[Manipolazione Potere Virale -1-]

SOCRATE DEVE MORIRE !
CRONACA MANIPOLATA DI UN’ANTICA MANIPOLAZIONE

 -2-

Di Paolo Basurto

« Pace fra gli uomini e sul mare una tranquillità senza vento,
luogo di quiete e di sonno nell'affanno dei soffi impetuosi. »

                                                                                              (Agatone, nel Simposio di Platone)

 

Un tempo da cani. Pioveva a scrosci improvvisi e non c’era modo di prevederli. Le strade erano quelle che erano. La ricostruzione della città, una volta la più bella del mondo, era stata faticosa e fatta al risparmio. I bei tempi dell’opulenza erano passati e se anche avessero voluto, i cittadini ateniesi non erano in grado di pagare altre tasse.
A tutto questo pensava, Licone, e il suo pessimismo aumentava con l’aumentare del ritardo. Quando finalmente arrivarono era già notte e l’ora della cena vicina.

 Anito si scusò: aveva aspettato un taxi per quasi un’ora. Squillò subito il suo cellulare e Anito si scusò ancora ma al Presidente della Camera doveva rispondere.

Nel frattempo era arrivato anche Meleto, con la suo moto sportiva e l’elegante tuta in pelle antivento. Lui non si scusò nemmeno. La tuta, anche se impermeabile, andava salvata dalla pioggia.
Aristofane fu l’ultimo ad arrivare, quando ormai tutti erano già a tavola. Grondava acqua. Bofonchiò qualche scusa, impacciato come al solito. Non aveva alcuna voglia di partecipare a quell’incontro sospettando che si sarebbe trovato coinvolto in qualcosa di spiacevole. Ma Licone aveva promesso che avrebbe finanziato la produzione dell’ ultimo film di Timandra e non gli si poteva dire di no, eppoi se era diventato Direttore Generale della Atene TV, in parte lo doveva anche a lui e alle sue potenti amicizie.
Quando Licone si decise finalmente a introdurre la vera ragione di quell’incontro, si era ormai al dessert e la curiosità era divenuta preoccupazione.
“Cari amici, non possiamo più nasconderci la gravità della situazione del nostro Paese. La crisi economica sta diventando una grave crisi politica e istituzionale. La Democrazia è sempre più discussa e considerata colpevole di tutti problemi che il Popolo deve affrontare. Una sottile propaganda diffonde questo malcontento e il rischio di trovarci nuovamente a patire un’altra tirannia potrebbe essere definitivo per la sopravvivenza della nostra civiltà. Dobbiamo studiare come intervenire per contrarrestare questa tendenza drammatica. Non possiamo rimanere con le mani in mano. Abbiamo bisogno di un piano, un piano che ci permetta di passare all’azione, subito.”
Su richiesta dello stesso Licone, prese la parola Anito, che evidentemente aveva già parlato con lui del tema in precedenza.
“La speranza di riprendere i progetti di espansione coloniale è sempre più debole. Come tutti sapete abbiamo bisogno di una grande flotta e la proposta per potenziarla è già pronta. Licone ha anche investito capitali ingenti per rinnovare e ristrutturare i suoi cantieri e sarebbe pronto ad iniziare immediatamente la costruzione di navi moderne e veloci, assai migliori di quelle corinzie che tanta buona prova hanno dato a Salamina. Ma la proposta non va mai all’Ordine del Giorno. Si teme un insuccesso parlamentare e possibili rivolte popolari. L’opinione pubblica è fortemente contraria a qualsiasi sacrificio che aggravi la già pesante situazione delle famiglie.”
Meleto guardava gli altri commensali con uno sguardo astuto al limite del divertito, come se avesse già capito dove andavano a parare quelle chiacchiere.
Aristofane, invece, aveva un’espressione sempre più confusa. Come se temesse di poterne capire di più. La crisi era grave e il Partito di Anito stava deteriorando il suo consenso in un dibattito senza esclusione di colpi, dove la posta in gioco era la guida del Partito e un Piano di risanamento economico da milioni di dracme. Lui non aveva nessuna simpatia per i democratici al potere. Li riteneva presuntuosi particolarmente incompetenti ed avidi. Ma avevano riportato la Democrazia dopo una paurosa esperienza di oligarchia tirannica e sanguinaria. Però talvolta il loro cinismo era davvero esagerato. Ne sapeva qualcosa personalmente. Da quando era stato nominato Direttore Generale, aveva ricevuto pressioni di ogni tipo, con minacce di ostracismo se non peggio. Di quei tempi ad Atene, bastava una denuncia ben esposta per finire in galera e magari essere condannati a morte. Subito gli vennero in mente la fine atroce dei sei Strateghi. Avevano conquistato una vittoria impensabile e spettacolare alle Arginuse ed erano bastati un paio di improbabili testimoni per farli condannare a morte. Li accusavano di aver abbandonato molti soldati feriti e caduti in mare. Niente di meno credibile. Eppure… Insomma, era quasi peggio del Terrore di Robespierre, che fanatico com’era del classicismo non è escluso che sia rimasto influenzato dal radicalismo estremo ed ossessivo di certi democratici ateniesi.
