DOPO BRUXELLES
EQUAZIONI PROBABILI E IMPROBABILI

di P.B., G.E.

All'indomani degli attentati di Bruxelles, tutti i leaders europei si affrettano ad esprimere il loro scandalo e la loro determinazione a schiacciare il terrorismo. Ma di tutti l'unico che prende una decisione concreta è la Polonia che, guardandosi bene dal consultare qualcuno, decide senza indugi di chiudere le sue frontiere e non accogliere più migranti e rifugiati. Reazioni europee: zero! Intanto i media martellano senza sosta la sensibilità dell'opinione pubblica soffiando sulle emozioni calde del raccapriccio, dello scandalo, e della gran voglia di colpevoli da esecrare e, perché no? non solo da punire ma da eliminare e, se questo non è possibile, almeno espellere i presunti colpevoli, gli untori moderni, i migranti e i rifugiati (che essendo indistinguibili all'ignoranza dei più), vanno tenuti fuori della porta tutti, senza tanti complimenti. La Polonia fa da battistrada. Baluardo contro Tartari e Mongoli non può mancare alla chiamata storica di grande nazione destinata a difendere strenuamente i valori della civiltà occidentale. Ma quali valori? Si chiede Mario di Terni, un attento ascoltatore di Prima Pagina. Si parla tanto di integrazione degli immigrati, ma se nemmeno io riesco ad integrarmi con questa società, dice Mario con sorprendente sincerità. Una società dell'ingiustizia, dello
sfruttamento ,della corruzione, della criminalità organizzata, della politica scaltra e bugiarda. Forse Mario esagera. Forse dovrebbe saper vedere quante cose buone ci sarebbero da salvare nella nostra società: la Libertà. La Libertà innanzitutto. Sì, è vero, forse è una libertà non tanto maiuscola, anzi un po' ridotta; la libertà di desiderare -di desiderare di essere ricchi; la libertà di vedere le donne in minigonna e senza veli; la libertà di parola, di poter dire quello che si vuole (anche se nessuno ti sente); la libertà di sperare, di sperare che finalmente qualcosa cambi, che venga Qualcuno e, finalmente, metta un po' d'ordine in questa illusione di società nella quale dovremmo, per la ragione o per la forza, integrare questi benedetti immigranti che vengono a turbare le nostre armoniose e felici comunità. Caro Mario, ma non sarai un po' terrorista anche tu? Magari un ritardatario nostalgico delle brigate rosse? Fanatismo per fanatismo, la voglia di distruggere ce l'avevano anche loro. Però Mario, un po' di ragione ce l'ha; basterebbe solo un po' più di coerenza per far passare quella voglia. Un po' di coerenza. Intanto quei terroristi non sono degli immigrati ma cittadini europei a tutti gli effetti e che siano figli di immigrati di seconda o terza generazione dovrebbe far riflettere non poco, ricordando le parole di Mario. Ma riflettere non è facile quando Salvini urla con il sangue agli occhi e la voglia di bombardare in Libia, in Siria e in Iraq cresce in modo esponenziale nell'Europa dei Governi paladini di una Libertà che però va sacrificata se si vuole vincere il terrorismo.
