto ahimè persino dal UNHCR, significa ignorare la realtà dei fatti nei luoghi da cui queste persone fuggono e dimostra la mancanza di ogni rispetto per la dignità delle persone dal momento che si ragiona assumendo che le persone respinte possano rientrare in sicurezza nei loro paesi d'origine perché in quei luoghi ci sono governi in grado di badare alle loro necessità. Per questo ci si affanna a dar credito a fatiscenti governi come quelli che esistono in Libia, Somalia, per citare alcuni esempi, ma lo stesso si può affermare dei governi di quasi tutti i luoghi da cui questi disperati fuggono. Si tratta di una crudele e vergognosa ipocrisia sia dei politici europei, ma anche di quasi tutta la stampa scritta e televisiva che a queste menzogne dà copertura ed adito.

La guerra tra poveri, la crudeltà della gente comune

Mi indigno anche nel leggere molti dei commenti che appaiono sui siti informatici dove persone comuni scaricano le loro frustrazioni, le loro paure, la loro ignoranza dei fatti addebitando agli immigrati, le colpe di tutto quello che oggi non funziona nei nostri paesi. Pochi giorni fa lessi una breve nota che meglio di tante parole illustra quanto sta succedendo oggi: un banchiere, un operaio ed un immigrante sono seduti ad un tavolo su cui ci sono venti biscotti. Il banchiere ne prende subito 19 e poi dice all'operaio: attento che quel marocchino vuole rubarti il tuo biscotto.

Cialtroni, perché non si tratta che di null'altro, fomentano questa guerra tra poveri spandendo odio giornalmente attraverso le televisioni ed i giornali che gli dànno voce praticamente incontrastati. Nei principali circuiti informatici circolano filmati e brevi commenti che contribuiscono a spandere l'odio e la paura dell'immigrato. Si favoleggia che gli immigrati siano dei privilegiati fannulloni che ricevono milioni di aiuti pubblici che sono invece negati ai nazionali per poi rubare, uccidere, violentare. Le cifre citate sono sempre false, i filmati che dimostrerebbero come gli immigrati siano malvagi sono nient'altro che finzioni girate con attori che ricoprono una parte, ma nessuno ferma la circolazione di questi materiali, né le autorità costituite che dovrebbero tutelare la veridicità di quanto circola in rete, né i gestori dei siti in questione. Ovviamente, quando esiste un sospetto di violazione del diritto d'autore, enti di controllo e gestori sono rapidissimi a cancellare quanto trovano in violazione della legge sulla proprietà intellettuale. Ma non in questi casi anche se esistono nel codice penale reati che puniscono l'incitamento all'odio razziale o la diffusione di materiale intenzionalmente non veritiero. Nulla é fatto per rimuovere questo materiale e punire chi li metta in circolazione con il solo intento di incitare alla xenofobia e all'odio razziale.

Una cosa che mi irrita in particolare modo, é constatare come ci si sia dimenticati della nostra storia. Non sono più un ragazzino, lo ammetto, ma mi ricordo di quando nella mia infanzia e adolescenza persone che la mia famiglia conosceva emigravano per cercare lavoro. Allora circolavano storie di sfruttamento e di discriminazione degli italiani all'estero e tutti ripetevano che quel modo di comportarsi era incivile perché mancava di rispetto a persone che non volevano altro che guadagnarsi la vita onestamente con il sudore della propria fronte. Spesso, poi, gli italiani erano accusati d'essere dei criminali, dei fannulloni, di rubare il lavoro, di essere dei molestatori delle ragazze del posto, insomma tutte le accuse che oggi molti italiani attribuiscono agli immigrati. Per carità, allora come oggi, tra gli immigrati si possono trovare anche persone che non esitano a delinquere, ma questo non autorizza a generalizzare come invece si sta facendo.

Di certo, se il sistema informativo funzionasse, gli spazi per una simile propaganda sarebbero presto chiusi, smentiti da giornalisti che meritino questo appellativo che dimostrerebbero come la narrazione razzista e xenofoba sia fondamentalmente falsa. Tristemente, non é così nei fatti, lo si vede nei titoli delle notizie: banda di albanesi specializzata nell'assalire case, sgominata dalla polizia; oppure, congolese violenta una turista sulla spiaggia, mentre a nessuno viene in mente di usare un simile titolo per descrivere gli stessi delitti quando a commetterli sono italiani e spesso lo sono. Nessuno si sognerà mai di generalizzare e scrivere che italiani assaltano, violentano o semplicemente rubano. In questo caso le colpe sono delle persone e non del gruppo etnico da cui queste persone provengono.

