NOTA di Roberto Villani

{jcomments on}Lo Scivolone di Napolitano

Ritengo che siano molte le ragioni per avere della gratitudine nei confronti del Presidente Napolitano, prima fra tutte quella di averci liberato da un governo inetto e che portava discredito a tutto il paese. Mi sembra però che il conflitto sollevato ora avanti la Corte Costituzionale non giovi alla sua immagine e nasconda dei motivi meno nobili di quelli dichiarati.

Dando per scontato che il Presidente della Repubblica non è soggetto ad alcuna indagine e che non sono in gioco le sue prerogative d’immunità, garantite dalla costituzione, il succo della domanda rivolta alla Corte Costituzionale è se sia lecito o no acquisire delle prove (nel caso intercettazioni telefoniche) quando il Presidente ha la posizione di interlocutore non indagato. E, nel caso siano acquisite, se sia lecito utilizzarle o si debba distruggerle al di fuori della procedura ordinaria che prevede il consenso delle parti coinvolte nel procedimento penale.

Quindi in gioco non c’è l’immunità penale del Capo dello Stato ma la garanzia che non sia divulgata qualche gaffe politica nella quale possa essere incorso.

La possibilità di paralizzare le indagini o di distruggere le prove per procedimenti che vedono il Capo dello Stato solo come testimone, non è prevista dalla Costituzione,  questa possibilità potrebbe invece essere lesiva dei diritti processuali della difesa o dell’accusa, contraddicendo, in questo caso sì, un principio costituzionalmente protetto.

Indubbiamente una gaffe politica il Presidente e i suoi collaboratori l’hanno commessa  perché, nella migliore delle ipotesi, è stato riservato ad un cittadino (Mancino si è rivolto come semplice cittadino) un trattamento di favore che sicuramente non viene, né potrebbe, essere riservato al resto della cittadinanza.

Il ricorso alla Corte sembra pertanto un velo per coprire un incidente comportamentale, che però non credo meriti i toni usati da chi non aspettava altro che uno scivolone del nostro Presidente per poter sostenere “che sono tutti uguali”. Comunque lo scivolone c’è stato.

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