CARI TERRORISTI
lettera aperta di Annina Lago

La televisione mi porta in casa le vostre facce, facce giovani, così simili a quelle di molte vostre vittime. Solo gli sguardi sono diversi, hanno una fissità che spaventa.
Cari terroristi, ci è stato insegnato che bisogna amare i nostri nemici, ed io ci provo. Provo a vedere in voi le vittime che pure siete, i figli che qualche mamma starà pur piangendo, se siete morti, provo a immaginare le notti insonni dei vostri padri, se siete in fuga, braccati. Mi costringo ad usare lo strumento della pietà perché la pietà é dovuta ad ogni essere umano, maglia quasi sempre inconsapevole di una rete planetaria di colpe individuali e collettive, antiche e di oggi, incancrenite nel tempo o nate da fresche idee deliranti. Siete i figli di colpe che hanno attraversato le generazioni, le latitudini e le longitudini, le etnie e i governi di ogni colore e forma.
Venite da un vissuto breve e rabbioso, da ambienti in cui la frustrazione sociale ed economica diventa una pianta velenosa che genera poveri patetici mostri, gente disposta a vent’anni a rinunciare alla vita e a trascinare con sé nelle tenebre centinaia di persone vive, che costruivano un futuro, che sognavano una famiglia o il successo e il benessere e a queste mete dedicavano impegno e sacrifici, ma che al contempo amavano, godevano della bellezza unica di questa nostra unica irripetibile vita, la dolcezza di una serata con gli amici, la musica preferita, un evento sportivo. Semplici piaceri di gente qualsiasi, cancellata dalla vostra cieca arroganza, dal vostro fanatismo idiota.
Perché il fanatismo è idiozia, è cecità, è l’incapacità di tollerare le opinioni e le fedi altrui, è una visione del mondo distorta che prevede la cancellazione fisica di tutti quelli che non la pensano come noi. Un atteggiamento da bambini egocentrici e spaventati che piagnucolano perché ritengono che i compagni abbiano fatto loro un torto e si attaccano alle gonne della mamma o alla forza del papà perché ristabiliscano il mondo così come prepotentemente, pestando i piedi, pretendono.
I fanatici non sono uomini evoluti: il loro cervello primitivo ha bisogno di fissarsi su una formula semplice da ripetere ossessivamente fino all’autoipnosi, all’annichilimento della ragione e della personalità individuale. E i cattivi maestri ne approfittano: chiamano a raccolta da ogni parte persone entusiaste e immature, desiderose di affermarsi nel mondo agitando le bandiere di un ideale che deve necessariamente essere, perché li possa conquistare, un ideale estremo, una meta altissima, qualcosa che tocchi la sfera metafisica, in cui sia direttamente coinvolta (non poteva mancare!) la volontà divina.
Nel mondo islamico, in cui il pensiero religioso è gestito da mille chiese diverse ed è predicato da infiniti predicatori, molti dei quali si sono autoproclamati tali e propugnano della fede aspetti molto legati ad interessi e intenzioni che niente hanno a che fare con la fede stessa, il pericolo di una deriva ideologica e di un travisamento del dettato coranico è grandissimo, e porta a conseguenze letali.
A questo occorre aggiungere che si ravvisa nell’Islam una sorta di schiacciamento temporale che permette ai religiosi di richiamare nelle loro predicazioni situazioni ed eventi che appartengono al passato, ma che hanno ancora un forte effetto emotivo sulla massa incolta di fedeli. Basti pensare al termine “Crociato” tanto caro ai terroristi, che lo usano per definire i paesi occidentali, una parola che riporta ad un fenomeno terminato in senso stretto alla fine del ‘200, con la definitiva vittoria degli islamici sulle truppe europee che cercavano di riconquistare in Medio Oriente almeno i luoghi sacri alla cristianità e di porre un argine al dilagare apparentemente inarrestabile degli eserciti che avanzavano al grido di “Allah è grande”.