“Non potrei essere più d’accordo”, disse a questo punto Meleto,con l’aria pratica e saccente degli avvocati che la sanno lunga ma non hanno tempo da perdere. “Però non vedo che rimedio potremmo applicare, noi da soli e senza mezzi. Le rivoluzioni non si fanno in quattro. Perché una rivoluzione ci vorrebbe, per cambiare l’andazzo.”
“Non è l’andazzo che bisogna cambiare ma la testa della gente” .” Intervenne Licone. “E anche se i mezzi ci vogliono lo stesso, ti assicuro che sarebbe meno impegnativo”.
“Vabbene. Una rivoluzione pacifica, fatta nella testa della gente. Bello ma un tantinello teorico. Se non sei un ipnotizzatore, la gente non si mette a fare quello che dici tu, solo perché lo dici tu, nemmeno se sei un grande oratore. Oggi come oggi, la gente si è scaltrita e troppe frottole non gliele puoi raccontare…”
“Ma, caro Meleto, noi non vogliamo raccontare frottole a nessuno” intervenne Anito- “Al contrario, noi vogliamo evitare che alla gente si raccontino frottole, e vogliamo che sappiano la verità, una verità basata sui fatti e non su quello che altri possono raccontare.”
“Ma quali sarebbero questi fatti” intervenne Aristofane, preso da uno spontaneo moto polemico - “Mi sembra di sentire le lezioni di Socrate sull’Eros e l’Amore <<Basta dire la verità. Niente sofismi. Per capire i fatti, si parte dalla verità>> E naturalmente la verità era quella che diceva lui. A me, se mi consentite, piacerebbe un po’ più di chiarezza. La situazione economica è quella che è e la conosciamo tutti abbastanza. Quella politica è un gran casino e ho l’impressione che Trasibulo stia perdendo il controllo del suo partito (e forse anche quello dei suoi nervi). Che cosa potrebbe succedere se il Presidente del Consiglio perde la fiducia forse me lo potreste dire voi.”
“Mi piacerebbe essere un profeta, mio caro Aristofane.” Disse Anito sentendosi chiamato in causa- “ma purtroppo se non si fa qualcosa quali che siano gli avvenimenti, si tratterà solo di disastri. Qualcuno pensa che siamo alle solite. Moderati contro estremisti. Trasibulo viene considerato un moderato, ma è chiaro che molti pensano che quando dice di voler salvare la democrazia in realtà vuole solo mantenere il bastone del comando. Gli estremisti dicono anche loro di voler salvare la democrazia, ma in realtà l’unica cosa a cui pensano è far fuori Trasibulo”
“E allora? Che potremmo farci noi se non evitare la trappola dello scontro. A me non piace né una banda né l’altra, e non mi piacerebbe essere costretto a prendere posizione”.
“Eppure quando facevi le tue commedie per la TV non risparmiavi frecciate a nessuno… però ce l’avevi soprattutto con loro, quelli che una bella scossa al Paese la volevano dare…” Aristofane non riuscì a contenersi e interruppe Meleto bruscamente: “Una bella scossa un cazzo! Quei rottinculo volevano un’altra guerra…!”
Aristofane si arrestò sorpreso di essersi scoperto troppo. Alla fine i suoi interlocutori non erano proprio degli amici e comunque, in quei tempi, anche gli amici cambiavano da un giorno all’altro.
“Ma caro Aristofane”, intervenne con calma Licone-“I fatti sono sotto i nostri occhi. Personaggi subdoli si aggirano per il Paese, predicando dottrine disfattiste, seminando la paura dell’intervento di poteri forti, poteri misteriosi come fossero onnipotenti e crudeli divinità sconosciute. Fanno breccia nella morale collettiva, sostengono il matrimonio tra omosessuali, il divorzio breve, l’uguaglianza di diritti anche degli stranieri… Tutto questo distrugge la nostra identità culturale e la voglia di riscatto del nostro popolo. Parlavi prima di Socrate, ebbene Socrate è uno di quelli; uno dei più pericolosi. Uno di quelli che andrebbero messi a tacere subito. Sarebbe un bell’esempio.”
“Comincio a capire” disse allora Meleto “State pensando a un repulisti tattico degli intellettuali pacifisti”
