Una telenovela semiseria sul reale stato della scuola italiana

IL RITO SOLENNE DEGLI ESAMI

II

di  Laboccadellaverità

Continuo a prendere spunto dall'articolo di Andreina Russo "Bentornati a scuola". Nel mio precedente intervento ho cercato di mettere in luce alcune deformazioni obbiettive delle finalità primarie della scuola che riguardano in particolare le relazioni tra docenti e famiglie degli alunni. Vorrei ora puntualizzare come questa involuzione coinvolga la coerenza stessa dell'istituzione scolastica costringendo gli stessi docenti a snaturare le loro funzioni. Dove questo è più evidente è nell'avvenimento culmine della vita scolastica: gli esami. Mi riferisco in particolare a quelli di licenza liceale, quelli popolarmente chiamati di maturità. Il rito è solenne: la mattina della prima prova i corridoi degli istituti , dove i banchi sono stati posizionati per evitare che i ragazzi copino tra di loro nelle anguste classi, si popolano di giovani fantasmi dai pallidi volti, spompati dallo sforzo immane di aver tentato di ingoiare in un mese scarso tutto il sapere allegramente ignorato nei nove mesi precedenti.

 

I membri esterni della commissione d’esame  controllano il loro posizionamento nei banchi che registra manovre stranissime, dovute all’attento studio strategico fatto a tavolino nei giorni precedenti al fine di distribuire equamente, tra mille litigi, i posti migliori accanto ai compagni più bravi o più esperti in tecnologia… poi la cerimonia dei cellulari, che vengono solennemente richiesti e vanno ad accumularsi sulla cattedra dei docenti sorveglianti. Tutti sanno naturalmente che gli studenti arrivano forniti di tutti i cellulari della famiglia  e sono pronti così a far fronte non solo a questa consegna iniziale, ma anche ad eventuali ulteriori sequestri in corso d’opera.  Basta dare un’occhiata sulla cattedra piena di telefonini, la maggior parte di vecchio modello  ormai in disuso, mentre il meglio della tecnologia rimane nelle tasche e nelle borse pronto ad essere utilizzato. Ma come? Semplicemente perché, anche senza fare particolari acrobazie stando seduti, data la lunghezza delle prove  gli esaminandi hanno diritto ad andare al bagno, da cui  possono comunicare tranquillamente non solo con i loro professori di ripetizione, ma con amici e parenti competenti e in fondo con tutto l’universo.  Ma torniamo nel corridoio: i membri interni della commissione nel frattempo girano tra i banchi seguendo rotte anch’esse strategiche per evitare i colleghi esterni; sorridono, incoraggiano, danno affettuose pacche sulle spalle  alle ragazze più pallide, offrono caramelle… non ci credete? L’anno scorso ho visto con i miei occhi una presidente di commissione rampognare una professoressa  che aveva portato da casa una bella torta fatta appositamente e ne distribuiva pezzi agli alunni con tanto di tovagliolini durante la prima prova.. Si dirà: ma che carina, ma che bello. Ancora: che c’è di male?

Ancora: la terza prova di maturità, è un questionario di solito composto di due domande per materia, cui bisogna dare una risposta sintetica di 10 righe ciascuna. Le domande vengono formulate in gran segreto il giorno prima della prova e consegnate al presidente di commissione che le conserva in un armadio di cui solo lui possiede le chiavi. Ovviamente le materie della terza prova sono affidate per metà ai membri esterni e per metà a quelli interni. E qui accadono fenomeni che hanno del paranormale. Pensate che ogni anno, con una frequenza straordinaria, vengono sorpresi ragazzi che copiano le risposte ai quesiti da appositi “pizzini” debitamente compilati e portati da casa. La cosa straordinaria è che i pizzini contengono esattamente  e solamente le risposte alle domande “segretissime “ che il giorno prima sono state formulate, ma stranamente riguardano solo le materie affidate ai membri interni…

E non parliamo degli scritti di Latino e Greco (di quelli di matematica non parlo, perché non ho fonti dirette): i miei studenti cui è capitata   quest’anno la prova di Latino mi hanno raccontato serenamente che l’hanno fatta “tutti insieme” e quando ho chiesto se ci fossero stati problemi mi hanno altrettanto serenamente risposto: Eh, sì! La prof dell’altra sezione che era con noi non gliel’ha passata, e abbiamo dovuto provvedere noi.  Certo le cose peggiorano: mi ricordo i bei tempi in cui una mia preside il giorno della prova faceva entrare di nascosto a scuola, complici i bidelli, le due migliori insegnanti di Latino e Greco e le chiudeva nel suo bagno riservato, fornito per l’occasione di dizionari. Appena veniva aperto il plico sigillato del Ministero  e venivano fatte le fotocopie, rigorosamente contate, per le commissioni, una di queste, chissà come, finiva nel bagno presidenziale  e ne usciva, debitamente trasformata in bella lingua italiana, per essere a sua volta fotocopiata in pochi e segretissimi esemplari che arrivavano ai piani  celati tra tazzine di caffè e cornetti alla crema…

E gli orali: gli studenti naturalmente hanno ottimi risultati quando sono interrogati dai proff interni e molto inferiori quando sono quelli esterni  ad esaminarli..ma questo si spiega facilmente: i professori esterni non li conoscono, i ragazzi sono in genere timidi e indifesi e si emozionano a parlare ad uno sconosciuto…

Valga per tutti l’esempio di un mio collega di inglese che interrogava seduto accanto a me con davanti l’elenco alfabetico degli alunni, accanto ai cui nomi erano appena visibili delle sigle: WS, JM, JJ, ecc. La domanda era sempre la stessa: parlami del tale autore. Appena il ragazzo aveva terminato di esporre in una lingua approssimativa  i dati anagrafici, luogo e data di nascita, nomi dei genitori, e i titoli delle opere principali, il collega interrompeva e sorridendo lo invitava a passare ad un’altra materia.  Questo il risultato di almeno 10 anni di studio della lingua straniera. Questa  la ragione per cui gli italiani si distinguono all’estero per non saper spiccicare una parola decente in nessuna lingua che non la propria, a volte opportunamente urlata nel tentativo di farsi capire meglio.

Alla fine tutti promossi o quasi (ma per non essere promossi  bisogna veramente farne di tutti i colori). Alla fine il dirigente scolastico convocherà i docenti delle commissioni in cui ci sono stati i rari bocciati e li striglierà per non aver svolto bene il loro compito ed aver arrecato un serio danno di immagine all’Istituto. Alla fine entreranno all’università ragazzi semianalfabeti e i docenti universitari si e ci chiederanno: ma come ci sono arrivati? Ma chi ce li ha fatti arrivare? E il livello degli esami universitari dovrà necessariamente abbassarsi e il circolo diabolico non si romperà mai.

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