I PAPERONI DEL PIANETA
PARLIAMO DEI PROTAGONISTI
(Tempi Moderni VI)

di Marco Borsotti                                                                                     (link ai capp. I, II, III, IV, V)

Generalmente quando scrivo tento di costruire il mio pensiero astraendomi da una visione esclusivamente personale per cercare d'illustrare aspetti di una questione con ragionamenti e non soltanto con asserzioni. Ovviamente, perseguo una linea di pensiero che ha una sua base ideologica, ma cerco sempre, nel limite del possibile, d'evitare l'eccessivo ricorso ad assiomi o dogmi scegliendo il ragionare, spesso partendo da esempi concreti, per portare chi mi stia leggendo a cogliere le motivazioni delle mie riflessioni. Riconosco che possano esistere opinioni discordanti dalle mie, ma almeno pretendo confrontarmi sulla base di un discorso argomentato, evitando nel possibile villanie nei confronti di chi sostenga opinioni discordanti, cosa spesso non presente soprattutto sulle pagine virtuali dei social. In questo caso, però, nel portare avanti il discorso sul neo-liberalismo voglio proporre un'eccezione ed esporre opinioni personali senza troppa attenzione alla loro giustificazione logica, voglio esporre non tanto ragionamenti, ma impressioni.

I numeri della statistica dimostrano che il neo-liberismo ha beneficiato soprattutto la piccola fascia degli immensamente ricchi, non l'un per cento come si sosteneva nelle dimostrazioni di Wall Street o Seattle, ma probabilmente meno dell'uno su un milione. Ovviamente, tutto l'ultimo decile della distribuzione per reddito della popolazione mondiale ha guadagnato in proporzione più del restante novanta per cento, ma quelle poche migliaia di abitanti del pianeta che misurano i loro patrimoni in miliardi hanno certamente visto crescere le loro disponibilità in maniera superiore a tutti gli altri, anche a quel dieci per cento dei più benestanti. Nei cinque brani che precedono l'attuale ho spesso fatto riferimento alla crescita oltre misura delle disuguaglianze nel mondo, fatto questo che nessuno contesta, quindi assumo che nessuno discordi con questa mia constatazione.
Quello che mi sorprende e francamente faccio fatica a capire é la motivazione che anima questo gruppo di persone. Capisco che persone vogliano assicurare il proprio benessere materiale e anche quello delle loro future generazioni, ma mi pare ci dovrebbe essere un limite a questa sete insaziabile d'accumulazione.  Ricordo un film visto tanti tanti anni fa in uno dei tanti cicli televisivi della mia adolescenza che mi colpì per la semplicità del suo ragionamento. Si tratta di un successo di Frank Capra del 1938, Non potrai portarlo con te, dove Lionel Barrymore spiegava ad un giovane James Stewart che i soldi non potevano guidare la ricerca della felicità dal momento che al momento di morire tutti avremmo dovuto separarci dai nostri beni materiali. Per questo, era meglio godere di quanto la vita offriva, soprattutto di coloro che ci circondavano per non dover avere dei rimpianti sul letto di morte. Paradossalmente, quelle parole erano dette da un attore che nella vita reale era un conservatore repubblicano, ma essendo anche un buon attore sapeva esprimere in maniera convincente un'idea che forse in cuor suo non condivideva del tutto.
 