Cari terroristi, da occidentale libera di esprimere la mia opinione e da laica convinta, non ho difficoltà a ricordare qui che anche il credo cristiano è stato portato per secoli in giro per il mondo sulla punta delle spade. Quando papa Francesco dice che è una bestemmia uccidere in nome di Allah, sa benissimo quanto in passato i cristiani si siano macchiati di atroci delitti in nome di un Dio implacabile conquistatore di anime recalcitranti. Ma il cristianesimo è più antico dell’Islam di 600 anni e attraversa oggi una fase storica più avanzata, nella quale, senza abbandonare il proselitismo, ha rinunciato, grazie ad una generale evoluzione del pensiero storico filosofico sociale, all’idea rozza di imporre con la forza il “pensiero unico”, la “verità assoluta”. Dall’Illuminismo settecentesco in poi la riflessione laica sul principio di autorità che dominava il mondo occidentale e la sua conseguente disintegrazione ha finito per contagiare anche la Chiesa, anzi le Chiese, che oggi cercano l’incontro piuttosto che lo scontro di fedi.
Ma voi, poveri patetici mostri che, credendo ingenuamente di rovesciare con una spallata un sistema socio-politico-economico che ha basi solidissime, colpite vigliaccamente gente inerme nei luoghi quotidiani della vita, gettate un’ombra sinistra sul presente, come fantasmi di un passato buio e oscurantista, un incubo in cui nessuno di noi  vorrebbe ripiombare, un orrore degli orrori.
Il mondo occidentale, che pure mostra ovunque i segni di errori gravissimi ancora da emendare, ha percorso un cammino straordinario negli ultimi secoli grazie al pensiero laico, alla riflessione sociologica ed antropologica, all’analisi lucidissima del ruolo dell’economia nella storia   e nella distribuzione del potere e quindi alla denuncia dell’ingiustizia sociale, dello sfruttamento di masse di oppressi, della mancata educazione che rende milioni e milioni di individui vittime inconsapevoli di poteri più o meno occulti, esseri incapaci di ragionamento e di critica che acriticamente assorbono teorie deliranti e – per fortuna in frange minoritarie – si trasformano in idioti assassini-suicidi.
Tra questi, tra di voi, trovano un habitat perfetto, non bisogna dimenticarlo, personaggi ancora peggiori, criminali comuni che si travestono da combattenti idealisti o per perseguire vantaggi materiali o per mettere in pratica pulsioni depravate tese alla violenza e al sangue, alimentate spesso da una subcultura trasversale ai mondi occidentale ed islamico che, attraverso il cinema e ancor più ai videogiochi, familiarizza gli individui fin dai primi anni di vita con la visione delle più sadiche atrocità. Trova nell’attivismo dei vostri gruppi una perfetta concretizzazione della proprie confuse istanze quel malessere giovanile presente in tutti i paesi del mondo, ma che è particolarmente complesso nelle comunità islamiche emigrate in cui si sommano le tradizionali frustrazioni dei padri con l’irrequietudine dei figli, che mescolano in un cocktail esplosivo la tendenza atavica ad attribuire sempre a soggetti altri la responsabilità del loro stato con modalità tipicamente occidentali di protesta violenta.
E mentre i giovani idealisti veri o falsi si immolano alla santa causa, l’Islam moderato tace. Non parlo dei numerosi Imam che in tutto il mondo vanno esprimendo il loro dissenso, parlo della gente comune, in particolare della borghesia benestante di molti paesi islamici che manda i figli a studiare a Londra e negli USA ed è molto più laica e “occidentalizzata” di quanto si sappia comunemente in Occidente. Ma con una sostanziale differenza: non parla, non si esprime, non si espone. In sistemi teocratici come sono ufficialmente molte società dei paesi islamici i liberi pensatori tacciono, si defilano, rimangono nell’ombra, salvo poi rivelarsi in circoli ristretti e protetti. E’ un po’ in questi paesi come il consumo dell’alcool, ufficialmente bandito ma che scorre a fiumi nelle case ricche e in certi locali pubblici servito in teiere e tazze non trasparenti. Non mi pare quindi, a quanto mi consta, che cittadini di questi paesi siano scesi in piazza ad esprimere un chiaro “Not in my name”. A titolo personale alcuni di loro lo avranno fatto unendosi alle manifestazioni realizzate nelle piazze dei paesi occidentali. Encomiabile ed anche coraggioso, ma non ha lo stesso peso sull’opinione pubblica dei paesi d’origine.
Cari terroristi, e mi rivolgo qui a quelli che sono ancora in tempo per farlo: uscite dalla vostra stanza chiusa dalle finestre cieche. Studiate non gli antichi testi sacri, ma il pensiero moderno, studiate il mondo degli altri, apritevi alle idee senza doverle necessariamente condividere.
