LE DUE ITALIE

lettera aperta n° 1 - di Luca Villanova

Caro amico, il lavoro mi ha portato lontano dall’ Italia per 25 anni. Una volta tornato, mi sono ritrovato in un paese totalmente diverso e, nella speranza di capirci qualcosa, altro non mi è restato che riprendere a “ studiare”. Un po’ alla volta mi sono reso conto che esistono due Italie; la prima è quella “ ufficiale”, quella “ dall’alto”, quella che compare nelle televisioni e giornali. Non vale la pena dilungarsi sull’indegnità di questa dimensione italiana, soprattutto perché non rappresenta niente di nuovo.

Certamente molto minoritaria, esiste però anche un’Italia parallela,  “ carsica” ( grotte e cunicoli in sotterranea connessione dove rigagnoli e fiumi scorrono segreti e ogni tanto riemergono )  che, oltre ad essere consapevole e “ indignata”per quanto succede “ in alto” e pronta a intervenire attraverso i pochi strumenti a disposizione ( manifestazioni, raccolta firme, elezioni, referendum, ecc.), cerca qualcosa di nuovo, mettendosi in rete e sviluppando un tessuto di relazioni interpersonali e interistituzionali che, in fondo, implicano un modello di vita che ha alcune valenze politiche.

 

Mi riferisco alla nebulosa dell’associazionismo, che nel suo corpus trainante non si identifica certo con lo spontaneismo velleitario, ma con una forma di fare politica “anche” dal basso.

Mi sono reso conto, cioè, che molte persone vivono contemporaneamente su due livelli: il primo è quello “ ufficiale” dove tutti siamo immersi (crisi mondiale con l’aggravante italiana, precarietà del lavoro, servizi deficitari del Welfare, media, partiti, sindacati, ecc.).

Il secondo è quello dove non si aspetta che le cose arrivino solo dall’alto, ma si cerca di “studiare” qualcosa che non solo lenisca i danni, ma che magari aiuti a vivere più decentemente possibile, “inventando” forme di sussidiarietà anche economica-commerciale-culturale-di welfare, di turismo, di informazione, di formazione, di divertimento, ecc.) con una certa dose di sobrietà nello stile di vita ( personale e familiare) ed esprimendo corresponsabilità politica mettendo a disposizione le proprie “ competenze” nel territorio.

Mi sono, quindi, reso conto che l’Italia “ carsica” ha un suo alfabeto: in questo mondo globalizzato, devo contribuire ad “ inventare”. Devo pensarmi ed operare in rete interfamiliare e interistituzionale, per complementare le residue risorse statali con l’invenzione di nuove opportunità. Devo convincermi che solo la sussidiarietà può favorire l’esplorazione di nuove invenzioni ( inventare lavoro produttivo).  Devo “ studiare” perché solo competenze autentiche assicurano sostenibilità a tali invenzioni.

Indignarsi, non basta. Occorre “anche” assumere corresponsabilità e protagonismo nel territorio, adottando dal basso un modello orizzontale di fare politica, basato su “competenze” finalizzate ad un modello di vita più sobrio.

Gaber diceva: Non ho paura di “ Berlusconi in sé”. Ho paura del “ Berlusconi in me”.

Caro amico, se ti va di “ studiare” questo tema anche con me, scrivimi [Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.].

Luca Villanova

PS: Non è poi detto che, dopo una giornata di stress nell’Italia “ufficiale”, respirare qualche boccata di ossigeno nell’Italia parallela, sia triste. Anzi, ho sperimentato più vitalità, grinta, genialità innovativa, spessore culturale, capacità di costruire e di lavorare ( e anche consapevole ed umana allegria per vivere meglio) nella rete carsica che nella depressa, deprimente, individualistica, narcisistica, vacua, Italia televisiva. Una questione di scelta? No, di convenienza. Provare per credere.

DESIGN BY WEB-KOMP