ACCOGLIENZA/ESPULSIONE

Il Dilemma dell'Emigrazione (I)

di Gisella Evangelisti

L'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha convocato per il 19 settembre un vertice su Rifugiati e Migranti, chiamando a Patto mondiale di Responsabilitá condivisa, in vista di processi di migrazione “sicuri, regolari e ordinati,”, in cui gli stati ricettori dovranno essere appoggiati dalla comunitá internazionale. Un'iniziativa che potrebbe concludersi come (quasi) sempre con una lista di buone intenzioni, che gli stati appludiranno al momento per poi rinchiudersi nei propri affari.
Che ci piaccia o no, le Nazioni Unite ci ricordano che l'attuale crisi migratoria che viene vissuta in Europa spesso come un'invasione epocale e distruttiva, non é che una piccola parte di un fenomeno ben piú ampio, che si presenta non come un'emergenza temporanea ma un processo di lunga durata, perché collegato non solo alle guerre, ma anche alle crisi climatiche, con siccitá e inondazioni sempre piú frequenti, causate dai gas serra che continuano ad essere prodotti in eccesso nel pianeta.
 Nel 2015 sono state 65,3 milioni le persone che nel mondo si sono spostate per salvarsi la vita: si tratta della maggiore cifra dalla fine della seconda guerra mondiale. Di questi profughi sono entrati in Europa, che ha piú di 500 milioni di abitanti, nel 2014 “solo” un milione e mezzo di persone, mentre l'Africa, percepita come un continente di emigrazione, in realtá contiene ben 20 milioni di sfollati interni. E inoltre ospita un milione di lavoratori cinesi e 170.000 europei. In Africa hanno luogo le guerre dichiarate o nascoste per l'acqua o il coltan, "Giá, il coltan. Per chi non ha familiaritá con la chimica, il coltan é una soluzione solida di due minerali, la columbita e la tantalita, che si sono rivelati, soprattutto il secondo, utilissimi nella produzione di batterie e microprocessatori per telefoni intelligenti, oltre che per motori di aereo e strumenti chirurgici. Dato che l'80 per cento delle riserve mondiali si trova in Congo, in questo sfortunato paese si é scatenata una guerra terribile che ha visto scontrarsi gli interessi dello stato congolese con quelli dei paesi confinanti, delle guerriglie locali,delle multinazionali occidentali, dei contrabbandieri, con il risultato di 6 milioni di morti e altri milioni di donne violentate. Non va molto meglio a paesi con riserve di petrolio, come il Sud Sudan, che si é reso indipendente nel 2011 dal resto del paese. E´uno stato poverissimo in cui metá della popolazione vive di aiuti umanitari ma in cui politici e militari delle due parti coinvolte nella guerra civile hanno ammassato ricchezze incredibili, aiutati da una rete internazionale  di banche, affaristi, commercianti di armi e avvocati interessati a mantenere vivo il conflitto: lo ha da poco denunciato George Clooney presentando a Washington  i risultati dello studio svolto sul paese dalla sua fondazione "The Sentry" (La Sentinella). 
A tutto questo aggiungiamo l'accaparramento delle terre migliori (“land grabbing”) da parte di fondi di pensione europei o imprenditori cinesi, e le sempre abortite rivolte dei giovani eritrei in fuga da una dittatura a cui vendiamo armi...e ci meravigliamo che scappino dove possono, in genere nei paesi vicini, o qualcuno anche verso la mitica Europa.
E' stato solo l'anno scorso, ma sembrano essere trascorsi anni luce, da quando la foto del piccolo Aylan Kurdi, il bimbo siriano affogato su una spiaggia turca mentre la sua famiglia cercava disperatamente di raggiungere l'Europa, fece il giro del mondo sollevando un'ondata di commozione.