L'immigrazione é veramente sempre un male per chi la riceve?

Mi sembra comunque che si continui a parlare e scrivere di un fenomeno, l'immigrazione, come se si trattasse di qualche cosa di transitorio e soprattutto di reversibile. A mio parere, l'immigrazione che osserviamo oggi non é fenomeno che possa essere fermato. Il comportamento politico, sociale ed economico dei paesi sviluppati ne ha certamente generato la spinta iniziale, quell'aire che rompe la condizione di staticità che rende l'essere umano tendenzialmente stanziale, ma una volta messo in moto il fenomeno mi pare inarrestabile e mi spingo anche ad asserire, per fortuna!

Scrivendo prima delle colpe dei politici europei, mi riferivo al fatto che per alcuni decenni dopo la conclusione del processo di decolonizzazione, l'Europa ha continuato a sfruttare quelle che erano state le sue colonie senza doversene assumere più la responsabilità amministrativa. I territori d'oltremare sono stati oggetto di una vera rapina, persino peggiore di quella occorsa durante il periodo coloniale. Infatti, in quei luoghi si trovavano e si trovano materie prime e fonti energetiche che iniziavano a scarseggiare nel primo mondo e che, in alcuni casi, non sono mai esistite in Europa come i minerali indispensabili per l'industria informatica. Tutti i governi dell'occidente sotto il pretesto persino dell'aiuto allo sviluppo hanno favorito le loro imprese nazionali affinché potessero accedere a quei beni al costo minore possibile. Per farlo, gli stessi governi occidentali hanno molto spesso promosso l'ascesa al potere, quasi sempre con atti di forza finanziati da quegli stessi governi, di persone che promettevano di non ostacolare questi piani di sfruttamento in cambio del vedersi garantito il potere assoluto nel loro paese. Negli anni sessanta, i pochi leader politici che non sembravano aderire a questo schema furono eliminati con la forza con l'aiuto dei governi occidentali.

Come parte della guerra fredda, la dirigenza politica di ogni paese del terzo mondo si allineava con uno o l'altro dei due blocchi e ne riceveva completa protezione. A volte, la guerra fredda diventava calda a livello locale come successe in Corea, Viet Nam, Congo, Mozambico od Angola, ma questi episodi non alteravano lo schema generale delle cose. I tiranni locali erano i ben venuti sempre se dimostravano lealtà col loro protettore, l'occidente o l'Unione Sovietica. Tutto questo si mantenne in equilibrio instabile, ma pur sempre equilibrio sino alla caduta del muro di Berlino e la fine dell'USSR. A quel punto la precarietà crebbe enormemente e cambiarono le regole del gioco. Guerre di vicinato che prima sarebbero state sopite, scoppiarono. Rivolte interne dove gruppi antagonisti tentavano di spodestare le oligarchie al potere divennero la norma. In molti ci si era illusi che la fine della guerra fredda avrebbe aperto un periodo di pace e prosperità per il pianeta, ma ci si sbagliava. In tutti gli scacchieri iniziarono gli scontri e le rivolte ed il mondo occidentale, Europa inclusa, entrò nell'agone per favorire i candidati che gli garantivano i maggiori guadagni economici e politici. La situazione precedente non era un letto di rose e fiori per gli abitanti di quello che si conosceva come il terzo mondo, ma la grande maggioranza di loro viveva in relativa sicurezza e senza eccessivi timori per il futuro loro e della loro prole. La generalizzazione della guerra pose fine a quello stato d'equilibrio.

 L'inizio dell'esodo

Inizialmente, i movimenti di popolazione furono interni agli stessi paesi o al massimo verso i paesi limitrofi, ma non era necessario essere dei geni nelle scienze spaziali per capire che era soltanto questione di tempo prima che questi movimenti umani iniziassero a dirigersi anche verso zone lontane. Posso scriverlo e discuterne perché in quegli anni lavoravo nella cooperazione allo sviluppo delle Nazioni Unite, dove in molti cercammo di far comprendere alla politica dei paesi occidentali, i donatori dal nostro punto di vista, che avrebbero dovuto investire somme ben maggiori di quelle che investivano per stabilizzare le situazioni interne dei paesi del terzo mondo se avessero voluto evitare che quei problemi arrivassero alla soglia delle loro case.

