Testimonianza di una immigrata ucraina in Italia

GUERRA MONDIALE? NO GRAZIE!

di Gisella Evangelisti

"Andai in Grecia nel 1988 con il gruppo di balli folclorici, per un incontro internazionale di danza. Avevamo vestiti a fiori ricamati e fu un trionfo di gioventù e di colori. Non potevamo immaginare che trent'anni dopo i nostri paesi, l'Ucraina e la Grecia, avrebbero dovuto vivere momenti così duri". Anna Paroviak parla con orgoglio e un'espressione quasi dura nei suoi  occhi azzurri; le mani arrossate dai detergenti, comincia a raccontare la sua storia personale, una storia con la minuscola che però si mischia con quella grande, con la S maiuscola, quella delle rivoluzioni, delle cadute di imperi, delle carestie e delle resurrezioni, in un Paese che è il cuore geografico dell'Europa e che, proprio per questo si trova ad essere il crocevia degli opposti interessi economici, culturali e religiosi delle grandi potenze. Un Paese grande due volte l'Italia, ma con non più di 46 milioni di abitanti. Pianure immense e così fertili che Hitler faceva caricare interi treni di terra per portarsela in Germania. Anna è una delle migliaia di donne bionde e laureate che si sono trasferite in autobus da uno dei Paesi dell'Est europeo, e che hanno dovuto rassegnarsi a raccogliere mele o pulire cessi o (quando andava bene) a badare ad anziani e a bambini nei "ricchi" Paesi dell'Occidente europeo. A nulla sono servite le loro lauree praticamente non riconosciute per l'esercizio delle professioni. Ma non sempre queste donne sono state povere.

 

"Da bambina sono stata molto felice", racconta Anna. "Sono cresciuta in un kolkoz in un villaggio vicino alla frontiera con la Polonia, pascolando vacche e giocando con i miei fratelli. Erano più grandi di me di circa 12 anni e anche loro avevano avevano lavori domestici da compiere; tutti ne avevano, indipendentemente dal fatto che fossero uomini o donne: la cucina, gli animali, il bucato... Se qualcuno non faceva il suo dovere le grida di mia madre si sentivano fino ai nostri vicini. Io dovevo pascolare le vacche perché ero la più piccola e adoravo gli animali. Il kolkoz era una grande estensione di terra destinata al lavoro collettivo. In cambio si veniva pagati in denaro o specie. Ma ogni famiglia aveva anche il suo proprio appezzamento di terra, con l'orto e gli animali. Tutti, bambini e bambine, dovevamo studiare per prepararci ad essere utili alla società con un lavoro intellettuale o manuale. Non eravamo ricchi ma non ci mancava nulla: cibo, studio, controlli sanitari e dentali annuali (di quelli che mi facevno venire la pelle d'oca), e tanto sport. All'Università ho studiato Storia e Legge, e avevo il progetto di diventare dirigente scolastica.

