FUORI I VECCHI

di Paolo Basurto[

«Ci sono semplicemente troppi elettori anziani e il loro numero sta crescendo. Il voto non dovrebbe essere un privilegio perpetuo, ma una partecipazione al continuo destino della comunità politica, sia nei suoi benefici che nei suoi rischi». [Grillo]

Ho sempre pensato che Grillo sia geniale. Una genialità al servizio della provocazione. Una provocazione, graffiante, stridula, angosciante. Il gusto dello scandalo e la passione istrionica per il protagonismo che la povera politica dei nostri tempi ha premiato grazie alla disperazione soffocante che le caste di destra e sinistra hanno prodotto nei modesti elettori italiani. Creatività populista, si dice con disprezzo, ma pur sempre creatività.

Stavolta lo spunto è interessante. Troppi vecchi in Italia. Facciamoli fuori politicamente. Sono insensibili al bene comune perché incapaci di guardare a media-lunga scadenza. Grillo ne è un buon esempio del resto. Nonostante le sue nuotate a petto nudo, come il Duce nella campagna del grano, ha pur sempre 70 anni. Non è stato capace di prevedere il successo politico del suo Movimento, arrivato al potere privo di organizzazione. Non è stato capace di prevedere il disastro delle sue mancate promesse sulle riforme istituzionali, che hanno piegato il Movimento dolorosamente a destra; non è stato capace di analizzare le conseguenze di una predicazione distruttiva del futuro europeo e di un’alleanza miope con le destre nazionaliste dell’Europa. La sua capacità di ‘partecipazione al continuo destino della comunità politica’ , però potrebbe essere una prova di come ad una certa età (quando comincia la vecchiaia?) questa capacità si perda per ragioni, diciamo, naturali.

 

Ma per quanto ci disgusti il cinismo della proposta e il suo modo scanzonato di proporla, va riconosciuto che il problema dei vecchi è un fatto. Certo, è vero che forse le statistiche non sarebbero così preoccupanti se un’accorta politica familiare aiutasse gli italiani a fare un po’ più di figli, ma la longevità non può essere disconosciuta e pone problemi sociali che toccano l’organizzazione comunitaria e producono sempre più costi improduttivi.

Del resto i bambini non votano e se è vero che quando si è vecchi si torna bambini, l’equazione è fatta. Naturalmente non tutti i vecchi rimbambiscono, ma è vero che sono ad alto rischio e questo potrebbe bastare.

Il problema vero delle nostre democrazie è credere nel diritto della maggioranza a decidere. Se la maggioranza è fatta da dementi, non c’è niente da fare, sono loro che hanno ragione. Si potrebbe stabilire che il diritto al voto è solo di coloro che dimostrano di avere un certo quoziente d’intelligenza e aumentare così le possibilità di una classe politica meno stupida di quella che abbiamo avuto finora (perché Grillo non ci ha ancora pensato?). Ma perché non andare più in là e prendere atto che la mancanza di cultura, l’analfabetismo, l’incapacità a capire un testo sono ostacoli gravi alla corretta comprensione dei problemi nei quali si dibatte una società complessa come quella dei nostri tempi? Basterebbe una prova d’esame prima di andare a votare e avremmo più garanzie di avere un corpo elettorale adeguatamente preparato. E che dire degli ammalati con poca speranza di vita. Peggio dei vecchi; la loro visione del futuro è necessariamente limitata alla loro prognosi. Un certificato medico potrebbe facilmente risolvere il problema. A pensarci bene, gli psicotici, i drogati,…. e, perché no, i depressi, il cui pessimismo certamente offusca la valutazione del meglio per una collettività. Chi prende Prozac… fuori, niente voto. E non meriterebbero una seria riflessione i criminali ? Come può partecipare al destino di una comunità politica un criminale? Uno che quella comunità ha tradito ed offeso con i suoi delitti? Certo, c’è crimine e crimine, ma come non fidarsi di una magistratura efficiente e scrupolosa come quella italiana ?

La prospettiva che, con comica incoscienza, Grillo ha proposto mette in piena luce il problema fondamentale della democrazia, un problema di sistema, dove il bene comune non c’entra ma entra, e come, il modo con il quale si risolvono i conflitti di interesse. La maggioranza non potrà mai essere garanzia né di giustizia né di bene comune. La maggioranza è gestione del potere, messo al servizio degli interessi di quel cinquanta più uno che quella maggioranza costituisce. La proposta di Grillo non fa parte né del cattivo gusto né del buon senso, è una proposta per manipolare la maggioranza. Per controllare il potere. Come il voto ai sedicenni o come qualsiasi altro stratagemma inteso a influenzare i numeri e il loro calcolo, piuttosto che a definire un problema e ad accrescerne la conoscenza che consenta una soluzione che sia corretta e non semplicemente gradita ai più.

Questa fragilità e limitatezza della democrazia sono le malattie terribili che riducono sempre più credibilità e fiducia mentre aumentano la sete di sicurezza e rapidità decisionale tipica dei sistemi autoritari.

Il problema dell’invecchiamento sociale è reale, ma non si risolve eliminando i vecchi bensì aumentando i giovani. Così come la povertà culturale non si annulla isolando gli ignoranti ma migliorando il sistema educativo. E la criminalità non scompare togliendole il voto ma cambiando le condizioni che la favoriscono.

Il Bene Comune non dovrebbe più essere considerato un valore morale, non rispettando il quale si finisce all’Inferno. Il Bene Comune è una convenienza che trascende l’individuo e consente all’individuo di ridimensionare i suoi interessi particolari in favore di un Interesse più generale che quegli interessi include ma proiettandoli in uno scenario collettivo alla cui composizione tutti devono potere e volere partecipare.

Una Comunità è umana se è capace di organizzarsi attorno ad un principio costitutivo intelligente: la solidarietà. La solidarietà è il cemento di una comunità. Senza questo cemento, la comunità si sgretola e si trasforma in una collettività di interessi eterogenei in conflitto tra loro. Il principio di maggioranza aiuta a risolvere quei conflitti in modo relativamente poco violento, ma non garantisce il progressivo miglioramento della qualità di convivenza. Si tratta di un principio vitale che viene rispettato anche a livello cellulare, dove la cooperazione solidale è alla base della sopravvivenza (vedi il bel libro di Alison Jolly, Lucy's Legacy: Sex and Intelligence in Human Evolution). L’individuo si trasforma in Persona, quando definisce la sua funzione sociale in termini di solidarietà. E’ il principio trascendente e il solo che ci consente di riconoscerci in una Comunità umana degna di questo nome.

Il Movimento 5 Stelle aveva come obbiettivo principale, alle sue origini, sperimentare per poi proporre, un sistema politico altamente partecipativo. Una partecipazione responsabile e informata che richiedeva, come in un laboratorio, ripetuti tentativi organizzativi fino a poter proporre formule verificate di partecipazione e utilizzo intelligente e appropriato dei nuovi sistemi di comunicazione.

Peccato che il successo politico provocato dalle illusioni delle sue utopie e dal fascino della sua violenta arroganza verbale, abbia prodotto in Grillo una metamorfosi ideologica e una sete di protagonismo e autoritarismo, che ha trasformato il M5S in un Movimento arrivista e Grillo in una sorta di moderno Masaniello.

Peccato che ancora non si sappia come curare la demenza senile. Ma se i vecchi non si ha ancora il coraggio di ucciderli fisicamente, perlomeno li si potrà eliminare politicamente; grazie a Grillo.

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