{jcomments on}MOVIMENTO 5 STELLE

Metamorfosi o Degenerazione?

Il Sogno della Democrazia Diretta

di Paolo Basurto

A giugno Giovanni Favia, un Consigliere del Movimento 5 Stelle (M5S) tra i primi ad essere eletti nell'Emilia Romagna, rilasciava un'intervista a Gaetano Pecoraro, un giornalista poco scrupoloso di LA7. Dopo l'intervista il giornalista riusciva a carpire uno sfogo di Favia, che viene proditoriamente registrato e quindi mandato in onda successivamente, il 6 settembre durante la trasmissione di 'Piazza Pulita'.

Lo 'scoop', come il conduttore di LA7 ha sfacciatamente chiamato l'operazione di Pecoraro, ha creato un terremoto nel M5S già in preda a fibrillazioni di varia natura. I sondaggi continuano a dare il Movimento in costante ascesa e ormai nessuno può nascondere il fatto che una nuova, ancora poco nota, forza politica si sta affermando nel nostro Paese e potrà condizionarne la vita politica prossima futura raccogliendo un 20% di consensi e forse più; per bocca del suo fondatore Beppe Grillo, il M5S parteciperà alle elezioni nazionali 'quale che sia la legge elettorale'; una contestazione all'interno del Movimento, non si sa con quanti seguaci ma che già conta espulsi e scomuniche, è certamente in atto ormai da qualche mese ed ha come tema un problema non marginale: il grave deficit di democrazia

che si riscontra nella vita stessa del Movimento.

Lo sfogo di Favia è arrivato come olio sul fuoco. Grillo gli ha chiaramente detto di aver perso fiducia in lui e lo ha implicitamente invitato ad andarsene. Il Blog del Movimento e quello dello stesso Grillo, sono stati presi d'assalto accendendo un dibattito furioso e spesso sconclusionato, dal quale però traspare chiaramente la spaccatura tra i  'lealisti', che ormai vedono in Grillo la loro unica e incontestabile guida e quelli già autodefinitesi 'pensanti' che spingono invece per una partecipazione piena della base alle decisioni del Movimento.

Chi volesse darsi la pena di vedere l'intervista integrale (vedi) che Pecoraro ha fatto a Favia e ascoltare il fuori onda che raccoglie il suo sfogo inconsapevole, potrebbe rimanere colpito solo dalla differenza dei toni che Favia usa. Perché il suo sfogo è uno sfogo clandestino, sussurrato, quasi a mettere in evidenza l'impossibilità di dire quelle stesse cose in chiaro per il timore ammesso di ritorsioni vendicative. Eppure quello che diceva Favia non aveva nulla di eretico e costituisce già da mesi argomento di dibattito, sul quale anche su questo Sito, si è più volte commentato. Nel M5S non c'è democrazia interna e la partecipazione alle decisioni di Grillo è sempre stata zero. Persino l'esistenza di un 'Cofondatore' del Movimento e del suo ruolo influente (e inquietante), nella persona di Gianroberto Casaleggio, un affermato imprenditore informatico, è rimasta a lungo nell'ombra e nell'anonimia di quello che Grillo ha sempre chiamato 'Lo Staff'. Solo ora questo personaggio sta definendo i suoi contorni e non sono pochi quelli che non ne gradiscono la leadership, se non altro per essere scarsamente conosciuto e apparire un tanto visionario e pretenzioso. Un capo non scelto, insomma.

Il vero stupore non è dunque per quello che Favia ha detto ma per la trascuratezza che le altre forze politiche hanno dimostrato per un fenomeno dirompente come quello del M5S, la cui bandiera ampiamente sventolata è proprio quella della partecipazione e della democrazia diretta. Bersani potrebbe dire: "Avevo ragione io a chiamarlo fascista, il Grillo", ma ci rimetterebbe ancora una volta la faccia. Perché il vero problema, che lui ha dimostrato di ignorare, non è quello del linguaggio aggressivo e vituperante ma, incredibilmente, quello della democrazia interna. Ne ha dovuto parlare Favia perché il problema divenisse di pubblico dominio. E nonostante ciò nessun partito tradizionale ha voglia di puntare il dito, consapevoli che, in quanto a democrazia, né Bersani né alcun altro potrebbero vantarsi molto, nel nostro Paese.

