TAPAS E ALTAZOR

SURREALISMO e POESIA

di Paolo Basurto

'Nací a los treinta y tres años, el día de la muerte de Cristo; nací en el Equinoccio, bajo las hortensias y los aeroplanos del calor.
Tenía yo un profundo mirar de pichón, de túnel y de automóvil sentimental. Lanzaba suspiros de acróbata.[...]  Amo la noche, sombrero de todos los días.
La noche, la noche del día, del día al día siguiente. [...]
Una tarde, cogí mi paracaídas y dije: «Entre una estrella y dos golondrinas.» He aquí la muerte que se acerca como la tierra al globo que cae.
Mi madre bordaba lágrimas desiertas en los primeros arcoiris.
Y ahora mi paracaídas cae de sueño en sueño por los espacios de la muerte.'
(1)

Sonia recitava senza sforzo come se fossimo ancora a teatro e lei sul palcoscenico. Invece eravamo in attesa delle nostre tapas, affamati, assordati dai tifosi del Barçà impazziti per la vicina vittoria sulla Juve, compressi dalla voglia di esprimere la tensione che lo spettacolo (2) ci aveva procurato. Sonia era elegantemente vestita. Ma a teatro gli attori veri erano nudi come Eva e Adamo. Mi era costato convincermi che fosse una cosa seria. Un gruppo di giovani attori ed attrici, in una penombra di riflettori, si agitava furiosamente strappando decine di fogli scritti, attaccati ai muri. La luce coglieva a sorpresa le loro belle nudità e subito il sospetto mi è nato che fosse un facile artificio per scioccare il pubblico o almeno incuriosirlo. Poi avvenne la magia, quando la bravura della recitazione ha cominciato a creare il pathos dolente dell'assurda umana condizione. Una sofferenza rabbiosa  che contestava Dio e coinvolgeva il pubblico fino alle lacrime. Non una goccia di eros si è più insinuata, annacquandolo, nel clima dello spettacolo. Invece il surreale ha subito saturato l'ambiente comunicando, nel suo modo fantasiosamente irrazionale, tenerezza, nostalgia, una voglia immensa e insoddisfatta di amore, che era poi il tema-guida della pièce.

Non è molto noto in Italia, Altazor, e neppure Vicente Huidobro, poeta cileno, contemporaneo di Neruda con il quale, dopo una breve amicizia, aveva litigato tutta la vita. Eppure Huidobro è stato un esponente significativo del surrealismo letterario, e nella sua vita, conclusa a 56 anni, aveva scritto non poche poesie, poemi, racconti e libri e aveva anche ricevuto qualche importante riconoscimento, nonostante il suo estremo sinistrismo politico. Altazor è appunto un poema di Huidobro in sette canti e una prefazione (chi se ne intende dice che è il meglio riuscito; non è stato tradotto in italiano ma in internet se ne trova una versione integrale). Ogni monologo degli attori era ispirato a un canto, mentre una regìa sapiente di sperimentalità e piena di discreta efficacia, animava quasi acrobatiche danze al ritmo delle emozioni che i versi trasmettevano; anzi era l'attore, con il suo corpo, la sua voce, la sua libertà di suggestione che voleva e riusciva a esprimere  sentimenti difficili perché ineffabili.

Pier Margarita Ferran Françoise Sonia io stesso, abbiamo confessato che ci siamo commossi e qualcuno ha anche ammesso una lacrima. L'attesa delle tapas è stata provvidenziale. La tensione si è sfogata nel piacere della condivisione della propria interpretazione. Un capire progressivo, sulle parole dell'altro, che lo spettacolo non recitava solo il poema di Huidobro ma anche quello della regista e di ciascun attore:

*questa ossessione di amore, cascate inesauribili d'amore 'cascadas de amor inagotables'. Una creazione che promette l'amore senza darlo mai;

*come la poesia che crea come Dio crea, 'Poesía poética de poético poeta' con la stessa arroganza, pazienza e delusione, 'Nunca un cielo tuvo tantos caminos como éste/ Ni fue tan peligroso [....] ¿Cómo podré dormir mientras haya adentro tierras desconocidas? '(3) ;

*perciò si spegne la speranza.  La poesia non ferma le guerre; milioni di morti, morti, morti per nulla. Forse anche noi siamo morti, morti già adesso nell'assurdo della realtà. Venite morti, con le vostre bandiere di aurora, 'Venid, venid os esperamos porque sois la esperanza/ La unica esperanza' [....], l'ultima speranza adesso che è tutto finito, 'Todo se acabó/ El mar antropófago golpea la puerta de las rocas despiadadas' (4)

*Altazor è anche l'Angelo, il Poeta, Satana-Dio, che si lancia con il suo inutile paracadute nella frustrante ricerca dell'amore che non c'è. 'Soy yo Altazor el doble de mí mismo..... Colgado al paracaídas de sus propios prejuicios/ Soy yo Altazor el del ansia infinita/ Del hambre eterno y descorazonado/ Carne labrada por arados de angustia [.....] Estoy solo/ La distancia que va de cuerpo a cuerpo/ Es tan grande como la que hay de alma a alma/ Solo/ Solo/ Solo/ Estoy solo parado en la punta del año que agoniza (5);

