IL MISTERO DEL TTIP

Partenariato per il Commercio e gli Investimenti-Parametri e Bugie

(V)

di Marco Borsotti

Avendo appena dimostrato come nel mondo ed in Europa crescano soprattutto le diseguaglianze sociali con i ricchi sempre più ricchi ed i poveri sempre più poveri, cerco adesso d'esplorare che cosa s'intenda per crescita economica ed, in un secondo momento, se di crescita di ricchezza reale effettivamente si tratti. La crescita economica é al centro di tutte le discussioni. Tutti, o meglio quasi tutti dal momento che da varie decadi sta prendendo piede una linea di pensiero economico che prefigura la decrescita come la giusta soluzione ai problemi economici del pianeta, gli economisti concordano nel riconoscere nella crescita del sistema economico l'aspirazione cui ambire, il traguardo che permette giudicare se le politiche economiche in atto siano giuste o sbagliate. Su tutto il resto possono discordare, ma la necessità di crescere é una certezza che quasi nessuno discute. Tutto deriva dalla cognizione che l'essere umano deve il suo assurgere alla testa della piramide ambientale al fatto che nel tempo ha saputo con il suo lavoro forgiare quanto gli ha permesso di passare dall'essere uno dei tanti bipedi della savana sino a diventare uno dei mammiferi con miglior esito nella lotta per la sopravvivenza e la propagazione della specie, almeno sino al momento attuale. Meglio degli esseri umani, per ora, stanno facendo soltanto gli insetti.

 

Il lavoro accoppiato con la progressiva crescita del cervello e della capacità d'imparare e mettere in relazione logica esperienze realizzate, ha portato all’ homo sapiens ed allo sviluppo di quella che chiamiamo civilizzazione, anche se questa idea spesso si é dimostrata molto meno civile di quello che pretendeva d'essere. Nelle sfere del sapere, soprattutto negli ultimi secoli, ci furono progressi rilevanti nelle scienze e nella tecnica che altro non é che scienza applicata che, capito un principio, si ingegna di trovarne soluzioni pratiche che appunto sono conosciute come applicazioni tecniche di principi e teorie di una qualche disciplina scientifica.

Gran parte delle maggiori invenzioni sono frutto di queste applicazioni di scoperte scientifiche. Senza entrare più addentro a queste questioni di filosofia della conoscenza, continuo sottolineando come la tecnica abbia facilitato aumentare la resa dei processi di sfruttamento delle materie prime per permettere livelli sempre più elevati di produzione. Per secoli un ettaro di terreno non rendeva più di sette o otto quintali di cereali nel migliore dei casi, oggi a volte si raggiungono e superano le quattro tonnellate. Seguendo lo stesso ragionamento é oggi possibile estrarre percentuali sempre più elevate di minerale per tonnellata di materia prima o produrre molte più unità di prodotto finito per uso orario di capitale, materia prima e lavoro. La produzione di beni é aumentata in modo direi esponenziale, a livelli che soltanto pochi anni fa sarebbero stati considerati irrealizzabili.

Mi ricordo bene, perché questa era la realtà di tutti i giorni nei miei primi anni di vita, quanto, ottenere una linea telefonica fosse un'impresa che richiedeva molti anni di pazienza perché il sistema analogico allora in uso non riusciva a crescere con sufficiente rapidità per soddisfare la richiesta di nuove utenze. Mancavano i numeri disponibili, le linee non tolleravano il volume di chiamate richiesto, quindi per molti il telefono era accessibile soltanto facendo uso di quelli pubblici situati nelle cabine o nei bar od andando nel più vicino ufficio della compagnia del telefono.

Spiegare questo ad un adolescente di oggi che passa la giornata attaccato al suo telefono mobile, é difficile a meno che non si riesca a fargli fare un grande sforzo d'immaginazione perché di questi tempi possedere un telefono é alla portata di tutti e spesso una persona possiede ed usa più di un telefono personale, dal momento che esistono persino apparecchi idonei ad usare due linee indipendenti. Quindi la sola idea di dover attendere anni per possederne una sola rifugge dalla sua esperienza quotidiana.

