Capire la  scuola

LA CO(N)GESTIONE PARTECIPATIVA

di Andreina Russo

“La settimana scorsa -racconta Beatrice- abbiamo sperimentato per la prima volta un tipo di protesta legale, la cogestione, con questo termine si intende che la scuola, per quel breve periodo di tempo, è sotto il controllo degli studenti e dei professori, che quindi questi due “nemici” storici si sono uniti per cercare di fare qualcosa di buono. La cosa più bella sarebbe stata sperimentarla a pieno, ma invece molti hanno approfittato di questa settimana di pausa didattica per stare in cortile e rilassarsi. Secondo me è accaduto perché tutto è stato male organizzato: molti corsi nella stessa fascia oraria, quelli più gettonati, come i cineforum,

erano stati messi nelle aule, spesso anche le più piccole della scuola, invece di metterli in aula magna dove ci sarebbe stata l’opportunità di far partecipare molti studenti e professori. Comunque credo che questa settimana sia servita a creare un rapporto diverso tra professori e alunni, sono io la prima ad averlo constatato, parlavo con i miei professori con molta scioltezza,senza la paura dell’interrogazione oppure di dire la cosa sbagliata e di indisporli. Potrà sembrare un luogo comune, ma nell’aria c’era un’atmosfera diversa, non si vedeva più gente in cortile disperata per il compito in classe che avrebbe dovuto affrontare nell’ora successiva, non c’era il terrore di incontrare il vicepreside  nei corridoi oppure nel cortile, erano tutti tranquilli, rilassati, eravamo tutti insieme per una sola ragione: il nostro futuro, come scuola ma anche come persone, poiché la scuola è la base di quello che diventeremo, ci dà una cultura, ci aiuta a capire quale strada vogliamo prendere!”. Con queste parole un'alunna di sedici anni, mostrando una notevole capacità di sintesi, traccia un quadro pressoché completo  della settimana di cogestione che si è svolta in un liceo classico-linguistico di Roma, in contemporanea con tante altre iniziative di questo genere che, da un po’ di anni, in tutti gli istituti superiori vengono organizzate più o meno in questo periodo dell’anno scolastico, a circa due mesi dall’inizio delle lezioni, quando la fatica comincia a farsi sentire e si sente il bisogno di  una pausa tonificante. Quest’anno c’era in più la motivazione legata allo stato di agitazione dei docenti a causa della legge di stabilità e dell’approvazione della legge ex-Aprea (la legge sull'Autonomia delle Scuole): nei giorni precedenti molti studenti avevano solidarizzato con i professori creando un clima di collaborazione e di comprensione che non si vedeva da molti anni. Da parte loro i docenti hanno voluto ricambiare dichiarandosi ben felici di collaborare con i ragazzi nell’organizzazione della cogestione, forma di protesta che gli studenti dell’istituto avevano votato a maggioranza escludendo le altre forme più “di rottura”. Per i non addetti ai lavori, cioè le persone che non lavorino nella scuola o che abbiano figli troppo piccoli, occorre infatti  specificare che le cosiddette “iniziative di protesta” si configurano in modi diversi: la cogestione, appunto, è quello più soft, che nasce da un gentlemen agreement tra studenti, professori e dirigente scolastico, e prevede un periodo di pochi giorni  in cui, abbandonate le attività curricolari, studenti e professori gestiscono la scuola insieme, organizzando attività di vario genere ma che dovrebbero avere una valenza di arricchimento socio-culturale  per i ragazzi. Durante la cogestione i ragazzi entrano a scuola all’ora solita, si fa l’appello per controllare le presenze, non possono allontanarsi durante l’orario stabilito, ed escono tutti alla stessa ora (le tredici, in questo caso, per poi, volendo, rientrare fino alle cinque) dopo essere stati ricontati con un contrappello. I docenti rimangono a disposizione a scuola e sono liberi di organizzare e partecipare ad attività più o meno attinenti alla loro disciplina (conferenze, corsi di recupero a frequenza libera per aiutare studenti in difficoltà, ecc.) oppure devono svolgere opera di sorveglianza in tutti i locali dell’istituto che è molto grande ed è frequentato da circa 1300 alunni. Non è cosa da poco: una marea umana che si sposta liberamente nel corso della giornata per raggiungere le aule sedi di  attività o per ritrovarsi nei cortili o nei corridoi o nelle aule-studio appositamente lasciate libere è veramente difficile da gestire, nonostante i ragazzi siano generalmente tranquilli  e non diano troppi fili da torcere ai bidelli e ai prof che pattugliano i corridoi. In altre scuole si opta per la formula dell’autogestione: qui i prof sono messi da parte e relegati in genere in sala professori e in pochi altri locali; i ragazzi si organizzano da soli e non vedono di buon occhio interventi da parte degli adulti, docenti o dirigente che siano.  