Alla fine della giornata di domenica 12 giugno, con un ragguardevole risultato di partecipazione superiore al 41% che crea tante speranze di molti italiani per raggiungere la “vittoria del quorum”, tutta questa angoscia dimostra quanto difficile sia il rapporto tra voto e espressione democratica della volontà popolare.

Perché è così difficile riconoscere nella mera espressione elettorale che la democrazia  si sia veramente realizzata?

Vivendo all’estero, ove il voto di noi italiani

Barcelona, 30 maggio

Ieri notte, domenica 29, in piazza Catalunya,dove da 15 giorni si svolgono le attivitá del movimento "Democracia real ya, Democrazia reale adesso", ho assistito a un'assemblea di almeno 2500 persone, per lo piú giovani. La piazza gremita, ordinatissima, doveva  decidere fra le altre cose se darsi un giorno di riflessione e poi continuare o no nella piazza. Tutti d'accordo per una giornata di riflessione. Quando dicono sí alzano le mani facendole muovere, (l'effetto é un campo di fiori scosso dal vento), quando dicono no chiudono le due mani in una.

La decisione piú importante é stata che il 19 giugno una carovana di gente proveniente da tutte le cittá spagnole  (ci sono 706 movimenti accampati nelle piazze principali del paese) arriverá  a Madrid per dare al governo le famose proposte giá  pubblicate e diffuse dal movimento della capitale,  ossia la fine dei privilegi politici, ripartire il lavoro in modo che piú persone possano lavorare, (come é stato fatto in Francia); le banche speculatrici in fallimento  passino sotto controllo pubblico, (come in Islanda);  riduzione delle spese militari, basta sprechi negli ospedali e strutture pubbliche, in compenso no ai tagli al personale nel campo dell'educazione e salute ecc. Vogliono ricordare al governo che la democrazia vuol dire in greco "potere della gente".  Sará almeno ascoltata? finora i politici hanno girato al largo da Piazza Catalunya, per paura di confrontarsi. Sono venuti e vengono invece esperti economisti, professori, ecologi, dando stimoli e idee.

Un fine settimana tra musica e rivoluzione...tra indignazione e riflessione.

Faccio parte, a Roma, di un coro di dilettanti. Tramite una ragazza che vi canta, si organizza uno scambio con un coro di Madrid. Quando? Il 20 di questo caldo maggio 2011. Atterro alle 7.00 di sera, la persona che mi ospita mi viene a prendere alla stazione della metro che è vicina  a casa sua, a 200 metri da Puerta del Sol. Lasciamo la valigia e mi chiede se voglio  andare ad assistere alle loro prove pre-concerto (le nostre saranno domani) e naturalmente  dico di sì, sono curiosissima di sentirli. Arriviamo al locale che è la loro sede e già troviamo altri membri che stanno distribuendo a tutti dei fogli. Uno ne danno anche a me e non capisco: sono parole di canzoni, ancora non so che sono le prime parole degli Indignados che leggo. Intanto tutti si avviano per uscire. Antonio, il mio ospite, mi spiega che stasera niente prova, si va alla Puerta del Sol. Vamos a cantar allì. Li seguo come un automa. Tutto il gruppo emana energia, sicurezza, allegria. Come ci avviciniamo alla piazza, cui si accede da diverse  strade, incontriamo sempre più numerosi i mezzi della polizia che le pattugliano senza dare troppo nell’occhio. Solo l’ingresso da una strada principale è semibloccato da un grosso furgone e davanti a questo sei poliziotti con i baschi (è un corpo speciale?) sono schierati di traverso alla strada a gambe larghe e braccia conserte, in un atteggiamento che appare vagamente minaccioso ma sembra non incutere paura a nessuno. E poi il tuffo nella folla, una folla fittissima, una marea umana che si muove a stento. Dobbiamo raggiungere un certo angolo, dove molti cori di Madrid si sono dati appuntamento via Internet. Già da lontano li sentiamo cantare, avvicinandoci vedo che tutti hanno in mano lo stesso foglio che ci è stato distribuito. Qualcuno, non so chi, ha scelto canzoni famose, di cui tutti conoscono la melodia, ed ha sostituito i testi originali con le parole della rivoluzione. E’ un coro di centinaia di voci, un coro a squarciagola che aumenta di volume e di entusiasmo quando le parole sono particolarmente sentite, è un coro sottolineato da slogan scanditi  e braccia che si alzano tutte insieme e ondeggiano, minacciano, negano, arringano. La gente è piena di rabbia, è piena di sarcasmo contro tutti i politici, contro i corrotti, contro i bugiardi, è stanca di farsi prendere in giro, canta la speranza e la gioia di sperare insieme, canta la pena per i disoccupati, per i licenziati, per i precari, per i pensionati, per gli studenti senza più borse di studio, per le illusioni perdute. L’emozione cresce, fa vibrare tutti, me compresa, e mi ritrovo anch’io a cantare a squarciagola, perché quel canto non è degli spagnoli ma di tutti, di tutti i popoli del Mediterraneo dal Portogallo alla Grecia, dal Marocco all’Egitto fino alla Siria. Dico alla ragazza che si sgola vicino a me “Domani saremo tutti senza voce!” e lei ridendo mi risponde: “No importa, esto es mas importante!”

LA SPAGNA SI 'INDIGNA' - ECCO IL SUO MANIFESTO

DAL SITO DI 'DEMOCRACIA REAL'

MANIFIESTO “DEMOCRACIA REAL YA”:

Somos personas normales y corrientes. Somos como tú: gente que se levanta por las mañanas para estudiar, para trabajar o para buscar trabajo, gente que tiene familia y amigos. Gente que trabaja duro todos los días para vivir y dar un futuro mejor a los que nos rodean.

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