FRAMMENTI DI STELLE

Conversazione di Salvatore Mazzeo sul M5S

Fare politica

Parlare del Movimento 5 Stelle mi fa un po' soffrire. Ho investito molto in questa esperienza e ci ho creduto. In un certo senso ci credo ancora. Una fede disperata e pessimista di chi non crede ai miracoli ma spera lo stesso che ce ne possa essere uno. Non sono un 'appassionato' della politica ma me ne sono sempre interessato. La politica è un dovere. La nostra vita è regolata dalla politica. Non possiamo sfuggire anche quando pensiamo di non farci coinvolgere. Purtroppo nel nostro Paese la situazione è sempre stata senza spazi per chi, come me, aveva voglia di contribuire e partecipare ma in modo responsabile e pulito. Quattro o cinque anni fa mi iscrissi all'IDV. Si presentava come il Partito dell'onestà e della trasparenza e sembrava che aprisse le porte a chi volesse davvero dare una mano. Non è stata un'esperienza felice. Come tutti abbiamo visto, il minimo che si possa dire è che Di Pietro non è stato capace di scegliere i suoi collaboratori e l'IDV è divenuto una specie di Comitato d'affari, altro che partito della trasparenza. Eppoi il verticalismo imposto dalla personalità di Di Pietro soffocava ogni possibilità di sviluppo partecipativo. Lo stesso verticalismo che oggi affligge il M5S.

Il fascino del M5S

L'esperienza con l'IDV mi aveva addirittura angosciato. L'italia andava a rotoli e a me e a tanti altri come me, non rimaneva che assistere impotenti soffocando nel nostro terribile senso di frustrazione. Sono relativamente fortunato. Abbastanza giovane, ho la fortuna di avere una bella famiglia e un buon lavoro. Faccio il cameraman alla Rai e credo di saperlo fare bene. Ma forse è proprio il mestiere che faccio che mi dà la misura quotidiana della degenerazione della nostra società e ho sempre sentito una forte responsabilità per il futuro che si sta preparando per i nostri figli. Quando il M5S nasce, la proposta era chiara e, per me, estremamente attraente: cambiare il sistema della democrazia rappresentativa, ormai esaurito e insufficiente e completamente dominato dalle oligarchie delle caste, e avviarsi sulla strada di una democrazia, aperta alla partecipazione diretta dei cittadini.

 

Il primo Grillo

Grillo ha sempre strillato la sua satira colpendo senza pietà i punti deboli della nostra società. Diceva quello che pensavamo in molti e anche se a me non sono mai piaciuti i suoi modi urlanti e spesso abbastanza volgari, riconosco che in qualche modo mi servivano di sfogo. Il primo Grillo era piuttosto un portavoce che un Capo politico, come oggi vuole che lo si chiami. Lui stesso diceva che non era altro che il nostro megafono. Il M5S era un'occasione per chiunque volesse rimboccarsi le maniche e cominciare a picconare il sistema per aprire delle brecce nelle quali filtrare la partecipazione popolare. Per questo il M5S non era un partito e mi piaceva moltissimo l'idea di rifiutare, del partito, la caratteristica più corrompente: la struttura gerarchica e verticistica. Avremmo votato su tutto. Il web avrebbe trasformato l'utopia della democrazia diretta in realtà. Inoltre non si avvertiva quella spasmodica corsa al potere, propria di tutte le forze politiche, anzi lo stesso Grillo diceva: "non si tratta di votare il M5S ma di informarsi; di sapersi informare".

La proposta Finocchiaro

Qualcuno afferma che ormai anche il M5S è un partito come tutti gli altri. Anzi peggio degli altri perché la sua struttura è totalmente verticistica ed autoritaria. Posto così il problema rischia di essere solamente semantico. Invece la sostanza della questione è un'altra:  i partiti o i movimenti sono solo strumenti; bisogna far capire invece che la politica non è delegare ma è partecipazione in prima persona. Che importa se il M5S si chiami Movimento o Partito, quello che importa è come funziona. Ecco perché la proposta della Finocchiaro porta abbastanza fuori strada e si presenta come un'arma rivolta contro Grillo. Il M5S è di fatto un partito e credo che questo sia indiscutibile, che Grillo lo voglia o no (del resto lui stesso ha provveduto recentemente a creare un'associazione politica che consacrasse anche giuridicamente la valenza partitica del Movimento). La questione che pone invece la proposta Finocchiaro è la democraticità del Partito o Movimento che sia. Insomma se un Movimento nazifascista come quello greco si insediasse nella vita politica italiana, la proposta Finocchiaro potrebbe anche essere utile a non legittimare forze eversive. Ma presentata in questo momento, una simile proposta non può che apparire rivolta contro il M5S e pertanto è inopportuna.