Allora avrebbe avuto senso investire nei posti dove le persone vivevano. Le condizioni per mettere a buon fine quegli investimenti erano ancora presenti nei vari territori che quasi non conoscevano guerre e distruzioni. Oggi, soprattutto dove prevale la guerra totale, fare simili discorsi non ha senso. Noi stessi non accetteremmo rimanere in luoghi dove non si può mai prevedere quando arriverà il prossimo attacco. Infatti, le stesse bande di combattenti che si trovano in quelle zone, con il passare del tempo, sono diventate sempre più crudeli, prone ad abbandonarsi alla violenza peggiore senza rispetto per nessuno. Ricordo gli adolescenti somali, tutti analfabeti, tutti dediti al consumo del chat (un'anfetamina vegetale), pronti ad uccidere, violentare, torturare senza mostrare di capire realmente il dolore degli altri, consapevoli che forse domani sarebbe stato il loro turno, quindi perché preoccuparsi.

A complicare ulteriormente la situazione, nello scacchiere medio orientale, dove maggiore é l'interesse per il controllo delle fonti energetiche, le potenze occidentali per varie ragioni di cui la principale fu quella di favorire l'industria bellica nazionale, iniziarono campagne militari dirette, giustificate internamente come lotta contro il terrorismo, in un caso, o come sforzo per portare la libertà e la democrazia dove esistevano soltanto dittature, in un altro caso. Non si smise del tutto di combattere facendo uso di interposte persone, bande armate ed istruite per combattere i propri nemici, ma si affiancò anche l'impiego diretto di truppe regolari, vere e proprie forze d'occupazione, che negli intenti di chi le inviava al fronte, avrebbero dovuto, grazie alla loro superiorità strategica e logistica, risolvere in breve a favore dell'occidente le guerre in cui si trovavano coinvolte.

Oggi sappiamo tutti che le aspettative non solo non furono attese, ma queste guerre finirono per diventare un'umiliante sconfitta per le truppe occidentali, superiori per capacità bellica, ma prive delle conoscenze tattiche e, direi, motivazionali per riuscire nel loro intento. A questo si deve aggiungere che le forze locali alleate, spesso si sono rivelate inaffidabili o persino peggior nemico dell'occidente di coloro contro cui li avevano armati ed addestrati per combattere. I Talebani in Afghanistan, o le forze di Al Qaeda o di IS (Stato Islamico), fondamentalisti mussulmani, sono il prodotto di queste scelte scellerate e, per colmo dell'ironia, circolano in rete immagini dei loro capi ricevuti con tutti gli onori alla Casa Bianca o in altre residenze presidenziali dell'occidente.

L'impiego di queste truppe, però, provocò anche un incremento esponenziale nel livello di distruzione e di morte. L'uso generalizzato dell'aviazione per bombardamenti a tappeto, a volte facendo anche uso di sostanze illecite come il fosforo bianco o l'uranio arricchito, e di veicoli blindati, artiglieria pesante e truppe corazzate, spinse le forze che si opponevano alle truppe occidentali, a tecniche di combattimento sempre più letali ed indiscriminate come attentati spesso suicidi con l'impiego di esplosivi ad alto potenziale anche in zone ad alta concentrazione di popolazione civile. Le vittime civili di questi scontri, soprattutto tra donne, vecchi e bambini si calcolano ormai in decine di milioni di morti. I tiranni che abbiamo voluto spodestare non avevano mai neppure remotamente causato un livello simili di sofferenza per le popolazioni non combattenti.

Quanto sta succedendo non é più contenibile

La conseguenza di tanta follia omicida voluta e finanziata dall'occidente é stata la messa in moto di un enorme esodo di persone, ormai tutte interessate a cercare di raggiungere quello che loro pensano sia una relativa sicurezza, riuscire a stabilirsi in Europa, particolarmente nei paesi del nord dove sapevano e sanno di trovare tutele migliori. L'ultimo rapporto del UNHCR (2014) indica che solo l'anno scorso circa 60 milioni di persone sono state costrette a fuggire per salvare la propria vita. Le stime, poi, arrivano sino a vautare in 200 milioni il bacino di potenziali rifugiati nei prossimi anni. Movimenti di questa dimensione non sono contenibili senza arrivare ad un uso della forza brutale che mi auguro gli europei non siano preparati ad accettare.