Poi c’è l’occupazione, atto decisamente illegale, oggi meno praticato di un tempo, che butta fuori dalla scuola praticamente tutti tranne gli studenti (in genere una minoranza tra quelli che frequentano l’istituto) che si asserragliano dentro impedendo agli adulti di entrare e svolgendo all’interno diverse attività la cui natura è difficilmente controllabile da parte dell’ autorità scolastica. In genere il dirigente tiene un canale di comunicazione aperto con i rappresentanti degli studenti  in modo da proseguire una trattativa che in genere porta, dopo qualche giorno, al ritiro spontaneo degli occupanti, che liberano la scuola e permettono il ripristino delle normali attività. Per coloro che vivono al di fuori della scuola quest’ultima forma è forse quella meno comprensibile: essi si chiedono infatti come sia possibile che un gruppo di ragazzi, spesso nemmeno sostenuto dalla maggioranza dei loro compagni, possa interrompere un pubblico servizio e impedire l’accesso ad un edificio pubblico, senza incorrere in conseguenze più o meno gravi. La forma di protesta del’”occupazione” nasce nel ’68 e si perpetua fino ai giorni nostri secondo una ritualità ormai stanca e spesso priva di autentico significato politico e/o culturale: negli anni ’70 veniva osteggiata fieramente dalle autorità scolastiche  e le scuole venivano sgombrate con la forza, grazie all’ intervento di polizia e carabinieri. Ricordo scene drammatiche, ragazzi trascinati via, genitori angosciati  e presidi e professori  in piedi per ore per strada davanti alle cancellate chiuse per cercare di parlare con quelli di dentro. Poi è prevalsa la maniera dolce: si lasciano sfogare istinti di libertà e voglie di autodeterminazione, si “tratta” per qualche giorno alternando velate minacce a più miti esortazioni, e si ottiene esattamente quello che si voleva: al costo di un simulacro di protesta e di qualche giorno di scuola perduto, tutto, ma proprio tutto, ritorna come prima, e i bambini sono accontentati.  Terribile logica, che fa scontenti tutti e ci lascia con l’impressione amara di aver partecipato all’ennesima farsa all’italiana, ma che, almeno per il governo, pronto sempre, manzonianamente, a Sopire, troncare, …troncare, sopire.”, funziona. Ma leggiamo un’altra testimonianza: “Personalmente sono rimasta positivamente sorpresa dal fatto che gli studenti che organizzavano i corsi prendevano la cosa con molta serietà, mentre onestamente prima che cominciassero i corsi mi aspettavo che molti avrebbero preso la cosa sotto gamba e avrebbero condotto i corsi in maniera molto leggera e con poca serietà. Invece gli studenti erano quasi sempre molto seri nel condurre i propri corsi e fortunatamente c’è stata una grande partecipazione da parte di tutta la scuola. Infatti capitava spesso che le classi fossero strapiene durante alcuni corsi. Infatti io credo che l’aspetto più importante degli esiti di questa settimana di cogestione non siano stati proprio i corsi in sé, anche perché obbiettivamente imparare la danza del ventre a cosa ci serve per riparare i gravi problemi della scuola in Italia? Io credo che questa cogestione sia stata importante perché ha dimostrato non solo che gli studenti vogliono e hanno appoggiato i professori, ma che c’è anche una grande partecipazione da parte di tutta la scuola, e che tutti, professori e studenti, hanno apprezzato e tentato di sfruttare al massimo questa esperienza. Sta a dimostrarlo la semplice armonia che, personalmente, ho notato a scuola in quei giorni. Infatti mi è sembrato di aver notato un’aria di sintonia tra gli studenti stessi e tra studenti e professori insieme.” Eh sì, la sintonia ricorre un po’ in tutti i commenti dei ragazzi, e ce la dice lunga, per contrasto, sull’atmosfera dei giorni “normali”, in cui tutti, studenti ma anche insegnanti, vivono in uno stato di continua tensione e in una cronica sensazione di inadeguatezza,  a causa dell’ampiezza  e della difficoltà di programmi scolastici, concepiti in epoche in cui la vita dei giovani era imperniata sulla scuola  e non più adeguati alla pletora di attività ed esigenze diverse del mondo di oggi. Ma Ginevra è un’attenta osservatrice e fa una critica severaPenso che la co-gestione sia stata davvero un’esperienza interessante per coloro che hanno partecipato attivamente ai corsi, ma sinceramente per niente un metodo di protesta che potesse in qualche modo contestare ciò che i nostri politici stanno facendo in questo periodo, cioè continuare a togliere soldi alla scuola per sprecare altrove.

