A CURA DI P.B.

LA FEROCIA

premio Strega 2015

 

 

Ed. Einaudi 2015

Quattro anni per scrivere questo libro. Uno sforzo sufficiente per incutere rispetto e desiderare di non essere malinteso se dico che alla fine, quando finalmente ne ho concluso la lettura, questo libro non mi è piaciuto e arrivare fino in fondo è stato uno sforzo.

La Ferocia ha vinto il Premio Strega 2015. Nella cinquina finale c’era anche l’ultimo libro della Ferrante La Bambina Perduta che avrei di gran lunga preferito come vincitore e che invece è solo arrivato terzo.

Il Premio Strega ha un’interessante sistema di selezione : il corpo votante storico è quello degli Amici della Domenica, ai quali si aggiungono 60 lettori forti selezionati ogni anno da librerie indipendenti italiane associate all’ALI e 15 voti collettivi espressi da scuole, università e Istituti Italiani di Cultura all’estero, per un totale di 460 aventi diritto. Eppure ogni anno non mancano le beghe e le insinuazioni di chi vorrebbe che il voto fosse più trasparente e che si riducesse l’invadenza di Mondadori e Einaudi che su 69 edizioni del Premio ne hanno dominato ben 36.

Sia come sia, La Ferocia si è piazzata inequivocabilmente al primo posto con 145 voti contro gli 89 del secondo classificato (La Sposa di Mauro Covacich). Il fatto che a me non sia piciuto non significa che ritenga questo libro da buttar via.

Innanzitutto l’impegno drammaturgico è notevole. Una trama complessa la cui gestione ha sicuramente richiesto molta applicazione e rigore anche per non soffocare un’immaginazione straripante e piena di richiami formali e narrativi. Poi c’è il tentativo di tutto rispetto di incorniciare il racconto in un Sud verticale –come lo chiama lo stesso autore- che dovrebbe essere capace di rappresentare tutta la tragicità del nostro tempo.

Cio’ detto devo riconoscere che più andavo avanti e più la lettura del libro mi è sembrata difficile . Alcuni hanno apllaudito allo stile limpido e potente con il quale il romanzo è stato scritto. Effettivamente lo stile è originale ed è certamente frutto di una sperimentalità non superficiale. Ma con il trascorrere delle pagine mi convincevo sempre più che si tratta di un modo troppo sofisticato nella sua ricerca di personalità e modernità e che alla fine è solo riuscito a stancarmi.

Salti temporali e spaziali. Anacoluti mentali. Inserimenti imprevedibili di riflessioni profonde e sensazioni sconvolgenti, rendono una trama già molto complicata, spesso indecifrabile e comunque assai faticosa. « Io e lui sprigionavamo l’energia dei morti. In un futuro inaccessibile ma certo quanto la spiga di un seme già interrato, Clara sentiva che Michele avrebbe srotolato la missiva » Clara é un fantasma, una medium. E’ la protagonista del libro alla quale l’Autore ha dedicato il libro stesso. Michele è il suo fratellastro che in lei si identifica e che con lei odia a tal punto la sua famiglia che non esita, ancora adolescente, a bruciarne la casa. La prima volta non ci riuscirà ma la seconda sarà la tragica conclusione della storia.

Una storia d’amore tra i due fratelli. Un amore incestuoso ? Non lo sapremo mai. Certo un amore morboso che talvolta sembra il movente principale di un suicidio che in realtà non c’è mai stato anche se la volontà di distruzione e autodistruzione della protagonista viene ampiamente sviluppata nel racconto degli orrori nei quali Clara si coinvolge e si travolge.

Oppure non è Clara che determina il suo destino ma un Padre-padrino, apparentemente tenero e preoccupato per i suoi figli ma in realtà feroce rappresentante della rapace razza dei cercatori d’oro ad ogni costo, anche a quello della felicità dei propri cari. Un corruttore senza scrupoli che strumentalizza la sua famiglia e implicitamente la sacrifica al successo finanziario dell’Azienda. Tuttavia le analogie mafiose sono appena superficiali e Vittorio, il Padre, sembra spesso solo un tenace arrivista costretto dalla Società ad essere quello che è : un ricattatore. E’ costretto per non affondare. Perchè è la legge della giungla e si tratta di una legge feroce.

Michele è mentalmente disturbato. Gli altri figli di Vittorio sembrano succubi ma hanno ben chiari i loro interessi. La Società esprime i suoi migliori farabutti tra la classe dirigente dei Notai, Giudici, Avvocati e simili. L’ambiente si avvelena sempre di più e muoiono tanti animali bellissimi fino alle lacrime, come i fenicotteri rosa ; ma, come dice il Direttore generale della Protezione ambientale che ha appena incassato sottobanco 150mila euro da lui, non è mica colpa di Vittorio.

Tutto crolla alla fine in uno scandalo vendicativo che non risparmia nessuno. Nemmeno Michele, che quello scandalo ha provocato per fedeltà a Clara che, sul più bello, invece, sparisce come ci si aspetta che facciano i fantasmi, e lo lascia finalmente solo a godersi la sua libertà di psicopatico.

Un libro singolare che temo non sia riuscito bene a maturarsi nella difficile miscela di surrealismo, twitterismo e denuncia sociale. Un libro pero’ che certamente deve essere costato molta fatica a chi l’ha scritto, e, forse, anche a chi gli è stato pazientemente vicino per assisterlo e incoraggiarlo. Anch’io mi associo dunque all’Autore nel ringraziare sua moglie Giovanna che, nel frattempo, gli ha regalato anche una bella bimba. Un buon team per meglio sperare nel futuro.

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