Il mondo ideale è quello in cui coesistono pensieri diversi, in cui persone di fedi e mentalità diverse possono convivere pacificamente, possono confrontarsi pacificamente, possono trovare punti di accordo e mantenere i punti di disaccordo senza per questo sentirsi nemici.
Imparate che i mali della società derivano dall’incorreggibile natura umana, dal desiderio di primeggiare e di sfruttare i più deboli come strumenti, di perseguire un potere ed una ricchezza eccessivi ai danni dei miti e dei pacifici. Ma imparate soprattutto che la natura umana è uguale ovunque e nel corso della storia tutti i popoli hanno attraversato fasi di espansione e di involuzione, di potere e di decadenza. Toglietevi dalla testa che tutti i mali del mondo di oggi derivino dai paesi occidentali in base ai fatti della storia recente, dal colonialismo alle guerre moderne. Se questo è vero in gran parte, ricordate almeno la corresponsabilità dei vostri governanti, spesso ambiziosi e corrotti almeno quanto quelli occidentali, con i quali hanno stipulato e stipulano ogni giorno accordi finalizzati ai reciproci interessi. Nel secolo scorso molti paesi musulmani si sono “innamorati” dei regimi fascista e nazista, e dopo la seconda guerra mondiale si sono ispirati, una volta raggiunta l’indipendenza dai paesi occidentali, più a quei regimi che alle democrazie moderne per delineare le linee politiche dei loro governi. Si sono viste nascere e prosperare dittature feroci che solo i rivolgimenti degli ultimi decenni hanno in parte cancellato. Ma i popoli devono ancora farsi protagonisti.
Scendete nelle vostre strade e chiedete a gran voce, come i popoli occidentali hanno fatto a casa loro da due secoli a questa parte, il miglioramento delle vostre condizioni economiche, un sistema di istruzione efficiente e libero, che faccia di voi dei cittadini pensanti e aperti alle idee altrui, non dei sudditi mantenuti volutamente in uno stato di bisogno.
Quando le fonti di informazione portano nelle vostre case le immagini di un occidente in cui il benessere è diffuso e goduto, pensate che i popoli occidentali lottano da duecento anni per ottenere una democrazia reale, una più equa distribuzione della ricchezza, regole certe per il lavoro, l’assistenza sanitaria per tutti, la libertà di esprimere la propria opinione e i propri bisogni, l’equiparazione delle donne e degli uomini come soggetti sociali, il rispetto delle diversità. In questi duecento anni i popoli occidentali, pur tra errori e contraddizioni, spesso a costo di violenze inferte e subite, hanno visto migliorare sostanzialmente le proprie condizioni di vita, ma sono ancora lontani dalle mete che però hanno imparato a individuare chiaramente e a perseguire con determinazione, così come hanno imparato ad individuare nettamente i soggetti politici ed economici responsabili dei loro mali, senza lanciarsi in una guerra indiscriminata e criminale contro mezzo mondo.
Possiamo immaginarci un traguardo universalmente condivisibile: la convivenza pacifica di tutti gli uomini del pianeta attraverso l’uso sostenibile delle risorse naturali, una qualità della vita accettabile per tutte le popolazioni, la spontanea almeno parziale rinuncia dei più ricchi a perseguire quegli interessi egoistici che provocano invidia sociale, odio e guerra.
Lasciamo stare gli dei là dove stanno, nei loro lontani empirei, ammantati di un potere arcaico e primordiale. Crediamo nella religione dell’uomo, l’uomo ideale ma che pure si è incarnato migliaia di volte in personaggi illustri e oscuri: l’uomo di buona volontà, che vuole il bene per sé ma anche per gli altri, che riconosce l’altro con la sua diversa visione e le sue aspirazioni, che lotta per i suoi diritti non imbracciando barbaramente un kalashnikov ma unendosi ai suoi simili in battaglie pacifiche ma inflessibili fino al raggiungimento dei propri obiettivi.
Questi sono coloro che illuminano e guidano il faticosissimo cammino dell’umanità verso un mondo migliore: voi, cari terroristi, sarete ricordati nella storia solo come barbari, stupidi strumenti dell’ennesima, inutile strage.

 

 

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