 

Il problema fondamentale è che il nostro istituto invece di occupare, come molte altre scuole romane, ha scelto un metodo di protesta quasi invisibile; e con ciò non sto dicendo che l’occupazione, che per altro è illegale, sia giusta o almeno giustificata, ma penso solo che questa settimana è stata vista dalla maggior parte di noi come sette giorni di non studio.

Per quanto riguarda l’organizzazione e la gestione dei corsi, non tutti erano ben programmati sia dal punto di vista delle aule, perché molte erano vuote, o senza un corso in atto, ma con dentro gente che dormiva o peggio, oppure perché in alcune classi, che di norma potrebbero ospitare al massimo trenta studenti, poiché  i corsi attiravano tantissimi partecipanti, si trovavano anche una cinquantina di persone, sedute per terra o sui banchi stretti come sardine.

Secondo me quasi tutti gli alunni hanno partecipato soprattutto perché se non venivano a scuola un giorno valeva come un’assenza, ma anche perché i corsi erano davvero interessanti, soprattutto quelli di teatro, di lingue straniere e i cineforum, e poi anche vantaggiosi perché ci hanno arricchito dal punto di vista culturale e sociale, permettendoci di imparare cose che non avremmo avuto il tempo o potuto apprendere. Molti di noi inoltre sono andati agli sportelli delle varie materie scolastiche tenuti dai professori, così da colmare delle lacune o chiarire un argomento complesso. Temo comunque che mantenere la scuola aperta fino alle cinque del pomeriggio sia stato inutile perché dopo l’una non c’erano neanche trenta persone in tutta la scuola, quindi gran parte dei corsi venivano annullati e gli alunni vagavano senza far nulla.” E’ divertente (e, in fondo, confortante) vedere che, quando i ragazzi sono chiamati a giudicare, si rivelano a volte molto più rigorosi e puntuali di quanto siamo noi adulti, sebbene accusino noi di essere giudici spietati!  C’è poi chi, come Flaminia, scende nei particolari:Ho partecipato a diversi corsi, tra cui uno tenuto dalla prof. G. riguardo il tema della follia; solo che non avendo trattato ancora alcuni argomenti presenti nel suo discorso quali per esempio “ le Baccanti” non ho saputo cogliere a pieno il messaggio di questo dibattito,infatti in aula erano presenti prevalentemente ragazzi di una maggiore età. Un altro corso che mi ha interessato molto è stato quello sulle tradizioni e sui cibi giapponesi, infatti sono un’ammiratrice di questo popolo essendo stata anche nella loro patria, oltretutto ho trovato che il professore che teneva il corso sapeva interagire molto bene con i ragazzi. Purtroppo i cineforum erano quasi tutti pieni, quindi non ho potuto vedere nessun film tranne Hair in inglese, però solamente parte di questo, in quanto poi sono andata ad assistere all’incontro sulla democrazia diretta e rappresentativa tenuto dalla prof. R. con un ex esponente dell’ Onu e un membro del Movimento 5 stelle di Beppe Grillo. Devo dire francamente che il primo incontro è stato molto interessante, l ’ex esponente dell’ Onu sa come coinvolgere i ragazzi e ha una buona dialettica, inoltre gli argomenti erano attuali e coinvolgenti, il problema è che io, come penso anche il resto della classe, tranne alcune eccezioni non eravamo  così informati, quindi di molti fatti e problemi che affliggono l’Italia non ne eravamo a conoscenza, però nel primo incontro questo fatto non è pesato più di tanto visto che parlava lui, ma nel secondo sì, infatti noi dovevamo esporre