Conoscere la realtà, l’uomo, avvicinarsi per la prima volta alla soglia degli infiniti campi del sapere è un compito faticosissimo, ma necessario per diventare uomini e donne consapevoli, responsabili, capaci di agire efficacemente nel mondo ed essere quindi utili a se stessi e alla comunità.

BENTORNATI A SCUOLA

di Andreina Russo

Cosimo scende in giardino col suo pigiama azzurro  e gli occhi ancora pieni di sonno. Sono le otto di una bella mattina di agosto, il cielo è limpido dopo il temporale notturno che ha buttato giù foglie  e rami ed ha lavato il porfido del cortile. Se ne va in giro come fa ogni giorno, a contare le mele ancora verdi cadute dall’albero, a cercare le lucide cetonie, aspettando che io gli porti il suo latte . “Nonna corri! Vieni a vedere!” Arrivo  con la tazza in mano, ma mi trascina sotto la siepe folta delle ortensie dove biancheggia qualcosa che all’inizio non individuo. “Nonna sono api. L’alveare è caduto e si è spaccato in due!” Lo allontano col braccio perche  una parte del favo nereggia invece di api morte o morenti, che si muovono a fatica cercando, forse, di riprendere il volo. Lì vicino c’è un altro pezzo dell’alveare, completamente vuoto, cera perfetta modellata in minuscoli esagoni. Lo raccolgo con cautela e ci mettiamo a guardarlo con stupita ammirazione. Come è possibile che una così precisa geometria sia costruita da essere così minuscoli?

Cosimo contempla il pezzo di favo, mi chiede delle api, si pone domande a poche delle quali so rispondere. Gli dico: “Vuoi che lo metta in una scatola, così puoi portarlo  a scuola, farlo vedere alla maestra, ai compagni?” Mi risponde con un mugugno “Mah, se vuoi…”  “Dai, ne potete parlare in classe! Mica è una cosa che si trova tutti i giorni!” “Mah, non credo proprio..” Cosimo sta per cominciare la terza elementare, ed io forse ho dentro di me la visione mitica delle elementari del dopoguerra, quelle che io ho frequentato da scolara, quando spesso noi bambini portavamo da casa oggetti, fiori, animaletti che finivano per diventare il centro dell’attenzione, l’argomento di racconti o di spiegazioni  improvvisate da parte di maestri molto meno forniti, rispetto ad oggi, di ausili didattici audiovisivi, digitali.

La libertà dell’apprendere, la casualità dell’apprendere, la frammentarietà dell’apprendere…il sistema scolastico, che in tutto il mondo è sempre più strutturato, regolamentato, normalizzato, ha distrutto la divina libertà dell’individuo di apprendere non solo ciò che vuole imparare, ma il dove, il quando, il da chi. Poter imparare solo quando scatta la curiosità, la domanda…in quel momento il cervello si apre, assorbe come una spugna, trattiene per sempre ciò che l’individuo vede, tocca, annusa, ascolta...che meraviglia, che momento magico dell’esistenza. Si ricorda per anni perfino il luogo dove quel pezzo di realtà ci si è rivelata, la persona che ci ha aiutato a capire, che ci ha aperto un orizzonte nuovo…Ogni volta che passo nei giardinetti prospicienti lo scomparso Albergo Righi, a Rocca di Papa, rivivo automaticamente il momento emozionante in cui, mezzo secolo fa, una bambina di poco più grande di me mi descrisse come avviene l’atto sessuale. Ne ho dimenticato il viso e il nome, ma ricordo le sue parole sussurrate, il suo tono di ingenua malizia,  la mia reazione di disorientamento di fronte a qualcosa di assolutamente inedito.

La scuola invece sembra offrire  il contrario del piacere dell’imparare, dello scoprire, è come una grande gabbia nella quale veniamo chiusi per  tredici anni (quindici, se aggiungiamo la  materna) fondamentali per lo sviluppo del cervello e della personalità dell’individuo, un’eternità durante la quale ci viene inoculata, in forma compressa e standardizzata, una quantità di conoscenze spaventosa, di cui ci si chiede poi conto in modo più o meno rigoroso, in esami periodici anch’essi standardizzati e generici. Un incubo. Ricordate Einstein nella sua autobiografia, dopo la sua tormentata vicenda come studente? “E' un vero miracolo che i metodi moderni di istruzione non abbiano ancora completamente soffocato la sacra curiosità per la ricerca: perché questa delicata pianticella, oltre che di stimoli, ha bisogno soprattutto di libertà, senza la quale inevitabilmente si corrompe e muore".

