Nulla si aggiusta - Tutto si Distrugge

Anche Loretta Napoleoni vuole gettar via l'Europa.

di Paolo Basurto

Ultimamente è diventata una moda voler far fuori l'Europa. Quindici anni fa, in piena auge di consenso popolare, la destra berlusconista e bossiana sparava a man salva contro l'Euro e su chi aveva ottenuto che ci entrassimo anche noi. Il cambio con la Lira -si diceva- era stato mal negoziato e il risultato aveva dato una lievitazione dei prezzi del 100%. Gli altri rispondevano, con scarsa presa sulla pubblica opinione, che quel rialzo era del tutto ingiustificato e che era stato frutto di speculazione commerciale di piccolo cabotaggio. Un governo meno disattento avrebbe potuto facilmente controllare il fenomeno (come infatti era avvenuto in tutti i Paesi che contano). Ma si trattava, piuttosto, di bordate a salve. La prospettiva di uscire dall'Euro -e quindi dall'Europa- non era lontanamente realistica, mentre sparare e far rumore qualche consenso mal informato lo faceva sempre guadagnare. Un po' come avviene oggi con il Governo Monti. Parlarne male è sempre conveniente, ma quanto a farlo cadere... la sola prospettiva è suicidio. Ecco perché quelli che si dànno il lusso di stare all'opposizione sono quelli che non avrebbero alcuna responsabilità in una futura crisi di governo, perché di fatto non hanno i numeri per

provocarla. Una situazione comoda.

 

Oggi però, questo gioco incosciente e cinico è diventato seriamente rischioso. Lo spettro dei fallimenti sovrani ha dato forza a chi vede l'uscita dall'Euro -e quindi dall'Europa, perché la conseguenza è inevitabile- un modo radicale per risolvere il problema della crisi finanziaria. Un problema che viene semplificato demagogicamente in questo modo: piuttosto che fare sacrifici così sanguinosi per salvare una moneta la cui stabilità serve solo ai ricchi del continente, cioè alla Germania, usciamo dall'Euro e dagli obblighi di rigorosità finanziaria che ci opprimono, e al diavolo l'Euro, l'Europa e la Germania. Alba d'Oro , gli impudenti neonazi greci, hanno conquistato così quasi il 7% dei voti. In italia la Santanché è pronta ad imitarli. Ma non è la sola. Anzi nel panorama degli euroscettici -meglio ribattezzati eurokillers- lei è per ora l'ultima arrivata. Lo stesso Berlusconi ha dimostrato attenzione sempre più seria all'argomento. Grillo non ha esitato a sparare a zero già da qualche mese. Qualche eletto del Movimento 5 Stelle, come il Consigliere Comunale di Torino, Bertòla, ha ripetuto le grida di Grillo, condendole con qualche cosiderazione etico-filosofica, eludendo gli aspetti tecnici della questione e insistendo sulla necessità di restituire all'uomo la sua supremazia sulla finanza e sull'economia. Insomma, è piuttosto banale: se per salvare finanza ed economia uccidiamo l'uomo, evidentemente... Equazione brillante ma superficiale, perché qui non si tratta della fine del mondo e dell'Uomo, ma di quanti uomini si massacreranno in un modo o nell'altro (*).  Fatto sta che il Movimento 5 Stelle, siccome l'ha detto Grillo e qualcun altro che, sfidando le ire del fondatore, si è lasciato intervistare alla TV, è stato etichettato come una delle forze politiche favorevoli all'uscita dall'Euro (e quindi dall'Europa). Naturalmente non c'è verso di sapere quanti approvano questa linea spericolata, perché finora non si è mai deciso nulla nel Movimento, attraverso regolari votazioni. Ma questo è un altro problema.

Che sia Grillo o la Santanché (mai si sarebbe potuto immaginare che si trovassero d'accordo su qualcosa), si tratta di personaggi politici che perseguono tattiche contingenti e utili a procacciare voti (triste dover pensare questo anche di Grillo che della trasparenza aveva fatto una sua bandiera). Ma ormai a parlare di uscire dall'Euro non ci sono più solamente certi politici, al gruppetto si aggiunge a sorpresa un fior di economista: Loretta Napoleoni. In una sua intervista fatta da Maria Annunziata, la Napoleoni è stata inequivocabile: l'Italia deve tornare alla Lira. L'Euro le fa male. Non è in grado di gestirlo. Richiede troppo rigore. (*)

Ho letto quasi tutti i libri della Napoleoni. Le sue analisi sono appassionanti e ben documentate; sempre serie ed oneste. Se ha detto quello che ha detto è perché ci crede. E se Grillo si è lanciato a sostegno di questa tesi deve essere perché è amico della Napoleoni se ne è lasciato facilmente convincere.

Eppure le affermazioni della Napoleoni suonano di un tecnicismo freddo che denuncia un approccio al problema che è assai difficile da condividere. Senza bisogno di essere economisti altrettanto bravi di lei, l'argomentazione dell'opportunità di tornare alla Lira, non può che basarsi su considerazioni abbastanza ovvie. La crisi è dovuta alle dimensioni spropositate del debito. Un debito che ormai viene pagato con altri debiti, sempre più cari perché sempre più probabile è l'insolvenza del Paese a causa della mancata crescita.

