LA MORTE APPARENTE DEL GLOBALISMO, di A.Placido

La competitività senza esclusione di colpi raggiunge e supera facilmente le soglie della criminalità.

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 Blog di Gisella Evangelisti
 Lettera in bottiglia a Francesca Marina, principessa del mare.

Sei nata il 4 di maggio in un “non luogo”, il mare che unisce e divide  Europa dall'Africa, culla dell'umanitá.  Il  Mare Nostrum solcato anticamente da triremi romane, pirati e crociati, adesso nasconde nelle sue acque profonde insidiosi sottomarini russi, americani e perfino cinesi. Ed é la liquida tomba di  23.000 africani affogati fra il 2000 e 2013, in fuga da guerre, miseria e dittature. Sognando  l' Europa, patria della democrazia e dei diritti umani, con belle macchine, scuole e negozi, e squadre di calcio da urlo. O almeno, cosí si racconta nelle notti africane, ma forse i dati vanno aggiornati. Sappiamo dai giornali che tua madre é una ragazza nigeriana di forse 16 anni (non sappiamo il suo nome) che per seguire il sogno europeo ha avuto il coraggio di affrontare un viaggio di migliaia di km di deserto, soffrendo fame e sete, e violenze. E stata riscattata con altri 870 migranti dalla nave “Bettica” della nostra marina, giusto quando le cominciavano i dolori del parto. Dopo otto ore, sei nata tu, un miracolo vivente, una bimba cosí bella, ma cosí bella!,  da commuovere fino al midollo l'equipaggio della nave. Ti hanno messo in una culla di veli, e ti hanno chiamato Francesca Marina, la principessa del mare, perché nata nello stesso giorno della principessa Charlotte di Inghilterra. Ma adesso, spenti i riflettori delle cronache, ti aspetta  un'altra odissea, piccola.  Qualcuno vedrá il tuo caso: sí, potrá fermarsi; no, deve rimpatriare; ni, vada da un'altra parte.   Non sai ancora che un' Europa invecchiata e in crisi é spaventata per  l' “invasione  africana”. Che ci sono cittá e stati che impediranno che entri un solo immigrante in piú.

Sono troppi, ci tolgono i lavori, sentirai dire. Senza aggiungere: quelli che gli italiani non vogliono piú. I nostri ragazzi italiani invece hanno, (o dovrebbero avere) il diritto a emigrare anche in capo al mondo per cercare lavoro, un lavoro VERO, accidenti, nn queste cavolate di eterni stages,  no? Diritto sacrosanto al movimento, per tutti. E infatti, siamo in tempi di  globalizzazione. Quel fenomeno che  permette, per esempio, a un nostro stimato concittadino imprenditore,  di comprare  900 mil ettari di Patagonia per produrre direttamente la lana per i suoi maglioni,  e pagare  poche decine di  dollari al mese  le lavoratrici tessili  in Bangladesh,  per abbassare i suoi costi di produzione,  resistendo fino all'ultimo a pagare risarcimenti alle famiglie quando l'incendio dell'edificio Rana Plaza fa un migliaio di vittime. Insomma, i capitali possono viaggiare liberamente; le persone, e i loro diritti, invece no.

 

Peró adesso chi ha grandi capitali non investe quasi piú nella produzione ma preferisce  speculare su prezzi di materie prime, alimenti, eccetera, e pazienza se questo vuol dire destinare alla fame intere popolazioni del sud del mondo. I guadagni, per non perdere tempo a  pagare tasse, li trasferiscono  nei paradisi fiscali, ma quando perdono, facendo crollare una banca dietro l'altra, come negli USA nel 2008, eccoli accollare le perdite sugli stati, (perché se crolla il sistema bancario come facciamo?) E cosí gli stati aumentano i loro deficit pubblici, e i cittadini presi per il collo con le tasse. L'economia ristagna e cosi via, é la storia anche nostra di questi anni.  Peró i dirigenti di banche  vengono premiati con liquidazioni favolose, mentre chi non ha potuto piú pagare il mutuo della casa perché ha perso il lavoro, viene sbattuto in strada, come è successo in Spagna o Grecia.