Nei libri di Storia ho letto che l'Ucraina, dopo l'annesione alla Russia nel 1922 (a seguito di una guerra civile che la divise dalla Polonia), sofferse una grande carestia nel 1932, durante la quale moltissime persone morirono. Quello che i libri non dicevano è che, invece, c'era abbastanza cibo per tutti , ma Stalin lo sequestrava per sottomettere il popolo ucraino che era contro la collettivizzazione della terra . Sono morte così dieci milioni di persone (dico DIECI), giorno dopo giorno, una famiglia dopo l'altra . Fu il nostro Holodomor,il nostro olocausto. Un'anziana donna sopravvissuta a quegli anni tristi , ci ha raccontato che, andando a visitare una famiglia amica che aveva perso un bambino morto di fame , si accorse che i suoi resti erano stati cucinati per cercare di far sopravvivere gli altri bambini. Sei milioni di persone sono morte durante la seconda guerra mondiale, quando gli ucraini combatterono alcuni al fianco dell'Armata Rossa, e altri, una minoranza , dalla parte della Wehrmacht di Hitler .
Nel 1937 la collettivizzazione era arrivata anche al mio villaggio, al confine con la Polonia . Il padre di mia madre, un nobile polacco , rifiutò di consegnare gratuitamente le sue terre al governo russo e fu fucilato. Mia mamma è cresciuta senza genitori , adottata da una vicina, e ha imparato a difendere e organizzare la famiglia come una caserma . Non si ricevevano molte carezze o coccole, ma la rispettavamo e la stimavamo. Mia mamma mi ha sempre detto : "Non farti picchiare da nessun uomo. Se glielo permetti una volta sei perduta: lo farà sempre." E, per principio, non voleva che accettassimo mai né regali né caramelle.
Sono cresciuta così, alta e bionda come il nostro grano, e duro come un soldato in prima linea . L'unica cosa che mi dava fastidio nella mia gioventù è stata la paura ossessiva che ci instillavano le autorità, contro gli Stati Uniti, che, secondo loro, da un momento all'altro avrebbero potuto spingere il bottone delle bombe atomiche e polverizzarci in pochi secondi. Perciò bisognava  armarsi e costruire sempre più bombe. E tu mi racconti che in quegli stessi anni Ottanta, in questa stessa bellissima piazza dove stiamo parlando ora, le associazioni pacifiste italiane protestavano contro le armi nucleari, e bruciavano simbolicamente missili di cartone, ballando intorno al fuoco. Questa paranoia di una possibile guerra atomica tra Est e Ovest, la Guerra Fredda, fu l'unica cosa che offuscò i miei sogni di gioventù. A volte avevo degli incubi. Sarei arrivata fino a domani? Ma per fortuna , non abbiamo mai visto in cielo questo maledetto fungo atomico . Piuttosto, nell'aprile 1986, il terribile disastro nucleare di Chernobyl ha sparso nell'aria più radioattività di 500 bombe di Hiroshima . Ci sono stati 56 morti e migliaia di malati .
Tuttavia, ogni mattina, il sole tornava a sorgere . Così mi sono concentrata con tutte le mie energie nella carriera di insegnante. Dovevamo studiare le metodologie migliori per formare bambine e bambini con differenti capacità di apprendimento. A volte mi passavo le notti studiando. Volevo diventare una buona dirigente didattica. Ho sposato un bel ragazzo che studiava scienze, ma, diversamente da me, non aveva abbastanza coraggio per superare le difficoltà, e così ho dovuto caricarlo sulle mie spalle, anche fisicamente, perché ha cominciato a bere troppo. Già avevamo una figlia quando improvvisamente, nel 1989 è caduto il muro di Berlino e l'anno dopo si è disintegrata l'Unione Sovietica . L'Ucraina ha ottenuto l'indipendenza nel 1991. Avremmo potuto essere più felici e liberi? Eppure non fu per niente così . Con la caduta del muro era crollata anche la nostra economia . Si doveva cambiare l'intero sistema economico, privatizzare nuovamente la terra, le fabbriche, e sperare su una maggiore produzione di petrolio e di gas. Non è stato facile. I nostri prodotti tradizionali, come il grano, il lino, l'acciaio, si vendevano come prima, ma i profitti venivano reinvestiti altrove: i magazzini si svuotarono, la produzione si ridusse, mentre i prezzi salivano sempre più. C'era un'inflazione di oltre il 10.000 % . Pagare un chilo di formaggio 7 euro mentre ne guadagnavi 50 al mese, significava soffrire la fame.

Che fare? Ci arrangiavamo con mille strategie. Chi produceva latte poteva scambiarlo con olio o pane, ma chi non aveva prodotti da vendere imparò a chiedere mance per integrare uno stipendio ridottissimo: il maestro le chiedeva ai genitori degli scolari ma a sua volta doveva pagare una quota al direttore della scuola e il direttore ai dirigenti di grado superiore e così via in una catena senza fine. Si istuì, in questo modo, un vero e proprio sistema di corruzione che fece perdere del tutto il senso del bene comune, perché in realtà si trattava soprattutto di sopravvivere. Nel frattempo , però, una piccola minoranza riuscì ad arricchirsi in modo scandaloso, attraverso i contratti del gas o la speculazione finanziaria. Il presidente eletto nel 2010, Viktor Yanukovich, da giovane, aveva fatto parte di una banda di criminali; nel 1980 era riuscito a entrare nel Partito comunista solo dopo aver falsificato i suoi documenti, e nel 2004 fu incolpato di frode elettorale e altre porcheriole del genere. Fino a poco fa Yanukovich era proprietario di una villa lussuosissima, con un garage pieno di auto del valore di circa due milioni di dollari,  un eliporto, uno zoo, un veliero, e persino con i rubinetti dei bagni in oro, mentre la gente del popolo non sapeva come sbarcare il lunario.

Eravamo abituati a vivere non nell'agiatezza, ma quando mi accorsi che non potevo comprare le scarpe a mia figlia e già cominciava a nevicare (in un Paese capace di costruire treni, missili e navi spaziali), mi sono detta: "basta!"  Proprio quando ero stata nominata dirigente didattica e avrei dovuto cominciare ad enetrare nel sistema delle bustarelle, decisi di tentare la fortuna e, forte della mia conoscenza di quattro lingue, emigrai in Germania. Lasciai mia figlia a una vecchia zia, ma il contratto in Germania durò poco, e lì, se ti beccano come clandestina, vai diritto in carcere. Perciò me ne andai con un bus nell'Italia del Sud, dove mio marito aveva trovato lavoro nella raccolta delle arance. Io riempivo le cassette. L'impatto con il machismo della gente di Rossano Calabro fu molto forte. Se un uomo mi offriva un caffè di fronte ad altri uomini, questo significava che ero disposta ad andare a letto con lui, e tutti se la ridevano tra loro. Così, quando un tipo volle offrirmi un caffè (alla "bionda straniera"), risposi che se lo scolasse lui il suo caffè, io gliene avrei offerti due.

