Questa conversazione avviene tra Paolo Basurto ed Augusto Merletti, entrambi con una certa anzianità di adesione al Movimento 5 Stelle. Il primo, di cultura umanista, si è formato in una lunga esperienza internazionale come funzionario ONU, è ormai profondamente critico e deluso dalla esperienza fatta nel M5S che spesso predica bene e razzola male, il secondo, di cultura tecnica, è titolare di una peculiare esperienza che lo ha visto per lunghi anni coniugare la attività di funzionario dello Stato con quella di piccolo imprenditore privato maturando un vero e proprio senso di ribellione per le attuali condizioni dell’Italia, che lo rende ancora convinto sostenitore del progetto 5 Stelle. Lo scopo dell’intervista, in fondo, è proprio quello di capire il perché.

Il Movimento 5 Stelle da Dentro

PASSIONE E RAGIONE

Conversazione di Augusto Merletti (a cura di Paolo Basurto)

Augusto ha assistito alla gestazione e alla nascita del M5S. Ha creduto nella sua novità e nella forza rivoluzionaria che conteneva l'iniziativa di Grillo anche quando nessuno, nemmeno Grillo stesso, pensava che avrebbe potuto esserci uno sbocco politico così a breve e con tanto successo. Augusto ha seguito da vicino tutte le fasi convulse e imprevedibili dell'evoluzione di quello che oggi chiamiamo M5S e che è un Movimento politico così trascinante che è divenuto, al primo colpo, la più importante formazione politica del Paese.  Ma non è stato solo un osservatore. Al contrario, ha preso parte a tutte le battaglie che contavano, interne ed esterne, seguendo con attenzione la vita del Meet Up di Roma (il secondo  gruppo di simpatizzanti di Grillo ad essersi costituito in Italia), senza mai mancare di dire e difendere e diffondere le sue opinioni, spesso (molto spesso) anche fortemente critiche. Ecco perché la sua conversazione è molto interessante e può far capire tutto il potenziale che ancora esiste nel M5S, fatto di risorse umane di qualità, anche se sempre più rare, e capaci di analizzare con equilibrio pregi e difetti dell'avventura unica avviata da Grillo, avventura che oggi molti ritengono tradita e impoverita da un grave rischio di autoritarismo e di personalismo.

Capire il M5S

Riuscire a governare la società del 2000. Non è una cosa semplice. Un tempo il potere sovrano sembrava fortemente concentrato nella figura di un unico capo:  il Re. Ma in realtà questo Re poco conosceva della realtà del suo regno, spesso troppo vasto e articolato. Quindi l'amministrazione ordinaria era nelle mani dei suoi governatori o rappresentanti e lui si accontentava di valutare che rendite questi governatori fossero capaci di assicurargli e quante grane politiche fossero capaci di risolvere da soli. Oggi non c'è capo di stato, per potente che sembri, che sia davvero in grado di governare da solo. La realtà imprenditoriale, e peggio ancora quella finanziaria, è divenuta così complessa e incontrollabile, da quando ha superato i confini dello Stato nazionale e si è trasformata in un fenomeno transnazionale, che pensare di poter guidare un Paese con gli schemi e i modelli tradizionali si dimostra sempre più un grosso errore. In particolare, il mondo  attuale ha già chiaramente dimostrato che il sistema politico che tanto osanniamo, quello della democrazia rappresentativa, è terribilmente in crisi e produce ormai una classe politica sempre peggiore nella quale quelli che dovrebbero essere i rappresentati non si riconoscono affatto. Forse un esempio illuminante tra tutti è quello degli italiani che, per ben vent'anni, si sono scelti Berlusconi senza riuscire a trovare alternative valide.

