E LE STELLE STANNO PROPRIO A GUARDARE
Stupore, ingenuità e ipocrisia

di Paolo Basurto

Ilvo Diamanti, con la sua calma di compassato e bravo giornalista, affermava qualche settimana fa, nella trasmissione di Radio3 ‘Prima Pagina’, che l’interesse dei media per il caso Quarto era più che giustificato. Il Movimento 5 Stelle ha fatto dell’onestà e della correttezza la sua bandiera. Il fatto che alla prima prova della sua attiva partecipazione alla responsabilità di amministrare la cosa pubblica, anche se solo a livello locale, già debba cominciare a contare i suoi casi di corruzione, macchia quella bandiera che in qualche modo è la sua identità e ragione d’essere.
Ora, con tutto il rispetto per Diamanti, credo che lui sbagli. Forse come molti, la sua conoscenza del fenomeno politico avviato da Grillo, è basata solo sulla fase recente che ha fatto del M5S la prima forza di opposizione del Paese.
Ho partecipato alla nascita del M5S. La proposta di Grillo era precisa e molto attraente, specialmente per tutti quelli che come me avevano visto naufragare per l’ennesima volta il progetto di una sinistra unitaria capace di interpretare e coinvolgere attivamente la gente ormai stufa di un sistema irrimediabilmente corrotto e senza alternative.