In una scuola di Venezia ho raccontato agli studenti quello che sentono le donne dei Paesi dell'Est europeo, come Ucraina o Romania, quando, obbligate a sacrificare la loro professionalità, si adattano per anni a lavare cessi o (se hanno fortuna) a badare a bambini o anziani, sperando così di aver di che far studiare i propri figli. E dissi anche che se pensavano che stessi rubando il lavoro a qualche italiano, avrei restituito volentieri le latrine che ero costretta a pulire. Ragazzi e ragazze rimasero sorpresi, e dopo alcuni istanti di silenzio, vennero a stringermi la mano. Riconosco che in Italia non c'è la corruzione generalizzata che vedo nel mio Paese. Se sai quali sono le leggi, reclami i tuoi diritti e ti rispettano. La corruzione in Italia riguarda soprattutto i gruppi di potere come i politici, i banchieri, i grandi imprenditori, le mafie, in una parola, le "caste".

Parliamo adesso della rivoluzione nella Piazza Maidan di Kiev. La gente è scesa nelle strade perché manca lavoro e pane, nonostante una certa reattivazione dell'economia in questi ultimi anni. Eppoi manca la democrazia mentre abbonda la corruzione. Il Paese è sull'orlo del fallimento. Il Presidente Yanukovich bloccò un accordo con l'Unione Europea, dicendo che non era favorevole all'Ucraina. Facendo un po' di conti, qualche ragione ce l'aveva. L'Unione Europea aveva proposto all'Ucraina, nel novembre del 2013, 160 milioni di euro all'anno per cinque anni, e condizioni piuttosto sfavorevoli per le esportazioni ucraine. La Russia invece aveva già versato tre miliardi di dollari dei 15 promessi; il resto è rimasto congelato a causa delle proteste. Comunque la gente era stufa di vivere in povertà mentre una "casta" (compresa la signora Timoshenko, protagonista della "rivoluzione arancione" del 2005) prosperava grazie alle risorse del Paese; perciò decise di continuare a protestare per le strade. Anche i più poveri misero assieme il poco che avevano , cibo, soldi, medicine, per appoggiare i manifestanti. Un Comitato organizzava i turni di quelli che dovevano passare la notte in piazza e, in febbraio, la temperatura può arrivare fino a 20 gradi sottozero.  Yanukovich ha fatto l'errore di provocare il popolo promulgando le Leggi anti-protesta e permettendo che la forza pubblica usasse le armi da fuoco. Negli scontri con la polizia, i "berkut", sono morti un centinaio di persone. Io vivo in Italia, ma non ho mai smesso di pensare a questa piazza, e mi sono sentita in colpa per non esserci stata anch'io. Yanukovich è stato dichiarato decaduto e sembrava scomparso dalle scene.  Ma come poi abbiamo visto, non era affatto così. La gente che si era riunita nella Piazza Maidàn, aveva deciso come dovevano essere i futuri dirigenti politici: non dovevano essere corrotti, non dovevano aver violato i diritti umani, non dovevano essere tra i 100 più ricchi del Paese... Un sogno, no? Quanti altri Paesi possono dire lo stesso?" Certamente anche nella rivoluzione di Kiev non mancano le contraddizioni. In quella Piazza, tra tutti quelli che si dichiaravano favorevoli ad associarsi all'Unione Europea, c'erano anche forze filo-naziste, protezioniste e razziste (soprattutto nei confronti degli ebrei e dei russi), come il Partito 'Svoboda' (Libertà), che raccoglie più del 10% dei voti, oppure 'Pravyi sector' (La Fazione di Destra), che esalta un 'eroe' degli anni trenta, Stepan Bandera, che collaborò con Hitler. Tutto questo fa venire i brividi all'Unione Europea, che nacque dopo la Seconda Guerra Mondiale (scatenata da Hitler e terminata in un bagno di sangue, con 56 milioni di morti), proprio con il proposito di superare i nazionalismi, farla finita, una volta per tutte con le guerre e fondare una convivenza basata sulla democrazia e il benessere sociale.