“E aggiungi pure antidemocratici. Pacifisti e antidemocratici. E il concetto di tattica mi piace moltissimo”
“Ma qual è il vostro piano. Non starete mica pensando ad una eliminazione fisica?”
“C’è modo e modo per azzittire gente tanto sconveniente. Io sarei comunque per un risultato radicale. Niente multe, esilio o altri provvedimenti provvisori che tutti sappiamo come si possono facilmente aggirare.”
“Insomma, la morte.”
“Un momento, non ci scaldiamo troppo.” Interferì a questo punto Anito- “Innanzitutto quale che sia la forma, questa deve essere legale. Eppoi non sempre le soluzioni estreme sono le migliori. Socrate è un professore di fama internazionale. Bisogna tenerne conto. Una sua condanna a morte potrebbe essere controproducente per i nostri scopi. Quello di cui abbiamo bisogno è di una campagna persuasiva che squalifichi il personaggio e lo renda pubblicamente sospetto.”
“Non sono d’accordo” insisté Licone- “Le mezze misure non hanno dato mai buoni risultati”.
“A me sembra invece una strategia interessante e prudente” Disse Meleto -“Una buona campagna denigratoria eppoi un processo dall’esito sicuro. Del processo mi incarico io, che modestamente ho una buona esperienza legale. Ma per la propaganda ci vorrebbe qualcuno che veramente sapesse il fatto suo. Per personaggi del calibro di Socrate, un canale come quello del Giornale, per es., non basta certamente.”
“Per questo abbiamo invitato Aristofane” disse con intenzionale leggerezza Licone.
Aristofane sbiancò. Lo avevano incastrato. Adesso avrebbe dovuto chiaramente schierarsi. Lo sentiva; non avrebbe dovuto andarci a quella cena. Eppoi perché? Per quella mezzacalzetta di Socrate, con la testa nelle nuvole pure quando scopa, se scopa. “Sì, ma perché proprio Socrate?” disse a un tratto, quasi con ira, poi proseguì “Le lezioni di Socrate non le segue nessuno che conti, a parte quei velleitari di Platone e del nipote di Pericle”
“Anche tu sei stato suo discepolo; Crizia è stato suo discepolo e ancora Agatone e una quantità di giovani, soprattutto, che se non sono ancora noti, potrebbero diventarlo e magari a spese nostre”. Licone era incalzante ma Aristofane si sentiva sconvolto. Complottare per la sparizione di un intellettuale come Socrate… E’ vero, non lo stimava molto ma era pur sempre un buon cervello. Così reagì alle parole di Licone: ”Discepolo di Socrate!? Allora mezza Atene lo è. Ho conversato con lui come tanti e una volta mi sono perfino addormentato mentre parlava. Non mi piace il vostro piano. E’ sproporzionato. Non vale tutto questo impegno per far fuori un Socrate. Uno che crede che la coscienza è la guida per la giustizia e che in questa nostra epoca di ricatti e condizionamenti, si possa davvero pensare con la propria testa. Oggi la testa pensa quello che dice la pubblicità.”
“Appunto!” intervenne Anito-“La pubblicità. E’ di questo che abbiamo bisogno. Tu dovresti essere maestro, con le tue serie TV; scrivine una piena di satira all’acido nitrico, come sai fare tu. Qualcosa che tenga sveglia l’opinione pubblica per un bel po’. Poi Meleto si incaricherà di istruire una bella denuncia e preparerà il processo a dovere affinché non ci siano sorprese. Io farò la mia lobby con le persone giuste del Partito Dem”.
“Una serie per la televisione? Ma ci vuole il finanziamento, il regista, gli attori…”
“Per i soldi non ti preoccupare. Per il resto ci devi pensare tu.” Poi Licone continuò con aria di sordida intesa: “Aristò, ma la passera nuda e depilata ti piace sempre, no? E adesso ti vuoi pure tirare indietro?”
Niente di più esplicito. Il ricatto era lì e non era solo in gioco la carriera di Timandra. Tutti sapevano che era stata l’amante di Alcibiade la cui memoria, dopo l’atroce assassinio, non era la garanzia migliore per nessuno. Se anche lui cadeva in disgrazia, Timandra rischiava di brutto. Le oscenità sulla passera erano un abuso delle sue confidenze di commediografo, quando imprudentemente aveva sondato Licone per capire se avrebbe finanziato la sua Lisistrata. Aristofane decise di calmarsi: “Vabbene; ammettiamo che collabori scrivendo qualcosa per la televisione, ma come pensate veramente che in questo modo otterrete quello che volete e non piuttosto l’effetto contrario. Perché Socrate dirà pure un sacco di stupidaggini e di utopie, ma sta simpatico a molta gente, dentro e fuori di Atene”.