La metamorfosi

Del resto il problema della democrazia interna è divenuto il vero problema del M5S. La sua partecipazione e il suo successo alle recenti elezioni hanno favorito una trasformazione che a me non piace affatto. Le promesse di democrazia diretta sono solo un ricordo. In realtà sono Grillo e Casaleggio e un fantomatico ed anonimo Staff che fanno e disfanno. La partecipazione dei militanti si limita ad applaudire e se non lo fanno rischiano l'espulsione. Questa è la metamorfosi più incoerente: non c'è vera partecipazione e non c'è nessuno spazio per esprimere e far contare il dissenso. Anche la trasparenza così tanto sbandierata è purtroppo divenuta opaca e nemmeno la Gabanelli è riuscita a far dire a Grillo come in realtà si gestiscono le finanze e a quanto ammontano i profitti della pubblicità sul suo Blog. Profitti che noi tutti alimentiamo cliccando e ricliccando sull'unico spazio dove solo teoricamente è possibile incontrarci. Non si tratterà di grandi cifre. Ma piccole o grandi esisteva un dovere di trasparenza che è stato capricciosamente tradito. A giudicare da come Grillo si sta comportando dopo le elezioni si direbbe che lui stesso la democrazia diretta non la voglia più. La cosa è seria perché a questo punto non si sa cosa ci stiano a fare gli eletti 5stelle in Parlamento. Io non mi sento affatto rappresentato da loro. E infatti non avrebbero mai dovuto essere dei rappresentanti di qualcuno ma solo dei portavoce. I nostri portavoce. Ma non esiste nessuna struttura perché questo avvenga. Quando centinaia di militanti si sono riuniti più volte con il sano intento di sperimentare e organizzare strutture adeguate agli obbiettivi di partecipazione è stato lo stesso Grillo a sconfessarli e ad espellerne parecchi. Ora è troppo tardi per porvi riparo e i danni sono abbastanza evidenti. Il M5S non è affatto pronto per stare in Parlamento in modo coerente ed efficace.

Il Livello locale

A livello locale la situazione è diversa. Lo spirito originario si conserva abbastanza. Il confronto tra pareri contrari è ancora possibile. Non ci sono capi né gerarchie e si mantiene uno slancio spontaneo e volontario che permette di fare rete e creare buoni legami di amicizia. Anche se il rovescio della medaglia è una cronica assenza di regole che spesso sfocia nel caos anarchico e in contrapposizioni di personalità protagoniche difficili da controllare. La vicinanza delle scadenze elettorali crea atmosfere competitive che non dovrebbero esserci e che non si sa come risolvere. Ma è la situazione generale del M5S che pesa come una spada di Damocle anche a livello locale. Grillo è pur sempre il detentore autoritario del Logo e del nome e, ovviamente, non bisogna dispiacergli. Questo spiega le prudenze e le incertezze. Insomma l'autonomia di cui sembra ancora godere il livello locale è di fatto apparente e a condizione di non contrariare il grande Capo. Frequento un gruppo di belle persone, molto volenterose. Se rimango nel Movimento è per loro, per la loro amicizia. Mi piacerebbe che prendessero posizione in forma più netta e che osassero affermare il loro pensiero anche quando fossero in disaccordo con la linea di Grillo. Però capisco che non lo facciano. Da un lato nessuno, nemmeno io, ha voglia di gettare via alcuni anni di impegno politico serio che ha comportato tanto tempo sottratto alla famiglia; dall'altro il successo elettorale ha stimolato molto l'ambizione e la speranza di ottenere qualcosa che fino a ieri sembrava assolutamente impossibile: entrare nelle istituzioni, dal Consiglio Comunale al Parlamento europeo. Con il M5S tutto può essere. Non è chiaro come e con quali regole, ma è certo che i 150 parlamentari eletti con il M5S non se l'aspettavano proprio, né loro né noi. E allora, come perdere questa occasione? Soprattutto quando la lotta nel fronte interno sembra destinata solo ad essere persa.

Perché perseverare?

Sul futuro non sono ottimista. Mi sembra improbabile che Grillo faccia un passo indietro e che i militanti siano in grado di darsi una struttura adeguata che renda l'azione del Movimento coerente con i valori originari ed efficace. Mi sembra più che possibile invece che gradualmente il fenomeno si sgonfi, come è accaduto alla Lega e che rimanga una modesta percentuale di votanti un po' fanatici, affascinati dalla figura trascinante di Grillo. Comunque vadano le cose, la direzione era giusta e bisogna riconoscere che, al di là delle aspettative di tutti noi e dello stesso Grillo, si sono ottenuti dei risultati. La classe politica tradizionale è rimasta profondamente scossa e quasi travolta dalla rabbia contestatrice convogliata nel M5S nell'ultima tornata elettorale. Peccato che l'occasione per costruire e non solo distruggere sia andata per ora persa. Quello che ora sarebbe assolutamente necessario sarebbe un progetto politico che rimetta al centro la persona e i suoi valori essenziali. La scuola, la giustizia, l'informazione dovrebbero divenire le direttrici fondamentali di una visione politica che scavalchi finalmente le contingenze e disegni un futuro dove i cittadini potranno controllare i loro amministratori grazie alla loro assidua partecipazione e vigilanza della cosa pubblica e indipendentemente dalle particolarità dell'organizzazione istituzionale.

(a cura di P.B.)


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