 

Insomma, non sarebbe il caso di dare nuove regole a un sistema economico impazzito e  pretendere dai politici onestá e visione del bene comune? Ma questo é difficile, quando i politici sono legati mani e piedi agli interessi delle banche e le grandi imprese, o ne sono assessori, (tra cui i nostri Monti, Draghi ecc.). Molto piú facile prendersela con i piú deboli, gli stranieri, i diversi, i poveri. Anche facendo finta di preoccuparsi di tante tragedie, (questi poveri migranti! Basta naufragi, dobbiamo risolvere il problema alla radice!) Come? Ma certo, bombardando i barconi: senza migranti dentro, ovvio,  (dicono i buonisti); meglio se strapieni di migranti, (dicono i cattivisti).  In Libia, in Libia! Col permesso dei due governi? Dell'ONU?, si vedrá...di certo con belle bombe  made in Italy,  siamo patrioti! Pazienza se dopo i bombardamenti occidentali en Libia si é aperta la cassa di Pandora  del fondamentalismo islamico (per non parlare dell'Iraq), c´é sempre tempo per aumentare il caos.

 

E chi ricorda piú i danni che abbiamo fatto noi europei al continente africano? Dai 20 milioni di schiavi che rubammo alle loro famiglie fra il '600 e l'800 per portarli nelle piantagioni americane; al furto di terre e risorse nelle colonie, tra l'800 e '900; ai milioni di congolesi massacrati nella colonia privata del re belga Leopoldo II, all'apartheid in Sud Africa, al disprezzo mostrato dai bianchi verso la tua gente, Francesca Marina.  Adesso continua il furto di terre ma si chiama “land grabbing”, (suona piú moderno, no?) da parte di imprese internazionali, fondi di pensioni eccetera, che comprano a basso prezzo, con le buone o le cattive, le terre piú fertili dell'Africa, per prepararsi a un futuro di crisi alimentari, dopo averle provocate con le speculazioni finanziarie. Non é una scusa che lo facciano anche cinesi ed arabi.

 

Noi italiani, con l'ENI,  abbiamo anche un altro macigno sulla coscienza, insieme agli angloolandesi della Shell e i francesi della Total: perché insieme ad altre compagnie petrolifere abbiamo rovinato uno dei luoghi piú belli e ricchi di biodiversitá del pianeta: il delta del Niger.  A braccetto con i governi corrotti abbiamo contribuito a far  impiccare nel '95 degli attivisti pacifici (come il poeta candidato al Nobel  Ken Saro Wiva) che appoggiavano la protesta di migliaia di pescatori e contadini rovinati.  Solo dopo decenni di sfruttamento forsennato, un tribunale inglese ha condannato la Shell a una piccola multa per compensare la popolazione di Bodo, quando secondo l'ONU, per ripulire il territorio Ogoni ci vorrebbe un miliardo di dollari. Invece l' italiana ENI no ha pagato un centesimo per riparare i danni di centinaia di versamenti di petrolio negli ultimi anni ( 349 en 2013, según Amnesty Internacional) o per l'uso di tecnologie tossiche come il gas flaring, che inquina e rende sterile la terra; solo recentemente,  secondo “l'Espresso” sta riducendo questa pratica. Se la  Nigeria (come altri paesi africani ricchi di materie prime ) é diventata un paese instabile e violento e il  63% della sua popolazione  vive con meno di un dollaro al giorno, siamo sicuri che non c'entriamo niente? Ma ecco che dagli anni '90, dopo tante inutili lotte pacifiche, sono comparsi i “Boko Haram”, i fondamentalisti islamici che puntano a impadronirsi del petrolio, usando il terrore. Massacrano cristiani, obbligano delle bambine a saltare in aria imbottite di dinamite, sequestrano studentesse per farne mogli e schiave. ¿C' é da meravigliarsi, Francesca Marina, se tua mamma, una coraggiosa ragazzina nigeriana, abbia rischiato la vita per cercare un destino migliore?  É ció che l'umanitá fa da che mondo é mondo: migrando.

 

Vedrai, poco a poco, com'è strano e complesso il mondo, piccola.  Ci sono  poveri anche in paesi ricchi, e troni d'oro, in un paese povero ma con una macroeconomia in espansione come il tuo. Vedrai che ci sono luci de ombre dappertutto. Potrai ricevere disprezzo o generositá,  come quella che praticano 600 famiglie torinesi accogliendo migranti, o i maestri inglesi che pagano di tasca propria la mensa ai bambini piú poveri.

 

Intanto gli stati europei continuano a discutere sulle quote di asilo. Per questo forse  la tua futura patria non sará una nazione conosciuta, ma un paese dove finalmente saranno cancellate le frontiere. Lo dobbiamo costruire insieme. Si chiama Utopia.

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