Un film di 49 anni dopo, questa volta diretto da Oliver Stone con Michael Douglas e Charlie Sheen come protagonisti, Wall Street, pur con il consueto moralismo americano visto che contro la realtà dei fatti il cattivo Gordon Gekko alla fine paga il fio giudiziario per i suoi mali, esaltava l'avidità, il motore che porta a cercare sempre di più. L'avidità non é avarizia visto che l'avido spesso spende anche cifre importanti per soddisfare il proprio ego, ma é una sete insaziabile che porta a volere sempre di più, mai soddisfatti da quanto accumulato sino a quel momento. Nulla e nessuno può frenare questa voglia di possedere per nessun altra ragione che per il proprio narcisistico piacere. L'avidità é per principio amorale guidata dal lemma il fine giustifica i mezzi. Questo spiega anche perché queste persone possano non solo ignorare i danni ambientali che i loro affari producono, ma cospirare perché le verità scientifiche che, per esempio, dimostrano ormai al di la di ogni ragionevole dubbio il ruolo umano nell'accelerazione del cambio climatico globale siano occultate, svilite, messe alla berlina per permettere loro di guadagnare un poco di più.
L'elenco di questi super ricchi, almeno di quelli conosciuti, non é un segreto, infatti annualmente una rivista finanziaria americana specializzata pubblica la lista dei cinquecento più ricchi. Cerchiamo di farci un'idea di quello di cui stiamo parlando. Bill Gates, per esempio, l'uomo più ricco del pianeta ebbe nel 2016 un reddito accertato di poco superiore ai $75 miliardi, ossia $205.480.000 per giorno, $8.560.000 per ora, $143.000 per minuto. Tra costoro, il più povero ha un reddito di poco superiore ai $3 miliardi e per chi abbia interesse lascio calcolare quanto guadagni al giorno, ora e minuto. Un cittadino di ceto medio alto di un paese occidentale guadagna all'anno circa quanto Gates guadagna al minuto, mentre per totalizzare il reddito di chi abbia un ingresso di $18.000 all'anno bastano pochi secondi. Persone che vivono con redditi inferiori ai $2 dollari al giorno, coloro che sono considerati poveri da tutte le statistiche non possono essere prese in considerazione a meno di sommare ben 40 di loro per totalizzare quanto egli guadagni in un solo secondo.
 
Come operano
Bill Gates é persona conosciuta e filantropo dedicando parte dei suoi guadagni a vantaggio degli altri, soprattutto per attività sanitarie di pubblico interesse come la lotta alla malaria. Come lui sono conosciute alcune decine di queste persone, ma il resto, la grande maggioranza di loro, é lontana dalla fama. Non é necessariamente che conducano vita appartata, ma non rivestendo posizioni pubbliche e non agendo nel mondo del gossip internazionale sfuggono l'attenzione del grande pubblico perché i giornali e le televisioni gli ignorano. Questo non vuol dire che non contino, anzi, la grande maggioranza di loro é attiva nelle lobby politiche, finanziatori di partiti politici e di figure di spicco come per esempio negli USA Hillary Clinton o lo stesso Donald Trump che molti di loro aiutarono con finanziamenti durante le loro varie campagne elettorali.
In genere, questi grandi finanziatori nella loro generosità non lesinano aiuto a più fronti, i maligni potrebbero pensare che vogliano coprirsi per ogni eventualità, sempre se i candidati in lista siano di loro gradimento, questo significa non siano attivamente impegnati a bloccare l'influenza della grande finanza, spendendo cifre che per ogni comune mortale sarebbero semplicemente impensabili mentre per loro rappresentano piccole frazioni del loro reddito. Così facendo sanno che i politici che essi aiutano saranno poi riconoscenti. Ovviamente, nessuno chiede nulla o promette nulla, farlo sarebbe illegale, ma con i costi delle campagne elettorali per produrre materiale pubblicitario che ormai hanno raggiunto cifre incredibilmente alte, sono pochi i politici che possano permettersi di scontentare uno di questi donatori chiave pena la mancata rielezione alla prossima tornata. Come ho già osservato in precedenti articoli, per vincere una campagna elettorale contano le idee, ma contano almeno altrettanto i mezzi a disposizione per proporle agli elettori, ma anche per contestare le idee degli avversari politici con quella che si conosce come pubblicità negativa.
 