Ma le cose non vanno meglio in altre nazioni, basti pensare agli USA di Bush (che forse era peggio di Berlusconi), o alla Francia di Sarkozy (e nemmeno quella di Hollande sembra essere molto felice). Certo, ci sono delle differenze e gli italiani sono indubbiamente peggio messi degli altri. Ma si tratta di differenze marginali dovute a contingenze storiche. In realtà l'inadeguatezza è in un sistema che non è stato capace di creare una coscienza civile, e questo a causa di un'impossibilità a far partecipare il popolo in modo responsabile. Ora non è che il M5S si propone di risolvere tutti i problemi della società moderna, ma su questo punto particolare il suo obbiettivo principale è quello di superare il sistema delle deleghe e aprire la strada a una presenza attiva dei cittadini ai processi decisionali più importanti. Non si tratta di un principio astratto e teorico. Per es., la regola dei due mandati che sostiene e applica il M5S, secondo la quale non ci si può più candidare dopo avere espletato due mandati elettorali è uno strumento utilissimo, non solo per ottenere un rinnovamento ed evitare la sclerosi della classe dirigente, ma anche per ampliare la sfera della partecipazione effettiva dei cittadini nella gestione pubblica. Se questa norma che si è imposta il M5S la applicassero tutti raggruppamenti politici, tra dieci-vent'anni non ci sarebbe famiglia italiana senza almeno un suo componente che abbia fatto un'esperienza di politica attiva e istituzionale. Solo il fatto che a giro toccherà a tutti, solo questo fatto, produrrebbe certamente maggiore coscienza della vera natura dei problemi politici e della necessità di sentirsi non solo più capaci di controllare i nostri eletti ma anche, perché no, più solidali e pronti a dare una mano per risolvere i problemi.

 

Un'altra ambizione del Movimento, più terra terra e apparentemente paradossale, è che non vuole essere un partito. I partiti sono la negazione del buon governo. Tutto ciò che sono i partiti il M5S non vuole esserlo. Per esempio, nei partiti chi comanda sono gli eletti, nel M5S, al contrario il giorno che sei eletto dovresti contare meno di prima limitandoti ad essere portavoce degli altri.

Certo non mi fa piacere dire che non è ancora così. Anzi ho detto più volte che questa è la prima patologia del M5S, persone con le quali per anni ti sei confrontato alla pari e, qualche volta, anche con robusti vaffanculi, improvvisamente, una volta eletti, fosse pure solo in consiglio municipale, cambiano pelle ed atteggiamenti e trovano persino, soprattutto negli ultimi arrivati, una corte paludente che li mitizza. In parte la cosa è dovuta all'imprevedibile successo nelle ultime elezioni. Pochi mesi fa in tutta Roma c'era un solo eletto. Oggi ce ne sono ben sessanta. E un aneddoto significativo è che molte persone adesso si avvicinano al M5S solo per la soddisfazione di incontrare e parlare con l'eletto dandogli del tu. Solo questo gli dà la sensazione di essere qualcuno. Poi, certo,tra il dargli del tu e la tentazione di chiedergli un piacerino il passo può essere breve.

Eletti, Portavoce e Dipendenti

Portavoce è una parola che non mi piace. Nel 2005 lo slogan del M5S era che l'eletto doveva essere soprattutto un dipendente. Il concetto era estremamente chiaro. Un dipendente, qualunque ne sia il livello, fosse anche un Amministratore delegato, una volta che il proprietario dell'azienda rimane insoddisfatto del suo operato, viene mandato via senza tanti complimenti. Ma intanto ha delle funzioni precise da svolgere e la responsabilità è sua. Essere un portavoce non ha senso nella situazione obbiettiva dell'attività parlamentare. Il portavoce dovrebbe dire e fare solo quello che dicono i cittadini. Ma come è possibile che io che ho da fare tutto il giorno per il mio lavoro mi metta a studiare tutto quello che bisogna studiare e leggere per avere un'opinione sensata sulle cose da fare in Parlamento e dica a lui, all'eletto, che ha invece tutto il tempo e tutti i mezzi a disposizione per studiare e leggere le cose giuste, come si deve comportare? Non ha senso. Io posso solo giudicare i risultati e da quelli decidere se mantenere o no il mio dipendente. Solo in questo caso il recall, la decadenza, il licenziamento insomma, diventa una cosa coerente.

La revoca del mandato

Grillo ne parla sempre e anch'io la ritengo una cosa indispensabile, ma, ripeto, solo per sbarazzarsi di un dipendente il cui lavoro dà dei risultati contrari alle aspettative. Insomma, se io sono un ingegnere non posso andare a dire al chirurgo come e che cosa deve operare. Ma se il chirurgo commette un errore e il paziente muore, mi sembra giusto che il chirurgo venga buttato fuori dai piedi. La revoca del mandato è uno strumento essenziale per scongiurare quel rapporto di sudditanza che spesso si crea tra l'eletto e i suoi elettori e che rende cosi sospetto, e suscettibile di corrompersi, il ruolo dell'eletto. Ho conosciuto nella mia esperienza molti politici tra i quali molti leaders. Pochi sfuggivano alla tentazione di rivestirsi di quell'aura speciale che tiene distanti le persone in un miscuglio di reverenza e rispetto. Questo è sempre un segno, magari non gravissimo, di una patologia e se oggi si tratta solo di qualche linea di febbre domani potrebbe svilupparsi una malattia grave.

