SPERIMENTARE LA DEMOCRAZIA DIRETTA

Incontro al Lucrezio Caro di Roma

di Sergio Lattanzi

Pochi hanno il privilegio di entrare in una scuola senza la soggezione e la responsabilità della valutazione che imbriglia l'insegnante e lo studente, e poter insegnare ed imparare in uno scambio libero. A me è successo pochi giorni fa al liceo classico Lucrezio Caro di Roma, al Villaggio Olimpico. L'occasione è stata offerta dalla settimana di Cogestione della Scuola, dall'interessamento di una insegnante al tema della partecipazione e da due amici, io e Paolo, che della partecipazione hanno fatto uno stile di vita annoiando parenti e amici con lunghe chiacchierate sui massimi sistemi.
Il successo dell'iniziativa, una miniconferenza sulla democrazia partecipativa il primo giorno e una esperienza di open space technology (1) il secondo, è dovuta soprattutto alla disponibilità dei ragazzi e alla loro voglia di sperimentare nuovi strumenti, che la scuola, nella sua lentezza ad aggiornare i programmi, non riesce ad offrire. Si è parlato di riforma scolastica riformando il metodo di discussione, si è parlato di controllo dell'informazione senza dover controllare la comunicazione tra gli studenti, lasciandoli liberi di cooperare e condividere le proprie idee. Il limite è stato il tempo a disposizione, un limite che morde tutti i giovani di ogni tempo e di ogni età e li spinge a occuparsi della sopravvivenza quotidiana piuttosto che a progettare insieme un futuro migliore per se stessi e per chi verrà dopo di noi. Sarebbe bello spendersi ancora insieme.
Nessuna generazione ha mai pensato che la nuova generazione fosse migliore della propria. Ogni novità è sempre stata accolta con diffidenza, a volte con disagio. Tuttavia le condizioni di vita, storicamente, sono sempre migliorate smentendo il pessimismo dei genitori verso i figli. Fino ad oggi. Questa generazione di studenti è la prima che non ha aspettative di miglioramento rispetto ai propri genitori. Non sui canali tradizionali almeno. La prossima frontiera non sta solo nel migliorare gli strumenti, ma nel migliorare i contenuti, e farli emergere dalla massa di interferenze che i nostri potentissimi mezzi di comunicazione ci impongono. Come esseri umani abbiamo raggiunto nel ventunesimo secolo,attraverso le telecomunicazioni, la massima capacità di contatto con altri esseri umani,  e la scuola non se ne è quasi accorta. Gli studenti invece queste novità le vivono tutti i giorni e si trovano ad essere giudicati sul come si scrive sulla cera quando hanno uno smartphone in tasca con un software che deve essere aggiornato periodicamente per non diventare vecchio e inutile. A quando risale l'ultimo upgrade del
sistema scolastico? Fino a quando le istituzioni delegheranno questa responsabilità alla passione e alla buona volontà dei singoli insegnanti?
La scuola è selezione quando dovrebbe essere inclusione. Come fa a forgiare degli spiriti critici e delle menti libere se non è critica e libera? Non è solo un problema di soldi, la malattia si chiama mancanza di coraggio e indifferenza verso i giovani, e non colpisce solo la scuola ma  tanti aspetti della vita che ci sforziamo di farci andar bene, nonostante le mille evidenze che dovrebbero scuoterci. Ben venga chi vuole partecipare alla costruzione di un sistema di insegnamento all'altezza di don Milani, di Gianni Rodari, di Paulo Freire, di Rudolf Steiner e di chiunque nel mondo e nella storia abbia voluto provare a farci crescere... bene.

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(1) Open Space Technology è una procedura messa a punto da Harrison Owen per facilitare le decisioni collettive [link]

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