Cittadini non si nasce. Cittadini si diventa.

Viaggio nella scuola dove si apprende a diventare cittadini

Prima tappa: Scuola d’infanzia

Cittadinanza alle Fiabe

Anzi, costruire fiabe interculturali

A cura di: Luciano Carpo

Le fiabe insegnano più di tanti professoroni. Mica siamo buonisti, se parliamo di fiabe. Siamo ben coscienti della crisi che ci morde ogni giorno di più e che contribuisce ad incattivire le relazioni inter-personali e inter-culturali. Mica intendiamo rifugiarci in un mondo ovattato di velleitarie fantasie, se parliamo di fiabe. Niente di tutto questo. In tutte le culture del mondo, le fiabe hanno in se stesse temi complessi, difficili, di molteplice interpretazione. Spesso hanno anche elementi violenti. Parlano sempre di un “percorso” che il personaggio protagonista deve percorrere. Percorso lastricato di sconfitte, di prove, di pericoli, di rischi. Mica ci rivolgiamo solo ai bambini, se parliamo di fiabe. Soprattutto agli adulti, che fanno più fatica a capire questo nostro mondo globalizzato. Bene, e chi racconta fiabe se non le mamme e le maestre?

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Nelle nostre scuole, abbiamo mamme-maestre di grande valore e di spettacolare capacità creativa, che usano la

fiaba come{jcomments on} una unità didattica per fare un “percorso di cittadinanza interculturale”, diretto non solo ai bambini ma soprattutto ai genitori.

 

 

Mettiamoci nei panni di una maestra simbolica, che chiamiamo per comodità mamma-maestra Lucia. Insegna nella prima elementare di una scuola situata in una delle tante zone della nostra provincia a fortissima densità multiculturale. Mettiamo, una zona del Nordest.  Su 22 alunni, 13 sono figli di immigrati provenienti da 13 Stati diversi. Cosa può fare Lucia, se più della metà dei suoi scolari viene da 13 lingue materne e da 13 culture diverse dalla lingua e dalla cultura italiana? Da dove cominciare? Da chi farsi aiutare?

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Lucia  ha due alternative. La prima è disperarsi perché non sa “cosa insegnare”.  La seconda alternativa è concepire se stessa ( non più come “ una che sa”) come “una che impara”. Ma chi può darle una mano? Solo le mamme dei bambini. E Lucia comincia ad elaborare una simpatica e divertente unità didattica, cioè un percorso educativo in due tappe e tante “maestre”.

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Nella prima tappa invita a turno 14 mamme (una italiana, una della Serbia, e poi una dell’India,  Marocco, Bangladesh, Romania, Albania, Ghana, Tunisia, Nigeria, Ucraina, Cina, Filippine) a venire in aula e a raccontare una fiaba del proprio paese. Naturalmente tutte le mamme fanno finta di essere timide; inventano alcune scuse per non venire ma è chiaro che le lavoratrici immigrate sono particolarmente timorose, a causa della mancanza di dominio della lingua italiana. Maestra Lucia ha il colpo di genio: a fare da interpreti saranno gli stessi loro figli, i quali sanno anche il nostro dialetto, accettano entusiasti, e battono le mani ad ogni fiaba. Maestra Lucia è brava nel far notare ( ai bambini e alle mamme) che tutte le fiabe del mondo hanno punti in comune( difficoltà della vita, necessità dell’impegno costante e di una linea etica, ecc.). Anzi, che alcune fiabe altro non sono se non versioni diverse di uno stesso messaggio educativo. I bambini, divertiti ( e non certo con la puzza al naso come tanti vecchi adulti provincialotti e di scarsa cultura) decidono di adottare tutte le fiabe, cioè di “ dare cittadinanza alle diverse espressioni di cultura e di umanità. Lucia, nel frattempo, è super brava nel favorire i contatti tra tutte le mamme (italiane e non), che cominciano a conoscersi e a scambiarsi informazioni sulla propria vita che sempre fiaba non è,  soprattutto per chi ha dovuto lasciare la propria terra.

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E allora mamma-maestra Lucia propone la seconda fase del “percorso di cittadinanza”: non più raccontare fiabe antiche tradizionali. Al contrario, “inventare” di sana pianta, costruire ex novo una fiaba inedita: una fiaba interculturale, che sia apporto di tutti, descrivendo come, a partire dalla loro classe di prima elementare, si stia dando “ cittadinanza alle diversità”. E che cosa ti inventano tutte le 22 mamme-maestre insieme con i loro 22 bambini e con mamma-maestra Lucia, in qualità di 45ma alunna del mondo globalizzato?

C’era una volta Gallina Mammina Bellina, che un giorno dietro l’altro scodella un uovo: uno in Italia, poi uno in Serbia, uno in India, in Marocco, nel Bangladesh, in Romania, in Albania, in Ghana, Nigeria, Ucraina, Moldavia, Cina e uno nelle Filippine. E dalla stessa Gallina Mammina Bellina ( la Terra, unica grande madre comune) nascono 14 pulcini diversi (per lingua e cultura materna, per storia, religione e spiritualità, per tradizioni culinarie e artistiche, ecc.) ma ora tutti nello stesso cortile (Italia-Europa), dove tutti si devono parimenti rispettare, con diritti e doveri uguali per tutti, cittadini italiani e nuovi cittadini italiani (cultura della legalità), contribuendo tutti a lavorare sodo e a  tenere tutti il cortile pulito ( dalla corruzione e dall’ingiustizia) perché questo conviene a tutti( Bene Comune)”.

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