METAFISICA DEI SISTEMI POLITICI
    Individualismo e Trascendenza sociale

di Paolo Basurto


Il problema di qualsiasi società è il superamento della identità individuale dei suoi membri e la loro capacità di identificarsi in una dimensione collettiva che li trascende. Di che natura è questa dimensione? La risposta religiosa propone l'ipotesi di una realtà metafisica nella quale la vita trova giustificazione e senso. Questa realtà ordina il comportamento morale. Le sue norme sono le uniche che permettono il pieno compimento del destino individuale. Questa ipotesi diviene dogma con la fede. La società deve essere una manifestazione di questa fede. Senza una dimensione trascendente condivisa nella fede, l'uomo non vede altro che la sua individualità, effimera e limitata, e non trova ragioni sufficienti per sacrificare i propri interessi a beneficio della Comunità.
D'altro canto esiste anche un'individualismo collettivo, cioè quando l'identità individuale si proietta in quella

di una comunità chiusa che esclude le altre e che gli fa annullare l'appartenenza alla specie. (G.Simmel)[1]E' proprio la natura e la funzione della dimensione trascendente nel campo sociale che spinge a distinguere tra la società in quanto collettività subìta, imposta e tenuta insieme dal calcolo del proprio interesse e la comunità che invece, si dovrebbe volere, per realizzare il proprio io, per vivere la propria libertà, e, soprattutto, per potere amare (L.Giussani)[2]. Questa distinzione soffre un po' dell'idealismo tipico di un'epoca, quando Mounier diceva: Amo ergo sum; tuttavia è importante per capire come la dimensione trascendente, che è probabilmente inscindibile dalla natura umana, indipendentemente dalla collettività chiusa nella quale si sviluppa, possa essere stata uno strumento di affermazione dell'individualismo collettivo, annullandone così il vero valore trascendente. Ma è proprio indispensabile il ricorso alla metafisica per riconoscere la dimensione trascendente della Persona? La questione non è di poco conto. Se, infatti, il ricorso alla metafisica è indispensabile, diventa indiscutibile accettare la supremazia delle Leggi di Dio, o dell'Assoluto, inteso come Legge naturale universale e immutabile. Questo ricorso, nel contesto sociale, configura una teocrazia, esplicita o implicita poco importa, difficile da evitare.
D'altra parte, la pretesa laica di poter fare a meno di questo ricorso apre le porte alla supremazia dell'individuo, subordinando il sociale alla soddisfazione delle esigenze individuali.
 
Ma, ripetendo la domanda, è davvero indispensabile il ricorso all'Assoluto per ammettere una dimensione trascendente nella vita individuale? Le opinioni, nel bene e nel male non mancano; eccone alcune molto significative:
  • ·         Trascendente è l'essere e trascendente è la verità, nel senso di un'universalità più alta che riguarda ogni ente (Heidegger)[3].
  • ·         La nostra mente è istintivamente attratta da quella realtà profonda" che ci sembra trascendere la mente stessa (Newberg e Aquili](4).
  • ·         Superare la dimensione religiosa dell'essere equivale ad aprirsi sulla dimensione trascendente della realtà (Jaspers)[5].
  • La vita dell'uomo ha una dimensione trascendente in cui, per così dire, esce da se stessa e diviene partecipe di qualcosa che essa non è, che è al di là di essa. Il pensiero, la volontà, il sentimento estetico, l'emozione religiosa, costituiscono questa dimensione" (Ortega y Gasset)[6].
  • La metafisica è l'arma essenziale per fornire un dispositivo trascendente con il quale imporre l'ordine, impedire l'organizzazione spontanea e l'espressione autonoma della sua creatività (A.Negri)[7].
  • Ma come mai l'uomo fa tanta fatica a riconoscere questa dimensione così importante per la specie, anzi per la Vita, e solo coloro che hanno una fede religiosa che la contempla riescono ad ammetterla, anche se dogmaticamente ? L'uomo ignora l'esistenza di una dimensione trascendente perchè mantiene una posizione passiva di fronte all'esistenza (L. Berra)[8].
  • La psicologia moderna resiste ad ammettere che la razionalità di cui è intessuto l'intero universo, uomo compreso, va integrata con una dimensione trascendente (R.Arato)[9].
  • Tutto sta a indicare che la dimensione trascendente è presente nell'uomo da molto tempo, solo che questa si esprime e si manifesta attraverso il linguaggio del sé e noi non siamo abituati a questo. E' possibile che la negazione della dimensione trascendente, cosmica, dell'uomo, sia dovuta principalmente al rigetto della religione. C'è però un altro aspetto che spiega questo allontanamento, ed è di origine interna all'uomo, e cioè che per sintonizzarsi efficacemente prima con il SE' personale e poi con il SE' cosmico è necessario un lungo e qualche volta anche duro lavoro (G.Palombo)[10].
Lo sviluppo delle neuroscienze sembra apportare sempre nuove prove che la nostra identità e la nostra percezione della realtà non siano altro che l'effetto di un'attività neuronale finalizzata ad un unico scopo: la sopravvivenza della specie. Anche la coscienza e l'inconscio sarebbero attività mentali effimere puramente funzionali a quell'unico scopo.
Potrebbe ciò annullare la fondatezza di una dimensione trascendente nell'uomo e nella realtà alla quale appartiene ?
 