Nel gruppo di persone che consigliano ogni candidato o gruppo politico dipendendo dalle circostanze ha sempre un ruolo predominante la persona o persone responsabili per l'informazione e le campagne di promozione. Costoro sono professionisti della pubblicità che sanno come vendere il prodotto che altri hanno confezionato. Questo mondo é molto competitivo e tutti coloro che vogliono garantirsi una presenza nei mercati dipendono dal lavoro di questi specialisti che, quando particolarmente bravi, presentano parcelle veramente salate. Per questo, oggi, una campagna di successo per essere eletto diciamo Presidente degli Stati Uniti costa centinaia e centinaia di milioni. Costi proporzionalmente minori, sono necessari per condurre campagne elettorali per ogni incarico elettivo. Per questo in Italia, per esempio, i partiti non possono rinunciare ai contributi elettorali pena il rischio di non riuscire a farsi conoscere e quindi ottenere voti.
Un esempio recente mi pare sia opportuno per chi avesse ancora dei dubbi. Nelle settimane scorse al Senato degli Stati Uniti si sono tenute le riunioni per confermare la scelta del Presidente Trump per Segretario all'Istruzione, l'equivalente in Italia del Ministro dell'Istruzione. Betsy DeVos é una miliardaria famosa per aver difesa in passato le scuole private d'ispirazione cristiana perché, a suo vedere, sono una garanzia per i genitori che i propri figli ricevevano un'educazione ispirata a valori moralmente accettabili. Per questo, lei fu sempre contraria alle politiche che volevano privilegiare l'uso di fondi federali per appoggiare le scuole pubbliche lasciando tutte le altre scuole, sia quelle confessionali che quelle di altra natura, al finanziamento privato. Per chi non abbia ascoltato alcune delle audizioni pubbliche che lei rese di fronte alla Commissione senatoriale, ne raccomando l'ascolto per farsi un'idea di che cosa lei sia stata capace di dire. Un esempio per tutti, la candidata si disse favorevole alla presenza di armi da fuoco nelle scuole a suo dire per proteggere gli alunni dal possibile assalto di bestie feroci come i grizzly. Molti, persino tra i senatori repubblicani, risultarono sconcertati dalle sue tante risposte, ma alla fine, sia pure per il rotto della cuffia dal momento che ottenne l'approvazione solo grazie al voto del Vice-Presidente Pence, figura che normalmente si dovrebbe astenere, perché i cento Senatori si erano divisi in due parti uguali. Comunque 50 Senatori repubblicani votarono a suo favore, anche coloro che si erano detti contrariati dalla sua nomina perché sconcertati dalle sue risposte. Come mai lo fecero? Forse perché lei in passato era stata sempre generosa nei suoi contributi elettorali. Nessuno può affermare con certezza che questo sia stato un fattore rilevante, come nessuno può essere certo che lei sia stata scelta per quella posizione per aver data ben nove milioni e mezzo alla campagna del Presidente Trump, ma certo che pensare male in questi casi sarà anche peccato, ma é molto probabile che vada molto vicino alla verità.
 
Come tutti sanno Trump come fu Berlusconi e' miliardario. Nel governo appena nominato da Trump figurano ben 12 miliardari. La narrazione che essi fanno per giustificare la loro “scesa in campo” é che essendo persone di grande successo personale sentono di dover mettere le loro competenze certificate dal loro esito nel mondo degli affari al servizio del paese perché anche la Nazione possa arricchirsi. Nel caso di Trump é certamente ancora troppo presto per poter scrivere qualche cosa sul suo futuro successo o insuccesso. Con Berlusconi il caso é certamente molto differente perché sono ormai più di vent'anni che scese in campo ed i dati certificano che le sue promesse sono risultate vane. Di certo, riuscì a modificare il sistema legale per proteggere i propri affari e la propria persona, ma l'Italia che lasciò quando forzato a dimettersi nel 2013 era certamente più povera di quella che lui aveva trovato nel 1994.
Comunque, Trump e Berlusconi sono un'eccezione tra i miliardari, infatti in generale i loro associati evitano esporsi in prima persona preferendo che siano altri a portare avanti politicamente programmi di loro piacimento. Questi altri sono i politici di professione che fanno loro le cause che più stanno a cuore ai loro finanziatori. Nell'attuale contesto politico occidentale non risulta facile attribuire tali simpatie solo a determinati schieramenti politici dal momento che su molte questioni fondamentali ormai le differenze sono ormai divenute così tenui da rendere impossibile fare una distinzione. Ovviamente, come in tutte le cose esistono eccezioni, ma sia nel campo progressista che in quello conservatore queste eccezioni rappresentano sempre nicchie di scarso rilievo.
 