Il rigore delle regole europee impone che i debiti si paghino. Se non si vuole pagare il debito, non rimane che contravvenire alle regole, il che comporta uscire dall'Euro. Ma perché, una volta tornati alla Lira, è più facile non pagare i debiti? Perché finalmente si può tornare all'inflazione a due cifre come ai bei tempi. Vecchio metodo dei Governi birboni che invece di aumentare le tasse aumentavano i prezzi, tutti i prezzi, con conseguente proporzionale erosione del potere d'acquisto e con conseguente proporzionale riduzione del valore dei debiti. Inflazione vuol dire svalutazione.

Perché la Napoleoni sostenga una simile ricetta non mi è affatto chiaro. E' vero che Keynes era favorevole ad un saggio e temporaneo uso dell'inflazione per spezzare la spirale della recessione ma è anche vero che i contesti da lui ipotizzati erano totalmente diversi. Il contesto europeo ha un valore storico e politico unico ed eccezionale. Il sogno dell'Europa unita comincia a divenire realtà dopo che per la seconda volta nel secolo XX i paesi europei si erano scatenati gli uni contro gli altri provocando un massacro mondiale senza precedenti. Facendo leva su questo tremendo trauma si è potuto progressivamente affermare la volontà di creare legami che, pur basandosi su interessi economici reciproci, aprissero lentamente la strada ad una cooperazione prima economica e poi sociale e politica. Tutto sembrava funzionare con ottimi risultati ma la crisi globale, che comincia con l'essere finanziaria per poi divenire anche economica, sulla cui origine molto ci sarebbe da ragionare, ha messo a nudo l'esistenza di errori gravi fatti durante il percorso. Tra questi il più grave è stato il non aver accompagnato l'integrazione finanziaria con quella politica e aver acconsentito a regolamentazioni dei meccanismi finanziari totalmente avulsi dallo spirito di cooperazione e solidarietà, che era la grande motivazione storica dell'Unione Europea.

Questi errori non sono irreparabili. Non giustificano in nessun modo la distruzione del tessuto unitario creato in decenni di sforzi preziosi. Un tessuto troppo fragile per resistere a strappi di comodo che questo o quel paese potrebbe avere convenienza (una convenienza tecnica ed apparente) a fare.

E' vero, la classe politica europea si è lasciata dominare da interessi di parte. Interessi che, a causa della globalizzazione, sono giganteschi, transnazionali e politicamente irresponsabili.  E' vero, l'ideologia mercantile ha corrotto tutti: destre, sinistre e centri. E' vero, i principi malsani della competitività ad ogni costo, della meritocrazia, del più forte hanno infiltrato persino la cultura sindacale e accecato ogni forza politica. E' vero, lo spirito originario di un'Europa di popoli sempre più liberi in una convivenza sempre più solidale, si è progressivamente impallidito.  Ma proprio per questo è il momento di reagire. Di trarre almeno questo vantaggio dalla crisi. L'obbiettivo dell'integrazione politica non può che basarsi su valori credibili di cooperazione. Bisogna convincere i nostri partners a imboccare questa strada dimostrandone la convenienza pratica e politica. Non lo si può certo fare tornando alla Lira. Bisogna combattere dal di dentro. Non piegandosi ai poteri finanziari e avendo l'audacia di proporre strategie appropriate e coraggiose. Una, e forse la prima, sarebbe quella di analizzare questo maledetto debito e vedere finalmente chi sono i veri creditori e qual' è la sua vera natura. Non tutto il debito è legittimo. Si calcola che più di un terzo sarebbe illegale e dovrebbe essere cancellato, frutto di accordi sottobanco, transazioni truffaldine coperte con ripetuti passaggi di mano, inganni perpetrati dalle banche per convincere proditoriamente Comuni e Regioni a fare investimenti del tutto fallaci. Non è un' impresa impossibile, c'è chi l'ha fatto già con ottimi risultati ( Ecuador e Islanda *), e c'è chi lo sta facendo (in Francia, la grande iniziativa di Audit Citoyen{jcomments on} sta ottenendo risultati davvero sorprendenti pur essendo completamente promossa da privati cittadini). Questa dovrebbe essere la soluzione da proporre. Una politica di cooperazione europea basata sul consenso dei popoli e non sui maneggi dei partiti per la conquista del potere. Se qualcuno crede che questo sia solo romanticismo idealistico, dovrebbe allora meglio considerare i risultati delle elezioni greche e capire che l'estremismo di destra è pronto nuovamente a farsi strumento dei grandi interessi privati e a sacrificare ogni libertà democratica per i loro obbiettivi. In Grecia i più consapevoli osano apertamente parlare del pericolo di una guerra civile. Un pericolo più contagioso dello spread.

Di Grillo meglio non parlare, ma che Loretta Napoleoni dimostri tanta insensibilità sulla sorte dell'Europa, sorprende e addolora.

L'Europa può essere aggiustata e gettarla via sarebbe un delitto grave.

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