“Sono d’accordo con te.” Disse Meleto- “Anch’io ho avanzato questi dubbi e ne abbiamo discusso. Devo dire che Anito è stato convincente. Non si tratta di promuovere azioni sporadiche e non coordinate. Dobbiamo arrivare al processo alla conclusione di una campagna in piena regola.”
“Ma ci vorrà un sacco di tempo. Non si convince la gente così dall’oggi al domani, soprattutto in un momento di crisi come quello che viviamo”.
“Non è così; non ci vorrà molto tempo” intervenne nuovamente Anito- “Tu che sei del mestiere dovresti saperlo meglio di me. Noam Chomski ha analizzato l’intervento degli Stati Uniti nella Prima Guerra mondiale. Il Presidente W. Wilson era l’unico convinto che bisognasse intervenire. Il suo Paese doveva affrontare le sfide dello scenario internazionale se voleva diventare una grande potenza mondiale come si meritava. Il problema era che nessuno aveva voglia di coinvolgersi nei pasticci europei. L’opinione pubblica era assolutamente contraria a partecipare alla guerra. Allora Wilson assoldò giornalisti, attori, scrittori e lanciò una formidabile campagna contro l’imperialismo e la cattiveria dei tedeschi. In appena sei mesi, tutti volevano entrare in guerra contro la Germania e quel popolo di barbari che uccideva bambini per il suo mero gusto. Sei mesi, Aristofane! Sei mesi per convincere milioni di persone! Perché non dovremmo riuscirci noi, se facciamo le cose giuste. Noi siamo stati un grande impero e lo diventeremo nuovamente. Quando le colonie d’Oriente e quelle d’Occidente saranno nuovamente nostre e torneranno a pagarci quello che ci devono per difendere la nostra e la loro democrazia dai tiranni locali e dai satrapi persiani, torneremo ad essere i più ricchi e i più potenti”.
“Perché è questo quello che voi volete soprattutto” disse sottovoce Aristofane-“ridiventare i più ricchi e i più potenti” Poi, quasi urlando, aggiunse: “Se quel guerrafondaio di Pericle di cui avete tanta nostalgia non avesse trasformato le nostre colonie in vittime della nostra avidità e non avesse avviato quella maledetta guerra del Peloponneso, saremmo ancora ricchi e potenti. Socrate si illude se crede davvero che la gente possa decidere da sola di pensare con la propria testa; lui vaneggia nei suoi sogni ma voi siete dei pazzi se credete che la vostra democrazia rapace avrà successo nel tempo, litigiosa fragile ed esposta continuamente alle usurpazioni dei demagoghi.”
“Ecco perché dicono che sei un conservatore fascista” disse Licone al colmo dell’irritazione e dell’esaltazione- “Sotto sotto ti piacerebbe assai che ad Atene governassero i filosofi. Platone va in brodo di giuggiole quando va ripetendo queste stronzate. Dice addirittura che il Governatore di Siracusa è amico suo e che dimostrerà con i fatti come sarebbe la Repubblica ideale. Ne ho le scatole piene di questi traditori che parlano di aria fritta. E tu, se ti vuoi parare il culo, farai quello che ti abbiamo chiesto, perché gente come Socrate deve scomparire. Socrate, deve morire!”
“Andiamoci piano.” Intervenne Anito- “Non dobbiamo rischiare che il colpo ci esca dalla culata. Trasibulo non ce lo perdonerebbe”
“Me ne frego!” fece per tutta risposta Licone- “Socrate, DEVE morire”.
La riunione si sciolse con l’accordo che Meleto avrebbe coordinato la Campagna. Aristofane si sentiva depresso e pessimista. Quei pazzi criminali avrebbero avuto la sua commedia. L’aveva scritta già da un bel po’, e quando l’aveva rappresentata alle Dionisie, gli avevano dato solo il terzo premio, quegli spilorci. Ma in fondo non era un granché, Non gli piaceva, perciò non s’era dato da fare per le repliche. Nelle Nuvole, così l’aveva chiamata, c’era anche una scena nella quale Socrate volteggiava appeso in una cesta, dicendo stupidaggini e insensatezze. Poteva bastare. L’avrebbe fatta rappresentare una decine di volte ma non avrebbe fatto altro. Non ce n’era bisogno. Quella gente avrebbe messo in moto una tale campagna del fango che quel poveretto sarebbe stato sicuramente sacrificato. Se solo Socrate avesse trovato il modo per garantire che il popolo fosse bene informato e avesse la formazione sufficiente per decidere con la propria testa, non sarebbe apparso quel velleitario che è e lui e molti altri, l’avrebbero sostenuto. Lo diceva pure Chomski che, se non sta attento, farà anche lui una brutta fine, accusato com’è di antiamericanismo e filo-neo-comunismo.
 