Come farsi proteggere e promuovere i propri interessi
Abbiamo già chiarito che il neo-liberismo é un versione del capitalismo predatorio al massimo livello. I pochi che ne beneficiano, i miliardari di cui stiamo parlando, vogliono tutto e subito. Attorno a loro, poi, esistono altri gruppi sociali che da questo stato delle cose possono beneficiarsi anche se in misura minore. Anche costoro, quindi, vedono nel sistema un proprio interesse e non considerano accettabile modificarlo. Volendo essere generoso, guardando le curve di ripartizione della ricchezza, tutte queste classi sociali possono racchiudere tra il dieci ed il quindici per cento della popolazione. Tutti gli altri starebbero meglio se, per esempio, si tornasse ai modelli keynesiani di sviluppo. Si tratterebbe sempre di capitalismo, ma in una forma più moderata con minori disuguaglianze.
 
É chiaro che il sistema non funziona senza l'assenso sia pure passivo della maggioranza. Menenio Agrippa nel suo apologo sosteneva che senza una testa pensante il corpo non funzionerebbe. Il problema é anche vero al contrario. La testa non ha nulla da far funzionare senza un corpo operativo. Quindi, alla sua tesi si può sempre rispondere che tutte le parti sono ugualmente essenziali per il funzionamento: il corpo che include senza differenze tutte le sue componenti, funziona al suo massimo quando si trova in stato d'armonia tra tutte le sue parti, senza che nessuna sia trascurata ed in difficoltà. Il corpo lavora per potere alimentarsi,  riposarsi, coprirsi, svagarsi, difendersi. I benefici non sono soltanto di proprietà del cervello, ma vengono spartiti equamente tra tutte le cellule. Infatti gli stessi romani avevano capito che una mente sana abbisogna di un corpo sano.
 
La società, qualunque società non importa quali siano i suoi meccanismi interni, opera se la quasi totalità dei suoi appartenenti attuano in modo che essa possa funzionare. Se non lo facessero o anche soltanto se un numero abbastanza rilevante di essi non lo facesse, la società andrebbe in crisi e molto rapidamente si  vedrebbe paralizzata. Chi abbia vissuto almeno una volta uno sciopero generale avrà potuto constatare che tutto quello colpito da coloro che si astengono dal lavoro si ferma. Questo dimostra che per scardinare qualunque schema di società non occorre necessariamente l'uso della violenza, basta una ragionata e solidale resistenza passiva ed il gioco é fatto. L'India si liberò del dominio coloniale inglese in questa forma. Un caso più recente, ma non meno significativo si é avuto in Romania dove uno sciopero generale ha ottenuto la cancellazione di una legge appena approvata dal Parlamento che avrebbe dato un vergognoso colpo di spugna sui molti passati casi di corruzione politica che la magistratura aveva svelato. In soli tre giorni con un crescendo di partecipazione, la protesta é dilagata in tutto il paese obbligando il Parlamento a cancellare la legge appena approvata. Molti considerano la Romania come un paese corrotto, la cui popolazione é prevalente inclinata al crimine. Bene, questi fatti smentiscono questa credenza. Mi chiedo come avrebbe reagito il Senato italiano se dopo il voto per salvare Minzolini dalla decadenza in violazione della legge Severino (oggi il Sen. Minzolini come cittadino non può votare essendo il suo diritto sospeso come indica la legge, ma é libero d’esprimere il suo voto sulle leggi che regolano la vita di tutti), si fosse confrontato con una simile risposta da parte della popolazione? Sono quasi certo che avrebbero modificato la loro scelta in poche ore se il paese fosse stato bloccato come fu la Romania dalla giusta protesta popolare.
 
Questa cosa semplice e che dovrebbe essere intuitiva non funziona nella maggioranza dei casi perché all'interno di ogni società ci sono categorie d'individui che operano perché nulla sia alterato. Ovviamente, tra loro ci sono tutte le forze dell'ordine, ma queste lasciate sole non avrebbero scampo dal momento che anche loro dipendono da quanto tutti gli altri realizzano e senza di quello non avrebbero modo d'agire. A fianco delle forze dell'ordine operano però altri gruppi, molto più efficienti per questo scopo, il cui compito principale é generare consenso, distogliere l'attenzione dalle cause principali di malcontento, convincere la maggioranza a non fermarsi anche se questa sarebbe la giusta strategia da perseguire. Costoro sono i politici, ma anche la gran parte delle figure religiose e, almeno nel caso italiano, la maggior parte dei responsabili degli organi d’informazione.
 
