DAL MOVIMENTO 5 STELLE AL GRILLISMO

di Paolo Basurto

FLASHBACK: FEBBRAIO 2010:

"Sergio non ha avuto dubbi. Ormai sulla via del ritorno. Il golfo di Salerno, sfoggiando timidi luccichii di un sole riluttante per tutto il pomeriggio. Il lungomare già acceso a ricevere la sera: ”Che bella città. Che bella giornata ! Meno male che ci siamo andati !”. Ottima sintesi.

Poco prima, nel saloncino gremito di gente della Feltrinelli, uno svociato Beppe Grillo aveva trovato l’energia per una chiacchierata delle sue.
Era arrivato a Salerno alle due del pomeriggio e s’era fatto il giro di tutti i gazebo della Città. Animando e commentando, compiaciuto per la quantità di giovani che andavano in giro a raccogliere firme.
Troppa gente alla Feltrinelli. Non c’era microfono. Tutti volevano sentire, anche fuori, in strada. Per fortuna

Lara ha avuto l’idea di fargli usare il megafono, dal quale lei aveva, fino ad allora strillato per arringare la gente a firmare.
La Tv è stata letteralmente messa in ginocchio, perché non disturbasse la folla. Poi i temi più attuali accanto a quelli noti: la casta; i corrotti; la trasparenza; uno conta uno... I toni beffardi, irridenti e divertenti dello stile di Grillo, che sfoga e ti fa sfogare assieme a una bella risata. Riso amaro…

“Quanta gente bella e piena di entusiasmo”. Sergio era proprio contento mentre io davo un’occhiata al libro che Grillo ci aveva invitato a sbirciare, disponibile anche ad un autografo. Il libro, (dal titolo allusivo:"A riveder le Stelle") lo abbiamo comprato ma, in perfetta sintonia, abbiamo rinunciato all’autografo (no ai sospetti di culto della personalità oppure semplice comprensione per un uomo simpatico ma con i segni della fatica sul viso ?).

Ero stanco anche io. Per la strada tutto il tempo. Distribuendo volantini e cercando di convincere i passanti a firmare per la Lista. La prima volta in vita mia a fare una cosa così. Il mio approccio era timido e un tanto vergognoso. Pino mi ha dato subito una dritta: “Si ffaje accussì nisciuno te caga. Devi essere cchiù sicuro; cchiù …. intraprendente.” Forte della lezione mi son dato da fare. Ma di firme nemmeno una (“Chella, è ‘a barba bianca…”). Invece a Sergio gli è andata molto meglio (la prestanza fisica...).
Tra una lezione e un’altra, Pino, Giuseppe, Paola, Davide, Marco…. Non finivo di fare domande. “Ma come siete organizzati ? Ma alla fine chi decide ? Ma il consenso, il dissenso, la strategia….
All’inizio le risposte sembravano tutte messe sulla stessa lunghezza d’onde: nessuna organizzazione; siamo tutti a decidere; qui si fa sempre e solo quello che vogliamo fare; nessuno ci impone niente.
-Come si fa a decidere ? Uno si alza la mattina e se ci’ha avuto una buona idea ci’o ffa sapé e se l’idea è buona, cammina essa sola. Perché la gente la sostiene.
-Ma non vi contate ? Come fate a essere sicuri ?
-‘O ssentimme. Lo sentiamo’
-“E’ l’intelligenza della Collettività, che emerge !!”.
Giuseppe è l’autore convinto della frase. E rimango di stucco . Ci metto un po’ a riprendermi e a mormorare: “Ma potrebbe essere anche la stupidità, ad emergere, qualche volta, no ?”
Il discorso si fa serio. Giuseppe è un informatico e quello che mi dice miaffascina: “E’ naturale. Siamo ancora nella fase della confusione. In Campania c’è andata bene, perché Roberto e Marco, e gli altri che stavano con loro fin dal principio, sono proprio gente in gamba. Prudenti, onesti, mai autoritari e, mo’ ce vo’, intelligenti. Poi, qua da noi, la situazione è così disperata che non è difficile capire che bisogna fare qualche cosa, subito e assieme. Sono cinque anni che si lavora sul territorio. La gente ci conosce. I dissensi ci sono stati e ci sono ma alla fine tutti stanno collaborando. Però, detto questo, un sistema un poco più organizzato e veramente trasparente per sapere quanti siamo e chi è d’accordo e chi no, veramente ci vuole. E lo si potrà avere quando impareremo ad usare bene l’internet e le votazioni in rete. Stiamo lavorando duro su questo.”

