A cura di P.B.

libri

'1 Q 8 4'

di Haruki Murakami

ed. Einaudi (disponibile anche come e.book)

Non avevo mai letto nulla di Haruki Murakami. Ma questo libro dal titolo curioso e intrigante aveva ricevuto molte recensioni quasi tutte assai positive. Quando ho visto che era disponibile in versione e-book me lo sono subito scaricato e portato in viaggio. Meno male; un fiume. Non è un libro ma ben tre. Millecentocinquanta pagine nella traduzione italiana, edizione a stampa di Einaudi. Ad averli in valigia avrebbe ingombrato non poco.

Ma se non ero informato su Murakami questo non significa che non fosse già affermato come autore di buona narrativa, apprezzato internazionalmente e in particolare nel suo Paese, il Giappone, dove ha raccolto molti premi e dove ha scoperto la sua vocazione letteraria abbastanza presto, dopo singolari esperienze lavorative, compresa la gestione di un jazz-bar che sembra averlo divertito parecchio. Un signore interessante, insomma, e piuttosto fantasioso non solo nei suoi romanzi ma anche nella vita reale.

La vita reale. Ma qual'è la vita reale? Esiste davvero un confine netto tra il mondo della fantasia e quello della realtà? In che misura si contaminano, si legano e si slegano condizionando la nostra esperienza esistenziale? Il tema non è forse originale ma è quello del romanzo fiume 1Q84. Ma di che tratta 1Q84 ? Cominciamo dal titolo. Sembra che se parlassimo giapponese il titolo lo leggeremmo come si legge 1984, perché l'ideogramma della 'Q' si pronuncia come quello del '9' e infatti la storia si svolge nel 1984 con esplicito riconoscimento all'omonimo libro di Orwell. Nel romanzo è uno dei protagonisti a inventarsi il titolo sostituendo al '9' la 'Q' di 'Questionmark', come a dire: ma che razza di mondo è questo?

Infatti, 1Q84 non è altro che la variante del mondo 1984. Variante ma  comunque un altro mondo a tutti gli effetti. Protagonisti e lettori passano, e si imbrogliano, da un mondo all'altro in un clima di suspense creato con intenzionale malizia. La storia ha più della fantascienza che del surreale, ma, in fondo, è soprattutto una storia d'amore; un amore impossibile che attraverso mille improbabili peripezie diventa possibile e reale. L'impianto strutturale della narrazione è ambiguo e tende trappole. A volte calamita l'attenzione e a volte irrita. Capitoli brevi, spezzando il racconto sempre sul più bello, proprio come puntate di un serial televisivo. Più si avanza nella lettura più frequente è il sospetto che l'astuzia dell'editoria commerciale in cerca di best seller sia stata abbondantemente presente nella realizzazione del libro. Anzi, dei libri, perchè, come s'è detto, sono tre. I primi due, pubblicati assieme nel 2009, hanno goduto immediatamente di un favore straordinario raggiungendo nel primo anno i due milioni di copie. Eppure i primi libri devono spesso aver deluso. Non tutti si sono accorti che erano due (il titolo è uguale) e dopo settecento pagine di tensione giallistica manca ovviamente qualsiasi conclusione accettabile e la narrazione si interrompe bruscamente. E non tutti si sono accorti che mancava un terzo libro. Nel leggere i commenti dei lettori che Amazon spesso riporta sul suo sito, è divertente leggerne alcuni, furiosi per avere atteso inutilmente una fine che non c'era. La fine si trova giustamente nell'ultimo libro, come tutte le saghe che si rispettino.  Ma è una fine? Certamente è la fine di quel romanzo. Ma alla fantasia non c'è limite e forse (o di conseguenza?) non c'è nemmeno alla realtà.

Aomame, la protagonista femminile dal nome raro che significa verde pisello (o piselli verdi), riflettendo sulla misteriosa tenacia del suo amore sopravvissuto vent'anni, dopo essere germogliato da una poderosa stretta di mano, pensa: "Noi siamo legati, formiamo una cosa unica. Forse, proprio perché facciamo parte dello stesso romanzo allo stesso tempo". E' come se Murakami si fosse un poco rivelato, offrendo per la prima e l'ultima volta un esplicito aiutino allo sforzo interpretativo del lettore. Perché lo sforzo è necessario. Non è una lettura facile. Soprattutto se si casca nella trappola di credere davvero che si tratti di un romanzo; cioè di una storia con trama coerente e attendibile. Forse è solo la metafora di come nasce un romanzo. Di come un avvenimento accidentale nella realtà di un 1984 possa avviare un percorso inaspettato che, da un taxi bloccato in un ingorgo mentre la sua radio suona la Sinfonietta di Janáček , permetta di entrare, fino ad incastrarsi, nei labirinti del 1Q84, semplicemente arrischiandosi a scendere attraverso una scala d'emergenza vecchia e insicura per sfuggire al traffico della tangenziale.

Insomma non ci sono perchè, ci sono percorsi. Sentieri imprevedibili, spesso tortuosi e anche tormentati. Per seguirli, nella speranza, e soprattutto nella curiosità, di conoscere la via d'uscita, non è raro che si finisca poi in un cul de sac. Le descrizioni sono meandri, merletti,decorazioni, senza limiti di tempo, a volte barocche a volte compiaciute a volte semplicemente deliziose e affascinanti.  Per apprezzarle bisogna aver capito che nove su dieci servono ben poco allo sviluppo del racconto e molto al piacere del racconto. Certamente al piacere di chi le ha scritte e, qualche volta, anche a quello di chi le legge. Anzi chi legge non può fare a meno di pensare a Proust, pensiero che prima scaccia per cedere il passo al terribile sospetto di un romanzo fiume fatto apposta per la TV, poi recupera in tutta fretta quando incontra situazioni e personaggi magistralmente narrati (come il funerale del padre di Tengo, il protagonista maschile).

Ma che Murakami abbia voluto coinvolgere Proust diviene una certezza quando è lui stesso che lo tira in ballo regalandolo ad Aomame per farle passare il tempo e la noia di una situazione dove il tempo non le manca e la ricerca di quello di Proust potrebbe esserle di aiuto.

Prima di diventare un classico della letteratura francese, il capolavoro di Proust fu disprezzato dai maggiori editori dell'epoca e pur di vederlo pubblicato, il buon Proust finanziò la stampa di tasca sua.

Murakami deve aver tenuto ben presente anche questa storia. Ecco perché, senza essere troppo maliziosi, la sensazione che l'operazione commerciale non sia del tutto estranea alla realizzazione del romanzo, è abbastanza giustificata. Ma anche se così fosse è difficile gridare allo scandalo. Nonostante la sua mole il libro si fa leggere e spesso produce il godimento che solo sa dare la fantasia che crea con eleganza e brio. I sottintesi, i malintesi, le trappole perfide, le descrizioni imbambolate nei dettagli, i sentimenti incoerenti e vibranti, i colpi di scena sapienti e opportunisti, sviano il lettore e lo fanno anche irritare ma indubbiamente finiscono sempre per attirarlo e condurlo alla fine dell'ultima pagina, che, poi, forse non è la fine di nulla.{jcomments on}

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