Della povertà morale della politica in Italia ho già ampiamente scritto, così come ho spesso espresso critiche al sistema informativo nazionale troppo asservito agli interessi del grande capitale che lo controlla e della politica, per cui non mi pare qui necessario approfondire nuovamente il tema. Personalmente sono però anche convinto che le religioni siano, tra l’altro, meccanismi funzionali a questo scopo essendo il loro messaggio escatologico disegnato per lenire lo sconforto che ogni umano prova sapendo con certezza una sola cosa, che dovrà morire. Non intendo mettere in dubbio una possibile esistenza di entità superiori agli umani, quel concetto con cui si definisce l’entità suprema Dio, ma dico soltanto che la risposta escatologica che l'uomo da alle sue paure  é certamente stata e continua ad essere un potente deterrente contro l'idea che esso pensi di poter cambiare qualche cosa nelle circostanze della sua vita con il suo semplice fare o meglio non fare. Questo é il messaggio che la maggioranza delle religioni offre: i problemi dell'oggi possono e debbono essere risolti nel dopo vita, ossia accetta le tue sofferenze giornaliere che sono il frutto della tua inadeguatezza perché sarai ripagato soltanto dopo la tua morte.
 
Le grandi categorie del modo di fare politica
I messaggi dei politici sono invece molto differenti. Cercherò di categorizzarli in grandi gruppi secondo il mio modo di vedere il loro ruolo nella società. Alcuni attuano a vantaggio delle maggioranze. Essi si sforzano perché le persone si rendano conto del proprio stato e, soprattutto, delle cause di quello stato. Costoro agiscono per far capire alle persone la forza che avrebbero se soltanto si decidessero ad operare all'unisono in modo solidale. Tra costoro non esistono uniformità di pensiero a partire dal fatto che per alcuni l'unica risposta efficace risiede nell'usare la forza per ottenere quanto voluto, mentre per altri ricorrere alla forza non risolve nulla, anzi anche quando si riesca a scardinare il sistema vigente, si generano le condizioni perché nuove disuguaglianze si stabiliscano. Gli esempi di maggior successo di questa categoria di figure politiche si trovano recentemente in America latina, persone come Chavez, Lula, Correa, Allende, Maduro, Morales, Kirchner.
 
Ma tra i politici ci sono molti, direi la maggioranza, che attuano a vantaggio del sistema economico attuale così come é. Anche in questa categoria esistono differenze a volte persino sostanziali soprattutto nel modo in cui intendono operare.
Alcuni si definiscono progressisti, affermano di avere a cuore gli interessi della grande maggioranza delle persone, ma poi nella pratica attuano politiche che sono invece ad esclusivo vantaggio delle minoranze più ricche. In anni recenti con sfumature differenti, ma con sostanziali conformità nel modo d'operare, abbiamo visto salire alla ribalta internazionale personaggi come Tony Blair, Bill Clinton, Francois Holland, Romano Prodi, Felipe Gonzales, José Luis Rodriguez Zapatero, Gerhard Schroeder, Barak Obama. L'elemento comune per tutti loro fu l'incondizionata convinzione che non potessero esserci alternative al neo-liberismo ed alla globalizzazione dal momento che l'unica forma economica vincente era quella capitalistica che presupponeva a suo supporto un sistema politico rappresentativo possibilmente di forma maggioritaria. Pur con differenze a volte anche marcate nel loro modo d'attuare, essi promossero politiche disegnate a favorire in ultima istanza i pochi a scapito dei tanti. A voler guardare bene quanto costoro fecero, non si vedono differenze significative con il modo d'operare di figure conservatrici a loro contemporanee come Roland Reagan, Margareth Thatcher, Silvio Berlusconi, Angela Merkel, George Bush, Nicolas Sarkozy, José María Aznar, Mariano Rajoy, Theresa May. In molti aspetti, iniziando dalla politica internazionale e dalle relazioni con la finanza internazionale per poi continuare con politiche interne soprattutto quelle relative al mondo del lavoro dipendente a cui di fatto negano centralità politica, non si colgono differenze sostantive di comportamento tra il modo d'operare di un gruppo o dell'altro come dimostrato nel tempo dal momento che i due gruppi si sono alternati nel potere senza cambiare la direzione generale in cui il loro paese si stava muovendo anzi dimostrando una sostanziale continuità nel loro modo d'operare. Il Giappone rappresenta un mondo a parte perché il partito di governo di Abe ha gestito il potere in modo quasi ininterrotto dalla fine della seconda Guerra Mondiale perseguendo un modello di sviluppo economico basato sul debito pubblico che però, a differenza di quello di altri paesi sviluppati, é quasi esclusivamente finanziato dal credito interno al paese stesso, rendendo l'economia giapponese abbastanza protetta dagli effetti di possibili crisi esterne.
 