La selezione dei candidati

Non criticherei tanto facilmente il modo con il quale i cinquestelle sono arrivati in parlamento. Come che siano andate le cose si tratta di gente non corrotta, che ha una verginità politica e intellettuale che li rende, al giorno d'oggi, elementi preziosi. Tutti i loro colleghi degli altri partiti sono arrivati in Parlamento dopo una gavetta a dir poco disgustosa e se qualcuno è riuscito ancora a mantenersi pulito certo non è arrivato ad essere candidato per caso. Invece quelli del M5S ci sono arrivati proprio per caso e proprio per questo sono davvero puliti.

Questo non toglie che il procedimento abbia prodotto alcuni effetti distorti. Io ho voluto partecipare a questo procedimento e, avendone i requisiti avevo posto la mia candidatura, ma poi mi sono deciso a ritirarla perché, come ho scritto in una lettera che ho circolato sul web, non mi andava di essere in lista con una persona che consideravo incoerente e che secondo me aveva già dato prova di non essere fedele allo spirito del Movimento. Non avendo ottenuto che questa persona se ne andasse me ne sono andato io. Oggi questa persona, devo ammetterlo, sta cercando di fare al meglio il suo lavoro e, nonostante la sua impreparazione, è più brava di molti altri che invece si sono lasciati prendere dall'imprevisto salto di status che è avvenuto nelle loro vite. Bisogna riconoscerlo, a certe persone l'esperienza di parlamentare ha dato alla testa. Ma tutto sommato si tratta di una percentuale fisiologica, soprattutto date le circostanze abbastanza eccezionali nelle quali si è verificato il boom elettorale del M5S. Comunque, e con il senno del poi, considero che il ruolo che mi appassiona occupandomi a fondo e criticamente della crescita all'interno del Movimento, sia , oggi, perlomeno altrettanto importante di quello di fare il senatore. Le adesioni al gruppo di Roma sono aumentate moltissimo e non sono pochi quelli che rifuggono dal fanatismo e preferiscono un approccio intelligente e costruttivo, ma anche critico, allo spazio di partecipazione che, con tutti i suoi limiti, il M5S offre. Io mi rivolgo soprattutto a queste persone e con loro cerco di disegnare un futuro per il Movimento.

L'organizzazione interna

Che esista un problema di organizzazione non c'è alcun dubbio, anche se Grillo non lo vuole riconoscere. La mia sintonia con Grillo, agli inizi è stata assolutamente piena. Il M5S nasce a maggio del 2005 e la mia iscrizione è di settembre. Le tre cose che mi avevano convinto subito erano: l'eletto è un dipendente dei cittadini; dopo due mandati si torna a casa; le Province vanno abolite. Tre cose chiare e precise e sulle quali già da tempo avevo la certezza che fossero giuste. Grillo le propugnava a suo modo, con la forza emotiva che gli è propria, io, da buon ingegnere, le sostenevo razionalmente appoggiando la proposta su basi logiche il più possibile stringenti. Non escludo che la mia simpatia per Grillo si fondi anche su un elemento generazionale -abbiamo la stessa età- e su affinità biografiche. Grillo ha sofferto non poco per la persecuzione inflittagli dai socialisti e io, nel mio piccolo privato, ho dovuto subire cose abbastanza analoghe. Ma il legame affettivo che posso sentire per Grillo è più quello di un fratello che quello di un suddito affezionato. Questo per dire che tra me e lui esistono delle differenze su temi anche molto importanti. L'uso della rete come strumento assolutamente principale per la strutturazione dell'azione del Movimento, lo considero, per esempio, una straordinaria opportunità ma solo se supportata e mediata anche dal contatto umano e dalle relazioni personali. La rete può essere addirittura un danno per i rapporti umani. Lo dico alla luce della mia larga esperienza con la rete, proprio nel M5S. Le personalità nascoste nelle loro idee scritte sono quasi sempre assai diverse dalla loro genuina natura. La rete si presta alla manipolazione, che sia, questa, intenzionale o no. Un altro punto su cui non c'è identità di vedute tra me e Grillo è la pretesa che tutto può essere fatto senza organizzazione e senza regole. A me sembra che anche la  storia recente renda evidente che la mancanza di regole e di organizzazione crea un vuoto nel quale è il prevaricatore che viene immancabilmente favorito. La politica partitica è stata, sino ad ora, lo strumento dei prevaricatori.  L'assenza di chiarezza nel come applicare i principi base del Movimento crea zone d'ombra nelle quali regna l'arbitrarietà interpretativa e non c'è cosa più odiosa che questo continuo emergere di falsi custodi dell'ortodossia che si arrogano il diritto di condannare con una frase, purtroppo ricorrente: tu non sei da Movimento. Ma sia ben chiaro, le istanze per definire correttamente che cosa significhi essere o non essere "da Movimento", non esistono da nessuna parte a meno che non ci si rivolga a Dio-Padre, cioè a Grillo. Ma, volendo continuare nella metafora un po' blasfema, se Grillo è il Padre, e Casaleggio non può, allora, che essere il Figlio, dov'è lo Spirito Santo? Dov'è l'illuminazione che permette a tutti di capire e farsi capire, parlando lingue diverse ma trasmettendo valori uguali? Certo non può essere uno come il filosofo Becchi, perché allora meglio proprio che non ci sia questo spirito illuminante.

