DE SENECTUTE

Appunti di Luciano Carpo sul libro di Massimo Ammaniti  ' La curiosità non invecchia. Elogio della quarta età'

Il noto psicanalista riflette sulla “quarta età” (oltre gli ’80 anni), stimolato anche dalle testimonianze o dagli scritti di quasi novantenni e ultranovantenni protagonisti della vita culturale e politica del nostro paese( come Raffaele La Capria, Luciana Castellina, Giorgio Albertazzi, Andrea Camilleri, Alfredo Reichlin, Mario Pirani, ecc.) e di altri famosi autori e personaggi.
Raccontano di come – con l’età- è cambiato il loro modo di vivere i sentimenti e le esperienze proprie della vita di ogni essere umano: la famiglia, l'amore, l'amicizia, il senso del tempo, i sogni, il desiderio, i ricordi, il dolore dei lutti, la potenza dei rimpianti, l’arte del compromesso interiore, la conquista del buon senso, il venire a patti con gli inevitabili acciacchi.
Periodo certo molto complesso con molteplici problemi a vario livello, la “quarta età”, ma se emerge "la forza del carattere”, può essere un momento di grande vitalità. Tutti confermano che si diventa veramente vecchi solo quando si rinuncia a vivere, quando si perde interesse per ciò che accade. Invece la vecchiaia può essere un periodo molto produttivo e ricco della vita, il momento in cui se ne può ricostruire il senso con maggiore consapevolezza e minor coinvolgimento emotivo. Continuando a coltivare affetti, interessi e passioni, rimanendo agganciati al presente e facendo progetti per il futuro, magari condividendo in modo partecipe i progetti dei figli e dei nipotini.

 

 Quarta età, 9 istruzioni per l’uso. E un’appendice operativa

Premessa: Il campanile
Avendo smarrito la strada durante un viaggio in Calabria, l’antropologo De Martino fa salire sull’auto un anziano pastore affinché gli indichi la strada, con la promessa di riportarlo là dove l’aveva incontrato. Il pastore accetta con diffidenza, ma è preso da una crisi di angoscia quando dal suo sguardo scompare il campanile del paese, che per lui rappresenta il riferimento territoriale, spaziale e identitario. Si sente “spaesato”. Sulla via del ritorno, il pastore continua a protendersi fuori dal finestrino alla disperata ricerca del campanile, e solo alla sua vista finalmente si tranquillizza.
1.- Occorre rintracciare il “proprio” campanile, cioè il proprio specifico “desiderio”. Il “desiderio” è il motore.
Per Alfredo Reichilin il campanile-desiderio è: cambiare le cose, fare  politica. Per Raffaele La Capria il campanile-desiderio è esplorare il mistero di se stesso, quello che è stato e quello che è. Per Licia Borrelli, il campanile non è il desiderio, ma l’imperativo morale. Per Albertazzi, il campanile è la bellezza. Per Camilleri è la curiosità: “La rassegnazione e la rinuncia non mi appartengono. Non mi sento di dire che quello che avevo da fare l'ho fatto e che quello che volevo conoscere l'ho conosciuto. Io sono curioso e la curiosità è infinita e, allora, perché non conoscere ancora? Io credo che la mia storia finirà nel momento stesso in cui perderò la voglia di continuare a conoscere, apprendere e sapere”. La forza e la possibilità di guardare le cose in modo diverso quanto naturale. La stessa naturalezza con cui l’ultranovantenne Camilleri ha avuto modo di affermare di non sentirsi vecchio, ma libero interiormente, curioso sempre, tradito dagli occhi che ormai non vedono più, ma non certo dalla testa, dalle idee sempre vivaci e mai sagge. Anche in età avanzata si può continuare a essere curiosi, a non avere paura del nuovo e a guardare le generazioni più giovani con vivo interesse e in modo benevolo. L'amore per i figli e per i nipoti può essere anche il dono di un rimprovero.
2.-Occorre accettare il cambiamento:
     2.1 -Assumendo consapevolmente che il “corpo” è non solo un interlocutore ineludibile, un compagno scomodo, limitante, bensì il protagonista assoluto della nostra vita, su cui possiamo perdere controllo. Dobbiamo guardare al nostro corpo con pietas: in fondo è come una grande fabbrica piena di stakanovisti che non hanno mai avuto un attimo di riposo. Beh, adesso qualche organo ha bisogno di manutenzione o di cambio!
Ma è anche il “corpo” che ci ha abituato a trasformare la materia in spirito; pensiamo ad un orecchio che ci fa apprezzare la differenza tra Beethoven e un altro musicista. Il corpo può cambiare di ruolo, aiutando a trasformare le cose come i sensi che si trasformano in idee e in sentimenti. Bisogna ascoltarlo, il corpo. Come fanno le donne.
     2.2.- Acquisendo la “pacifica saggezza”, cioè sforzarsi di cogliere tutto ciò che di positivo la vita quotidiana continua ad offrire, malgrado le inevitabili limitazioni;
     2.3.- Rinunciando all’immagine di sé che ci ha accompagnato per tanti decenni;

    2.4.- Affrontando il nuovo status senza sentirsi sminuiti, umiliati o sconfitti;

    2.5. - Facendo quello che non abbiamo mai fatto. Vivendo attivamente, perché solo con l’attività si riduce l’insopportabilità del tempo “ subìto”;

