Marco Borsotti

DOV'E' FINITA L' "ALBA"?

Il 26 marzo del 2012 apparve in rete un Manifesto intitolato: "Un soggetto politico nuovo",, sottoscritto da un gruppo di persone della sinistra in vario modo collegate con i movimenti civili [LINK]. Il documento proponeva l'urgenza di trovare strumenti di partecipazione per tutti coloro che a sinistra esprimevano a voce sempre più alta il proprio malcontento per come le forze tradizionali del Centro Sinistra italiano gestissero la loro voglia di trovare risposte differenti da quelle proposte dal governo Monti per portare il paese fuori dalla crisi in cui si trovava. Il successo del movimento referendario sulla questione nucleare e sulla gestione dell'acqua come bene comune del giugno 2011 aveva chiaramente dimostrato come in Italia ci fosse una solida maggioranza che non solo non condivideva molte delle scelte fatte dal centro destra, ma aveva la capacità, senza l'apporto di forze politiche o sindacali, di portare avanti e vincere battaglie di principio. In quel caso, infatti, la politica anche di sinistra aveva intenzionalmente girato le spalle ai comitati cittadini che avevano promosso i quesiti referendari. Per questo, il successo del voto induceva i firmatari proponenti del Manifesto a pensare che nel paese ci fosse una forza progressista che non trovava più rappresentanza in quelli che erano i discendenti dei partiti politici della sinistra in Italia. Questo risultato fu in molti aspetti confermato dalle elezioni amministrative della tarda primavera 2012.

Anche in questo caso nei grandi comuni erano prevalsi candidati che erano l'espressione di un desiderio di cambiamento dal momento che nella loro scelta gli elettori avevano sempre scartato i candidati appoggiati dalle segreterie dei partiti del centro sinistra preferendo persone espressione di una visione più radicale e con radici nei movimenti politici per la difesa del territorio e dei diritti delle persone.

 

Nella sua formulazione il Manifesto proclamava non voler essere o divenire un nuovo partito della sinistra. Invece proponeva la creazione di apposite strutture sul territorio, i nodi, e l'utilizzazione della rete informatica, per favorire l'aggregazione di cittadini desiderosi di impegnarsi per cambiare la direzione liberista che il governo di Monti stava perseguendo anche con l'apporto sostanziale del Partito Democratico e di gran parte del movimento sindacale. Il Manifesto sembrava prefigurare un sistema dove persone accomunate da una serie di priorità anche se aderenti a raggruppazioni politiche differenti, pur se tutte riconducibili alla sinistra italiana, avrebbero lavorato in sintonia per forgiare, dall'interno dei gruppi politici d'appartenenza, una spinta dal basso per l'abbandono delle politiche liberiste.

Durante l'estate in una serie di riunioni pubbliche tenute in varie parti d'Italia, alcune centinaia di militanti a nome delle varie migliaia che avevano sottoscritto il Manifesto iniziale arrivarono a formulare, non senza alcune difficoltà, una proposta di Statuto e di Programma che venne espresso nell'acronimo ALBA, Alleanza per il Lavoro, per i Beni comuni e per l'Ambiente. Per chi fosse interessato, i documenti più importanti possono trovarsi presso questo indirizzo elettronico: http://www.soggettopoliticonuovo.it/documenti-da-scaricare/ . In autunno, intanto, le scelte del governo, alquanto impopolari tra molti strati della popolazione, minavano la solidità dell'alleanza che aveva visto gran parte del Parlamento schierato a favore del lavoro dell'esecutivo presieduto da Mario Monti e facevano presagire possibili scenari di crisi anticipata che avrebbero potuto portare il paese al voto prima della scadenza naturale della legislazione nella primavera 2013. In quel frangente, alcuni degli ideatori e firmatari del Manifesto che avevano portato alla formazione di ALBA circolarono un nuovo documento: “Cambiare si può”, dove si prefigura la necessità e l'urgenza di prepararsi per una prossima tornata elettorale.

Anche se il nuovo documento non l'affermava mai in modo esplicito, i firmatari lasciavano intendere che i partiti del centro sinistra, compreso il SEL, non davano garanzie per una svolta radicale della politica economica seguita dal governo dei tecnici presieduto da Monti, anzi secondo loro tutti questi partiti, senza distinzione, dopo aver ottenuto una probabile vittoria alle urne, avrebbero continuato nella via tracciata da Monti. Per questa ragione, si prospettava la necessità di trovare alternative che potessero venire incontro al dissenso crescente nel paese per queste politiche.

Dalle fine d'ottobre sino ai primi di dicembre 2012, "Cambiare si può" organizzò incontri nazionali per discutere le vie da seguire. In questi incontri l'idea iniziale del Manifesto che aveva affermato non volersi trasformare in un nuovo partito politico della sinistra fu progressivamente accantonata anche perché nelle riunioni iniziarono a prevalere militanti che si identificavano con varie aggregazioni della sinistra così detta radicale, quelle stesse che nel 2008 avevano fallito e non avevano guadagnato una presenza parlamentare pur se associate nella cosiddetta sinistra arcobaleno. Soprattutto, alcuni quadri di Rifondazione Comunista, guidati dal loro segretario generale Ferrero, ebbero un ruolo centrale in questa metamorfosi  cui finì per associarsi anche quell'ala dei sindaci progressisti rappresentati da De Magistris. Mentre tutto questo stava avvenendo, i tempi della crisi politica italiana precipitarono rapidamente portando ad una rottura quasi formale tra il governo ed i suoi alleati nel centro destra che minacciò non votare la fiducia. Messo di fronte alla possibilità di instabilità della maggioranza, Monti in accordo con Napolitano presentò le dimissioni, pur non essendo formalmente sfiduciato, ed il Presidente della Repubblica decise di non procedere ad altro incarico e scogliere le camere a pochi mesi dalla conclusione della legislazione.

Questi eventi successero in pochi giorni e fecero precipitare la crisi politica poco prima della vigilia di Natale. I tempi per “Cambiare si può” erano già stretti ancor prima di questi eventi, ma la possibile chiamata alle urne ai primi del 2013 fece pendere la decisione dei delegati per la scelta della creazione di un nuovo soggetto politico in cui convogliare molti partiti della sinistra e l'IDV di Di Pietro che nel frattempo si trovava in una seria crisi interna per ragioni che esulano da questa analisi. I promotori della scelta di presentarsi in ogni caso alle prossime elezioni anche se anticipate di molte settimane, pensarono di ovviare alle difficoltà dovute ai tempi ristretti associandosi conuna serie di persone di grande visibilità mediatica, come il procuratore Ingroia cui fu affidata la direzione politica del nuovo gruppo che intanto si era denominato "Rivoluzione Civile".

Quest'idea si discostava di molto dagli intenti originali del Manifesto che aveva portato alla formazione di ALBA. Per questa ragione, molti dei primi firmatari del Manifesto si dissociarono formalmente da "Rivoluzione Civile" perché non vi riconoscevano una rappresentanza sufficiente dei movimenti sociali che erano alla base dell'idea originale di ALBA. Il deludente risultato elettorale di "Rivoluzione Civile " ha confermato come questa iniziativa fosse sprovvista di un suo seguito nell'elettorato. Ultimamente sembrerebbe che i militanti della prima ora di ALBA sarebbero intenzionati a riprendere il discorso da dove era stato lasciato nell'Autunno scorso.{jcomments on}

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