Una selezione più raffinata

Ormai il problema di un'organizzazione più adeguata e che almeno permetta una selezione più corretta e di qualità dei candidati da eleggere va risolto con urgenza. La possibilità che il M5S possa avere responsabilità di governo, prima era impensabile e tutta la strategia e la propaganda di Grillo si basava su un ruolo dirompente di forza di opposizione. Oggi è evidente a tutti che, grazie anche all'inarrestabile continuo deterioramento di tutte le altre forze politiche, alle prossime elezioni, il M5S potrebbe davvero avere i numeri per governare. A questo punto la scelta degli uomini di governo è essenziale perché sarebbe la prova del fuoco. Se questa scelta dovesse farla adesso sarebbe un disastro, non ci sarebbe nessuno sicuramente affidabile per competenza ed esperienza. Renzi, quando è diventato Presidente del Consiglio, aveva già la lista dei suoi ministri in tasca. E se non sei già pronto parti in qualche modo sconfitto, perché formare un Governo non è una cosa così semplice.

Le responsabilità di Grillo

Io credo che Grillo sia una persona intelligente e anche onesta. Sono convinto che lui il problema lo vede; ma non mi sembra abbia le idee chiare sul come risolverlo. Ma non per questo gli butterei la croce addosso, con il rischio di cancellare le cose straordinarie che è riuscito a fare fino adesso. Insomma, altri ci sono stati nella nostra storia recente, che hanno tentato di cambiare questo Paese. Persone di tutto rispetto e con ottime idee, come Pannella (non scordiamoci che i Radicali riuscirono a prendere il 10% dei voti, al loro inizio), come Segni (che dopo il famoso referendum non riuscì più a battere chiodo), come Nanni Moretti (che riuscì a mobilitare centinaia di migliaia di persone con i suoi Girotondi), e anche persone più problematiche ma ugualmente carismatiche come Bossi (che con la sua Lega sconvolse non poco il panorama tradizionale). Ma qualcosa è cambiato veramente in Italia grazie a loro? Grillo invece ha già lasciato il segno e il cambiamento è in corso, spero in modo irreversibile. Dalla remunerazione dei politici, all'abolizione del finanziamento ai partiti; all'abolizione finalmente delle Province; all'esclusione dal Parlamento dei condannati con sentenza definitiva. Non sarà stato tutto merito suo, e non tutto è compiuto ma è lui che ha aperto i giochi e ha condotto la campagna più efficace. Il timore prodotto dal suo 'mandiamoli tutti a casa' ha fatto  miracoli. E se per caso Renzi dovessimo considerarlo un passo avanti rispetto a D’Alema, ebbene anche questo lo si deve a Grillo e alla preoccupazione del PD di dovergli davvero consegnare il Paese. Questo non significa che Grillo sia un santo o un genio infallibile. Ha diritto anche lui alle sue debolezze e non mi sorprende che con il successo che ha ottenuto un po' di senso di onnipotenza gli sia venuto. Ma non mi sento per questo di presentargli il conto.

