A cura di P.B.

libri

'LUI E' TORNATO'

di Timur Vermes

ed. Bombiani (disponibile anche come e.book)

<<"Non era tutto sbagliato". Si può cominciare da questo>>.  Così finisce il libro di Timur Vermes  'Lui è tornato', con il nuovo slogan di Hitler che, integrato perfettamente alla moderna Germania, ha capito benissimo  che non c'è nessuna differenza con quella vecchia dei suoi tempi e, come allora, si appresta a conquistarla di nuovo senza ombre di dubbi sull'esito della sua sfida.

Sconcertante!  Il Venerdì di Repubblica ci ha fatto una copertina su questo libro divenuto rapidamente un best seller in Germania e lo ha recensito come un avvenimento, letterario e, in certo modo, politico. Che succederebbe se Mussolini tornasse nell'Italia di oggi?

L'idea di far rivivere Hitler in carne ed ossa  facendolo miracolosamente risvegliare dal sonno

mortale durato ottant'anni  e immaginarsi che cosa succederebbe, è un ottima trovata di fantapolitica.  Hitler parla in prima persona. Va in giro stupito delle cose che vede ma convinto che se il Destino lo ha fatto risorgere è perché completi  la missione che prima non aveva potuto compiere. Quindi si mette subito all'opera. Fa qualche pellegrinaggio nostalgico nei luoghi di Berlino per lui più significativi, poi, alacremente, segue con fede le occasioni che il fato gli presenta, senza mai esitare sulla qualità altamente strategica delle sue scelte.

All'inizio va in giro con la sua vecchia divisa ormai logora, deluso che nessuno lo riconosca. Poi un giornalaio lo accoglie con commiserazione e ammirazione per la somiglianza e l'incredibile capacità di imitazione del vero Hitler. Lo scambia per un attore in disgrazia. Forse lo crede anche un po' matto. Però comincia subito ad ammirarlo per la sua bravura e la sua immedesimazione con il personaggio. Hitler, infatti, non sospetta nemmeno la possibilità che potrebbe anche essere pericoloso se qualcuno lo riconoscesse. Se gli domandano il suo nome, il suo vero nome, lui si arrabbia sul serio. Si chiama Adolf Hitler. E come dovrebbe chiamarsi sennò?

Grazie alle improbabili ottime relazioni del giornalaio, Hitler  entra in contatto con il mondo televisivo che gli apre le porte grazie ai suoi primi incredibili successi nella parte di...Hitler, naturalmente, in uno show un po' in declino, di prima serata.

Presto Hitler avrà uno show tutto suo e la sua ascesa da quel momento sarà irresistibile. Il fascino del personaggio si deve alla sua capacità di dire le cose esattamente come le diceva Lui . Certo, la Germania è cambiata ma le prospettive storiche no. La conquista del mondo è l'unico futuro per il popolo tedesco. L'opera interrotta può essere ripresa nella comprensione quasi paterna che se prima fu un fiasco adesso si conterà di meno sulla capacità di resistenza del soldato germanico e di più sul genio imbattibile del suo condottiero.

Naturalmente Hitler non è uno stupido. E' ovvio che nessuno creda che Lui sia veramente Lui. Tuttavia ne è una copia esatta. E poiché il suo successo mediatico si deve proprio a questo, alla sua capacità di essere una copia esatta, la finzione e la comicità diventano un pretesto utilissimo per riprendere la dottrina nazional-socialista e diffonderla proprio come ai vecchi tempi.

Attraverso Hitler, l'autore passa in rassegna la nuova Germania i suoi costumi e le sue istituzioni democratiche. Un'ottima occasione per mettere sulla bocca del Führer le critiche più puntute e corrosive. Non sfugge nemmeno la Merkel ovviamente e per chi conosce il panorama politico attuale della Germania, potrà forse essere questa la parte più godibile del testo. Le sue battute al vetriolo vengono considerate satira e alla fine questo diverte e comunque fa audience. La cosa più singolare è il disprezzo per la destra, incapace, a dire di Hitler, di sapersi organizzare coerentemente con i veri principi sui quali si basa il destino del popolo germanico. Gli unici a svolgere una certa resistenza alle apparizioni televisive di Hitler, sono i Verdi; ma presto anche loro saranno travolti dalla simpatia di questo personaggio che recita così bene.

Bisogna dire che dal libro traspare in modo assai poco velato l'intento di suscitare simpatia per il ritorno di Hitler, anche nel lettore.  In fondo il Führer si comporta, se non con intelligenza,  con bravura e furbizia. E' amabile con tutti. La sua oratoria è affascinante ma non v'è nulla dell'isterismo magnetico che trasuda dalle immagini che ce ne sono rimaste. Le sue critiche sono fondate. La sua banalità è conoscenza della psicologia delle masse.  Le donne ne rimangono sedotte al solo vederlo. I suoi sentimenti sono umanissimi e paterni per i suoi collaboratori. E' integerrimo. E' sobrio. Non esagera mai. Persino le sue reiterate affermazioni sulla cattiveria criminale e internazionale della razza ebrea, non sembrano esagerazioni, ma ovvietà (colpisce il modo dolce con il quale spiega e giustifica alla sua segretaria l'eliminazione spietata  dei minorati).

E' possibile che si tratti di un artifizio dell'Autore con l'intento di dimostrare quanto sia facile convincere le persone  anche delle cose più tremende quando si possiede l'arte della suggestione. Se è così, questa è la parte meno riuscita del libro che, comunque si basa tutto su una permanente ambiguità che alla fine stanca e delude.

Dopo la fine del libro Vermes consacra un buon numero di pagine ad informazioni storiche ben documentate che da un lato servono a giustificare le sue scelte descrittive in certi dettagli della vita di Hitler e dall'altro, sembrano decisamente utili a togliere dalla testa del lettore il sospetto che in fondo anche l'Autore simpatizzi per un'ipotesi impossibile (ma non si sa quanto) che LUI ritorni.

Vale la pena leggere questo libro? Sì, ma senza troppe aspettative.{jcomments on}

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