SPAGNA ALL'AVANGUARDIA
un cambio di sistema oppure un'esplosione dell'unità nazionale
           di Paolo Basurto

   
     IMPULSA
Gli iscritti alla nuova formazione politica spagnola di Podemos (come me) hanno avuto il piacere, nelle prime settimane di ottobre, di votare ancora una volta per un'iniziativa molto interessante chiamata IMPULSA. Un'iniziativa emersa dalla base e accolta molto favorevolmente dal Consiglio di Coordinamento del Movimento eletto, dopo un processo di alcuni mesi, all'inizio di quest'anno. Podemos ha avuto finora una traiettoria fulminante e dopo essere riuscito a far eleggere già al suo esordio politico, un buon gruppo di deputati al Parlamento Europeo, è anche riuscito ad ottenere, nelle amministrative della scorsa primavera, consiglieri comunali e regionali che ne fanno oggi se non la prima, la seconda (ma di poco) forza politica del Paese. Tutti i rappresentanti di Podemos, che ricoprono incarichi pubblici (attualmente sono 187) per decisione contenuta nello Statuto approvato dalla base, non possono trattenere per sé più di una parte delle loro remunerazioni corrispondente a tre volte il salario minimo previsto attualmente per legge (750 euro mensili). Le eccedenze vanno a costituire un Fondo comune che si è deciso di destinare a progetti sociali ben specificati e presentati o avallati dai Circoli di base, cioè dalla struttura primaria del Movimento. Un documento dettagliato messo a punto dalle commissioni tecniche in cui si struttura il Consiglio e da altri gruppi di esperti organizzati dai Circoli di base, descrive le caratteristiche dei progetti e la metodologia adottata per pervenire ad una rapida selezione con la partecipazione più ampia possibile di iscritti.
  
Organizzazione complessa

Chi si avvicina per la prima volta a Podemos rimane colpito e probabilmente anche infastidito dalla complessità della macchina organizzativa del Movimento.
Il rischio della burocratizzazione è certamente presente e sarebbe un rischio mortale perché ucciderebbe l'entusiasmo partecipativo che è stata la carta vincente dei fondatori del Movimento. Un rischio che, per esempio, Grillo non ha voluto correre preferendo imboccare la strada odiosa del partito unico e personalista. Va detto però che, a due anni di distanza dalla sua nascita, la macchina di Podemos è riuscita a funzionare e a mantenere il ritmo necessario per prendere decisioni con la rapidità richiesta dagli scontri politici. E bisogna ritenere che le decisioni erano anche quelle giuste visti gli indubbi successi ottenuti.

Partecipare al processo di selezione finale dei progetti è stato interessante anche per questo. Ho potuto verificare in forma diretta, come funziona la partecipazione della base nell'articolata struttura del Movimento. Con l'occhio critico di chi ha esaminato centinaia di progetti di sviluppo sociale ed economico, tanto a livello nazionale che internazionale, ho puntigliosamente verificato la consistenza delle informazioni e della documentazione disponibile per ciascuna iniziativa. Non si trattava di distribuire una grande somma; non più di 300mila euro per finanziare sei progetti appartenenti a tre cotegorie ben definite. Tutti i dati erano disponibili on line in forma semplificata ma suscettibili ad essere approfonditi. I progetti erano forse poco brillanti per creatività strategica e metodologica e gli obbiettivi, come sempre capita in campo sociale, troppo ambiziosi per i mezzi disponibili. Ma la cosa che secondo me era più importante della qualità dei progetti era la possibilità di valutarli in modo corretto raggiungendo delle conclusioni collettive attraverso centinaia di migliaia di votanti. Quando dico in modo corretto mi riferisco alle garanzie di non collusione tra votanti e presentatori dei progetti; sindacabilità dell'iter documentale e informativo e finalmente, l'aspetto più interessante, garanzie di non manipolabilità del sistema di votazione.

   AGORA Voting
Non desidero addentrarmi in particolari tecnici che conosco solo in modo superficiale. Tuttavia vale la pena dire che il sistema adottato fa parte di un software messo a punto recentemente da un gruppo di giovani nerds spagnoli che hanno creato Agora un'impresa cooperativa che sembra già abbastanza conosciuta in tutt'Europa (vedi qui il LINK ). Podemos ne ha fatto ampio uso e finora non ci sono state contestazioni di rilievo. Questo non significa che tutto sia garantito. Ma dovremmo essere rassegnati alla violabilità dei software elettronici e sperimentarne sempre di nuovi per aumentarne la sicurezza. Nel caso dei sistemi di votazione il punto è sapere se le probabilità di violazione siano maggiori o minori di quelle dei sistemi tradizionali. Podemos non ha voluto abolire, nei suoi processi decisionali l'opzione di adottare anche i sistemi tradizionali di votazione per non limitare la partecipazione politica solo a quei cittadini che abbiano confidenzialità con gli strumenti elettronici. Ma l'ampio uso di softwares nuovi in grado di garantire una sufficiente, anche se temporanea, affidabilità sta davvero consentendo alla base del Movimento politico (base che ormai conta centinaia di migliaia di membri, in continua crescita) una presenza attiva nella definizione non solo delle questioni essenziali ma anche di quelle apparentemente minori (come il caso di Impulsa).