Il rapporto con gli eletti

Il cinismo di Grillo non mi scandalizza. Gli eletti tendono a costituirsi in corpo a sé stante, ma in realtà a Grillo non gliene frega niente. Per lui sono carne da cannone, un elemento contingente per questa rivoluzione ormai avviata. Certo sarebbe meglio che in futuro potessimo scegliere gente più qualificata. Ma questo è e sarà il mio sforzo: aiutare il Movimento a migliorarsi. Non è una cosa facile. Di paraculi e fregnoni il mondo è pieno e nel Movimento non mancano. Ma questo è il momento della tenacia. Siamo in una fase innegabilmente sperimentale e gli esperimenti non sempre riescono. Io vedo la vera democrazia partecipata come una serie di tentativi successivi che con l'aiuto di tutti, raccolgono ogni volta il meglio dei risultati per passare poi alla tappa successiva. Sicuramente questo impone un minimo di organizzazione chiara ed efficiente. Temo che Grillo non la veda ancora in questo modo o perlomeno non veda così chiaro come io penso di vedere. Ecco perché la funzione che mi sono data all'interno del Movimento è ancora più difficile. Vorrei tanto evitare che nel Movimento (almeno in quello romano dove sono attivo), si insinuasse lo spettro del clientelismo (e un'analisi attenta del voto alle ultime elezioni fornisce molti indizi a questo sospetto); vorrei tanto evitare che si sviluppasse anche da noi il vizio dell'adorazione dell'eletto con le conseguenze perniciose della perdita di senso critico e il rischio di strumentalizzazioni interessate; vorrei tanto migliorare il sistema di comunicazione interna rendendo accessibili e costruttive le relazioni tra gli attivisti  (il Portale, promesso tante volte da Grillo, si dimostra solo uno spazio web frustrante e inadeguato), ma naturalmente queste, per ora sono solo speranze mie, ma un domani, forse prossimo, credo proprio che risulteranno utili. Le prossime elezioni saranno ovviamente, il giro di boa determinante per tutte queste supposizioni.

Il M5S e l'Europa

L'Europa è un'altro argomento assai critico. Grillo sta convergendo le sue batterie su questo fronte e le sue proposte temo possano essere strumentalizzate ed offerte in pasto agli sfascisti. Sfasciare l'Europa sarebbe una idiozia micidiale. Sono convinto che chi ha deciso di portare l'Italia in Europa non l’abbia fatto solo per ragioni politiche ed economiche ma addirittura per disperazione; perché pensavano che sarebbe stata l'unica possibilità per dare una disciplina al nostro Paese. Disciplina di cui abbiamo indubbiamente bisogno. Adesso che questa disciplina ci tocca finalmente accettarla protestano tutti ma nessuno pensa cosa avrebbero potuto essere i governi Berlusconi senza il cappio al collo dell’Europa. Io sono un imprenditore e ho scelto settori di avanguardia ecologica assai rischiosi dal punto di vista finanziario. Sostenere l'austerità va contro i miei interessi immediati. Tuttavia credo fermamente che abbiamo bisogno di rimettere in ordine le nostre finanze e la nostra organizzazione civile ed amministrativa e ripartire poi con il piede giusto, si spera.

E' finita la passione per il M5S?

Semmai si può dire che la mia passione per il Movimento è infinita. E con questo voglio dire che non si tratta solo di un attaccamento emotivo dovuto alle tante avventure e alle tante belle e brutte relazioni personali che queste avventure mi hanno offerto ma si tratta soprattutto di una speranza l’unica vera speranza di cambiare la politica italiana, il nostro paese e forse essere un esempio di progresso nella politica per tutte le altre nazioni C’è poi la grande soddisfazione, il clima entusiasmante di sentire e condividere la voglia e lo sforzo di fare finalmente qualcosa di significativo nello scenario sclerotico della politica italiana. Credo di riuscire ad accompagnare questa passione con la coerenza di analisi razionali basate sulla logica e non sul fanatismo che cerco di combattere fuori e dentro il M5S perché il fanatismo può veramente uccidere la speranza.

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