delle risoluzioni a dei problemi che affliggono l’Italia, solo che non essendo informati sulle cause di questi problemi come potevamo trovare delle soluzioni?Inoltre dovevamo discutere anche con una classe più grande, quindi si presuppone più informata, per questo motivo ci sentivamo sempre di più pesci fuor d’acqua, però alla fine siamo riusciti a esporre i nostri pensieri senza preoccuparci se fossero troppo superficiali.” Qui prevale l’interesse per il nuovo, ma anche la consapevolezza di non sapere affrontare temi impegnativi, al di fuori della propria portata: entrambi gli atteggiamenti sono, però positivi, perché preludono ad una maggiore responsabilizzazione  e, si spera, ad una maggiore voglia di partecipazione. Ma Maria obietta di fronte al generale ottimismo: “C’ è anche da dire però che questo discorso sarebbe del tutto valido solo se ogni studente fosse volenteroso e motivato autonomamente, mentre come sappiamo ai tempi d’ oggi la maggioranza non ha la minima voglia di impegnarsi in qualcosa  che non dia risultati immediatamente ed evidentemente percepibili; quindi i voti e le interrogazioni sono assolutamente necessari per dare l’ input sia agli svogliati che devono o rassegnarsi o rendere conto delle proprie azioni, sia ai volenterosi che ricevono un riconoscimento del proprio impegno; perciò credo che la cogestione sia un ottimo modo di variare la ruotine scolastica solo se adottata per un breve periodo.” Poi però corregge il tiro ed aggiunge una nota positiva: “Inoltre ho molto apprezzato che in questi giorni abbiamo discusso, con esperti, temi di attualità e politica che riusciamo raramente ad affrontare a causa della rigidità di orari e programmi; ho trovato quest’ attività, oltre che interessante, anche molto utile in quanto noi giovani dovremmo essere i primi interessati e informati sull’ attualità perché siamo noi il futuro e solo noi che possiamo cambiare le cose.” Bella questa frase finale, con la sua limpida determinazione: sì Maria, datevi da fare, toglietela questa muffa da sopra il mondo, fategli sentire aria nuova, un fresco vento di rinnovamento! Ma andiamo avanti: lapidario è anche il giudizio anonimo che segue: “Quest’anno abbiamo deciso di cambiare, facendo una cogestione, quindi non prendendo la scuola con forza, anzi, collaborando insieme ai professori e anche con alcuni ospiti esterni a creare una settimana dedita all’apprendere cose nuove, cosa che dovrebbe essere il fulcro, l’obbiettivo della scuola. Per quanto mi riguarda questa cogestione è stata un successo; ho avuto la possibilità di partecipare a molti corsi sia tenuti dagli studenti, come per esempio un corso di portoghese, uno di fotografia, persino un dibattito sulla giustizia/ingiustizia della pena di morte in America, sia tenuti dai professori, come uno di teatro o su amore e psiche, sul dubbio della ragione, e qualche incontro con ospiti esterni. Quasi mi vergogno a dire che ho imparato più nella settimana di cogestione che la settimana prima ad esempio, una regolare settimana scolastica; forse perché ho partecipato a molti corsi diversi, quindi ho appreso una varietà di cose, invece di quelle 5 materie (?? le materie del triennio classico sono 10!N.d.r.) che, essendo sempre le stesse da sempre, a volte possono essere noiose o pesanti, oppure perché ho imparato con piacere perché corsi che sceglievo io di fare, quello che volevo fare facevo. E’ una libertà della cogestione di cui c’era bisogno per gli