critic Globus

di Elena Basurto

Si sta svolgendo in questi mesi a Roma, dentro il Colosseo, la mostra “Terrantica. Volti, miti e immagini della terra nel mondo antico”, che contiene interessanti reperti che illustrano il rapporto fra l’uomo e la terra, accompagnati da fotografie.

Il percorso si conclude con un installazione a forma di uovo che invita i visitatori a declinare la riflessione sui temi posti dalla mostra in chiave più personale. Il progetto si chiama critic Globus ed è costituito da questa struttura ovoidale di legno e terra cruda, capace di accogliere anche 2 o 3 persone, con dentro una webcam ed uno schermo interattivo che propone 3 domande:

  • Cos’è per te la Terra?
  • Come immagini il futuro del pianeta Terra?
  • Registra una ninna nanna, una poesia o una filastrocca della tua terra.

Le video-testimonianze lasciate dalle persone vengono poi trasmesse in un monitor installato accanto alla struttura e sul canale youtube dell’iniziativa.

Una pagina facebook arricchisce il dibattito raccontando gli spunti di riflessione più insoliti che emergono dalle registrazioni. In occasione della chiusura della mostra verrà prodotto un documentario con i video più interessanti. In questo modo viene registrato uno spaccato della comunità globale e, per farlo, quale posto migliore del Colosseo, che accoglie anche 16 mila persone al giorno, da ogni angolo della terra.

E’ affascinante osservare la reazione dei visitatori quando si trovano davanti questa struttura al contempo futuristica e primordiale. La forma e i materiali la rendono magnetica ed accogliente. Quando capiscono che l’installazione è lì per offrire a tutti la possibilità di esprimersi, rendersi partecipi e lasciare una traccia, alcuni ne vengono intimoriti, ma molti entrano senza esitazioni. Il monitor sta mostrando già centinaia di video di persone entusiaste ed è commovente vedere la varietà linguistica e folkloristica che ne emerge. Si trattano temi che prendono spunto dalla mostra ma che virano verso una riflessione più personale e vengono presi molto sul serio dalle persone che partecipano.

Qui si trova una chiave estremamente interessante, dove arte, storia, sociologia, antropologia e la nuova museologia si intrecciano. Attraverso questa installazione le persone diventano parte della mostra. E la mostra si arricchisce di un’appendice attuale. Si aggiorna la tradizionale impostazione passiva in cui il museo propone e il visitatore osserva. E’ affascinante imparare cose nuove, ma è un’enorme aggiunta quella di permettere alle persone di fare parte della cultura e di fare cultura. Qui il visitatore è chiamato a cucire i contenuti appena visti nella mostra con la sua realtà attuale, che nel caso di un tema come quello della Terra pone quesiti ed interrogativi universali. Sta accadendo che centinaia di persone partecipano con allegria, entusiaste di diventare protagoniste invece che semplici osservatori di questa iniziativa.

Il progetto è inclusivo, tutti hanno qualcosa da dire su questi temi, non è richiesta nessuna conoscenza accademica per capire di cosa si parla. Nei musei spesso capita che sia difficile comunicare per il grande pubblico; concetti molto specialistici devono essere semplificati senza essere impoveriti. La verità è che se questo sforzo non riesce si rafforza una percezione della cultura come di qualcosa di distante, da osservare con reverenziale timore, se non addirittura da ignorare perché “è roba per chi ha studiato”.

Il successo della comunicazione attraverso i social media, che sta cambiando il modo di interagire e di elaborare delle persone, sta avendo una profonda influenza anche nel mondo dei beni culturali. Sempre di più i musei del mondo si stanno accorgendo che se non si invitano le persone ad essere attive, creative e partecipi nel processo culturale, l’interesse viene del tutto perso. La tecnologia può senz’altro aiutare a creare un nuovo tipo di legame con il pubblico, ma deve essere usata bene: è fondamentale ricordare sempre che la priorità non è usare l’ultima tecnologia in voga, ma quella di trovare lo strumento più adatto per risolvere un’esigenza del pubblico. Bisogna sempre partire dalle persone.

Il progetto critc Globus, con una struttura affascinante, un touch screen, un sistema di gestione dei contenuti e di regia da remoto, un monitor collegato ad internet per mandare in onda il loop dei migliori video selezionati in tempo reale, e le pagine social-associate, fa sembrare facile un’impresa enorme: far esprimere la comunità globale sulla propria terra, ed ottenere un mosaico rappresentativo della voglia di partecipare delle persone, da qualsiasi angolo del pianeta provengano.

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