Così Socrate morirà. Nel 399 a.C., dopo essere stato condannato a maggioranza da un referendum di 500 persone, per uno scarto di appena 30 voti.
Le angosce di Aristofane sono pure quelle di oggi e ancora più drammatiche. Come garantire la razionalità delle decisioni popolari e tenerle al sicuro dalle suggestioni ipnotiche della demagogia, è la grande sfida della democrazia moderna. Una sfida che potrebbe finalmente essere vinta grazie anche alle grandi potenzialità degli attuali mezzi di comunicazione.
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Nota: Per chi volesse saperne di più su Socrate e la sua morte, ovviamente sono disponibili intere biblioteche. I miei testi di riferimento sono stati:
  • Platone: “Apologia di Socrate”, Ed. VirtualBooks, 2000
  • Platone: “La Repubblica”, Ed. GOODmood, 2012
  • Platone: “Il Simposio”, Ed. Giunti, 2016
  • Senofonte: "Apologia di Socrate”, Ed. Bompiani, 2004
  • Tucidide: La Guerra del Peloponneso”, Ed. Garzanti, 2012
  • Valerio Massimo Manfredi: “Akropolis”; Ed. Mondadori, 2000
  • Luciano Canfora: La Crisi dell’Utopia. “Aristofane contro Platone”, Ed. Laterza, 2014     
  • Per quanto riguarda Aristofane, oscenità e insulti inclusi, le commedie giuste secondo me sono:
Lisistrata”, “Gli Acarnesi”, “Le Donne al Parlamento” e naturalmente “Le Nuvole”, in “Tutte le Commedie di Aristofane”, Ed IBS, 2013
          Per quanto riguarda Noam Chomski, un ottimo riferimento è la selezione di testi pubblicata in « Propagande, médias et démocratie », per le edizioni Ecosociété, nel 2000.
 
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