Come misuriamo lo stato di salute dell'economia?

Il progresso tecnico ha portato alla crescita della produzione, distribuzione e vendita di miliardi di beni materiali ed immateriali che insieme formano l'insieme del sistema economico che, per varie ragioni, é essenziale poter quantificare. Siamo abituati dall'informazione e dalla politica ad ascoltare commenti sui vari indicatori che si considera siano adeguate misure dello stato di salute del sistema economico di ciascun paese. Un po' come la misura della temperatura corporea o della pressione arteriale per il corpo umano, questi indicatori sono familiarmente conosciuti da tutti, ma poi gli unici che sappiano capirne a fondo il significato sono ovviamente in pochi. Lo stesso capita con gli indicatori economici. Per questo, mi pare utile dare una rapida spiegazione del significato di ciascuno di questi indicatori per facilitare a chi mi sta leggendo la comprensione dei miei commenti. Gli indicatori in uso appartengono a due categorie generali di misurazione, quantità di beni prodotti o misuratori finanziari.

Indicatori di Produzione

Quando ero un giovane studente universitario, si utilizzava prevalentemente il Prodotto Nazionale Lordo, in inglese GNP, come misura della crescita economica di un paese. Questo indicatore misurava la produzione su base annuale o trimestrale dei prodotti e servizi generati dal lavoro e dal capitale fornito dai cittadini di ogni Nazione. Quest'indice diviso per il numero d'abitanti di quel paese si pensava desse un'indicazione almeno approssimata del livello di benessere generale della popolazione.

Negli anni novanta, prese però piede un indicatore simile, ma con enfasi differente: il Prodotto Domestico Lordo, in inglese GDP, indicatore pensato per primo da uno studioso americano, Simon Kuznets, nel 1934, in un rapporto da lui preparato per il Congresso american, e  che in Italia conosciamo come Prodotto Interno Lordo, PIL di cui si utilizza anche la versione per capita. Il PIL misura il prodotto lordo sempre su base annuale o trimestrale del lavoro e del capitale realizzato sul territorio di ogni Nazione inteso come la somma totale di beni e servizi dell'economia, diminuita dei consumi intermedi ed aumentata delle imposte nette sui prodotti stessi. La differenza tra i due indicatori é semplice da spiegare, nel primo l'accento é sulla proprietà dei prodotti, mentre nel secondo l'enfasi é sulla provenienza, ossia sul luogo dove la produzione stessa si realizza. Per questo, a livello globale i due indicatori coincidono per ovvie ragioni, mentre gli stessi possono presentare differenze anche rilevanti a livello di ciascun paese.

In anni recenti, il PIL soprattutto nella sua versione per capita é stato criticato come inadeguato a cogliere le differenze di tenore di vita all'interno di ciascuna Nazione. D'altronde, Kuznets già nel 1934 metteva in guardia coloro che avessero pensato utilizzarlo come indicatore dell'equità sociale o di benessere, affermando che l'indicatore da lui pensato non poteva aver valore per misurare il livello di benessere generale della popolazione, appunto la critica che da anni molti hanno mosso a quest'indice proponendo diverse soluzioni sino ai più recenti Indice di Sviluppo Umano, Indice di Felicità Lorda e indicatore del Potere d'Acquisto Standard, PPS in inglese.

Mentre i primi due sono ad oggi soprattutto utilizzati dalle Nazioni Unite come parametri di misura per definire la situazione sociale mondiale, l'ultimo é invece in uso presso enti come la Commissione europea per permettere confronti tra paesi dell'Unione altrimenti disomogenei per fornire ai vari Stati membri parametri su cui basarsi per la definizione delle loro politiche economiche. Nell'intenzioni della Commissione, il PPS riducendo tutte le misurazioni all'uso di una sola moneta standard, permette comparare almeno in prima approssimazione economie tra loro molto divergenti come potrebbero essere quelle del Lussemburgo o della Germania con quelle della Lituania o della Bulgaria, servendo alla Commissione stessa, organo centrale dell'Unione, per definire le politiche economiche e sociali da proporre all'insieme eterogeneo dei 28 Stati membri.