studenti. Alla fine della settimana ho trovato molti alunni contenti di ciò che avevano compreso durante quest’esperienza e rilassati, colmi di nuove informazioni e nuovo sapere, tutto appreso senza stress e senso di dovere. A volte penso che molti studenti, me compresa, si sentano oppressi dalla scuola, si sentano costretti a alcune cose, e di conseguenza perdono qualsiasi voglia abbiano nel farlo; forse, se non fossimo costretti, impareremmo di più.” Un’idea, come si vede, del tutto opposta a quella della coetanea precedente ed esprime perfettamente un’anima più ribelle, che soffre delle costrizioni. Tra le osservazioni di Paolo emerge di nuovo la godibilità di una scuola variegata e senza verifiche, ma anche l’opportunità di confrontarsi (anche quella è una sfida) con ragazzi più grandi : “Ovviamente questa non è stata un'occasione per non fare nulla tutta la settimana: certo, si può dire che sia per gli studenti sia per i docenti è stata una settimana più leggera, utile a chi aveva bisogno di una revisione delle cose studiate, per mettersi in pari se non aveva studiato, o semplicemente per allentare un po' la presa. In ogni scuola è pieno di ragazzi che, alla sola parola "occupazione" o "cogestione", esulta perché pensa sia una settimana di dolce far niente. Certo, non è una visione così erronea dal punto di vista dell'avanzamento dei programmi scolastici, ma, sia chiaro, è un'occasione per vedere la scuola in una maniera diversa, per poter entrare la mattina e fare molti corsi interessanti degli argomenti più vari e disparati, per divertirsi anche confrontandosi con persone di età maggiore, degli anni successivi, e uscirne la sera. Una visione ecco che si stacca dalla solita che tramuta la scuola in una galera nella quale si viene rinchiusi per più ore al giorno, e quasi se ne deve fuggire ad un certo momento. Svegliarsi la mattina non è stata un'esperienza drammatica, anzi, era un piacere: quello di imparare, insieme alla curiosità di conoscere, sentimenti un po' offuscati dalla scuola di tutti i giorni.”Un’altra Beatrice ci parla della passione con cui i ragazzi hanno partecipato: “Ogni ragazzo o ogni professore poteva trasmettere la propria esperienza riguardo a qualsiasi campo , dalla cucina a una particolare interpretazione di un libro. Ho frequentato vari corsi interessanti , sulla cucina giapponese , sulla democrazia , sulla fotografia e addirittura sul tango e ciò che mi è rimasto non è stato tanto l'aver imparato qualcosa,ma l'aver visto tanti ragazzi appassionati , a cui piaceva fare quello che stavano facendo”, ma anche Eugenia ci parla di “un’esperienza formativa, che ci ha aiutato a crescere e capire come sia possibile vivere in una scuola diversa e soprattutto una scuola in cui tutti partecipano e in cui ci si può facilmente confrontare. Una scuola in cui io la mattina non vedevo l’ora di entrare. Difficilmente vengo a scuola volentieri, ma ancora più difficilmente vedo dei professori tanto entusiasti e disponibili. Ho sentito la scuola un po’ più “mia”. Un’esperienza che sicuramente ripeterei e soprattutto secondo me è stata una scelta intelligente quella della cogestione perché è un modo per far sentire la propria voce “legalmente” e senza atti di forza, ma soprattutto coerente con i motivi della nostra protesta perché è stata effettuata con la partecipazione sia di studenti sia di professori. Questa cogestione secondo me ha dimostrato che la scuola non è morta perché ci sono persone che vogliono