Non ho menzionato Matteo Renzi in nessuno dei due gruppi perché come da lui più volte menzionato riferendosi alla sua visione del PD come partito di governo, l'importante é arrivare al potere, le idee da proporre per farlo vengono dopo e sono comunque nulla di più che orientamenti che possono essere anche stravolti pur di riuscire nell'intento di restare al potere. Per lui, toscano di Rignano sull'Arno, vale il principio del fine giustifica i mezzi che il suo quasi concittadino Machiavelli non arrivò mai a esprimere in questa forma volgare, ma che evidentemente lui ed i suoi accoliti pensano sia modo sano di gestire la cosa pubblica.
Nello stesso contesto in cui agivano ed agiscono le due categorie di politici appena menzionati, operano anche figure molto più sinistre che proclamano visioni spesso marcatamente nazionalistiche con profonde sfumature xenofobiche, razziste, omofobiche, intolleranti. Nella politica occidentale dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale gruppi simili sono sempre esistiti, ma in genere i loro successi elettorali erano modesti, spesso contenuti sotto le varie soglie di sbarramento predisposte per non dare accesso ai vari organi elettivi a minuscole minoranze. Recentemente, soprattutto da quando si assiste ad un decadere del benessere sociale generale con una crescita spesso esponenziale delle disuguaglianze, questi gruppi hanno iniziato a far presa sull'elettorato a volte riuscendo ad emergere come partito di maggioranza relativa come in Francia dove il Fronte Nazionale di Marie Le Pen ormai é quotato al 37% nelle preferenze. Ugualmente, i risultati delle recenti elezioni in Olanda situano il candidato dell'estrema destra Gert Wilders del Partito delle Libertà come seconda forza politica nel paese anche se la sua avanzata fu minore di quanto previsto nelle inchieste che avevano preceduto le elezioni. In Inghilterra il sistema elettorale a circoscrizioni impedisce un'eccessiva frammentazione del voto, ma il Partito per l'Indipendenza di Nigel Farage da anni ottiene circa un terzo dei consensi tra i votanti.
 
In Germania, il partito Nazionale Democratico guidato da Frauke Petry é in chiara ascesa e dovrebbe ottenere circa il 15% dei voti riuscendo persino a superare il partito di sinistra Linke come terza forza nel paese. In Italia, nel Nord prevale la Lega Nord guidata da Matteo Salvini mentre nel centro sud sta guadagnando consensi Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni. In Austria, il Partito delle Libertà di estrema destra é recentemente quasi riuscito a vincere le elezioni per il Presidente della Repubblica e dovrebbe risultare il partito di maggioranza relativa alle prossime politiche. In Polonia, Ungheria, Slovacchia, Slovenia dominano ormai da tempo partiti simili. Tutti hanno tratto stimolo dalla crisi finanziaria iniziata a fine 2007 e dal fenomeno dell'emigrazione clandestina. Sfruttando il malessere e le paure diffuse che essi hanno saputo ingigantire, sono non solo riusciti ad accrescere in modo significativo il proprio appoggio elettorale, ma sono anche riusciti ad imporre la loro agenda politica a quasi tutti gli altri partiti, anche a quelli sulla carta più progressisti. Costoro con la complicità e connivenza dei mezzi d'informazione sono stati la testa d'ariete che ha fatto prevalere la convinzione che i mali di oggi sono colpa dell'immigrazione e della diffusione dell'Islam, dando una sicura copertura alle cause profonde della crisi, tutte riconducibili alla diffusione di modelli neo-liberisti di sviluppo.
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