Nel programma Otto e mezzo dell'11  settembre, sempre su LA 7, Lilli Gruber fa una lunga intervista a Giovanni Favia (video pubblicato in testa). Questa volta non ci sono fuori onda e per quanto si possa pensare che l'apprezzata emittente televisiva abbia voluto recuperare onorabilità consentendogli di dire la sua per una buona mezz'ora, le domande al giovane esponente del M5S, sono numerose e insidiose. Il rapporto con Grillo, la figura di Casaleggio, le espulsioni e il caso Tavolazzi, le relazioni con le altre forze politiche... Favia è bravissimo. Non sfugge ma non casca nelle trappole della provocazione che, con molta sapienza professionale, la Gruber non manca di tendergli. La sua emozione è evidente ma è lucida, lascia trasparire amarezza e anche rabbia, stanchezza ma anche tenacia e passione. E' sincero e crede in quello che dice. In fondo è lui il tradito; è a lui che hanno sparato alle spalle. Ma il M5S, quel Movimento per il quale ha consacrato 5 anni di attività intensa e per il quale è riuscito a mettere in moto tante energie sue e di migliaia di altri militanti; quel Movimento genialmente inventato da Grillo e che dagli inizi ha incarnato il Sogno della vera democrazia, quella diretta, senza mediazioni partitiche; quel Movimento, si salva, deve essere salvato e vale la pena lottare e sacrificarsi perché non degeneri in un affollamento di fanatici urlanti solo vaffanculo ma sia capace di offrire una proposta davvero valida e in grado di cambiare il sistema; una proposta che ancora non c'è ma che il Movimento ha tutto il potenziale per riuscire a costruire, sempre e quando non si annulli l'energia primaria che viene dalla partecipazione di tutti. Favia non mollerà, non imboccherà la porta di uscita che Grillo ironicamente gli sta indicando. Ormai, lo spazio per una contestazione dialettica è aperto, anche se a sue spese. Forse è solo una piccola breccia, ma dalla tormenta del caso Favia qualcosa di buono potrà ancora venire fuori. Così la citazione di De Andrè, con la quale Grillo indicava la porta aperta per andar via, viene restituita al mittente con un'altra citazione: molto letame è stato sparso e si spargerà ancora ma...  dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori.

Un'intervista che davvero vale la pena di vedere.

Non condivido affatto i sorrisi sardonici in tanti visi soddisfatti per le disavventure del M5S di questi ultimi giorni. Grillo o non Grillo, Favia o non Favia, il Movimento 5 Stelle è una realtà che sta cominciando a vivere di vita propria e che sta crescendo molto in fretta. Attualmente è l'unica potenziale alternativa capace di alimentare speranze e motivazioni in un Paese alla deriva politica come l'Italia. Per trasformare questo potenziale in una solida proposta di riforma politica è necessario sperimentare formule partecipative concrete saccheggiando quanto già si sta sperimentando nel mondo (che non è poco) e alimentando laboratori di idee seri e creativi.

Il tema della Democrazia diretta non può più essere oggetto solo di speculazioni teoriche, ma queste speculazioni sono comunque indispensabili per stimolare quella novità, che in molti sentiamo presente nelle trasformazioni profonde che gli attuali mezzi di comunicazione, in continua evoluzione, ci offrono, ma che ancora non ha trovato un suo corpo organizzato.

L'assenza di una proposta precisa alimenta lo scetticismo e la diffidenza che molti nutrono per chi aspira alla partecipazione ampia e decisionale dei cittadini. Nell'articolo dedicato alla Legge elettorale,  Roberto Villani scrive in questo stesso Sito: Senza sminuire il potere di internet e della rete non è certo pensabile che si possa amministrare, dal paesino  di montagna all’intero paese, attraverso la continua consultazione dei cittadini.

Dando quindi per scontato che si può praticare la democrazia solo attraverso la rappresentanza (salvo il ricorso straordinario al sistema referendario su questioni di particolare rilevanza generale) si dovrebbe tendere ad una maggiore partecipazione dei cittadini alla selezione dei rappresentanti.

Difficile non essere d'accordo. Tuttavia è lecito pensare che non sia necessario una consultazione quotidiana e puntuale per consentire ai cittadini di ampliare il proprio controllo sull'operato degli eletti. Molti correttivi possono essere introdotti per evitare che le deleghe politiche che oggi firmiamo in bianco con la sola scadenza delle elezioni, si trasformino in un nodo di poteri così incontrollabile da privare di ogni significato il cosiddetto gioco democratico. Un gioco dove barare è lecito ma solo un giocatore può permetterselo. Un gioco dove la manipolazione dei mezzi di informazione riduce a zero la consapevolezza del consenso e delle sue conseguenze. Un gioco dove solo chi lo dirige può vincere e dove chi è all'opposizione si distingue con difficoltà da chi governa.

L'istituzione della revoca del mandato; dell'uso del referendum propositivo; dell'applicazione condivisa dei quorum; della trasparenza contabile sul web, delle commissioni cittadine per la vigilanza sui mass media sono solo alcuni degli strumenti in via di sperimentazione in molti Stati nel Mondo. Andrebbero analizzati e studiati per verificarne l'integrabilità e le convenienze. Insomma, il pregiudizio che vuole che il sistema rappresentativo sia il meno peggio disponibile, andrebbe radicalmente rimosso per fare spazio ad una ricerca più oggettiva e disponibile al cambio.

Quello che Grillo non ha capito è che il suo M5S costituiva uno spazio senza precedenti, sia per le elaborazioni teoriche che per le verifiche sperimentali, di un tema così complesso, di così vasta portata e nello stesso tempo tanto motivante per i cittadini comuni da consentire un successo che nemmeno lo stesso Grillo avrebbe potuto immaginare solo un anno fa. Favia ha avuto il merito di ricordare a tutti che questa missione (lui l'ha chiamata sogno) deve essere ancora compiuta e rischia di essere soffocata dall'accentramento inspiegabile che si dà oggi nel M5S. Speriamo che la sua voce venga ascoltata.

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