imparare cose che non sanno e altre che vogliono insegnare senza guadagnarci nulla perché l'istruzione è questo, è il piacere di imparare e la curiosità di conoscere. Con queste giornate possiamo dimostrare che anche se ci vogliono far credere che la scuola non serve, che siamo i primi a cui tagliare i fondi, esiste ancora chi ha la voglia e l'entusiasmo di imparare. Abbiamo dimostrato allo stato che noi nella scuola pubblica ancora ci crediamo, che noi teniamo alla nostra scuola, che la vorremmo solo migliorare e che lo stato ci dovrebbe dare i mezzi per farlo”. Andrea, riflettendo mentre scrive, sembra prima entusiasmarsi per quello che ha vissuto in questa settimana alternativa, ma poi ci ripensa e il suo finale è amaramente pessimista: “Ma il fatto che più mi affascinava, e che lo fa tuttora, è che questa situazione può essere considerata simile, anche se con accezioni del tutto diverse, a quel sistema scolastico tanto canonizzato e idealizzato (da noi) , che è proprio degli istituti esteri, e che molto spesso, anche se purtroppo invano, cerchiamo di copiare; diciamo: “facciamo anche noi così come fanno in America!”. All’estero così come nelle nostre  università non esistono classi fisse, ma sono gli studenti che, all’alternarsi delle ore, cambiano aula, non gli insegnanti, e scelgono quei corsi che più li affascinano e considerano finalizzati ad un successo futuro. Io dico sempre che una scuola dovrebbe dare le conoscenze (e competenze) proprie dell’insegnamento italiano, ma che dovrebbe articolarle secondo il criterio utilizzato all’estero (in particolare quello americano). Quindi se utilizzassimo questo metodo si attuerebbe anche un processo di meritocrazia: studierebbe solo chi ne avesse veramente l’ardore e di conseguenza andrebbe avanti solo chi lo merita, in modo tale che diminuisca la massificazione. Tornando a noi , ripensandoci, quello della cogestione è stato solo un blando esperimento, e non possiamo, non dobbiamo sperare che ci avvicini al sistema internazionale; non illudiamoci. Quindi penso che seppur con corsi interessanti e avvincenti, la cogestione non sia stata altro che un futile “momento” di relax poiché non ha portato miglioramenti o quasi, nonostante abbia dimostrato (in particolare a me) l’efficacia di una lezione interattiva, anche se a mio parere una spiegazione “solista” del professore ci deve essere. Ecco come possono essere chiamate le lezioni svolte durante la cogestione: progetti”. Al contrario, la cronaca di Silvia è così entusiasta da raggiungere toni quasi lirici: “ Un evento innovativo, alternativo e forse anche un po’ azzardato, ma abbiamo deciso di usare trenta ore del nostro anno scolastico per esprimere la nostra protesta contro i recenti tagli e più in generale, contro un sistema che sempre più non va. Dopo le votazioni  che hanno dato inizio a questo progetto di cogestione, mi sono ritrovata lunedì 19 novembre in cortile, in compagnia di altri milleduecento ragazzi emozionati, curiosi, e anche un po’ spaesati. Ad essere sincera, durante le prime ore di questa cogestione mi sono sentita quasi scoraggiata, ho pensato che alla fine questo tentativo non avrebbe avuto tante ripercussioni positive, pensavo che rischiasse di cadere nella banalità diventando l’ennesimo pretesto per gli studenti per non studiare e per passare il tempo oziando tra i corridoi di una scuola caotica e disorganizzata. Pochi minuti dopo,invece, sarebbe iniziata una lunga settimana di collaborazione, dove