Allora perché bentornati a scuola? Andiamo con ordine: adulti, bentornati a scuola! Mi rivolgo ai genitori, ai nonni, agli zii, alle bambinaie, alle colf, alle maestre d’asilo, a tutti voi che a titolo vario avete l’opportunità  e la fortuna di frequentare da vicino bambini piccoli, diciamo fino agli otto anni, quando ancora la scuola non ha del tutto ucciso in loro la curiosità. Cogliete i momenti magici, quando la mente dei bimbi si apre e ne scaturiscono domande, a volte singole e ragionevoli, a volte a raffica o strampalate. Non li ignorate, non sottovalutate il vostro ruolo, chiudete il giornale, spegnete la TV, smettete di fare quello che stavate facendo perché non c’è niente di più importante di aprire         una mente, di fare luce lì dove ancora c’era il buio. Ma il mio benvenuto va soprattutto ai genitori, il cui compito non si esaurisce soltanto nel dare vita,  sostentamento materiale e istruzioni pratiche ai loro rampolli. Io vedo ogni giorno tanti giovani padri e madri distratti, tutti presi dal loro lavoro e/o dai loro cellulari, dalla cura della loro prestanza fisica e delle relazioni sociali, spesso dalle preoccupazioni economiche. E i figli? Che tentazione piazzarli davanti alla TV, regalare loro  precocemente giochini elettronici, delegare a gruppi sportivi e ad enti culturali la  crescita mentale e fisica dei propri bambini. Dilagano i corsi su tutto lo scibile universale per infanti in età sempre più tenera: più che dal desiderio di formazione precoce, questa tendenza sembra dettata da quello stesso atteggiamento egoistico che porta a delegare  la cura e l’attenzione dovuta agli anziani (anche perfettamente in salute fisica e mentale) a personale appositamente pagato. Dobbiamo pensare invece che l’apprendimento è strettamente legato all’affettività, e per un bambino ( e non solo) ciò che gli viene presentato da una persona che ama ha un valore ed una capacità di penetrazione molto più forti di quando proviene da un estraneo. Quindi la prima scuola, importantissima, che dura sei anni, inizia prima della scuola: anche la piccola Maya, nata qualche settimana fa, la sta già frequentando. Fortunati i bimbi che hanno tanti maestri intorno  a sé.

Ma non basta: bentornati a scuola maestri e professori! Avete passato delle buone vacanze, compatibilmente con i magri stipendi? E durante le vacanze, avete imparato qualcosa di nuovo? Vi siete nutriti di nuove esperienze, di nuovi libri, di nuovi incontri umani? E avete voglia di ricominciare portando in classe  quello che l’estate vi ha regalato? Un argomento inedito, un approccio innovativo ai soliti argomenti, una piccola rivoluzione in quella classe  dove le cose non funzionavano a dovere? E poi: darete, almeno all’inizio,  spazio ai vostri alunni per parlare, per raccontare  quello che loro hanno sperimentato nei preziosi mesi estivi, quando la mente, temporaneamente fuori della gabbia, è libera di vagare tra attività ed esperienze stimolanti?  La gente fuori della scuola non sa quanto i comportamenti degli insegnanti, che spesso vengono tacciati di eccessivo rigorismo e diligenza, siano provocati proprio dal dettato ministeriale, che fissa in modo prescrittivo, al di là di un’ elasticità più proclamata che effettiva, contenuti e argomenti, che saranno poi oggetto d’esami. Ma un margine di libertà esiste per i docenti e qualcosa si può fare, basta un po’ di coraggio, la voglia di trasgredire  ed uscire dai binari usuali…allora Cosimo potrà portare a scuola il bianco favo di cera o la cetonia verde smeraldo, potrà raccontare ed essere fiero di essere stato lui, per una volta, a svelare un pezzetto di realtà ai suoi compagni..

E finalmente: bentornati scolari e studenti! Sì, va bene, il banchetto è troppo ricco, le pietanze a volte insipide o indigeste, ma aprite le orecchie e il cervello, ascoltate e riflettete, perché tra le tante cose che vi vengono insegnate potrete trovare quelle che vi interesseranno di più, a volte vi cattureranno per sempre, diventeranno l’oggetto dei vostri studi futuri, del lavoro della vostra vita. Non sprecate tanti anni preziosi chiudendovi ostinatamente in un rifiuto generalizzato ed  ottuso che farà di voi dei ciechi e dei sordi senza speranza. Conoscere la realtà, l’uomo, avvicinarsi per la prima volta alla soglia degli infiniti campi del sapere è un compito faticosissimo, ma necessario per diventare uomini e donne consapevoli, responsabili, capaci di agire efficacemente nel mondo ed essere quindi utili a se stessi e alla comunità.{jcomments on}

DESIGN BY WEB-KOMP