*ma almeno la donna, la Donna, si salva dal pessimismo dell'assurdo. Oppure no? 'Mujer el mundo está amueblado por tus ojos'/Se hace más alto el cielo en tu presencia [...]Al irte dejas una estrella en tu sitio/ Dejas caer tus luces como el barco que pasa/ Mientras te sigue mi canto embrujado/ Como una serpiente fiel y melancólica'.(6)

Che stupore pensare che stavamo ancora recitando con loro, anche noi, ciascuno il nostro poema... in attesa delle tapas. 'Los verdaderos poemas son incendios. La poesía se propaga por todas partes, iluminando sus consumaciones con estremecimientos de placer o de agonía./[...] Un poema es una cosa que será./ Un poema es una cosa que nunca es, pero que debiera ser./ Un poema es una cosa que nunca ha sido, que nunca podrá ser'.(7)

Meglio cantare assieme la musica del nonsenso. La musica della Poesia, la musica dello Spirito. 'Ámame, hijo mío, pues adoro tu poesía y te enseñaré proezas aéreas./ Tengo tanta necesidad de ternura, besa mis cabellos, los he lavado esta mañana en las nubes del alba y ahora quiero dormirme sobre el colchón de la neblina intermitente.'(8)

Meglio cantare così, perché le tapas sono arrivate e il Barça ha vinto in un tripudio di fuochi artificiali. ' Si yo no hiciera al menos una locura por año, me volvería loco./ Tomo mi paracaídas, y del borde de mi estrella en marcha me lanzo a la atmósfera del último suspiro'.(9)

Ci salutiamo felici di essere stati assieme. Che buoni amici !

--------------------------

(1) Sono nato a trentatré anni, il giorno della morte di Cristo; era il giorno dell'equinozio, nacqui sotto le ortensie e gli aeroplani del calore.  Il mio era lo sguardo profondo del piccione, del tunnel e dell'automobile sentimentale. Lanciavo sospiri di acrobata. [...] Amo la notte, cappello di tutti i giorni. La notte, la notte del giorno, dal giorno al giorno che segue. [...]  Una sera ho preso il mio paracadute e mi son detto: "Tra una stella e due rondini." Ecco la morte che si avvicina come la terra alla palla che cade.  Mia madre ricamava lacrime deserte negli arcobaleni primordiali.  E adesso il mio paracadute cade da un sogno all'altro attraverso gli spazi della morte. [Trad.A.]

(2)La pièce teatrale 'Altazor' ispirata al poema del cileno Vicente Huidobro, è stato messo in scena a Barcellona dalla regista, cilena anche lei, Jessica Walker, fondatrice, nel 1999, del Laboratorio Escuela de Expresión Corporal Dramática di Barcellona.

(3) 'Non s'è mai visto un cielo con tante strade come questo/ Né così pericoloso [...] Come potrò dormire se dentro ci sono tante terre sconosciute? [Trad. A.]

(4) 'Tutto è finito/ Il mare antropofago bussa alla porta delle roccie spietate'. [Trad. A.]

(5)'Sono io Altazor il doppio di me stesso [....] Appeso al paracadute dei miei pregiudizi/ Sono io Altazor, quello dall'ansia senza fine/ Dall'eterna fame e scoraggiato/ Carne dilaniata da aratri d'angoscia [...] Sono solo/ La distanza che va da un corpo a un corpo/ E' grande tanto quanto quella tra un'anima e un'anima/ Solo/ Solo/ Solo/ Sono solo bloccato alla punta dell'anno che agonizza [Trad. A.]

(6) Donna il mondo è stato arredato per gli occhi tuoi/ Il cielo si fa più alto alla presenza tua [...] Lasci una stella al posto tuo quando te ne vai/ Lasci le tue luci cadere come la nave che passa/ Mentre il mio canto stregato ti segue/ Come un serpente fedele e malinconico' [Trad. A.]

(7) I poemi veri sono degli incendi/ La poesia si diffonde dappertutto, illuminando quello che consuma con brividi di piacere o di agonia/ [...] Un poema è una cosa che sarà/ Un poema è una cosa che non è mai, ma che che dovrebbere essere/ Un poema è una cosa che non è stata mai e che mai potrà essere. [Trad. A.]

(8) Amami, figlio mio, adoro la tua poesia e ti insegnerò aeree prodezze/ Ho tanto bisogno di tenerezza, bacia i miei capelli, li ho lavati stamattina con le nuvole dell'alba e adesso voglio dormire sul letto di rugiada intermittente. [Trad. A.]

(9) Se non facessi almeno una pazzia all'anno, diventerei pazzo/ Prendo il mio paracadute, e dal bordo della mia stella in marcia mi lancio nell'atmosfera dell'ultimo sospiro. [Trad. A.]

DESIGN BY WEB-KOMP