L'Europa é corresponsabile insieme con altre potenze del blocco occidentale per aver generato le condizioni che hanno messo in moto questa gente, ma, a differenza degli Stati Uniti, Canada o Australia che per essere raggiunti richiedono lunghe navigazioni, l'Europa é anche attraente perché relativamente accessibile anche via terra e perché il suo mercato del lavoro continua a richiedere mano d'opera. Di certo la domanda esiste sopratutto nel comparto dei lavori a bassa qualificazione, dove anche le coperture sociali e sindacali sono praticamente assenti, ma chi riesce a giungere a destinazione ed inserirsi nel mondo del lavoro, spesso in un periodo relativamente breve trova modo di migliorare la propria situazione.

L'Europa demografica sta invecchiando, tutti i paesi hanno tassi di riproduzione ben al di sotto della soglia richiesta per mantenere almeno stabile il volume della popolazione. In questo contesto, l'arrivo di persone giovani offre un risposta alla carenza di persone in età lavorativa, carenza che inizia a farsi sentire in molti comparti dell'economia. Questa é certamente una sfida per i paesi che ricevono gli immigrati perché per indirizzare positivamente questo fenomeno é necessario che invece di continuare nelle ottuse politiche di tentare di contenere o respingere gli immigranti si inizi a parlare di programmi d'integrazione.

Molti paesi nel mondo hanno affrontato e stanno affrontando lo stesso problema per cui esistono molte esperienze su come dirigere gli sforzi perché si massimizzino i risultati. Di certo, il primo passo é quello di mettere da parte la convinzione che i nuovi arrivati debbano assimilare tutto del mondo in cui dovranno vivere, perdendo il loro patrimonio culturale autoctono. Nella storia dei grandi movimenti migratori questo non é mai successo e non si vede perché ci si dovrebbe aspettare che succeda in questa occasione. Le nuove culture interagiranno con i modelli culturali vigenti, dando spazio a nuove sintesi che terranno conto delle tradizioni del posto e di quelle di coloro che sono arrivati. La cultura non é mai statica, anzi la dinamica offre sempre opportunità per progressi. Chiudersi alle innovazioni, ostacolarle, genererebbe soltanto il rischio che la spinta all'evoluzione culturale si paralizzi dando adito a periodi di stasi e di bigottismo. Per questo si dovrebbe iniziare a parlare degli immigrati come di una ricchezza anche culturale. Tutta la tradizione culturale dell'occidente é frutto di queste sintesi e simbiosi che hanno progressivamente portato ad assimilare sotto un solo modello tradizioni anche molto diverse tra loro. Mi stupisce che difronte alle sparate xenofobe non si alzino voci di intellettuali che invece propongano il confronto con altre culture come la forma con cui la cultura attuale e le tradizioni che diciamo europee si strutturarono nel trascorso dei secoli. Il modello vincente, alla fine, non sarà mai statico, prorogando lo stesso modo d'essere, gli stessi valori nel futuro, ingessati in regole che ne impediscano l'evolversi. Il progresso non é mai stato cristallizzare quanto esiste, ma fluire verso il nuovo, edificando sull'esistente perché emerga qualche cosa che sia sempre più ricco proprio perché frutto di molte più esperienze.

Le morti nel Mediterraneo, i campi di raccolta che ormai sono veri campi di concentramento, gli assalti alle frontiere, la retorica xenofobica e razzista, tutto questo continua a mantenere il fenomeno immigrazione sulle prime pagine dei quotidiani o in prima serata nei notiziari televisivi. Nei salotti televisivi, poi, si susseguono le chiacchiere che spesso sconfinano nella rissa e nello sproloquio di persone che parlano di cose di cui non conoscono nulla se non quanto letto superficialmente sui giornali.

Non esistono cifre certe sul prezzo in vite umane di quanto sta succedendo, ma mi sento d'asserire che ogni anno migliaia di persone muoiono nel tentativo di raggiungere il loro sogno di trovare in Europa un santuario di sicurezza. Infatti, i giornali parlano dei morti vicino o dentro le nostre frontiere, ma nessuno saprà mai quanti siano periti tentando d'attraversare il deserto o per mano delle bande che imperversano in quelle regioni. Si parla ormai di vari milioni di persone che questo viaggio sono riuscite a completarlo entrando finalmente in Europa e tutti ormai capiscono che dietro di loro ci sono molti milioni in più che si apprestano a partire. Di fronte a quanto sta succedendo per ora la risposta é stata soltanto di tipo militare, cercare di fermarli prima che attraversino la frontiera europea, combattere le organizzazioni che li sfruttano per assicurare loro un trasporto molto insicuro attraverso il mare o la terra ferma, rastrellarne il più possibile tra coloro che siano riusciti ad entrare e non siano ancora in regola con i permessi per espellerli verso i loro paesi d'origine, costruire muri che li possano contenere. Tutti sanno che questi sforzi non sono serviti a molto. Basta andare in giro in qualunque parte d'Europa per incontrare persone che molto probabilmente sono parte di questa spinta migratoria.

