RIVEDERE IL SOGNO AMERICANO

di Jim Himes [Trad. di E.Basurto]

Sono usciti un paio di articoli che raccomando sul numero Nov/Dic 2012 della rivista “Foreign Affairs”: uno è “Il Contratto Rotto” di George Packer, che parla di ineguaglianza e declino sociale negli USA; l’altro è “La Saggezza nei Tagli” di Parent e Macdonald, che sviluppa l’idea di una strategia militare del “dividendo del taglio” che è dolorosamente necessaria per aiutare a rinvigorire l’economia degli USA.

Gli Stati Uniti, come Parent e Macdonald fanno notare, investono più soldi nella propria politica militare di tutti gli

altri paesi messi insieme. Ma il “ritorno sull’investimento militare” degli USA si sta assottigliando rapidamente. I cambiamenti di rotta nelle tattiche e tecnologie militari hanno rapidamente eroso i vantaggi, acquisiti a prezzi notevoli ed in rapido aumento, dell’attrezzatura convenzionale standard e gli eserciti permanenti sparsi nel mondo. Smobilitare le 50 000 truppe di stanza in Asia e Europa potrebbe far risparmiare fino a 12 miliardi di dollari all’anno. Gli autori sostengono che le tensioni locali sarebbero in realtà ridotte se si riportassero i soldati a casa. Allo stesso modo, spendere 100 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni “per migliorare l’armamento nucleare americano, non cambierà certo le macchinazioni dell’avversario in senso positivo”. Il più grande rischio per la sicurezza negli Stati Uniti non deriva da una potente nazione concorrente ma dal declino del vigore della propria economia, dovuto all’insufficiente investimento sull’educazione, la sanità, la ricerca e l’infrastruttura di base del paese.

Si potrebbe avere da ridire sulla cronologia che ci presenta Packer, e secondo me lui enfatizza un po’ troppo l'idea che la crescente ineguaglianza del reddito sia (l'unica?) causa della rottura del contratto sociale negli USA, ma espone in modo convincente il concetto che "come un gas inodore, la disparità pervade ogni angolo degli USA e indebolisce la sua democrazia". Un corollario di ciò, è il cancro del "denaro organizzato". Penso che il crollo di fiducia nelle nostre istituzioni e leader politici ha anche a che vedere con la teoria di Robert Putman e di altri che la mettono più sul piano culturale, e considerano come causa principale la degenerazione di alcune delle istituzioni più importanti della nostra società, come quelle civiche, familiari e religiose; fenomeno che si dà anche in tanti altri paesi con meno disparità di reddito degli USA. Come per coincidenza, un articolo sul New York Times ("L'Era delle [Infinite] Possibilità") di David Brooks ( una delle mie poche speranze per un conservatorismo moderato negli USA) è particolarmente arguto: "Secondo me l'era delle possibilità è basata su un errore di fondo. Le persone non stanno meglio quando hanno la massima libertà personale per fare quello che vogliono. Stanno meglio quando sono presissime da impegni verso scopi che vanno al di là della scelta personale (e dell'avidità, avrebbe potuto aggiungere) impegni verso la famiglia, Dio, il lavoro, la patria.". Come molti conservatori ultimamente, Brooks tende a dimenticare che la maggioranza dei nostri cittadini ha "possibilità" estremamente ridotte nella vita, e che limitarsi al quadro ideale di famiglia con due genitori  trascura la situazionedi molte mamme single con reddito basso, per esempio (checché se ne pensi della Provvidenza divina). Comunque anche lui come altri richiama l'attenzione sul possibile disastroso crollo delle nostre principali istituzioni sociali e di tutto ciò che lega una nazione (o più ampiamente, il mondo) ad un senso di responsabilità condivisa.

Spero vivamente che i nostri politici possano cominciare a riconquistare terreno nella battaglia per ristabilire la fiducia nelle nostre istituzioni politiche, economiche e sociali. Penso che la maggioranza degli americani tremano quando sentono l'eterna negatività, le sciocchezze partitiche e l'ipocrisia che caratterizzano così tanto la nostra classe politica oggigiorno. Un esempio recente: le urla e gli insulti alle sedute della House of Representatives sul caso Bengasi. E ovviamente, le ultime elezioni: un nuovo fondo di quest'epoca moderna è stato toccato, sia per quel che riguarda "il denaro organizzato" che l'eterno mutuo lancio di fango.

Ci sarà pure qualcuno al Congresso , che dia importanza all'impegno civile, alla ricerca pragmatica per dare risposte intelligenti a domande difficili ed all'inevitabile bisogno di compromessi. Non posso evitare di chiedermi se la rielezione di Nancy Pelosi (1) (per quanto un vecchio progressista come me lodi le sue posizioni) sarà un passo in avanti in quella direzione. E dubito fortemente che anche Paul Ryan (2) sia possa essere di grande aiuto. Anzi. Forse c'è una generazione fresca e meno dogmatica che sta emergendo. Bisognerebbe tenerne conto... oppure no?

Speriamo nella buona fortuna nel 2013, nonostante la partenza in stile "anitra zoppa " del Congresso su questi temi caldi, per non parlare del nefando "strapiombo fiscale"!

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(1) Capo del Gruppo Democratico al Congresso

(2) Presidente della Commissione Bilancio del Congresso{jcomments on}

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