Come scritto, dei cinque indicatori menzionati, due sono soltanto utilizzati dalle Nazioni Unite per elaborare rapporti annuali che hanno soprattutto un valore etico, come spunto di riflessione sui problemi del pianeta, dal momento che neppure le stesse Nazioni Unite ne fanno poi uso per definire criteri per l'assegnazione delle risorse che esse destinano per lo sviluppo o per l'aiuto umanitario.

Gli altri tre invece sono stati o sono utilizzati da paesi ed organismi internazionali per assegnare risorse o per decidere quali politiche economiche mettere in atto.

GDP/PIL

Il prodotto interno lordo é la base internazionalmente accettata che si utilizza per misurare la crescita economica di un paese e, per questa ragione, é di tutti gli indicatori di produzione quello di maggiore rilevanza. La crescita, infatti, non é altro che l'incremento percentuale di questo indicatore rispetto al valore che lo stesso aveva raggiunto nel periodo precedente. I dati che siamo soliti considerare sono quelli dell'incremento trimestrale e/o annuale, cioè, di quanto l'indice é cresciuto rispetto al valore che aveva tre mesi prima od un anno prima. Ci si aspetta che questo valore sia sempre positivo, per indicare appunto una crescita, mentre quando il valore risulta negativo si afferma che il paese é entrato in recessione, il che vuol dire che la somma di tutto quanto prodotto é inferiore a quello che si era prodotto nel periodo precedente. La gravità della crisi economica dipende poi dal numero di serie consecutive di risultati negativi, più lunghe le serie di valori negativi maggiore sarà la gravità della crisi.

Abbiamo scritto che il PIL rappresenta il valore di tutti i beni e servizi generati sul territorio nazionale, meno i consumi intermedi, ma aumentati del valore delle tasse. Il suo valore per capita, poi, indica la quota di quel prodotto che, in un sistema assolutamente paritario, spetterebbe ad ogni cittadino. Ma questo abbiamo visto nell'articolo precedente non é mai il caso visto che le disparità sociali da sempre esistite, da vari decenni, ormai, continuano ad allargare la forbice tra coloro, pochi, che tutto possiedono, ed il resto. Mi si può chiedere come sia possibile che quando i redditi della maggior parte della popolazione non crescano o persino come sta succedendo in questi ultimi anni diminuiscano, il PIL abbia potuto continuare a crescere senza riflettere quanto succede alla grande maggioranza dei cittadini? La risposta é persino troppo semplice. Il PIL, nel suo calcolo, tiene anche conto dei guadagni finanziari che sono computati come molte altre attività immateriali, nei servizi, guadagni che, come quota del PIL, sono cresciuti coprendo quote sempre più alte del totale del PIL oltre al fatto che le perdite di reddito dei più poveri sono state più che compensate dall'arricchimento dei più abbienti.

Aggiungiamo che nel computo del PIL si possono anche prendere in considerazione diversi valori. Molti ricorderanno come alla fine degli anni ottanta, il governo Craxi decise di computare anche una maggiorazione dovuta all'esistenza dell'economia sommersa, il nero dell'economia che senza dubbio contribuiva ad accrescere il reddito di una parte della popolazione, ma che sfuggiva i controlli fiscali e quindi non emergeva, sarebbe ora più esatto scrivere non era riflesso, nella contabilità nazionale. Grazie al conteggio del sommerso, l'Italia vide crescere di vari punti il valore del suo prodotto giungendo a superare come valore assoluto del suo PIL quello di quasi tutti i paesi europei fatta eccezione per la Germania, la Francia e l'Inghilterra.