Quando entriamo in autostrada è già scuro. Un ritorno tranquillo. Si parla di tutto. Il tempo vola. Ma nel fondo m’è rimasta la preoccupazione: se un giorno fosse la stupidità collettiva ad emergere ? Se la rabbia prendesse il sopravvento sul formidabile entusiasmo di questi ragazzi ? Sergio ha ragione: niente scetticismo. Sì, lo so, è già avvenuto. Ma non ci dobbiamo pensare troppo ….Oppure è proprio il caso di pensarci adesso.....?"

 

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Scrivevo queste poche linee, tre anni fa. C'erano le regionali in Campania. C'erano anche nel Lazio. Ma dopo mesi di battaglie, alla richiesta dell'autorizzazione per il Logo, Grillo non aveva mai risposto e la lista non si era potuta presentare. Una Lista un po' raffazzonata, venuta fuori da litigi a non finire, comunque una Lista. Nessuno ha mai saputo perché Grillo avesse preferito mantenere un misterioso silenzio, costato successivamente tanto tempo e illusioni a molti seguaci 5 Stelle nel Lazio.

Ma in Campania invece le cose sembravano andare alla grande. La raccolta delle firme necessarie a presentare la Lista era stata un successo. Sergio ed io avevamo fatto quel viaggio proprio per vedere e capire perché lì aveva funzionato e nel Lazio no. Il successo, però, non si ripeté alle votazioni e nessuno del Movimento campano riuscì a entrare nell'Assemblea regionale. Non ci fu mai un'analisi seria di questo flop inatteso.

ENTUSIASMO E IMPEGNO CIVILE

Già allora avvertivo con chiarezza due sentimenti contrastanti: da un lato un prudente scetticismo, dall'altro un entusiasmo liberatorio nel vedere tanti giovani motivati a partecipare alla vita politica. Decisi a non farsi più opprimere, reprimere,  abusare. Giovani disperati per la frustrazione e per la rabbia ma pronti a percorrere questa via nuova della democrazia diretta, aperta, partecipata. Felici e fieri di non aver imboccato la strada della protesta violenta ma quella della testimonianza civile. Ripulire le strade dai manifesti abusivi; cancellare i graffiti dai luoghi pubblici; sostenere l'acqua pubblica, l'energia pulita,la raccolta differenziata dei rifiuti, la bicicletta invece dell'auto....

Se qualcuno aveva tempo andava in Comune con la telecamera a riprendere le sedute consiliari per metterle poi su internet e far sapere a tutti le assurdità che accadono in quelle riunioni. Si chiamava 'Fiato sul Collo'. Sindaci e Consiglieri si infuriavano come tori. Spesso intervenivano i carabinieri a fare da buttafuori, mentre si gridava che loro erano pubblici servitori e che sono i cittadini a pagare il loro stipendio, che le sedute erano pubbliche e tutti avevano il diritto di sentire e vedere quanto vi accadeva. Il Blog di Grillo pubblicava alcuni di questi video, i migliori, quelli che più dimostravano lo sconcerto dei piccoli politici di provincia sorpresi nell'intimità del loro potere.

