CRISI? UN'OPPORTUNITA' DA NON PERDERE

di Carlotta Basurto

Scopro le carte subito. Sono buddista e scrivo questo mio contributo per partecipAgire in quanto buddista[1].
L'argomento che voglio trattare è: la crisi. Originale no? Sì, LA CRISI. Parola chiave di questo momento storico con cui stanno martellando le menti di tutti, offuscando il pensiero di ciascuno.
Ebbene, ho una notizia per voi. Dal punto di vista di diversi approcci mistici, la crisi è molto più grave di quanto non sembri alla persona media: è più profonda e più drammaticamente epocale. Il buddismo parla di "epoca buia" o anche di “epoca dei conflitti”, e non ho il coraggio di dirvi di quanti mila

{jcomments on} anni si parli, ma mi limito a sperare che sia un uso simbolico dei numeri...
Questa è stata ed è un’epoca  basata su quelli che il buddismo considera gli stati esistenziali più bassi dell’essere umano[2], animalità e avidità, in cui si cerca ciecamente il soddisfacimento personale, come dominati da una fame insaziabile, un istinto privo di autocontrollo, autocritica, capacità di prospettiva e di valutazione delle conseguenze.  E’ molto presente anche l’arroganza, che consiste nel voler prevalere sugli altri a tutti i costi, disprezzandoli e dando valore solo a se stessi.
Ma, com’era prevedibile, finalmente queste modalità stanno arrivando al capolinea: politica, economia, nonché l’ambiente, sembrano non poterle reggere ulteriormente. Ed ora è arrivato il momento della  buona di notizia. In cinese CRISI si scrive con due ideogrammi, che significano rispettivamente rischio e opportunità. E quindi, se questa crisi è davvero grande come sembra, altrettanto grande è l’opportunità di trasformazione che rappresenta e che porta con sé!
Sì lo so, qualcuno starà già obiettando che sto omettendo l’altro 50%, e rispondo subito: l’ho fatto apposta, per due motivi. Uno, perché l’aspetto del rischio ce lo ricordano in tutte le salse tutti i media, quindi non c’è bisogno che lo ripeta anche io. Due, perché… concentrarsi sul bicchiere mezzo pieno è più funzionale che non fare il contrario: stimola risorse vitali, creative e azioni costruttive. Non per niente “il potere” ci martella con visioni opprimenti del presente e del futuro: si tratta per l’appunto di oppressione, e anche di soppressione (delle capacità di reagire!) Provate ad immaginare se invece gli Stati, i fondi monetari, la Merkel e company, stessero lì ad incitarci: “dài ragazzi questa è un’opportunità da non perdere! Chi sforna l’idea più innovativa? abbiamo bisogno della creatività di tutto il popolo!”… probabilmente circolerebbe molta più eccitazione, la gente si sentirebbe coinvolta e il “rischio” di capovolgere tutti i sistemi attuali a favore di un mondo migliore e a discapito dei forti poteriattualisarebbe tangibile…

Questo è  il primo aspetto che voglio prendere dal buddismo che pratico e riportare qui come STRUMENTO DI RESISTENZA E RIVOLUZIONE : IL PENSIERO POSITIVO! Essere ottimisti, nutrire la fiducia e la determinazione di riuscire ad ottenere il massimo da ogni situazione è fondamentale. Tra l’altro le nuove scoperte della  medicinaquantistica, delle neuroscienze, e le teorie dei campi morfogenetici[3] concordano con questa posizione. Per dirla semplicisticamente, pensare positivo “attrae” positività e apre la strada!
Non è facile, perché le forze impiegate in senso contrario tutt’attorno a noi sono tante: siamo, come dicevo all’inizio, in un momento molto oscuro. E’ per questo che noi buddisti ci impegniamo quotidianamente nella pratica della ripetizione di un mantra che ha (tra l’altro) un enorme potere rivitalizzante. E’ come se tutti i giorni facessimo ginnastica per forgiare i muscoli necessari a sostenere una posizione gioiosa e vincente nella vita.

