{jcomments on}“ Occupy Wall Street ”, partendo dal territorio dove esercito il mio essere “ cittadino”

Le due Italie

Lettera aperta n° 2 -  di Luca Villanova

Negli appunti precedenti, ho ripreso in fondo l’indovinata denominazione del blog “PARTECIPAGIRE” per sottolineare che il nostro impegno politico non deve limitarsi allo sdegno e all’insostituibile lotta democratica per rinnovare l’” Italia ufficiale”, quella dell’Alto, ma che deve contemporaneamente tradursi anche in un “ AGIRE”, nel basso, nella quotidianità, inventando un modello di vita più appropriato e ricercando competenze pertinenti. Accennavo, quindi, alla rete complessa dell’associazionismo che nel suo corpo trainante non si identifica certo con lo spontaneismo ma con una forma di fare economia politica.

Cominciamo da uno dei nodi di questa rete. Nodo molto alla moda. Siamo tutti d’accordo nel partecipare alle prossime “ Occupy Wall Street ” contro le malefatte delle banche. Ma aspettando che cada Wall Street, oltre a denunciare e a denunciare, cosa si può fare?

Se mettiamo qualche nostro piccolo risparmio nelle voragini delle banche, perdiamo il controllo sul suo uso, su cosa va a finanziare, con chi si va ad alleare, chi beneficerà, chi danneggerà.

Si può ipotizzare qualche “ tentativo” di alternativa a questa situazione?

Non pretendo certo la soluzione finale alle contraddizioni del mercato globale. Non mi illudo di poter vivere isolato, so che ci sono meccanismi generali che stritolano. So per  esperienza che nessuna persona o istituzione è perfetta, che tutte hanno un loro tornaconto e un angolo oscuro.

 

Con tutte queste premesse, la domanda che mi faccio è un’altra: esiste una qualche rete di persone che, come me, si sono poste il problema di essere un protagonista diretto di un “ Occupy Wall Street”, cioè che vogliono sapere in forma trasparente  in quali progetti va a finire il loro piccolo risparmio, e che vogliono poter partecipare effettivamente nella sua gestione?

So benissimo che, se questa rete esiste, non cambierà il mondo intero e che bisognerà continuare ad assediare Wall Street. Ma, aspettando questa rovinosa caduta, che faccio? Per caso, c’è una qualche possibilità di essere subito effettivo con una personale “ Occupy my Wall Street”.

Sì, c’è una possibilità da esplorare, e non è nata ora, dopo l’esplosione del sistema finanziario mondiale. E’ nata 12 anni fa, sta crescendo e questo lascia supporre che ci siano “ competenze”.

E’ una rete di 22 organizzazioni del mondo non profit e alcune finanziarie che - col sostegno di 35mila cittadini soci, di cui circa 5.200 sono persone giuridiche -  hanno inventato in Italia una loro “ Wall Street”, una loro Banca, con 14 filiali e una rete capillare di promotori finanziari, con oltre 660 milioni di euro di depositi e stanno finanziando più di 4.700 progetti dell’economia solidale per un valore superiore ai 645 milioni di euro.

Non sta a me giudicare e sparare giudizi in pro o in contra. Registro il fatto. Invito ad approfondire il tema.

Cosa fanno?  Qualche esempio? Mi hanno detto che, fra l’altro, in questo momento di particolare difficoltà, autogestiscono circuiti virtuosi del piccolo risparmio, accompagnando e finanziando esperienze di genitori che si costituiscono in cooperativa per installare i pannelli fotovoltaici sui tetti delle scuole dei figli in modo che quanto risparmiato sulla bolletta elettrica possa essere utilizzato dalla scuola per una migliore qualità della didattica.

Gestiscono il risparmio orientandolo verso le iniziative socio economiche che perseguono finalità sociali e che operano nel pieno rispetto della legalità, in funzione delle necessità del tessuto territoriale.

Introducono misure agevolate a favore delle cooperative sociali perché il pagamento degli stipendi dei cooperatori non sia messo in discussione. Finanziano cooperative di produzione che fanno rinascere esperienze imprenditoriali in difficoltà.  I piccoli risparmiatori “partecipano” nella valutazione circa il valore extra-economico dei progetti sostenuti. Il piccolo risparmio “ agisce” come strumento di cittadinanza attiva.

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