LA SCALATA

Al tempo della partecipazione delle prime liste civiche alle elezioni comunali, nel 2008-2009, quando il Movimento 5 Stelle ancora non era nato, in molti gruppi si svolsero dibattiti accaniti tra quelli puri e duri che non volevano farsi coinvolgere nelle politiche elettorali e dedicarsi solo alla denuncia civile e costruttiva e quelli che invece sostenevano che l'inserimento nelle istituzioni era l'unico modo per fare sentire bene la voce di chi davvero voleva cambiare le cose.

'Cittadini con l'elmetto', tuonò Grillo dal suo Blog. Entrare nei comuni anche in pochi. Allora sì che il Fiato sul collo sarebbe stato bollente. Nessuno ci avrebbe scommesso un centesimo e invece molte liste ebbero un successo insperato. Erano state formate alla buona. Mettendoci dentro anche zii e nipoti pur di raggiungere il numero legale per potersi presentare. Grillo le autorizzò e non pochi si trovarono eletti nei loro Consigli comunali senza sapere nemmeno come.

Poi vennero le regionali. Il miracolo delle regionali. Il Movimento 5 Stelle appena nato aveva raggiunto in Emilia Romagna il 7% e risultati simili si erano ottenuti anche in Lombardia e in Piemonte. Grillo non stava nei panni. La rivoluzione di nicchia che fino ad allora si era solo potuta immaginare e sognare sembrava prendere rapidamente piede spostando l'assicella del salto ben più in alto di quanto avesse potuto consentire la reale preparazione politica del Movimento. E' a questo punto che si apre la fase critica.

Molte promesse erano state fatte, molti principi erano stati sbandierati. Basta con i Partiti. Basta con i Rappresentanti, gli Onorevoli deputati e delegati. Noi non siamo un Partito siamo un Movimento. Qui tutti contano uguale perché 'UNO VALE UNO'. Loro non molleranno mai ...noi nemmeno. Tutti possono partecipare. Nessuna ideologia. Né di destra né di sinistra; noi siamo OLTRE!. Si decide dal basso. Cosa c'è di complicato? Si vota; si vota su tutto. Oggi c'è la Rete; la rete che cambia ogni cosa, che rovescia la piramide, che abolisce le gerarchie, che rende le masse intelligenti e informate; che permette la partecipazione istantanea facendo a meno dei partiti e di qualsiasi mediazione spontanea.Grillo?E' solo il megafono; il portavoce del Movimento....

In buona sostanza, l'utopia di uno Stato anarchico sembrava meno velleitaria grazie al mito della Rete. E perché no? Perché non sperimentare qualcosa di nuovo che prima non c'era e che oggi, invece, la tecnologia moderna offriva o almeno prometteva?

La crisi della Democrazia rappresentativa dimostrava ogni giorno di più l'irrimediabilità dei suoi guasti. La corruzione sfacciata e inarrestabile, l'incapacità di governo, e, cosa più grave ancora, la scomparsa di ogni spazio partecipativo con qualche valore decisionale; questo era accaduto. Votare era ormai una farsa stupida per legittimare gli abusi di una classe dirigente occupata solo a perseguire i propri interessi di cricca e divenuta inamovibile.

Certo, vista attraverso gli slogan di Grillo l'iniziativa appariva un tanto semplicistica. Di fatto non c'era ancora nessuna proposta verificata che dimostrasse che la formula della democrazia partecipativa fosse uno strumento già articolato coerente e applicabile. Ma l'aria eccitante che si respirava allora era quella nuova della partecipazione. Del potere finalmente non solo  dire la propria ma anche influire, contribuire concretamente all'invenzione e alla sperimentazione di una formula di convivenza politica veramente democratica.

"Crediamo nella possibilità di realizzare un sistema politico basato fondamentalmente sulla democrazia diretta, ma siamo consapevoli di non possedere ancora gli strumenti sicuramente adatti. Ci sentiamo pertanto in fase sperimentale e alla ricerca di tali strumenti. Questa ricerca si svolge attraverso l’azione sia politica che sociale." Così si leggeva (e si legge ancor oggi) nel documento costitutivo del Gruppo di Monterotondo, il Gruppo al quale ho più partecipato e che pur essendo relativamente piccolo era un'ottima testimonianza del clima ideale e determinato che il M5S viveva solo qualche anno fa.