Purtroppo, questi tempi di crisi hanno prodotto il rinascere, in molti Paesi europei, di movimenti di estrema destra che accusano 'quelli di fuori', gli extra-comunitari, di portare povertà e delinquenza, invece di domandarsi perché, quelli 'di dentro' non sono più capaci di governare bene, e se davvero sia giusto un sistema economico che produce disoccupazione per milioni di persone.

L'Ucraina è un Paese complesso, con molte etnie che finora hanno convissuto senza troppi problemi: gli ucraini sono il 70% della popolazione, seguiti dai russi (che sono un quinto), dai bielorussi, dai tartari (musulmani), dagli ebrei, dai moldavi e dai rumeni. Ci sono tre chiese ortodosse, rivali tra loro, e altre religioni. La gente parla ucraino e russo. Dopo le proteste di Piazza Maidàn, Janukovich si è rifugiato in Russia, che continua a considerarlo il legittimo Presidente, anche se ormai sia bruciato. Ma in tutta questa storia non bisogna dimenticare gli importanti moventi geopolitici: la Russia sta cercando di creare una vasta area euroasiatica di unione economica, che non può nascere senza l'Ucraina, il secondo Paese più industrializzato della ex URSS. Inoltre non può certo vedere di buon occhio che una delle sue ex repubbliche entri a far parte della NATO, l'Alleanza Atlantica, che da sempre è stata la sua eterna rivale e che, in questo modo arriverebbe alle sue frontiere. Eppure sembrava che dopo la caduta del muro di Berlino e la sparizione del 'pericolo comunista' saremmo arrivati a una vera distensione nelle relazioni tra le grandi potenze e si sarebbero finalmente ridotti gli arsenali di armi nucleari. Invece i Russi hanno inviato carriarmati, missili e truppe per proteggere la propria flotta a Sebastopoli, un porto della Crimea sul Mar Nero. Questo porto, la Russia lo aveva fittato per molti anni, ora è sotto il suo controllo e questa è certo una delle ragioni per le quali si vuole favorire la secessione della Crimea dall'Ucraina. Va detto che la Crimea fu un vero e proprio regalo fatto all'Ucraina da Krushev, nel 1954, dopo aver bevuto qualche bicchiere più del dovuto. La Crimea è popolata soprattutto da russi e il suo Parlamento si è espresso all'unanimità in favore dell'annessione alla Russia. Ma il nuovo Presidente dell'Ucraina non ha alcuna intenzione di perdere la Crimea e si è detto pronto alla guerra civile.

Obama (ma che ci fanno qui gli Stati Uniti? Ah già: la NATO e non solo...) proclama che i russi 'si sono messi dal lato sbagliato della Storia'. Putin, dal canto suo, risponde che gli Stati Uniti non hanno alcun titolo per considerarsi i Giusti del pianeta, dopo le tante guerre illegittime che hanno scatenato (come quella in Iraq, per esempio). In questo gioco di specchi la tensione internazionale è salita alle stelle. "Il rischio che possa scoppiare un'altra guerra mondiale fa rivivire gli incubi della mia gioventù", confessa Anna. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite spera di trovare una soluzione alla crisi. Ma il vero nodo del conflitto è nel problema dell'energia. Dall'Ucraina passa il gas russo verso l'Unione europea. E' una tremenda arma geopolitica che la Russia potrebbe usare chiudendo i rubinetti e mettendo in crisi l'intera Europa. Nello stesso tempo, l'Ucraina è un enorme serbatoio di gas shale, quello prodotto con la tanto discussa tecnologia americana del fracking. Contratti milionari di coproduzione sono stati firmati nello scorso novembre, con la Chevron e la Shell, secondo l'attendibile fonte Conservative Home, senza nessuna attenzione al tema ambientale. Nell'Est, fino ad oggi, il modello energetico si basa soprattutto, su carbone e gas. "La situazione è davvero complicata", prosegue Anna, "Il FMI propone un prestito per evitare che la nostra povera Ucraina fallisca... Ma questi prestiti possono strozzarti, com'è accaduto in Grecia. Ma sarebbe ancora peggio se scoppiasse una guerra tra Est e Ovest, perché in una guerra perderemmo davvero tutti. Spero che prevalga la ragione. Le tre Chiese ortodosse del Paese, sebbene siano sempre state rivali, adesso pregano assieme per la pace. I fans delle due squadre di calcio più famose, la Dynamo Kiev, filo occidentale, e la Sahaktar Donetsk, filorussa, hanno voluto giocare assieme in questi giorni nello stadio vuoto di Kiev, e, alla fine si sono tutti abbracciati, nella speranza di dare un segnale di pace ai politici. Io, nella mia piena coscienza di cittadina, non voglio più violenze e non voglio nemmeno che il mio Paese si divida in due o tre pezzi. Chiedo, e chiediamo, solo lavoro e dignità. Chiediamo la Luna?

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