Poco dopo, come si ricorderá, Angela Merkel aprí le porte della Germania a piú di un milione di emigranti (“Il nostro paese é forte, ce la faremo”, disse) mentre aumentavano gli attacchi razzisti e xenofobi ai centri di accoglienza. L'Europa in questo momento vive in pieno il conflitto fra accogliere o respingere profughi e immigranti economici, extraeuropei ed anche europei. Sul tema dell'”Immigrazione Si oNo” si é giocato il Brexit, e la prima stangata alla Merkel per la sua politica di accoglienza da parte del partito di estrema destra di Frauke Petry, le é venuta proprio nella sua land, Pomerania- Mecklemburgo, nonostante il buon governo di questi ultimi anni. Si costruiscono muri, dall'Ungheria a Calais, mentre prendono fiato i neonazi. Diventa un best seller il libro “Lui é tornato”, un racconto surreale del tedesco Timur Vermes, in cui immagina che Hitler, risvegliatosi come se niente fosse dopo 66 anni davanti a un chiosco di giornali, riesce poco a poco a diffondere come “normali” nel paese le sue idee deliranti. “Siamo veramente vaccinati di fronte alla violenza e al nazismo? O la nostra generazione rischia di dimenticare il passato e non saper piú leggere il presente?” invita a riflettere il suo autore.
“Non sapevo che esistessero i confini in Europa”, afferma Domenico Ioculano, trentunenne sindaco di Ventimiglia, fino a che non si é trovato ad affrontare l'emergenza di centinaia di immigranti respinti dalla Francia, abbarbicati sugli scogli della sua cittadina.
“Che ti succede, Europa?” Ci ha chiesto papa Francesco, da un incontro interreligioso di qualche mese fa. Dove sono finiti i valori con cui si é fondata sessant'anni fa l'Unione Europea, come il riconoscimento della dignitá e dei diritti di ogni persona, che ha permesso la nascita del welfare, e la ricerca di equilibrio fra profitti e responsabilitá sociale? C'è che mai come adesso, potremmo rispondergli, il progetto europeo é sentito come un prodotto di classi dirigenti poco credibili, con la loro sequela di scandali, come afferma Marc Lazar; c'é che si é praticata una politica di austeritá che ha privilegiato il pareggio di bilancio sulle necessitá fondamentali della popolazione, come lavoro, salute, educazione, e cresce lo scontento. C'é che la globalizzazione ha accentuato le disuguaglianze sociali, aumentando le difficoltá per i piú e facendo lievitare le ricchezze di pochi. C'é che la speranza nel futuro si é affievolita dopo la crisi finanziaria del 2008, e molti pensano che tornando alle nostre vecchie monete e vecchi confini ci si possa salvare. C'é che partiti, sindacati e chiese hanno smesso di essere un punto di riferimento, in una societá individualista e “liquida”, ed é piú difficile guardare oltre il proprio orto.
C'é che ci é arrivata addosso, mentre guardavamo i fuochi di artificio o facevamo un check in, un'ondata di attacchi terroristici con bombe e coltelli, da parte di giovani islamici radicalizzati, con licenza di uccidere e di morire per raggiungere un paradiso immaginato pieno di vergini dalle lunghe cosce. E i servizi segreti, che sia vero o no, ci fanno sapere che nei barconi dei migranti in arrivo possono nascondersi terroristi. Casi eccezionali, certo, ma sufficienti a far crescere l'incertezza.
C`é poi il problema della manipolazione: che nell'epoca della comunicazione rapida, del twit veloce e furbo, viene apprezzato chi le spara piú grosse, tanto, chi ha tempo o voglia di controllare? Lo fanno di qua e di lá dell'Atlantico personaggi da circo come Trump, Farage o Salvini, raccontando balle enormi, ma con gran sicurezza. Trump afferma senza batter ciglio che Obama ha fondato lo Stato Islamico e presenta l'America come uno stato in rovina, “da riportare alla sua grandezza”, quando tutti gli indicatori macroeconomici o geopolitici lo danno ancora come lo stato di gran lunga piú potente nel mondo. Questo riportare costantemente come se niente fosse delle tremende bufale, finendo col “normalizzarle”, lo stanno facendo ormai troppi giornali e tv, denuncia anche Obama, com'é possibile che si rinunci alla logica? Qualcuno chiama questa (tragica) tendenza dell'accettare affermazioni che non ci si preoccupa piú di verificare, “post-truth”, “post-veritá”. Farage, dopo aver favorito il Brexit, riconosce di aver mentito sulla cifra del contributo inglese all'Unione Europea, ma ormai, dal Brexit non si puó tornare indietro. (Del resto Blair aveva spinto alla guerra in Iraq con la famosa menzogna delle “armi di distruzione di massa”). Salvini ripete come un orologio a cucú che i migranti ci invadono, vengono accolti in hotel di lusso per anni (mentre gli italiani poveri devono dormire in macchina) e ricevono 35 euro al giorno. In realtá siamo soprattutto un paese di transito, e nonostante il recente arrivo di circa 115.000 immigranti, la popolazione italiana sta diminuendo, il Sud si sta lentamente svuotando e cosí via. E i 35 euro vanno alle Ong o agli hotel che ospitano gli immigranti, ingrassando fino a poco fa anche Mafia Capitale, e non loro.  