La Rete aveva già prodotto un piccolo miracolo. Centinaia, anzi migliaia di persone si riunivano quasi ogni giorno nelle sedi virtuali dei loro Meet Up (un social network nato negli USA e assai adatto per favorire l'associazionismo). Questo contatto non era solo virtuale e aveva stimolato l'organizzazione di incontri reali dai quali nascevano iniziative concrete che si allargavano poi in forma spontanea grazie all' alimentazione mutua attraverso la rete. Tutto questo era stato utilissimo per promuovere con discreto successo iniziative anche politiche ma ben radicate sul territorio. Appena però il riferimento territoriale veniva a mancare per l'ambito troppo vasto che si doveva abbracciare (come subito è avvenuto con le regioni) affiorava con straordinaria evidenza la necessità di una struttura organizzativa che desse almeno omogeneità di obbiettivi e di comportamento a tutti i Gruppi coinvolti. Non è un caso che il M5S raccoglie i suoi primi incredibili successi proprio e solo in quelle regioni dove la base prende l'iniziativa e si dà una struttura. Più efficace è questa struttura più il risultato è buono. Come avviene in Emilia Romagna. dove, nel 2010, il M5S supera in molte città addirittura il 10-11% .

Da quel momento sono molte le iniziative che cercano di diffondere le formule organizzative meglio riuscite e di perfezionarle. Lo stesso successo ottenuto alle elezioni regionali e la possibilità che già allora si profilava di partecipare anche alle politiche, imponeva una certa urgenza nel definire una struttura comune cercando di risolvere al più presto il problema cruciale: quello di un'organizzazione orizzontale. Un'organizzazione cioè in grado di essere efficiente ma di evitare il gerarchismo verticale che è il morbo letale della Democrazia rappresentativa e partitica.

UTOPIA E POLITICA

Comincia qui il dissenso tra la parte della base più attiva e consapevole e Grillo.

Era evidente che molte promesse erano state fatte da Grillo imprudentemente. Invano da mesi e mesi si attendeva la nascita di un Portale nazionale capace di articolare in forma garantita e costruttiva i rapporti tra i Gruppi. Invano si attendeva un metodo di votazione che consentisse almeno di sperimentare come la rete avrebbe permesso decisioni rapide e condivise. Invano si attendeva la formula magica che avrebbe aperto le porte della partecipazione reale a tutti.

Grillo deve aver sentito che, non avendo nulla di veramente coerente da offrire, avrebbe potuto perdere il controllo della base e questa avrebbe potuto prendere direzioni autonome. Apparentemente ogni tentativo di strutturazione veniva bollato e condannato come deviazionismo e grave violazione del criterio-slogan: siamo un Movimento e non un Partito.

Alcune ottime riunioni a livello nazionale, indette da attivisti, in particolare dell'Emilia Romagna, che vedevano il coinvolgimento di centinaia di militanti, organizzate con spirito molto costruttivo e con metodi innovativi di partecipazione diretta (metodi in parte già sperimentati con successo -come quelli illustrati e adottati dal dr. Michelotto), sono state duramente, imprevedibilmente e inspiegabilmente sconfessate dallo stesso Grillo con affermazioni improbabili e mai dimostrate.

Dopo le prime espulsioni decretate in uno stile assolutamente autoritario che non ammetteva né dibattito né difesa né appello a qualche imparziale organo garante, lo sconcerto tra gli attivisti non ha tardato a manifestarsi sul Blog di Grillo. Ma non è durato molto. Di fatto, una censura è intervenuta rimuovendo i post più assertivi e critici mentre contemporaneamente si infoltiva la presenza delle dichiarazioni ingiuriose contro i possibili dissidenti. Alla fine si è capito che il Blog di Grillo, arena comune per tutto il Movimento, era controllato in modo insindacabile.