Vale la pena citare quasi integralmente quanto scrive in proposito Dominique Lambert, nel suo libro 'Scienza e Teologia. Figure di un dialogo':
 
[...]l'indebolimento o la mutilazione della ragione è dovuta alla perdita della sua dimensione metafisica[...] Le domande sull'essere in quanto essere "richiedono di oltrepassare l'ordine del fenomeno per protendersi verso ciò di cui il fenomeno è il segno.[...] La teologia cattolica della ragione non è quindi in alcun modo una menomazione o una sorta di inibizione della ragione; essa è rispettata nella sua propria autonomia. Tuttavia la ragione è invitata ad aprirsi alla trascendenza e al senso, cosa che, lungi dall'indebolirla, può dare ad essa dei fondamenti e un'unità su cui non poteva immediatamente contare (Fides et Ratio). [...]
Lo scientismo rinchiude le scienze in sé stesse privandole di un'apertura verso la trascendenza, il pragmatismo priva le scienze della loro dimensione contemplativa, della loro ricerca di una verità che non si confonda con l'utilità.
E' evidente che la teologia presuppone la trascendenza dell'uomo, una dimensione propriamente spirituale. Ciò che costituisce l'uomo non dipende soltanto da ciò che vi si vede in quanto biologi. Tuttavia questa dimensione non si trova in opposizione con il supporto: anzi, al contrario, essa si articola profondamente con quest'ultimo, conferendogli così tutto il suo senso; senso che non può in nessun caso essere esaurito dalla biologia. Si possono facilmente accogliere tutti i risultati delle neuroscienze senza per questo rinunciare ad un'autentica trascendenza dell'uomo. [...] Si può certamente pensare che l'impossibilità di comprendere in modo esaustivo l'atto del pensiero, all'interno di uno schema riduzionista, non è interamente legata ai limiti evolutivi del cervello, ma che si tratta invece di una dimensione profonda dello spirito, le cui condizioni materiali di possibilità sono costituite precisamente dal substrato neuronale così come ci viene presentato dalle neuroscienze. [...] Il fenomeno "biologico, ciò che appare materialmente, è come inglobato, integrato, fornito di supporto ad opera di una dimensione metafisica che gli dà tutto il suo senso.
Anche se è abbastanza evidente che ammettere questa intimità inscindibile tra il fenomeno biologico e una dimensione metafisica, significa contraddire il concetto stesso di metafisica, le argomentazioni di Lambert sono capaci di rimuovere lo scetticismo nei confronti della trascendenza dell'uomo da parte di chi solo riesce a vederne le definizioni biologiche. Il contrasto a questo punto è semplicemente inutile: l'uomo vive la sua realtà trascendente anche se può non esserne consapevole. Forse la storia antropologica potrebbe dare un giorno ragioni per questa perdita, probabilmente dovuta ai necessari adattamenti della specie ai contesti ambientali nei quali le è toccato sopravvivere. Questa dimensione prima ancora di proiettarsi in sfere sprituali e morali è molto verosimilmente la guida profonda della specie, dell'intero genere umano. L'intelligenza è certamente lo strumento più valido che questa guida dispone. La soluzione dei problemi sociali risiede nella possibilità che l'Uomo capisca che vanno affrontati e misurati con l'intelligenza della specie. Se da un lato il trionfo del capitalismo segna il trionfo dell'individualismo, dall'altro è questo stesso trionfo accompagnato da uno sviluppo incredibile della tecnologia e delle scienze, ad avere iniziato l'era della globalizzazione. Questa era potrebbe ben essere chiamata l'era della consapevolezza dell'interdipendenza, della necessità di una governance globale, dell'urgenza di un sistema di soluzione dei conflitti capace di non sfociare nella violenza. Ma anche se l'era è iniziata sicuramente, la sfida rimane ancora nell'ambito delle collettività individualiste nelle quali si divide l'umanità. E' in queste collettività che l'intelligenza della dimensione trascendente dell'uomo deve essere capace di emergere.
 
Ma in che modo questo processo potrà avvenire ? Quali ne sono le condizioni? L'abbandono di uno schema organizzativo dogmatico (le democrazie rappresentative fanno parte di questo schema anche quando si professano non confessionali, pluraliste e laiche, per la loro intera dipendenza da presupposti ideologici che sono anch'essi del genere dogmatico), può avvenire aprendo il più possibile la partecipazione ai processi decisionali della società, a tutti i suoi membri, spezzando così il vincolo di dipendenza della rappresentatività, fonte di corruzione e di assopimento della responsabilità comune.
Questa partecipazione rende cruciale un problema: quello della manipolazione dell'informazione e della disponibilità delle masse popolari ad essere manipolate.
Come ottenere un'opinione pubblica non frutto di suggestione o indotta da dati falsi è, però, un altro capitolo che merita di essere trattato a parte, per la complessità dei meccanismi che mette in movimento.

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                                        N O T E
1.       George Simmel, Individuo e Gruppo.
2.       Luigi Giussani, Moralità, Memoria e desiderio.
3.       Vida Tercic, La dimensione dell'Es in Heidegger
4.       Newberg e Aquili, Dio nel cervello
5.       Vida Tercic, La dimensione dell'Es in Heidegger
6.       Ortega y Gasset, El tema de nuestro tiempo
7.       Antonio Negri ,Impero: il nuovo ordine della globalizzazione
8.       Lodovico Berra,L'angoscia come via alla trascendenza
9.       Roberto Arato, La vita è un'emozione
10.     Gabriele Palombo, Il mal di vivere dell'uomo moderno







 

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