LA FELICITA' NON E' UN MITO

Rapporto ONU 2013

di Marco Borsotti

Di questi tempi parlare e scrivere di felicità può sembrare azzardato. Certamente presi come siamo nella spirale di una crisi da cui, sembrerebbe, non si sappia come uscirne mentre il paese accompagna ossessivamente l'esito delle vicende giudiziarie del Senatore Berlusconi per il bombardamento mediatico che queste vicende ricevono, la felicità parrebbe certamente fuori tema. Ma questo non pensano le Nazioni Unite che a sollecitudine del Bhutan nel 2011 hanno deciso che discutere di felicità sia una questione importante per il genere umano, tanto importante da lanciare la pubblicazione annuale di un Rapporto sullo Stato della Felicità nel Mondo, valendosi del contributo di valenti specialisti internazionali di varie materie, dall'economia alla psichiatria passando per la sociologia, l'antropologia, la medicina generale, e molto altro.

La pubblicazione del rapporto 2013 é avvenuta recentemente, ma non mi risulta che questo studio abbia sollevato interesse in Italia. Capisco che la politica e tutti coloro che ricoprono funzioni di governo e direzione del paese non vedano con particolare interesse quanto scritto in questo rapporto, ma mi sarei aspettato una maggiore sensibilità della stampa e della società civile, forse troppo occupata, con molte ragioni, a lottare per difendere le libertà fondamentali che ancora sopravvivono nel nostro paese prima che una furia retrograda non alteri le basi della convivenza cancellando gran parte della Carta Costituzionale.

Il rapporto si trova gratuitamente e può essere scaricato e letto da chi ne fosse interessato cliccando qui.

 

La struttura del Rapporto

Il rapporto si divide in otto capitoli, i primi sei abbastanza scorrevoli e di facile lettura anche per non specialisti in materie statistiche, mentre gli ultimi due sono molto più tecnici per lettori che nutrano interessi anche metodologici sulle questioni trattate. Per chi poi volesse soltanto una rapida scorsa per cogliere i tratti essenziali del lavoro, la lettura del primo capitolo può certamente bastare per poi sfogliare con curiosità le molte pagine di tabelle dove quasi sempre in forma grafica é possibile cogliere le differenze tra le varie regioni del pianeta e tra i vari paesi. Non tutti i paesi sono stati esaminati, ma il numero (156) é certamente molto alto, rendendo le conclusioni che gli autori traggono rilevanti.

Come sempre, quando si svolgono lavori per conto delle Nazioni Unite, la base dati é quasi sempre di origine nazionale, rapporti, ricerche e studi condotti da ogni paese, ma in questo caso sono anche molto rilevanti gli studi di paese realizzati dalla Gallup perché permettono di raccogliere anche informazioni di natura soggettiva raccolti in questionari distribuiti in tutti i paesi che permettono una migliore comparazione tra molti degli indicatori utilizzati.

Che cosa é la felicità?

La Carta Costituzionale americana penso sia stata la prima e per lungo tempo l'unica costituzione che si prefiggeva assicurare ai suoi cittadini accesso alla felicità. La felicità é certamente un concetto che si appresta a possibili diverse interpretazioni anche se gli autori assicurano che gli intervistati hanno dimostrato saper distinguere chiaramente tra due diversi significati che possono essere attribuiti alla parola felicità: il primo inteso come uno stato emozionale dovuto ad un qualche cosa di estemporaneo e generalmente circoscritto, ad esempio la visita di una persona cara, la vittoria della squadra del cuore; il secondo, invece, riferito ad una soddisfazione per il tipo di vita che la persona conduce, una sensazione quindi stabile e diffusa a molte componenti della vita di ognuno. Persone molto infelici possono provare brevi momenti di gioia per qualche cosa che gli é successo, così come anche il contrario é possibile senza per questo alterare la percezione  generale.

Gli indicatori prescelti

Per misurare l'indice di felicità di cui chi fosse interessato può trovare una spiegazione tecnica nel rapporto, si usano sei indicatori che risultano in grado di spiegare la maggior parte del grado di felicità o infelicità che ogni intervistato dimostra. Questi indicatori sono: il PIL per capite, l'aspettativa di una vita sana, l'aspettativa di trovare appoggio sociale, la percezione della corruzione, la prevalenza della generosità e, per ultimo, la libertà di fare scelte di vita autonomamente.

Il rapporto spiega che lo stato di soddisfazione o quello di ansia sono intimamente legati a questi differenti aspetti anche se le correlazioni tra gli indicatori stessi variano nei vari contesti sociali, economici e politici per cui non si possono trarre conclusioni che abbiano sempre valore globale.

Comunque, ho trovato interessante notare che, come regione, l'America Latina ed il Caribe sia quella che sta dimostrando progressi maggiori nella crescita degli indicatori di felicità, con risultati che vanno oltre le aspettative nel periodo 2005-07 e 2010-12. L'opposto si riscontra invece nell'Europa centrale e in quella dell'est come nel sud-est asiatico, mentre le altre regioni non mostrano grandi variazioni. Per certo, nel novero dei dieci paesi più felici si trovano 8 paesi europei più il Canada e l'Australia con la Danimarca al primo posto. Però, guardando la lista dei paesi che hanno sofferto una maggiore caduta nell'indice di felicità troviamo nuovamente molti paesi europei, con Grecia, Spagna ed Italia tra i primi dieci.

Il rapporto dedica due capitoli ad illustrare due aspetti che gli autori sottolineano come essenziali per la felicità; la salute mentale e la presenza di valori etici nel comportamento. La salute mentale colpisce una percentuale di almeno il 10% delle persone che riconoscono soffrire di depressioni ed ansietà patologiche. Il capitolo tratta a fondo il tema e non vorrei sminuirlo con un riassunto troppo stringato per cui incoraggio a tutti la lettura di quel testo chiaro ed, a mio giudizio, convincente.

Uguale valore ha il capitolo che tratta della visione etica. Anche in questo caso consiglio a chi volesse saperne di più di leggere il capitolo che é molto filosofico nel suo approccio generale al tema, come mi pare debba essere parlando di valori morali generali per l'umanità.

Ovviamente, non tutto quanto scritto mi trova in accordo, soprattutto la mancanza di considerazioni più specifiche sul degrado ambientale e l'impatto che questo avrà sul benessere e quindi anche la felicità delle persone. Ugualmente, mi pare manchi una riflessione più attenta alle questioni economiche che sono comunque trattate soltanto partendo dal punto di vista dell'economia classica senza considerazione per altre scuole di pensiero che si discostano profondamente da quegli assiomi.

Comunque, anche se con alcuni punti interrogativi ancora aperti, considero che lo sforzo fatto sia un grande fattore di promozione per trovare strumenti atti a rendere la vita non soltanto libera dai mali della miseria, ma progressivamente più interessante e stimolante per tutti, generando le condizioni per permettere ad ogni essere di realizzare i propri sogni ed aspirazioni, insomma una libro di cui raccomando la lettura.

Non ho, volutamente, scritto nulla sull'Italia anche se nel rapporto e nei grafici si trovano molte informazioni interessanti riguardo al nostro paese perché mi auguro che la curiosità spinga ad iniziare  a sfogliare le pagine del testo per poi leggerlo. Questo é stato quanto successo nel mio caso e penso che per molti potrebbe essere lo stesso. Buona lettura.{jcomments on}

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