Attaccare le piccole cause di grandi problemi.

di Gisella Evangelisti

“É quello che possiamo fare noi, cittadini comuni, per dare una mano a cambiare il mondo”, asserisce convinto questo trentunenne valenciano, Francisco Polo, che ha creato nel 2010 una piattaforma on line in grado di coinvolgere, finora,  due milioni (sí, avete letto bene) di persone su delle campagne di lotta alle ingiustizie, con obiettivi concreti . Per esempio? Per esempio occupandosi di quell’insulto ai diritti umani che sono i CIE (Centros de Internamiento de Extranjeros). Con una campagna di informazione congiunta con il giornale “Il Periodico” e una serie doi mobilitazioni locali, in varie cittá spagnole,  hanno inviato una petizione firmata da 30 associazioni alle autoritá  perché si prendano misure contro questo limbo legale, che obbliga gli immigranti a restare fino a 18 mesi in una situazione di totale incertezza e disagio, a volte trattati come delinquenti.

Come lui stesso racconta nel suo blog, da piccolo, Francisco, a forza di vedere immagini di negretti affamati, si propose di diventare presidente del mondo per risolvere il problema, ma quando si accorse che la cosa era altamente improbabile, si mise a studiare diritto internazionale e collaborare con organizzazioni come Amnesty International,  per cercare di risolvere almeno casi concreti di violazioni di diritti umani.  Basta guardarsi in giro, di cause per cui lottare ce n’é a iosa, si disse. Secondo lui, fare qualcosa per gli altri é una maniera per essere felici. Non solo. L’attaccare con piccoli gesti significativi un gran problema puó essere la strategia migliore per creare sensibilitá su quel problema, che potrá poi essere affrontato sul piano politico.

L’esempio piú chiaro ci viene da Rosa Parks, la signora di colore che rifiutandosi di cedere il suo posto nel tram nel 1955 a un passeggero bianco scatenó un vespaio che portó alla mobilitazione dei negri contro la segregazione razziale. Se avesse proposto una legge su questo tema, nessuno le avrebbe dato ascolto.

Fu cosí che nel 2010 Francisco Polo  mise in piedi la web Actuable, seguendo l’esempio di web diffuse nel mondo anglosassone, per coinvolgere i cittadini, anche con una semplice firma, su problemi concreti. Le risposte incoraggianti non sono mancate, dalla campagna contro le bombe a grappolo (adesso proibite) al ritiro di casi di sfratto da parte di alcune banche, alla liberazione di un carcerato che marciva in carcere da anni senza che si fosse mai provato la sua colpevolezza.

L’idea é che la gente si renda conto che unendosi, ha un potere, e questo potere va usato. Milioni di granelli di sabbia fanno un deserto, lo sappiamo e dobbiamo ricordacelo., quando la depressione su come va il mondo fa capolino alle nostre finestre. Chi vuole segnalare un problema contatta la web e propone l’azione. É importante sapere a chi dirigersi, avvisa Francisco, perché la petizione non cada nel vuoto. Per esempio, una petizione contro una discutibile trasmissione televisiva di Tele5, se si fosse diretta alla stessa Tele 5, sarebbe rimasta inascoltata, mentre fu diretta alle marche che si facevano pubblicitá nel programma, ed ebbe successo.

Come si mantiene un’organizzazione partita da una sola persona e che dá lavoro adesso a 5?  Ci chiediamo. La risposta di Francisco é che offrono servizi (pagati) alle Ong per aiutarli ad ampliare le loro reti sociali, per esempio mettendoli in contatto con chi vuole fare volontariato, attivismo, o diventare socio. L’ultima mossa di Actuable peró, considerando che la farraginosa legislazione spagnola pone molti ostacoli pratici a iniziative di questo tipo, é stata quella di confluire in Change.org, un’ organizzazione americana in cui lavora un centinaio di persone, e grazie alla rete di milioni di internauti a cui ha accesso, puó raggiungere risultati ancora piú sorprendenti.

Per concludere, segnalo una serie di web che stimolano la gente a usare il propio potere di cittadini attraverso campagne virtuali di carattere politico o ecologico. Cercare di fermare i massacri in Siria, la costruzione di gigantesche e dannose dighe in Amazzonia, fermare la lapidazione di Sakineh o del blogger iraní che lotta per i diritti umani, si puó fare attraverso:

-Amnesty International

-AVAAZ.org (un gruppo ridotto ma efficace di attivisti di varie nazionalitá che opera a Rio de Janeiro e New York) e che ha realizzato, fra l’altro, una  campagna contro la legge bavaglio di Berlusconi,

-Salva la selva.org

-International Rivers

- Greenpeace,

e altre che potete segnalare per esperienza diretta.

Anche chi é costretto in una sedia a rotelle, o un pensionato che crede di aver giá dato tutto e non ha piú niente da dire, e l’aspetta solo una sfliza di giorni grigi puó dare una mano a cambiare il mondo: ne é convinto Francisco, ne siamo convinti noi.

Francisco Polo é in facebook, twitter e nel blog francisco polo.com.

 

 

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