gli studenti andavano a vedere i corsi organizzati dai professori, ma soprattutto dove i professori andavano a vedere i corsi organizzati da quei ragazzi che hanno voglia di mostrare che anche loro sanno dare qualcosa, che anche loro possono Valere qualcosa. Era un ambiente che mi metteva allegria, serenità. Più i giorni della settimana avanzavano, più il numero dei corsi e quello delle persone partecipanti aumentava a vista d’occhio; sentivo, per la prima volta dopo l’occupazione del 2011, il profumo della voglia di partecipazione, si sentiva nell’aria la voglia di ogni singolo ragazzo di farsi vedere e sentire. Per la prima volta professori e studenti erano uniti per uno stesso scopo, per la prima volta studenti e professori erano diventati complici. Niente più preoccupazioni, angosce e paure di attraversare l’entrata di scuola. Solo entusiasmo, armonia, responsabilizzazione e, perché no, anche divertimento. Per quanto riguarda la mia esperienza personale, ho passato la settimana cercando di essere il più possibile attiva, e ho frequentato diversi corsi che si possono reputare molto interessanti e costruttivi. Quello da cui sono stata sicuramente più coinvolta, è stato il corso organizzato dalla professoressa di lettere sul tema dei diversi tipi di democrazia: un dibattito politico/sociale tra studenti, portato avanti da due esperti che ci hanno dato la possibilità di seguirci durante le tre ore di riflessione e di scambio di opinioni. E’ stata una di quelle esperienze dalle quali esci con un grande senso di soddisfazione, pensando che , almeno stavolta, qualcosa di buono l’hai fatto; non necessariamente qualcosa di buono per altre persone,ma semplicemente per se stessi. Spesso, infatti, mi capita di non sentirmi all’altezza delle situazioni, non riesco ad esprimere quello che davvero penso, e provo un vero e proprio imbarazzo nel cercare di esprimermi. Questa volta, però, sono riuscita a buttarmi, sono riuscita a dire la mia e a instaurare una conversazione con altri ragazzi che penso e spero sia stata coerente e intelligente, che mi ha fatto capire ancora di più quale sia l’importanza della partecipazione e della collaborazione: solo grazie a queste ultime due una società può arrivare a idee innovative capaci di cambiare situazioni di grande disagio come quella attuale Lavinia invece, dopo aver fornito un quadro generalmente positivo, non  riesce a non sentenziare: “Ciò che però mi sento di criticare, è l'atteggiamento che hanno assunto gli studenti nei confronti di questa esperienza. Un alunno su dieci forse l'ha presa anche solo con un minimo di serietà , per tutti gli altri è stata solo una settimana di vacanza. Il cortile, tanto per fare un esempio, è stato sempre pieno di almeno un centinaio di persone sdraiate al sole a non fare nulla cinque ore al giorno, cinque giorni su cinque, così come il corridoio e le aule non impiegate per i corsi, tanti altri addirittura a scuola non ci sono proprio venuti. Strapieni erano i corsi più futili, mentre spesso i corsi più seri erano semi-deserti. Un'altra cosa che mi ha lasciato perplessa è che questa cogestione ci è stata presentata come una risposta alla crisi e ai disordini dei quali la scuola è protagonista ultimamente. Magari sbaglio io, ma non mi sembra che la cogestione possa servire a qualcosa in questo senso, anzi è proprio difficile che venga notata, cosa speravamo di ottenere? Parliamoci chiaro e diciamoci che volevamo divertirci un po'.”