E' cominciata così la diaspora delle persone meno disponibili ad accettare questa situazione chiaramente incoerente con la ricerca di una democrazia partecipata.

Contemporaneamente Grillo accentuava una deriva verso destra, prima solamente accennata. Una manovra certamente strategica e azzeccata da un punto di vista elettorale. L'obbiettivo era captare i transfughi della Lega e successivamente anche quelli del PDL in disfacimento. Molto recentemente questo obbiettivo è arrivato ad estendersi ai fascisti di Casa Pound che in un'intervista estemporanea si son sentiti dire, increduli, da Grillo: "Noi antifascisti? L'antifascismo non ci compete."

Il tema della Democrazia diretta e partecipata è divenuto sempre meno presente nelle grida di Grillo, mentre le sue denunce sulle inettitudini della casta si fanno progressivamente più virulente e precise.

M5S E GRILLO - DUE REALTA' DIVERSE C'è stato un momento in cui sembrava che mentre Grillo continuava a svolgere il suo redditizio ruolo di tribuno-trascinatore-di-folle promuovendo eventi spettacolari e geniali come quello del Cozza Day, durante il quale centinaia di attivisti scaricavano dinnanzi alle porte del Parlamento sacchi e sacchi di gusci di cozze alcuni addirittura con la foto incollata dei nostri inamovibili parlamentari, i militanti del M5S cominciavano ad emergere per loro conto e con una strategia opposta, basata sulla calma, la lucidità del ragionamento e la correttezza del linguaggio. "La nostra non è una protesta, ma una proposta", arriva a dichiarare con grande efficacia Pizzarotti (che poi diventerà sindaco di Parma, il primo grillino sindaco di una grande città).

I mass media cominciano ad interessarsi sempre di più ai grillini e si moltiplicano le interviste TV. Normalmente la loro partecipazione è assai apprezzata. Visi giovani, gente normale, forse usano troppo le frasi fatte, ma non sembrano per nulla stupidi o incompetenti. Alcuni sono più adatti di altri al mezzo televisivo, tra questi un certo Favia, Consigliere regionale in Emilia Romagna.

L'opinione pubblica sembra reagire positivamente a questa emersione. Si comincia a distinguere Grillo dal Movimento. "Questi ragazzi sembrano gente seria..." ammettono anche quelli che Grillo non lo sopportano.

L'AVVENTO DEL GRILLISMO

Ma è Grillo che non sopporta questa emersione. Un diktat viene emanato e vengono proibite le interviste e in particolare la partecipazione ai talk show, a tutti gli attivisti. Nessuno può e deve parlare a nome del Movimento. Da questo momento il Movimento si identifica sempre ed esclusivamente con Grillo. Con quello che pensa, dice e per come lo dice. Tutti gli altri sono in ombra. Grillo sceglie nuovi temi e la crisi finanziaria gliene offre alcuni sensazionali. Prende posizione contro l'Euro, contro la Germania, contro il debito. Poi non disdegna altri temi sensibili per andare controcorrente e far parlare di sé: la cittadinanza ai figli degli immigrati, per es. Naturalmente, quello che dice Grillo è quello che dice il M5S. Mai un sondaggio tra gli iscritti. Mai un'iniziativa per dimostrare quanto grande sia il consenso sulla linea ideologica e politica che Grillo andava di giorno in giorno arricchendo molto al di là del Programma ufficiale.