Oggi, tutti sappiamo che si é appena ripetuta una operazione simile che certamente ha fatto  aumentare il valore del PIL includendo nel suo calcolo  anche i proventi del meretricio e del traffico di stupefacenti, due attività illegali, ma che di certo generano ricchezza per chi le pratica. Le ragioni per aver approvato questa nuova forma di misurare il PIL, che, va scritto, corrisponde ad una richiesta di Eurostat, sono semplici: ci si aspetta che il PIL cresca facendo così decrescere il valore relativo del debito pubblico che appunto é rappresentato come percentuale del PIL ed anche il deficit della spesa pubblica che tutti sappiamo é vincolata a non eccedere il 3% del valore del PIL.

Per queste semplici ragioni, il governo in carica ha deciso posticipare l'annuncio del programma finanziario per il 2015 ed anni a venire proprio sperando che la crescita del PIL permetta aumentare il volume della spesa pubblica prevista senza per questo violare i vincoli dei trattati dell'Unione europea. Che questa sia soltanto una operazione machiavellica, come lo era stata quella di computare il sommerso balza agli occhi pensando che se le cose fossero fatte nel modo giusto, ad un aumento del reddito dovrebbe anche corrispondere un aumento delle entrate fiscali, cosa che non avverrà perché sia le attività d'origine criminale che quelle convenientemente chiamate “sommerse” non vengono tassate perché occulte al sistema delle entrate fiscali, quindi il PIL cresce generando un momentaneo aggiustamento dei conti pubblici, ma senza quel cambiamento strutturale che sarebbe necessario per rendere la situazione duratura e sostenibile.

Si può al rispetto affermare che questi espedienti di contabilità nazionale hanno lo stesso effetto di una dose d'anfetamina sul corpo umano, ne aumentano le prestazioni nel breve periodo, ma lo indeboliscono nel lungo. Differente sarebbe ottenere successi nella lotta all'evasione fiscale o misure atte ad invogliare gli operatori del sommerso a legalizzare la propria situazione perché questi introiti addizionali che sono vera ricchezza aggiunta farebbero si aumentare il PIL, ma lo farebbero aumentando anche il gettito fiscale per lo Stato che avrebbe meno bisogno d'indebitarsi rendendo possibile la riduzione della pressione fiscale, uno dei mali cronici del sistema economico nazionale.

Quanto appena scritto già rende bene l'idea sulle inadeguatezze di un sistema come quello utilizzato dalla Unione Europea e dalla Commissione per i propri calcoli di politica economica basati sul principio della crescita del PIL, ma a questo si deve aggiungere che il PIL nasconde i problemi più che aiutare ad affrontarli dal momento che come già affermato non contiene strumenti per misurare la situazione sociale del paese. Questo avviene perché i partner europei sono prima di tutto ossessionati dal voler mantenere sotto controllo l'inflazione ed in secondo luogo dal veder crescere il volume globale del PIL consolidato per tutti i paesi membri e solo quando questi obiettivi prioritari sono stati raggiunti, prenderanno in considerazione altri indicatori come il tasso di disoccupazione che dà, invece, una misura del malessere sociale del paese perché ad aumenti della disoccupazione corrispondono anche aumenti del rischio povertà.

Quando la Commissione europea annuncia enfaticamente che studi che essa ha commissionato ad entità esterne prevedono una crescita nel tempo del PIL sino ad un valore massimo (si veda bene: valore massimo raggiungibile solo quando tutte le circostanze risultino essere favorevoli) di €119 miliardi, non sta affermando, come vorrebbe far intendere, citando anche il valore per capita di questo aumento, che la totalità dei cittadini europei ne avrà un beneficio diretto, associato quindi al TTIP, ma soltanto che nel computo totale del PIL europeo si avrà un crescita che, viste le profonde sperequazioni esistenti, finirà per beneficiare una percentuale irrisoria della popolazione.

