NATALE IN CARCERE

stamane, 20 dicembre 2018

 di Luciano Carpo

Nella sala si svolgono tutti gli eventi con presenza di un pubblico esterno(riunioni, dibattiti e anche il mio Cineforum) è la Messa di Natale ( vi partecipa anche il Vescovo). Poi, concerto. Per l'occasione gli agenti di custodia in alta uniforme sono sempre molto numerosi. E armati. I detenuti partecipano a piccoli gruppi su base volontaria, ma io so che esiste anche una "selezione", cioè ogni gruppo è una rappresentanza delle varie Sezioni e poi non viene consentita l'assistenza ad una manifestazione pubblica a chi e' ritenuto si sia comportato male.L'ambiente e' molto riscaldato, i detenuti indossano solo magliette e camicie. Entrano scortati e, prima di sedersi nel lato sinistro della sala, cercano con lo sguardo spavaldo il sorriso di qualcuno di noi operatori ed educatori, seduti nel lato destro con tanto di cartellino al collo "Visitatore".Mi viene ad abbracciare un antico aficionado del Cineforum, in carcere da molti anni, orgoglioso ex integrante della famigerata Banda del Brenta(" Mai ammazzato nessuno, io. Mai fatto la spia, io. Beh, un pò rubato, sì. E allora? E chi non ruba in Italia!").

 Iniziano i canti natalizi e lo sguardo si fa meno spavaldo.  Sono tutti in piedi, eccetto uno seduto con la testa tra le mani. Proseguono i canti che, in omaggio alla multiculturalità presente, sono in varie lingue. Ma non importa se non si capiscono le singole parole. Anzi! E cosa c'entrano le parole, a Natale! 

Dopo un pò molti hanno la testa china, la mente che ritorna a chissà quali momenti lontani.

Kumbaya, my Lord, Kumbaya ( 3 volte)? Oh, Lord, Kunbaya...  

Evenu shalom, shalom, shalom alejem!... 

Arrivano le canzoni che a me ricordano Mamma Rosi, e forse ognuno di loro evoca una mamma:

Lieti pastori venite alla capanna

e sentirete cantar Gloria e Osanna... 

La sala vibra di emozione appena una voce tenorile intona:

Tu scendi dalle stelle, o re del Cielo

e vieni in una grotta al freddo e al gelo 

Ma il colpo di grazia arriva quando, accompagnato da un violino, il coro inizia a sussurrare la seguente struggente ninna nanna dell'Ecuador: 

A la nanita nana, nanita ea, nanita ea

Mi Jesus tiene sueno, bendito sea, bendito sea. 

Fuentecilla que corres, clara e sonora

ruesenor que en la selva cantando lloras 

callad mientras la cuna se balancea,

a la nanita nana, nanita sea. 

E' una Ninna Nanna, quella che stende tutti, indistintamente. Applausi, con il groppo in gola. Quasi con rabbia, tutti in piedi. 

Uno solo resta seduto con la testa  tra le mani.  

All'uscita, non esiste più il lato sinistro e il lato destro della sala. Ci si saluta tutti - detenuti, agenti di custodia in alta uniforme, "visitatori" e vescovo- senza poter dire una sola parola, con una stretta violenta di mano e una pacca secca sulla spalla. 

E cosa c'entrano le parole, a Natale! 

 

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