Porcellum”: il lascito di Berlusconi

di Roberto Villani

Berlusconi, nonostante gli ultimi sussulti, volente o nolente non potrà più proporsi come possibile premier del nostro Paese, cessando di essere una delle due scelte politiche che ci sono state sottoposte dal 1994 ad oggi.

Infatti fin dalla “scesa in campo” del Cavaliere le alternative politiche  date agli italiani erano ridotte a due, o Berlusconi o la sinistra, stravolgendo quello che era stato il sistema elettorale durante la prima repubblica.

Senza che nulla fosse cambiato nelle regole del sistema elettorale e soprattutto del regime politico italiano, le elezioni politiche si trasformarono, di fatto, in un ballottaggio fra lo schieramento di sinistra e un uomo, Berlusconi.

Che piaccia o no, la nostra repubblica è di tipo parlamentare, dove i cittadini eleggono i rappresentanti, questi, in base ai rapporti di forza loro attribuiti dagli elettori, formano una maggioranza che propone al Presidente della Repubblica il nome di un premier, al quale il Capo dello Stato, accertato che vi siano le condizioni politiche ( maggioranza) affiderà l’incarico di formare il governo che dovrà poi ottenere la fiducia del parlamento

Quindi la maggioranza governativa e l’individuazione del premier si formava in parlamento in base ai voti ricevuti.

Con l’avvento di Berlusconi questi si propose alle elezioni come capo del governo, costringendo così la sinistra a scegliere anch’essa preventivamente, il proprio candidato da proporre come premier.

Il meccanismo fu in qualche modo invertito, ma solo nei fatti e nelle proposte politiche, perché le leggi elettorali e il nostro sistema di governo parlamentare erano immutati.

In definitiva, anche se la nostra repubblica era ed è di tipo parlamentare, diventava politicamente difficile presentarsi agli elettori con un premier e una maggioranza e governare poi con premier e maggioranze diverse, come però è consentito dalla Costituzione. La prova del condizionamento  cui è stata sottoposta l’opinione pubblica è data dall’accusa di “sospensione della democrazia” e di “usurpazione” che fu lanciata al governo Monti, nonostante questo fosse nato secondo il dettato della Costituzione con la formazione di una maggioranza parlamentare che gli ha dato fiducia. Evidentemente la considerazione popolare dell’affidabilità del parlamento è talmente bassa che ci si è dimenticati che a questa istituzione è attribuito il potere di dare vita ai governi.

Credo che l’uso, non in sintonia con la nostra Costituzione, di presentare le coalizioni di governo già alle elezioni politiche, fosse vista da molti con favore perché eliminava, o riduceva di molto, la possibilità di “inciuci” o di dialettica politica, a seconda dei punti di vista.

Per rafforzare questo spostamento verso un presidenzialismo di fatto, la destra emanò, attraverso il proprio ministro Calderoli, il così detto porcellum , una legge elettorale che attribuisce un premio di maggioranza alla coalizione di partiti che ottiene più voti, costringendo così le forze politiche a coalizzarsi e indicare un capo della coalizione che concorra da premier.

Tutto per soddisfare le ambizioni di un singolo politico e per uniformarsi alla struttura personalistica di una parte politica del paese che si identificava in un solo leader.

La sinistra ha taciuto, subìto, forse si è illusa che potesse alla fine trovare una qualche utilità.

Ora che Berlusconi non sarà più proposto come premier (almeno si spera), il porcellum perde anche la funzione deleteria per la quale era nato, ma ormai è tardi e probabilmente non ci sono più i tempi per cambiarlo, visti i grossi disaccordi che animano i partiti che appoggiano il governo Monti (quest’ultimo poi pare non voglia in alcun modo interessarsi della questione).

E così c’è già la corsa a scegliere candidati con le primarie, acuendo contrasti, enfatizzando personalismi e spaccando equilibri precari all’interno dei partiti per inseguire questa riforma di tipo presidenziale che non ha mai avuto l’approvazione popolare.

Contemporaneamente il premio di maggioranza previsto dal porcellum fa ancora gola a quelle liste vecchie e nuove che, con il tracollo del PDL (al quale ormai la legge da questi inventata si ritorcerà contro) aspirano ad avere la maggioranza relativa.

Si determinano così due spinte contrapposte, una disgregatrice all’interno dei partiti per ottenere la nomina a candidato premier, una aggregatrice fra i partiti per rafforzarsi e ottenere il premio di maggioranza

Probabilmente il calcolo è sbagliato perché, in presenza di due meccanismi elettorali diversi al Senato e alla Camera, nessuna coalizione otterrà, con le elezioni, una maggioranza stabile in entrambi i rami del parlamento, dove alla fine verrà formato un governo (Monti bis?) con il sistema delle coalizioni post-elettorali con buona pace di tutte le proposte pre- elettorali.

Alla conclusione dell’era berlusconiana ci troviamo quindi con una legge elettorale che avrà perso il fine per cui era nata, che non contribuirà a quella trasparenza di alleanze e a quella stabilità di governo pubblicizzata dai suoi sponsorizzatori.

Se poi c’è ancora questo desiderio di presidenzialismo, nonostante l’assenza di Berlusconi, le forze politiche che lo sostengono lo dicano apertamente e lo portino nel programma della prossima legislatura, così finalmente l’elettore deciderà se votarlo o no.

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