POPULISMO O PEGGIO?

di Roberto Villani

Con l’avvicinarsi delle elezioni i contendenti politici non hanno più ritegno e gareggiano in superficialità nel sostenere le proposte che suscitano più sensazione fra il popolo, senza preoccuparsi che siano ragionevoli, cioè frutto di un ragionamento.

Si dice che questo sarebbe populismo, ma il termine mi sembra perfino lusinghiero per la realtà italiana; vorrei fare degli esempi che non sono classificabili fra le ideologie (populismo) ma, scusate il termine, fra le prese per i fondelli. Tanto più gravi perché provengono da chi è stato o si propone di essere il legislatore e quindi il “tecnico”

che conosce le regole esistenti, che vuole essere delegato a migliorarle e a farne di nuove.

 

1)Incominciamo con la gara in corso fra i candidati a “mondarsi” delle leggi fatte sotto il governo Monti. Lo sanno i nostri politici che siamo una repubblica parlamentare? Che il Presidente della Repubblica affida l’incarico al primo ministro ma questi governa grazie alla fiducia data dal Parlamento? Che è il Parlamento a fare le leggi e non il governo? Conclusione: se Monti ha sbagliato, sono responsabili tutti quelli del Parlamento che hanno votato la fiducia. Gli atteggiamenti responsabili possono essere solo due: o sostenere che non si è sbagliato o chiedere scusa e spiegare perché si è sbagliato. L’unica cosa che non si può fare è sdoppiarsi: il politico in corsa per le lezioni che critica lo stesso politico che ha legiferato, fingendo che siano due soggetti diversi.

2)Per accattivarsi le simpatie dei tanti che eludono le tasse, molte forze politiche sostengono la necessità di non accanirsi contro il piccolo evasore perché bisogna perseguire i grandi evasori (come se un’ipotesi dovesse escludere l’altra). Oltre a non comprendere cosa s’intende nell’applicazione della legge il termine “accanirsi”, mi sembra un pessimo insegnamento. E anche qui si dimostra l’ignoranza delle regole. Le regole impongono, come in ogni paese civile, che le tasse siano pagate; chi evade avrà una pena proporzionata alla gravità dell’evasione: la legge si applica o non si applica  l’”accanimento” non esiste: può accadere che si perseguiti un innocente ma allora siamo contro o fuori dalla legge e sarà lo Stato a dover pagare. Far passare il principio che se sei piccolo evasore la puoi fare franca è criminale, oltre che tecnicamente impossibile da codificare. Chi è definito piccolo evasore? E se questo può evadere tanto vale elevare il limite di tassabilità ? Dopo di che ci sarà di nuovo un piccolo evasore del nuovo limite di tassabilità.

3) Sempre nell’ottica di individuare un nemico da dare in pasto allo scontento popolare, le  forze politiche, che accusano il fisco di accanimento contro il piccolo evasore,  si scagliano anche contro Equitalia, ma non perché l’istituzione funzioni male ( per. es. quando emette cartelle esattoriali sbagliate ) ma perché perseguita chi non paga sequestrando la casa d’abitazione o l’automobile. E’ populismo o ignoranza e malafede? Equitalia non è nata per partenogenesi, ma da una legge dello Stato, agisce secondo le leggi che ha emanato il Parlamento, ma anche in questo caso non si trova più né il padre di Equitalia né quello delle leggi speciali che dovrebbero permettere di recuperare le somme evase; in compenso c’è una folla di sedicenti padri della lotta all’evasione (pari a quelli dell’antimafia), nonostante gli scarsi risultati percentuali. Insomma se ci fosse la pena di morte la colpa sarebbe del boia e non dei politici che l’hanno introdotta.

4) Ho sentito, da una neonata formazione politica, una proposta elettorale che dovrebbe prevedere l’impignorabilità della casa d’abitazione estendendo probabilmente a questo bene il regime già previsto per gli strumenti di lavoro, le suppellettili e la mobilia necessaria al sostentamento quotidiano. Evidentemente in Italia sono più i debitori dei creditori quindi accontentiamo i primi e scontentiamo i secondi. La proposta non ha nulla di ragionevole, trascura tutte le considerazioni sull’incapacità (1500giorni per un giudizio civile, uno/ due anni per la fase esecutiva) della giustizia italiana di riconoscere e soddisfare giudizialmente i diritti dei cittadini, trascura che per questo motivo gli investimenti stranieri stanno lontano dall’Italia, trascura che spesso le ragioni del creditore sono più pressanti (alimenti, risarcimento danni per lesioni, retribuzioni non pagate ecc.) del sacrificio imposto a chi si sottrae ai propri doveri, trascura che sono pignorabili perfino lo stipendio e la pensione (nei limiti del quinto). Hanno pensato poi che l’impignorabilità dell’abitazione comporterebbe l’impossibilità di accendere un mutuo proprio sulla prima casa ? Forse non ci hanno pensato o forse non interessa nulla perché l’importante è la proposta con la quale raccogliere qualche voto in più, confidando nell’emozione del momento e nel tempo che passa…tanto poi la colpa sarà di qualcun altro, nel peggiore dei casi della Corte Costituzionale che annulla le leggi.

In conclusione anche la politica dovrebbe avere delle regole tecniche da rispettare nelle quali incanalare i propri programmi, come qualsiasi professione; il primo giudizio dell’elettore dovrebbe riguardare proprio questa capacità tecnica (e conseguente onestà politica) del proprio candidato al quale, soprattutto, deve essere chiesto di non prenderci in giro.{jcomments on}

DESIGN BY WEB-KOMP