"QUI NON C'E' MAFIA"
di Gisella Evangelisti
 
In una recente conferenza alla FestAmbiente di Vicenza, Rosi Bindi, dal 2013 presidente della Commmissione Parlamentare Antimafia, che si é distinta rispetto a quella delle precedenti legislature per svolgere una gran mole di lavoro, ha lanciato un' allerta sull'espansione della mafia nel Nord Italia, spiegando i meccanismi che la favoriscono.
“Sappiamo che a Verona ci sono delle imprese sospette. A Mantova la Ndrangheta si é insediata come punto di passaggio verso Veneto e Garda”, ha riferito. “Non si puó ancora parlare di occupazione del territorio veneto, ma se non stiamo attenti possiamo finire come l'Emilia, e soprattutto la Lombardia (la quarta regione italiana che soffre di infiltrazione mafiosa)”.
Quanto al Sud, la mafia  con le sue varie ramificazioni, controlla e gestisce  terre e patrimoni boschivi, come il Pollino e l'Aspromonte, muovendosi con abilitá nelle dinamiche economiche e finanziarie. Riceve gran parte dei contributi del PAC (fondi per l'agricoltura, europei e non ). E' come un parassito che impoverisce la zona.

 Pochi mesi fa nel parco dei Nebrodi, il presidente non mafioso, nominato dopo dieci anni di commissariamento, per evitare che la sua gestione finisse ancora una volta in mano a una famiglia mafiosa, ha schivato un attentato. Eppure nella Locride la mafia é appoggiata dalla gente, che riconosce che svolge una funzione di “protezione contro lo Stato che l'ha abbandonata”, distribuendo in forma clientelare posti di lavoro e favori. 

L'ultima relazione Antimafia considera che la Ndrangheta che si occupa del trasporto della droga muove il corrispondente del PIL di un paese medio: un fiume di denaro che si dirige verso le imprese in crisi delle zone produttive del Nord, creando una rete di srl.  I crediti vengono offerti alle imprese attraverso intermediari che sono funzionari di banche, avvocati o commercialisti che parlano veneto o lombardo, come si osserva chiaramente nelle intercettazioni. Peró poco a poco l'imprenditore locale é estromesso dalla sua impresa, fagocitata dalla mafia. Ma se qualcuno si ribella, si procede al consueto linguaggio di incendi, minacce, estorsioni.
Le piccole imprese sono senza protezione, per le evidenti falle del sistema bancario, e queste violenze si succedono. Peró “qui non c' é mafia”, si suole ripetere.  E il magistrato, senza prove, non puó fare nulla. Riconoscere la presenza della mafia é il primo passo. I cittadini devono averne coscienza, e stare all'erta, sostiene la Bindi.
Per lei é  vergognoso come a “Porta a Porta” sia stato intervistato il figlio di Riina, come autore di un libro che parla della vita familiare di suo padre, di quanto affettuoso fosse coi figli e cosí via, come un qualsiasi padre, normalizzando e banalizzando la criminalitá.

“La nuova mafia raccoglie consensi, corrompe e fa affari. Per questo sono secoli che non riusciamo a sbarazzarcene. Abbiamo vinto le Brigate rosse e lo stragismo ma non la mafia. Ce la ritroviamo nelle imprese di pulizia all'EXPO come in tutti i passaggi importanti della storia italiana, nei piú importanti crocevia finanziari ed economici. La mafia si presenta come un interlocutore rispettabile nelle elezioni. Se si recidesse il cordone ombelicale politico, morirebbe”, asserisce la Bindi.

“Su che misure possiamo contare per fermarla?” Le viene chiesto.

“Da una parte abbiamo un'ottima legislazione antimafia, come ci riconoscono all'estero, e ottime procure”, risponde. Tra l'altro, la Commissione Antimafia da lei presieduta ha prodotto due proposte di legge, una che riguarda la riforma del Codice Antimafia, l'altra sui testimoni di Giustizia.   Un'altra misura importante da attuare potrebbe essere l'accompagnamento istituzionale dei Comuni che sono a rischio di mafia, per rafforzarli, trovando una terza via fra lo scioglierli tout court o mantenerli cosí come sono.  “Quello che manca, e dobbiamo provvedere”, sostiene la Bindi, “é un'adeguata formazione all'Amministrazione Pubblica, con direttive chiare, per segnalare i vuoti legali per dove si possono verificare infiltrazioni mafiose, prima fra tutti la legge sugli  appalti dei servizi pubblici, come la Sanitá, che non prevede sufficienti controlli, e applicarvi correttivi. No alle grandi opere  che alimentano la corruzione, ma moltiplicare i piccoli interventi locali che danno lavoro nel territorio”.

L'inquinamento é un vecchio problema, anche in Veneto, viene ricordato nell'incontro, dato che per anni la normativa ha garantito l'impunitá di chi gettave veleni nei fiumi, e adesso i nodi vengono al pettine. Era nostro il modello di sviluppo che adesso critichiamo. Dobbiamo cambiare paradigma, per esempio diffondere la lombricoltura, che avvantaggia l'agricoltura, invece dello smaltimento di rifiuti fine a se stesso, come sostiene Legambiente.  Bisogna favorire l'economia circolare,  che é una grande risorsa in un Paese che sta dimostrando una grande vitalitá a livello di economia sociale, invece delle grandi opere, sostiene anche la Bindi.
Cosa fa la mafia cinese?  Ha un gran daffare, viene risposto, producendo gran parte delle droghe sintetiche, mantenendo i collegamenti con le altre mafie internazionali, gestendo bische clandestine e prostituzione, spesso al riparo di locali e bar legali. Ha una forte presenza anche nel settore legale del gioco, per cui é necessaria una legge in Parlamento al riguardo. Ditte cinesi stanno controllando la produzione di divani in Puglia e Basilicata,  e come sappiamo, parecchi italiani licenziati dai loro lavori formali finiscono nei laboratori clandestini cinesi o coi camionisti dei vicoli, nell'economia sommersa.
In generale, dobbiamo opporci alla logica degli “affari sono affari” , che considera l'economia come un mondo amorale, apparentemente neutro, e tollera e favorisce anche indirettamente l'espansione della mafia. Non ci sorprendiamo poi dei risultati. Alla fine, saranno veleni e danni per tutti.
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