La deriva autoritaria è sempre più sensibile. Fioccano nuove espulsioni. L'intero Gruppo di Cento viene bandito senza appello per aver richiesto più trasparenza e coerenza nella conduzione del Movimento. Il popolo grillesco si trasforma. Il culto della personalità trasuda dalle centinaia di post che sul Blog del comico, lo osannano e benedicono stramaledicendo invece coloro che in qualche modo riescono a esprimere il loro dissenso. Quando una consigliera grillina di Bologna osa sfidare il divieto e partecipa a un programma TV, per essere subito dopo bandita, le ingiurie al suo indirizzo sono orribili. Gli incontri di Grillo con la folla sono uno spettacolo di gloria:  portato a spalle come un eroe sportivo, oppure in trionfo su un canotto; o scorrendo su centinaia di braccia simulando una nuotata, a ricordo imperituro della sensazionale nuotata con la quale ha attraversato lo stretto di Messina e aperto la campagna delle elezioni regionali in Sicilia.

Non so bene che ne pensi veramente Sergio. Il buon Sergio che mi accompagnava a Salerno tre anni fa. Forse reagirebbe stupito: "Ma che cerchi?", potrebbe dirmi; "Il Movimento è diventato una forza condizionante del Paese. E' la prima in Sicilia e a livello nazionale potrebbe raggiungere facilmente il 20%. Grillo è vincente. La sua strategia conquista consensi. Che importa dove li conquista. La casta sta crollando, noi riempiremo i vuoti."

"Noi" ! Rifletto su quel noi e non riesco più a identificarmici. Il Movimento non è più il Movimento ma è sempre più Grillo e grillismo.

Le modalità con le quali sono stati scelti i candidati alle elezioni  di febbraio hanno dimostrato la grave impreparazione del grillismo. Superficialità e improvvisazione mista a frettolosità per non perdere il treno imperdibile del suicidio della vecchia classe politica. La lista dei possibili candidati è costituita, per decisione indiscutibile di Grillo, da quelli che già erano nelle liste del 2008 e 2010 e non erano stati eletti. Una barzelletta per chi sa come quelle liste erano state messe insieme. La scelta si fa per la prima volta -grande avvenimento- attraverso una votazione certificata degli iscritti al Portale del Movimento. Nessuno sa quanti siano gli iscritti. Come si controllano i voti. Favia osa dirlo con garbo.Meno male che finalmente si vota. Però, cavolo dopo quattro anni, poteva anche organizzarsi qualcosa di meglio. Lo pensano tutti, ma Favia lo dice e lo scrive e finalmente viene espulso dopo una dichiarazione dell'ormai riconosciuto Capo Politico contenuta in un video la cui visione procura molta tristezza.

Perché è così: "Sono io il Capo Politico!" dichiara Grillo senza mezzi termini. E le sue istruzioni, che non vanno violate, le possono leggere tutti nei suoi Comunicati politici. Sembrava una farsa o una satira, invece no; è proprio una cosa seria. Più di cinquanta Comunicati politici; una Summa teologica.

Gli ultimi comunicati riguardano il comportamento dei futuri eletti. L'ultima istruzione è sull'uso dei fondi pubblici destinati al funzionamento del Gruppo parlamentare che i grillini eletti dovranno costituire. La disponibilità di questi fondi non sarà del Gruppo ma di una entità appositamente costituita da Grillo.

"Non penserai mica che Beppe vuole fuggire con la cassa assieme al suo socio Casaleggio? Non sembra proprio che ne abbia bisogno. Mentre i nostri cari eletti dal popolo...non si sa mai. Che ci sia qualcuno come Grillo, che appena sgarri ti sbatte fuori, è solo un bene, una garanzia".

Certo, caro Sergio, una garanzia. Lo hanno detto in molti, dopo le prime espulsioni immotivate. Grillo è la nostra garanzia. Lui sa quello che fa.

S'era anche detto: Grillo è il nostro portavoce; Grillo è il nostro megafono. Ora la verità è solo una: Grillo è il Capo Politico e chi non obbedisce o se ne va o lo si scaccia.

Il Movimento è morto, sopraffatto dal Grillismo. Si può solo sognare che un giorno risorga.{jcomments on}

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