    2.6.- Non frammentando il tempo in una serie di singoli atti e gesti scollegati tra loro, ma organizzando e pianificando il tempo quotidiano e quello a venire. Dare una rotta al proprio tempo.
3. Nipotini   
Lo sguardo al futuro può appannarsi, ma non viene mai meno perché il futuro è personificato dai figli e, soprattutto, dai nipoti. Con loro c’è una relazione imprevedibile ogni mattina, intensa ogni volta, favorita dal fatto che i nonni non devono svolgere un ruolo normativo. Con loro c’è complicità, seconda infanzia ( porta a galla ricordi del passato e fa ri-sperimentare le tappe della vita), proiezione al futuro.
4.Immagini primarie 
Corrispondono al “campanile”; sono parte della presbiopia della memoria. E’ normale avere nostalgia, rievocare le esperienze positive della propria vita, legate soprattutto ai tempi e luoghi dell’infanzia. Sono memorie remote con un forte impatto sensoriale e gustativo. Sono fonte di ispirazione nella vita personale e professionale. Per ognuno esiste una propria Itaca, un serbatoio di affettività, un punto di approdo sicuro dove riposare al calore degli affetti e riassaporare ogni momento del percorso compiuto.
5. Tenerezza
 Il desiderio di intimità sessuale si esprime in forme diverse, meno incentrate sulla genitalità.
 Assume il volto della tenerezza e della protezione reciproca. Cresce l’identificazione con il partner. Su questo punto, Ammaniti è convenzionale e asettico. Una geriatra, nostra amica, che lavora da decenni con anziani in una serie di case di riposo, racconta con dovizia di particolari anche esilaranti che la tenerezza ha spesso il linguaggio erotico dell’autoironia e dell’ironia, con vitalizzanti relazioni di cura reciproca, di struggente affetto e quasi di identificazione.
6. Amore genitoriale
Può succedere che i genitori ormai avanti negli anni vivano la rassicurante esperienza di accettare di dipendere dai propri figli, che hanno aiutato a crescere e indirizzato verso il mondo adulto, e che rappresentano una parte di sé, ancora molto vitale.
7. Amici scomparsi 
Creare nella propria mente una “piazza”, un palcoscenico, in cui tutti gli amici continuano a vivere, e così il dialogo non si esaurisce mai. Sopravvivere è un lavoro. Bellissimo, secondo me.
La saggezza non è soltanto un modo più risolto e sereno di vedere la vita, ma la capacità di vivere in maniera autentica la propria interiorità, dando il giusto valore ai rapporti, ai legami e ai sentimenti.
8. La partita a scacchi
A noi umani non è dato concepire “ il perché”. Non ci resta che fare come il nobile cavaliere de “Il settimo sigillo”: pur sapendo che perderà, ingaggia la sfida degli scacchi con la Signora in nero. Poi se ne va e, lungo la strada, vede tanti modi diversi, contradditori e tristi di affrontare la morte. Verso la fine del suo viaggio però incontra una famiglia di saltimbanchi, che lo aiuta a ritrovare fiducia e, quindi, si avvia a raggiungere il castello di famiglia, dove ritrova la moglie e i suoi compagni di vita. Ha combattuto l’impari lotta, a fronte alta. Adesso, rasserenato, giunto nella semplicità del caldo primario, è pronto.
9. Dopo la partita?  
Accettare il mistero. Di fronte al grande interrogativo e al immenso mistero, dire innanzitutto: grazie. Il sentimento della gratitudine è parte integrante dell’esperienza religiosa e il senso del sacro e del trascendente è presente in tutte le culture. Grazie, perché continuiamo a vivere nel ricordo di quanti ci hanno amato. E per la Vita che oltrepassa la nostra vita e che ci include, ed è la vita dell’universo che non finisce mai. “ Mi sto chiedendo se potrebbe esserci un altro pezzo di vita. Non sarebbe male…”( Luciana Castellina).

*- Appendice operativa: Scrivere
La curiosità non è tanto uno sguardo sul reale, quanto un’attitudine alla ricerca di universi differenti. La curiosità è un desiderio. Un campanile.
Forse si invecchia veramente solo quando non ci si stupisce più, quando si dà tutto per scontato e la vita sembra non riservare più sorprese. Ma si può essere vecchi e mantenere il gusto della conoscenza e sapersi ancora meravigliare degli insoliti colori di un tramonto, di un fiore che si schiude o di una bambina che ti sorride con aria divertita.
Solo lo stupore conosce. Cos’è lo stupore? E’ la meraviglia di essere al mondo, è lo stupore di essere vivi, di riconoscere le cose, di vedere un fiore, una farfalla, che ne so, una bella giornata come oggi. Ecco, la capacità di meravigliarsi è un modo di conoscere, non è soltanto un sentimento di meraviglia, ma è un modo di conoscere le cose.
Ma non bisogna limitarsi a conoscere, bensì è necessario trasmettere: scrivere! Lasciare traccia scritta, note autobiografiche per i figli e, soprattutto, per i nipoti. Raccontare la propria vita come un viaggio intellettuale. Lo scritto ci dà la certezza di dove siamo e perché. Scrivere aiuta a schiarire il significato delle cose, ad acquisire un disincantato distacco rispetto ad antichi rancori, risentimenti e rimpianti. A fare pace con noi stessi. Dentro e fuori.
La pratica della scrittura è un dialogo interiore. Attraverso di essa si intravede la trama della propria vita, che non è più il mero susseguirsi di singoli eventi, ma assume l’aspetto di una narrazione, in cui si ritrovano gli stati d’animo sia propri sia delle persone che si sono incontrate, gli interrogativi rimasti in sospeso, in una parola: il senso della Vita.
Rintracciare il proprio “campanile”. Raccontarlo e raccontarsi costituisce una grazia.
 
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