Invece ci sarebbe tanto tanto bisogno di riflettere in modo pacato e senza l'angoscia della paura. L'Europa è un continente ricco. Grazie al mercato unico, che riunisce 28 paesi, l'UE è una delle maggiori potenze commerciali mondiali. La sua, misurata in termini di produzione di beni e servizi (PIL), supera ormai quella degli USA (PIL dell'UE nel 2014: 13 921 miliardi di euro.). L'UE conta solo il 7% della popolazione mondiale, ma i suoi scambi commerciali con il resto del mondo rappresentano circa il 20% delle esportazioni ed importazioni mondiali. Circa due terzi degli scambi commerciali dei paesi dell'UE avvengono con altri paesi dell'UE. Il commercio è stato colpito dalla recessione mondiale, ma l'UE rimane il più grande blocco commerciale al mondo, rappresentando il 16,4% delle importazioni a livello mondiale nel 2011. Seguono gli Stati Uniti con il 15,5% delle importazioni totali e la Cina con l'11,9%. L'UE è anche il maggiore esportatore, rappresenta infatti il 15,4% di tutte le esportazioni, davanti alla Cina (13,4%) e agli Stati Uniti (10,5%).[dal Sito Ufficiale dell'UE]. Certo, c'è la crisi; ancora la crisi; una crisi misteriosa che viene, finge di andarsene e ritorna. Una brutta febbre che gli economisti della Scuola di Chicago fanno molta fatica ad attribuire al loro appassionato liberismo senza frontiere né regole ma che Joseph Stiglitz già un anno fa aveva analizzato, senza mezzi termini: "Il sistema che ha portato alla crisi è un surrogato del capitalismo fondato sull'ideologia del libero mercato. Le risposte alla crisi hanno cambiato assai poco; il sistema resta fondamentalmente ingiusto." Una crisi di sistema, dunque, che ormai è divenuta una grave crisi di intelligenza e di coerenza.
La ricca Europa aveva preso l'impegno solenne di sostenere lo sviluppo dei paesi più poveri nel mondo destinando a questo scopo lo 0,7% del proprio reddito nazionale. Un impegno vecchio di decenni e che già aveva sostituito quello più ambizioso che negli anni '60 era stato indicato nell'1% del PIL. Ma nel 2014 l'Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS) dei Paesi dell'UE e delle sue istituzioni raggiungeva con fatica lo 0,4%, nonostante le acrobazie statistiche intese a truccare investimenti commerciali e assistenza tecnica militare come 'doni' generosi ai Paesi più bisognosi di aiuto. Tuttavia il Commissario dell'UE Niven Mimica è orgoglioso della cospicua somma di 58,2 miliardi di Euro, che quello 0,4% rappresenta. Non ha tutti i torti. E' una bella somma anche se i potenziali beneficiari di questi doni rappresentanto i due terzi dell'umanità. Ma il discorso sullo Sviluppo, sull'Aiuto internazionale e sulla cronica mancanza di efficace coordinazione di questo aiuto sono un discorso troppo complesso per trattarlo qui e adesso. Ma se, per rimanere nell'ambito delle riflessioni sulle pretese equazioni terrorismo=povertà=migranti, dessimo un po' di attenzione a quel rimanente 0,3% che la ricca Europa non si decide di aggiungere al suo APS? Si tratta di una bella cifra anche qui (almeno altri 40 miliardi di Euro). E se si tirasse fuori questa cifra e la si destinasse a soluzioni costruttive per migranti e rifugiati. Tre miliardi e forse sei sono già finiti nelle mani dei turchi. Risorse cospicue a fondo perduto (e con la speranza che non servano a finanziare quel terrorismo che dovrebbero combattere). Ne rimangono sempre un bel po'. E se si riuscisse a convincere gli altri Paesi industrializzati non UE a fare altrettanto, quella somma potrebbe moltiplicarsi almeno per tre (solo gli USA denunciano un APS annuale che è di poco secondo a quello dell'UE, e non rappresenta che lo 0,2% del loro Reddito Nazionale). Con simili disponibilità si potrebbe finalmente mirare ad obbiettivi ambiziosi ma anche coraggiosi e, soprattutto coerenti, almeno per il fenomeno più inquietante, quello delle migrazioni. La trasformazione dell'Alto Commissariato per i Rifugiati in una istituzione dotata di poteri sovranazionali nell'ambito di competenze ben definite rivolte a organizzare globalmente i fenomeni migratori. Il Mondo delle nazioni orgogliose della propria sovranità è irrimediabilmente finito. La globalizzazione ha messo crudamente in luce i lati oscuri e pericolosi di un'interdipendenza incontrollata. E' ora di esserne coerentemente consapevoli e cominciare a mettere le basi di una governance globale dotata dei mezzi necessari per funzionare. La vera equazione tra terrorismo e migrazioni è che entrambi non hanno soluzioni efficaci senza modalità di decisione, prevenzione e intervento (foss'anche armato) a livello globale.
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