Eppure questa settimana speciale ha permesso ad alcuni, come Federico, di vivere l’emozionante esperienza di passare dall’altra parte della cattedra: “Ritengo che la cogestione della scorsa settimana sia stata un’esperienza molto istruttiva, oltre che una forma di protesta efficace. Essa mi ha fatto capire che può esistere una scuola differente, in cui primeggia la partecipazione, l’uguaglianza e la collaborazione tra alunni e insegnanti. Alcuni studenti hanno rivestito il ruolo di “professori” nei corsi più svariati e viceversa. Ognuno quindi ha avuto la possibilità di mettersi nei “panni” dell’altro: per esempio anche io ho provato ad essere, per un’oretta e mezzo, quello che sta dietro alla cattedra e avere persone davanti a me che erano interessate a quello che spiegavo, alla fotografia. E’ stata un’ottima esperienza per mettermi alla prova.”{jcomments on}


 

 

APPENDICE

Per completezza d’informazione segnalo l’elenco  di solo alcuni dei corsi proposti e tenuti nei cinque fittissimi giorni, divisi in tre categorie a seconda dei soggetti che ne sono stati i docenti.

Allegato

Esperti esterni

Argomento*

Prof. M. Bonaiuto Ordinario di Psicologia Sociale Univ. La Sapienza

La comunicazione corporea

Prof. S. Fantoni Ord. Genetica  molecolare

Univ. La Sapienza

Perché gli scimpanzé sono più agili, ma noi siamo più furbi?

Dott. F.  Casa scrittore e collaboratore CNR

?

Prof. Gabriele Tomei

Le nuove frontiere lavorative

Dott. Paolo Basurto, dirigente ONU a.r.

Sergio Lattanzi, M5S

Democrazia rappresentativa, democrazia diretta: quale partecipazione dei giovani?

Dott. Daniele Mastrogiacomo, giornalista di “la Repubblica”

?

Esponenti teatro Valle occupato

?

Docenti della scuola

Docenti della scuola

Dante e la libertà

Il mito:  aristenein.

Storia della scuola italiana

Il libro manoscritto

Riforme dal 1970 al 2000

Preparazione giochi di Archimede

Chitarra classica

Prove coro natalizio

Le filosofie orientali- ahimsa

Metodologia di studio per Kant

Il dubbio della ragione: razionalità e follia nel mondo greco

Edipo re un capolavoro: da Socrate alla fantascienza

Oltre i confini dell’anima per una nuova lettura di Amore e Psiche

L’epigramma funerario antico tra Spoon River e de André

Comunicazione attraverso il tango

Scacchi

Incontro con studenti universitari

Mostri spettri e demoni del Giappone

Uomini che leggono le donne: viaggio attraverso la poesia femminile

Presentazione del libro di G. Colombo: “Sulle regole”

Toponomastica femminile

Manifesto del partito comunista

Wiles racconta la teoria di numeri

Economia e crisi

Grafologia

Scrittura creativa

Olimpiadi di matematica

Fenomenologia del Movimento 5 stelle

Riunione studenti progetto Comenius

Cinema francese tra tradizione e attualità

Test d’ingresso di matematica per facoltà scientifiche

Odifreddi racconta Pitagora Euclide e la nascita del pensiero scientifico

Cucina giapponese

Odifreddi racconta Newton

Il cinema spagnolo durante il franchismo

La corsa di Miguel

Donne e letteratura: lab. scrittura creativa

Laboratorio poesia

Cineforum: proposte docenti

Cineforum: proposte docenti

Come te nessuno mai

Diarios de motocicletta (in spagnolo)

Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto

Hair (in ingl.) + introspettiva della protesta pacifica

Molto rumore per nulla

Buongiorno notte

Madame Bovary

M.Hack racconta  Tolomeo e Copernico

When we were kings (Mohammed Alì)

Non uno di meno

Molti docenti hanno inoltre offerto “sportelli” e corsi di recupero per tutte le discipline di studio.

Studenti

studenti

1984- G. Orwell: come il Grande Fratello ci guarda

Introduzione al gioco di ruolo dal vivo

Arte surrealista

Tecnica vocale

Total body

Fotografia tecnica

Dibattito sula giustizia-ingiustizia della pena di morte

Rispetto delle regole e storia del rugby

Giocoleria

Hip Hop

Teatro

Musica alternativa

Canto

Chitarra per principianti

Nazimaoismo

Stampa e regime

Giornalino scolastico

Danza

Piano

Just Dance

Trucco

Call of Duty black Ops II (videogioco)

Tornei calcetto e pallavolo

Arte urbana e il suo sviluppo

Il Manga

Lingua e disegno giapponese

Cineforum: proposte studenti

Cineforum: proposte studenti

Fantozzi

Il corpo delle donne

V per vendetta

This must be the place

Bastardi senza gloria

Benigni legge la Divina Commedia

Film comici (non meglio specificati)

Valzer con Bashir

Rocky Horror picture show

Flight club

Molti studenti hanno inoltre offerto minicorsi delle seguenti lingue/culture:romena, inglese, portoghese, polacca, filippina,francese, olandese, spagnola.

* le lacune e gli eventuali errori sono dovuti alla fretta con cui i densissimi programmi quotidiani venivano scritti al computer la mattina per essere esposti.

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