E qui mi riallaccio al secondo ingrediente del buddismo che voglio riportare qui: LA RIVOLUZIONE UMANA INDIVIDUALE. Di fronte all’onda anomala che ci sta investendo, non possiamo continuare a usare strumenti che ne solleticano la superficie. Le manifestazioni in piazza, le rivoluzioni a suon di bombe e bastonate non intaccano il vero problema. Questa crisi è profondamente strutturale in senso mistico e umanistico. I sintomi finanziari e quant’altro non sono che manifestazioni di superficie. Non è più prorogabile il momento di andare in fondo alla questione, la quale, come dicevo poco prima, affonda le sue radici nell’essere umano e nel suo  attuale atteggiamento ostinatamente ottuso. E’ ora che quest’essere umano, e quindi ciascuno di noi, si ri-svegli ad una visione più allargata della sua esistenza!
Per il Buddismo Mahayana ognuno di noi è potenzialmente un Budda, cioè ognuno ha dentro di sé il potenziale massimo della vita. Noi dedichiamo del tempo a pronunciare ripetutamente il mantra quotidianamente per farlo emergere: perché emerga la parte migliore di noi e la nostra vita riveli il suo massimo potenziale. Non è semplice, è una battaglia quotidiana, soprattutto contro le nostre tendenze individuali che spesso ci trattengono nei “mondi bassi”. Ma personalmente questa è l’unica rivoluzione in cui credo. Ho frequentato per anni ambienti di sperimentazione contro-culturale e di politica “di base”, ed ho sempre trovato una grande incoerenza tra ciò che si professa quando si parla di massimi sistemi, e come ci si comporta nella propria vita personale. Ad esempio, ho conosciuto tante persone che si professano contro la guerra, per poi essere aggressive e litigiose nelle relazioni personali; o persone di “sinistra” che si pronunciano accoratamente a favore dei diritti degli operai,  salvo poi diventare responsabili di settori di lavoro e proporre lo stesso uso del potere altrove contestato. Eccetera.
Invece la rivoluzione vera parte da sé: io sono contro la guerra e quindi m’impegno in prima persona a rispettare anche chi mi sta antipatico e a trasformare il mio impulso a litigare; io sono per un rapporto eco-rispettoso con le energie rinnovabili, e quindi comincio dalla mia vita, lottando per difendere i miei tempi di recupero e di rigenerazione dal lavoro/pressione per la produttività. Eccetera.

Con la mentalità che oggi da noi è diffusa, è forse difficile immaginare come la trasformazione individuale possa diventare “significativamente collettiva “. E qui introduco il terzo elemento che voglio riportare qui dal buddismo: IL SUPERAMENTO DELLA POSIZIONE INDIVIDUALISTA E LIMITATA DEL “PICCOLO IO”!

Esiste un livello, un piano nel quale siamo tutti interconnessi, e questo lo professano tutti gli approcci mistici, qualche filone della psicologia (a partire da Jung, con l’inconscio collettivo, per arrivare a tutto il filone della psicologia transpersonale) e le ultime frontiere della medicina quantica. Un po’ come illustra con semplicità e poesia il film Avatar, gli esseri viventi sono solo apparentemente “separati”, in realtà tutto circola. La vita è come una “sostanza” che si manifesta attraverso forme  estemporanee, ma è un unico “elemento”. Per cui lavorare per la propria trasformazione, illuminare la propria vita, illumina la rete di cui facciamo parte tutti, fa circolare linfa vitale, e facilita l’accensione di altre luci.

Voglio solo aggiungere un paio di cose. Uno: non dico che sia una strada facile (d’altra parte mi pare che nessuno abbia soluzioni facili da proporre in questo momento). Richiede un grande e onesto impegno, soprattutto con se stessi. Ma allo stesso tempo è un modo di stare nella vita estremamente stimolante: io non mi sento oppressa, non mi sento succube e passiva rispetto a ciò che succede ma anzi forte, protagonista e responsabile di un grande movimento personale e collettivo di trasformazione.
Due, se siete interessati a provare, la chiave è a disposizione di tutti. Il mantra che ripetiamo è una frase, Nam myoho renge kyo, che è ad uso “democratico”: non è necessario diventare buddisti per sperimentarla. E’ utile seguire qualche “istruzione per l’uso”, e a questo scopo  puo’ essere  d’aiuto conoscere qualche buddista, o anche, si possono trovare articoli e informazioni sul sito dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai.

Ecco fatto. Ho finito. Ho partecipAgito con la mia posizione buddista. Buona partecipAzione a tutti!


[1] Buddismo Mahayana

[2] Per il Buddismo Mahayana esistono 10 stati esistenziali, chiamati “mondi”, che condizionano la percezione della realtà e la capacità d’interagire con l’ambiente: Inferno (sofferenza e disperazione), Avidità (costante bramosia), Animalità (istinto di sopravvivenza senza criteri), Collera (arroganza), Umanità (ragionevolezza, armonia), Cielo (gioia legata ad un evento), Apprendimento (spirito di ricerca), Realizzazione (ricerca della trasformazione personale), Bodhisttva (compassione, consapevolezza dell’interdipendenza) e Buddità (illuminazione, saggezza).

[3] vedi documentario The Living Matrix

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