Il gioco di trovare capri espiatori negli Altri e Diversi, del resto, é vecchio di secoli. Ne sono stati oggetto da sempre Ebrei e Rom, adesso vanno benissimo Neri e Musulmani. E´piú facile prendersela con loro, “che ci rubano il lavoro, e violentano le nostre ragazze” che soffermarsi sulle tristi statistiche di femminicidi e violenze nostrane, su certi nostri banchieri capaci di bruciare miliardi dei risparmiatori, su certi nostri imprenditori che vanno a diffondere lavoro semischiavo in paesi esotici, o anche in settori del nostro paese, o finanziano con mazzette i dittatori africani di turno, o vendono armi a chi bombarda scuole e ospedali (come sta facendo l'Arabia Saudita in Yemen), pur di mantenere un tenore di vita basato su lussi innecessari, come spiegava alla sua famiglia in un meraviglioso monologo il commerciante clandestino di armi interpretato da Alberto Sordi nel film “Finché c'é guerra c´é speranza”, del 1974.
Come ricorda Roberto Saviano, l'Europa é aperta ai capitali (di narcotrafficanti, terroristi, commercianti di armi, e chi piú ne ha piú ne metta), li lava e li ricicla accuratamente nei suoi paradisi fiscali (ogni stato ha diligentemente il suo buco nero, ci abbiamo fatto caso? La Francia ha il Lussemburgo, la Germania il Liechtenstein, la Spagna Andorra, l'Italia San Marino, e tutti quanti abbiamo Svizzera e Londra, oltre a Panama, naturalmente, e altre gioie tropicali….) ma non tanto e non piú alle persone. Pare che molti stati non abbiano nessun interesse a mettere in piedi una politica di accoglienza efficace e sensata. Non sará che uomini d'affari e politici loro alleati abbiano interesse a scatenare guerre fra i poveri, pur di mantenere alti i loro profitti? Ancora una volta, finché c'é guerra c'é speranza?    
Non é poi cosí strano che i piú contrari agli immigranti siano gli abitanti dei paesi dell'Est, dove ce ne sono pochissimi, ma sono visti come pericolosi concorrenti di benefici economici europei, o quelli di zone inglesi postindustriali depresse, colpite globalizzazione e disoccupazione, mentre la cosmopolita e piú ottimista Londra elegge come sindaco Sadiq Khan, figlio di un autista di autobus pakistano, e Obama dall'altro lato dell'Atlantico non si stanca di ripetere che gli Stati Uniti hanno prosperato proprio grazie alla loro diversitá etnica e culturale. Sí, siamo in un momento critico.
E' necessario combattere questo virus dell'anima che corrode ogni giorno di piú la sensibilitá collettiva europea trascinandola verso l'indifferenza o il fastidio. Perché se sulla logica dell'umanitá e della solidarietá (verso i propri cittadini e verso i profughi) prevarrá la logica nazionalistica puramente mercantile, possiamo aspettarci che l'Unione Europea progressista e aperta sognata da Altiero Spinelli, finirá con lo scivolare giú come un castello di carte, e dissolversi nelle nebbie di Avalon, come un sogno mai veramente realizzato. E tutti avremo perso.
(Vedremo in un prossimo contributo punti forti e punti deboli della politica migratoria italiana. )
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