A cura di Elena Basurto

cinema

OBLIVION

Un film di Joseph Kosinski. Con Tom Cruise, Morgan Freeman, Olga Kurylenko, Andrea Riseborough

Così spesso l’estetica del futuro viene immaginata con un design minimalista, forti luci bianche, contorni sfumati di un'ambientazione eterea, che ovviamente nascondono una qualche grande angoscia, quasi sempre legata ad una forte limitazione della libertà.

Oblivion combina vari elementi già visti, in molti film fantascientifici sul futuro, e neanche si fa un particolare sforzo per nascondere il fatto che si attinga liberamente ad illustri precedenti nel genere, ma è proprio per questo che glielo si perdona. E’ una voluta rielaborazione di cose già sentite,

ed il risultato scorre bene, capta l’attenzione, intriga con una trama che riesce a sorprendere, anche più volte, e soddisfa con bei paesaggi combinati ad un sapiente uso della colonna sonora. In pratica, non si può certo dire che sia un film molto originale, ma proprio per questo è una sfida più ardua quella di farlo risultare interessante, e io trovo che la sfida è stata vinta.

Guerre Stellari, Odissea 2001, Blade Runner (soprattutto nelle sonorità), Matrix (taaanto!), Moon (con Sam Rockwell che fa il tecnico “da solo” sulla Luna), The Day After Tomorrow (che mostra una New York in rovine)… ci sono tutti!

Tom Cruise è un americano e sempre lo sarà… alcune sue espressioni e movenze sono talmente sopra le righe che mi lascia a bocca aperta. Ma questo non vuol dire che non sia un bravo attore. Varie volte ho trovato che la sua interpretazione fosse encomiabile, il mio preferito è in The Last Samurai (ebbene sì…). Qui, nella sua forte americanità, riesce a non diventare una macchietta (cosa che non è che non gli capiti di frequente), e riesce a velare il suo personaggio di una tristezza/malinconia/stanchezza che danno spessore senza cadere nel melodramma smielato… Il che non deve essere stato facile!!, poverino, con quel copione a tratti sconcertante che aveva!!!! (“Se abbiamo un'anima, è fatta dell’amore che condividiamo” …sigh…)

La compagna dai capelli rossi di Tom Cruise, è interpretata da Andrea Riseborough, attrice altrimenti a me ignota e che per una buona metà del film, se non è direttamente inquadrata, si ha difficoltà a ricordare. Un viso standard, una personalità anonima, un non-personaggio femminile, come ce ne sono tanti, purtroppo, nel cinema (cito un esempio: tutte le co-protagoniste dei film di Pieraccioni, che non riesco a distinguere le une dalle altre perché esistono solo per fare “la bonona accanto a Pieraccioni”). Ma gradualmente, con l’aiuto di qualche primo piano in più, questa attrice ci mostra un personaggio, con tutto il suo spessore. E complimenti anche a lei.

Tra gli sceneggiatori, sospetto ci sia qualcuno un po’ misogeno… Ora, non pensiate ch’io sia così superficialmente femminista da rivolgere tale accusa basandomi soltanto su una peculiare scena in cui la bianca navicella spaziale di Tom Cruise, con un fuso centrale e due motori sferici ai lati (devo aggiungere altro?), aspetta di entrare nella gigantesca stazione spaziale piramidale… inversa. L’entità cattivissima tra i cattivoni dell’universo è triangolare, con voce femminile e si chiama Tet (!!). Apre il portellone a triangolo capovolto, of course, e la navicella a fuso con due motori così, entra. Il portellone è mio e me lo gestisco io…

Ma appunto, non su queste triviali simbologie spicciole mi baso, ma su come si sviluppano gli altri personaggi femminili: la rossa è “l’aziendalista” della situazione, la russa (russa nel film e nella realtà), quella che dovrebbe essere la principessa flamboyante della storia, è al limite del patetico! Per essere un ufficiale della NASA, la tipa è una frana totale! (nella navicella che sta per schiantarsi, si rivolge al suo bello e fa la domanda più intelligente del mondo: “Moriremo?!” …santo cielo tesoro mio!! Non te l’ha detto la mamma che gli uomini non sanno prevedere il futuro?)

Infine, la morale della favola (c’è mai stata una favola senza morale?), è che la Terra è bella, anche semidistrutta, e l’Amore, tra persone ma anche per la propria casa,  è qualcosa di così potente da dare una forza suprema all’essere umano. Per niente originale, e molto mieloso, ma come dargli torto…

Chiudo con un dettaglio: mi ha molto colpita “l’ariosità” di questo film. Tra navicelle, droidi e una tuta spaziale bella pesante per il nostro Tom, mi aspettavo che quando si apriva la vetrata sull’ambiente esterno il poverino soffocasse! Per qualche gas nocivo, qualche raggio solare mortale, qualche veleno alieno… che ne so! Invece siamo sulla Terra, e l’atmosfera è pulita. L’ho trovato sorprendente per un film post-apocalittico e piacevole. Rende più godibile gli stupendi paesaggi a volo d’uccello. C’è molta altitudine in questo film. Penso a Yann Arthus Bertrand e alle sue foto della Terra vista dal cielo. Acqua, aria, terra, alberi, montagne… i motivi per cui Tom Cruise non se ne vuole andare.{jcomments on}

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