La gente di Podemos non vuole trasformarsi in un altro partito come quelli che hanno finora dominato la scena politica del Paese portandolo al limite della frantumazione e al collasso dei meccanismi di equità sociale. La sua diversità è nell'organizzazione della base affinché possa partecipare in forma effettiva. Per sperare di ottenere questo risultato, l'adozione dei nuovi strumenti di consultazione attraverso il web è una strada obbligata. Un rischio da prendere che, se vincente, può cambiare la vita politica della Spagna e non solo.
Il Movimento 5 Stelle era su questo stesso cammino e tra le tante buone intuizioni originarie avute da Grillo, la rivoluzione che il web avrebbe potuto rappresentare in una nuova organizzazione politica, era forse la più interessante. Purtroppo la fiducia riposta nel socio Casaleggio ha dato solo delusioni in questo campo, favorendo la deriva demagogica e autoritaria che ha completamente cambiato i connotati del Movimento 5 Stelle trasformandolo in un partito come tanti ma privo di una propria identità che non sia quella dello stesso Grillo.
Anche Podemos ha giocato la carta della demagogia e ha raccolto con abbondanza i cosiddetti consensi del maldipancia. Tuttavia, in meno di due anni, ha saputo elaborare una strategia di alleanze con iniziative locali ispirate da basi popolari territoriali ma che senza l'entusiasmo e l'interesse che Podemos era riuscito ad ottenere a livello nazionale, avrebbero avuto il destino di sempre: essere minoranza di protesta.
Invece i risultati sono stati più che lusinghieri e i consiglieri di podemos sono presenti in modo significativo in molti comuni e regioni e alcune città simbolo della Spagna come Barcellona e la stessa Madrid (quest'ultima da circa un decennio in mano alla destra), hanno un sindaco (anzi una sindaco) eletto con il loro apporto decisivo.

I limiti
Certo, avere responsabilità di governo anche se, per ora, solo a livello comunale o regionale, farà affiorare i limiti di un Movimento ancora giovane e ancora in fase di consolidamento. Metterà a prova la struttura forse troppo complessa che è stata creata. Farà affiorare inevitabili contrasti interni, dei quali già si è avuto un assaggio recentemente con lo scontro tra Monedero, uno dei fondatori, e il Collegio di Coordinamento.
I sondaggi già riflettono questa situazione denunciando un arresto nella crescita dei consensi e una leggera ripresa del partito socialista, che nelle ultime amministrative sembrava aver ricevuto un tracollo irreversibile. Ma la sfida che si presenta a coloro che avranno in mano i destini prossimi della Spagna, è durissima. La povertà è aumentata e se anche è vero che la situazione economica è migliorata sensibilmente, ciò è avvenuto, finora, a vantaggio esclusivo dei più ricchi mentre la disoccupazione, specialmente giovanile, continua ad essere drammatica. A questo si aggiunge il tema istituzionale delle autonomie regionali. La Catalogna scalpita aizzata da un gruppo dirigente di destra incredibilmente alleato con l'estrema sinistra, in cerca addirittura della secessione. Ma non è la sola regione scontenta dei rapporti con lo Stato centrale; così è per la Galizia, le Asturie, l'Andalusia e naturalmente i Paesi Baschi anche se in questi ultimi la violenza dell'ETA sembra essersi sopita. Non si tratta, ormai, di correre ai ripari. I Governi di sinistra e di destra hanno fatto incancrenire questi problemi trascurandoli o prendendo misure inadeguate e controproducenti. E' ora di trovare risposte efficaci immaginando un nuovo assetto territoriale che dia piena soddisfazione a un problema che, del resto, affligge molti Paesi nel mondo e che rappresenta IL problema della società moderna: riuscire a preservare le diversità nell'unità di un corpo sociale capace di vivere e prosperare grazie a regole condivise.

Se la Spagna non saprà porsi all'avanguardia nel risolvere questa sfida il prezzo che potrebbe pagare è la sua balcanizzazione. Ciò potrebbe significare l'inizio della fine dell'Unione Europea. Perciò: tanti sentiti auguri a Podemos affinché abbia successo.
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