Se provassimo a pensare in modo differente

Per il momento, tristemente, la discussione sul tema immigrazione é monopolizzata da gruppi nazionalistici che ne hanno fatto la loro bandiera e che per questo stanno ottenendo risultati elettorali incoraggianti. Infatti, sembrerebbe che tra un quinto ed un terzo dei cittadini europei sia radicalmente contrario all'accoglienza di questi immigrati. In Italia, si é persino coniato il termine “buonismo” per deridere e squalificare chi cerchi di proporre soluzioni differenti alla pratica della tolleranza zero con gli immigranti illegali. I partiti, tutti, ne sono responsabili, alcuni perché hanno sposato integralmente la tesi dei nazionalisti, altri perché non sono stati capaci di argomentare in forma convincente per scelte diverse dal respingere o deportare. Questi ultimi, si sono persi in discussioni etiche sulla moralità dell'accoglienza che hanno dimostrato avere nessun peso con la popolazione provata dalla crisi economica e sociale attuale che, chi l'ha generata, trova utile scaricare sugli immigrati, come sostiene l'esempio dei venti biscotti illustrato precedentemente.

La stampa si é dimostrata, ahimè, come in molte altre occasioni in tempi recenti, inadeguata allo scopo di informare ed analizzare. Su alcune riviste specializzate sono in vero usciti articoli e saggi pregevoli, ma la tiratura e distribuzione di questo materiale é sempre stato nell'ordine delle migliaia, troppo limitate per contrastare il diffondersi delle opinioni xenofobe e razziste. La grande distribuzione ha dato spazio soltanto al sensazionalismo senza fornire approfondimenti di qualità. Gli intellettuali, almeno in Italia, sono tutti presi nelle beghe di un sistema politico corrotto e fatiscente ed a questo tema non hanno prestato l'attenzione che meriterebbe. Il dibattito politico anche a livello europeo non esce dagli schemi dell'insulso tentativo di proteggere la fortezza Europa dagli assalti dei barbari. Sembra di essere negli ultimi anni dell'impero romano d'occidente, preso d'assedio da forze che stavano penetrandolo da ogni canto e non dimeno incapace di formulare una qualunque strategia di risposta intelligente, fosse anche soltanto quella di negoziare termini di una resa che non fosse incondizionata.

Personalmente, mi pare che l'immigrazione lungi dall'essere quel mostro che si dipinge, possa e debba diventare il motore per una rinnovata spinta dell'Europa verso il futuro. L'immigrazione non penso possa essere fermata. Anche se si arrivasse all'uso senza limiti della forza militare, non mi pare ci siano le condizioni oggettive per pensare che gli europei sarebbero preparati a lottare corpo a corpo per difendere i propri privilegi. Il benessere europeo non mi pare che abbia generato una popolazione di guerrieri capaci di sterminare coloro che cercano e cercheranno d'entrare nel Continente. Tra l'altro, troppi ormai sono già entrati e non conterei sulla loro fedeltà a chi non li sta trattando molto decentemente.

Per questo, mi pare che sarebbe logico guardare all'immigrazione come ad una opportunità. La demografia dice che la popolazione europea diminuisce ed invecchia. Giovani immigrati servirebbero per rinvigorire la popolazione. Coloro che vengono hanno le loro radici in paesi per noi d'importanza strategica per le risorse di cui dispongono. Con gli immigrati che portano con loro contatti e radici con i paesi d'origine, si potrebbe superare il modello di sfruttamento attuato sino ad oggi per mettere in piedi un sistema di sviluppo più equilibrato e sostenibile tra i nostri paesi e quelli da cui costoro provengono. Una simile scelta avrebbe anche l'effetto di ridurre e alla fine spegnere le tante ragioni di conflitto che sono state la molla per quest'esodo massiccio di persone. Infine, anche il nostro modello culturale ne risulterebbe arricchito per il confronto con altre forme di pensiero e di vita.

Vorrei veramente pensare che tutto ciò potrebbe accadere, ma invece temo che alla fine prevarranno i cultori dell'odio e della paura e questo fenomeno, come quelli che l'hanno preceduto nella storia darà soltanto adito a violenza e possibilmente al crollo di quello che oggi consideriamo l'Europa.   

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