PPS

L'indicatore del Potere d'Acquisto Standard é altro indicatore economico utilizzato dalla Commissione per analizzare la situazione economica dei vari paesi. L'Europa dei 28 soffre un grave problema derivato in gran parte dalla fretta con cui l'Unione é venuta crescendo dal piccolo nucleo originario dei sei paesi, sino all'attuale totale di 28 Stati membri, numero destinato in un futuro non troppo lontano a continuare a crescere. Infatti, fatta eccezione per la Turchia che é in lista da attesa da varie decadi, negli ultimi quindici anni con processi alquanto veloci, il numero delle annessioni di paesi appartenenti all'est europeo é aumentato rapidamente per ragioni di natura politica anche se altre considerazioni come le disomogeneità delle condizioni sociali ed economiche tra Stati dovrebbero aver consigliato tempi più lunghi e maggiore cautela. In conseguenza, ad un gruppo relativamente omogeneo di paesi che un tempo erano conosciuti come Europa occidentale si sono aggiunti paesi del centro Europa area ex Patto di Varsavia e successivamente dell'est europeo, ex Unione Sovietica molto disomogenei con il primo nucleo per ragioni di tradizione politica, di situazione sociale e di sviluppo economico.

Il PPS é un indicatore che utilizzando un convertitore monetario unico tenta di rendere omogenee situazioni altrimenti divergenti in termini di costo della vita, disponibilità di servizi, capacità produttiva e organizzazione delle infrastrutture. Nella prima parte sottolineavo come situazioni di relativa sicurezza sociale in un paese, in altri paesi dell'Unione sarebbero considerate a rischio povertà e destituzione sociale o addirittura come situazioni di miseria assoluta. Quindi, il pregio di questo indicatore é certamente quello di far risaltare le differenze che esistono tra Stati membri dell'Unione, ma lo stesso non ha valore per valutare come le economie degli stessi paesi si stiano evolvendo e soprattutto per aiutare a capire come ridurre il divario sociale esistente all'interno del paese stesso e tra quel paese ed il resto dell'Unione.

Il Centro Studio della Commissione dedica certamente tempo e risorse all'analisi e studio di queste problematiche. Lavori di ricerca che essi preparano offrendo adeguate analisi della questione sociale, ma successivamente, a livello di decisioni politiche, questi lavori non sembrerebbe vengono  considerati prioritari dal momento che l'attenzione dei vertici della Commissione e del Consiglio continuano ad attribuire priorità e precedenza a questioni macro-economiche collegate con il contenimento dell'inflazione, unico male e preoccupazione che realmente occupa le menti di molti politici e tecnocrati europei ed alla crescita del PIL. Ovviamente, l'inflazione é un problema serio e non deve mai essere trascurata, ma oggi con paesi come l'Italia che ormai sono in una situazione deflazionistica, ossia con una inflazione negativa dovuta alla paralisi del sistema economico in cui si produce e compra sempre di meno, insistere nella lotta contro l'aumento dei prezzi invece di tentare d'arginare la continua recessione economica e sociale, sembra francamente non solo eccessivo, ma autolesivo.

Per questo sembra veramente paradossale che si attribuisca priorità al TTIP, trattato che per la sua natura di voler stimolare scambi di prodotti ed investimenti tra i due lati dell'Atlantico privilegia gli interessi delle grandi imprese multinazionali, le sole con i requisiti per beneficiarsene, mentre invece, se la Commissione ed il Consiglio fossero attenti agli interessi ed al servizio dei cittadini, si dovrebbero concentrare su misure atte a favorire la piccola e media impresa, per la sua capacità di affrontare il fenomeno della crescente disoccupazione, studiando anche forme che favoriscano il primo ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. Questi, infatti, sono i problemi evidenziati dai rapporti e studi sulla povertà in Europa di cui ho scritto nella prima parte di quest'analisi. Paradossalmente, persino le priorità dell'Unione europea contenute nell'agenda Europa 2020 (confronta il sito web della Commissione per dettagli) sono infatti altre da quelle indicate come ragioni primarie per volere una rapida approvazione del TTIP. Quelle priorità vogliono essere una risposta ai problemi sociali del continente, mentre resta alla Commissione dimostrare come l'approvazione del TTIP potrebbe servire a quello scopo visto che la promessa di crescita del PIL come motore per generare impiego e ridurre sperequazione sociale non é per nulla convincente.

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