Questa proposta aveva come obbiettivo cambiare quel sistema e sperimentarne un altro capace di aprire la partecipazione decisionale a tutti i cittadini. Il messaggio originario del M5S, consacrato nei due unici documenti di base che ne regolano la vita, ma anche negli innumerevoli posts pubblicati da Grillo, prima e dopo la nascita del Movimento, è chiarissimo: l’attuale sistema politico, basato sulla rappresentatività, ha nel suo DNA la tendenza a degenerare e a corrompersi. Lo strapotere delle gerarchie politiche organizzate in bande partitiche ha progressivamente chiuso ogni spiraglio di partecipazione, togliendo ai cittadini e al loro voto qualsiasi significato sostanziale. Il risultato è sotto i nostri occhi. Una corruzione incontrollabile che favorisce l’infiltrazione capillare della criminalità organizzata nelle istituzioni statali. Non c’è altro modo, per liberarsi da un sistema che non troverà mai la convenienza ad autoriformarsi, che dare voce direttamente alla gente, al popolo. Abbattere i nodi delle rappresentanze e delle deleghe, dove si annidano le trappole della corruzione,  e aprire spazi per la partecipazione diretta dei cittadini. Ciò viene reso possibile dall’uso di nuovi strumenti offerti dal web, capaci di collegare in tempo reale grandi numeri di persone e consentendo loro di essere informate, di confrontare le opinioni, e di decidere votando, su qualsiasi argomento.
Il fascino di questo messaggio era incontestabile. Il M5S, agli inizi, ha convinto soprattutto perché si è offerto come uno spazio, virtuale e al tempo stesso reale, per esprimersi, confrontarsi, aggregarsi. Tutti coloro che vi si sono avvicinati hanno sperato e creduto che in questo spazio sarebbe germogliato il nuovo sistema, la nuova formula che avrebbe consentito di far uscire dall’utopia il mito della partecipazione diretta.
Invece è germogliato un partito personalista ed autoritario. Il successo della sua satira al vetriolo, divenuta incontestabilmente demagogica ed opportunista, ha trascinato Grillo in un delirio di onnipotenza che ha spento sul nascere qualsiasi possibilità di critica e di dissenso interno.
Perché meravigliarsi dei fatti di Quarto? E’ quasi irrilevante che sia vero o no che dei grillini, a Quarto o altrove, si siano lasciati infiltrare dalla criminalità, o si siano essi stessi corrotti. Avere espulso la Sindaco di Quarto, quasi certamente più vittima che colpevole, è del tutto ipocrita, come ipocriti sono i sentimenti e le espressioni di scandalo dei vari politici degli altri partiti, tutti assai peggio combinati, finora, del M5S. Il Movimento dei 5 Stelle è un partito come gli altri, anzi peggio degli altri, perché controllato da una sola persona: Grillo. La traiettoria di questo partito spaventa, perché nega completamente l’unica caratteristica che avrebbe potuto renderlo davvero diverso: la democrazia esercitata dal basso. Solo la base avrebbe potuto controllare i fatti di Quarto, ma il M5S non ha una base, non l’ha mai avuta. I tanti voti raccolti a sinistra e a destra sono il frutto di una grossa rabbia popolare che sosterrebbe chiunque sapesse gridare come Grillo dando sfogo alla frustrazione con i suoi ineleganti ma efficaci vaffanculo.
In un’intervista del 24 gennaio, sul Corriere della Sera, Grillo ha la faccia tosta di dire: “Si è creata una confusione di ruoli. Io non sono il leader dei 5 Stelle”.
Eppure non è passato molto tempo da quando tuonava dal suo Blog, decretando senza processo espulsioni irrevocabili, che era lui il Capo Politico pubblicando, come rescritti del Tardo Impero, decine di Comunicati Politici che segnavano la linea indiscutibile del partito.
Vi sembra che sia un comico? Urlava, qualche anno fa, con una maschera da tragedia sheakspeariana a dei giornalisti danesi gongolanti, per il grande privilegio di poter fare dispetto a quelli italiani, messi sdegnosamente da parte. Era l’epoca del Parlamento da aprire come una scatola di sardine. Effettivamente c’era poco da ridere. Oggi i tempi sono cambiati. Grillo fa capire timidamente, che è stanco di fare il capo politico, che toglierà il suo nome dal logo del Movimento e che, insomma, farà un passo indietro; anzi no, sarà un passo di lato (meglio essere prudenti). Possiamo anche leggere il messaggio implicito: oramai il M5S è cresciuto, si è maturato e deve camminare con le sue gambe. Un paternalismo perfetto. Ma davvero il Movimento è cresciuto e si è maturato? Chi lo dice e cosa lo fa supporre? Lo dice Di Maio stellina del Direttorio, rigorosamente creato da Grillo, che ha come grande merito di avere l’intuito volpino dei migliori politici tradizionali. E’ riuscito persino a stabilire un’alleanza d’occasione con il PD, da ripetersi con una strizzatina d’occhi, al momento giusto. Altro che il limite inderogabile dei due mandati. Questo giovane avrà una larga traiettoria.
Molte promesse sono state fatte e poi non mantenute, molti principi sono stati sbandierati e poi traditi. Si diceva: Basta con i Partiti. Basta con i Rappresentanti, gli Onorevoli deputati e delegati. Noi non siamo un Partito siamo un Movimento. Qui tutti contano uguale perché 'UNO VALE UNO'. Loro non molleranno mai ...noi nemmeno. Tutti possono partecipare. Nessuna ideologia. Né di destra né di sinistra; noi siamo OLTRE!. Si decide dal basso. Cosa c'è di complicato? Si vota; si vota su tutto. Oggi c'è la Rete; la rete che cambia ogni cosa, che rovescia la piramide, che abolisce le gerarchie, che rende le masse intelligenti e informate; che permette la partecipazione istantanea facendo a meno dei partiti e di qualsiasi mediazione spontanea.Grillo?E' solo il megafono; il portavoce del Movimento....
Il M5S è cresciuto, sì, ma è cresciuto nella passività e nel fanatismo. Chi ricorda come sono stati eletti i 154 membri entrati, increduli e impreparati, in Parlamento, sa bene che non c’è stata nessuna seria partecipazione della base in quella che fu una scelta operata con sistemi approssimativi e senza alcun serio controllo. E’ una fortuna che non si siano verificati, finora, episodi grotteschi e squalificanti, a parte quelli tristi delle scomuniche senza processo.
L’attuale non-struttura del M5S è l’ideale per un brodo di cultura di personalità arriviste e autoritarie. Ovviamente Grillo continuerà a fare il Garante vigile con tutte le implicazioni antidemocratiche che ciò comporta. Il M5S è un partito come un altro e niente, proprio niente garantisce che sia meglio, anche se adesso l’episodio di Quarto può ben essere considerato come un incidente assolutamente marginale.
Non rimane altro da dire. Sei anni perduti che avrebbero dovuto servire a studiare e sperimentare una formula politica nuova con la quale proporre non più utopie e velleità ma qualcosa che davvero funzioni e permetta ai cittadini di sentirsi meno strumenti e più attori. Grillo farà anche un passo indietro o di lato, come dice di volere, ma ha perso e fatto perdere la grande occasione di cambiare sistema e cultura politica; e sarebbe stato un esempio non solo per l’Italia.
 
 
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