Sulla Rete è cominciato il tam tam. Vale la pena vedere il video you tube tra i più clikati in questi giorni e che ci dice quanto la temperatura sia alta tra gli ‘indignados’ di tutta Europa.

Domenica 19 giugno si scende nelle strade per manifestare il dissenso contro il cosiddetto Patto dell’Euro. Un accordo economico per scongiurare il collasso della moneta europea che solo ieri sembrava inattacabile e oggi, nello stupore generale rischia di cadere sotto i colpi della cosiddetta anonima speculazione.

 

Il movente urgente è costituito dalla crisi finanziaria e dalla conseguente insolvenza che sta colpendo i paesi dell’ Unione, più deboli strutturalmente, i PIGS, come con un certo disprezzo vengono chiamati, Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna.

Gli aggiustamenti che prevede il Patto spaventano le organizzazioni dei lavoratori e tutti coloro che vedono in questi provvedimenti un ulteriore deterioramento del benessere sociale.

Ecco come sintetizza il contenuto del Patto, Metropolis, sito della sinistra sindacale torinese: Cosa produce il Patto dell’Euro?

  • Nuovi tagli per il settore pubblico: tagli di personale, di salario e aumento delle ore di lavoro
  • Legislazioni a favore delle banche
  • Vincolo del salario con la produttività, flessibilizzazioni dei contratti e riduzione dei diritti per il lavoro, aumento della precarizzazione del lavoro e nel lavoro
  • Congelamento delle pensioni e aumento della età pensionabile
  • Riduzione delle protezioni sociali
  • Riduzione dei costi in educazione a favore della sua privatizzazione
  • Aumento delle imposte dirette e indirette e penalizzazioni attraverso multe, interessi e commissioni bancarie.

(http://www.lsmetropolis.org/2010/06/metropolis-voce-sinistra-sindacale-torinese/)

Naturalmente non tutti sono d’accordo su questa visione pessimista.

L’interpretazione politica liberista vede in questo patto un intervento ‘pericoloso’ perché altera il sistema di ‘aggiustamento’ automatico che ‘con qualche sacrificio’, il meccanismo capitalista può assicurare.

L’interpretazione politica della destra economica al potere nella maggioranza degli stati europei, vede in questo Patto uno sforzo doveroso per uscire dall’impasse di un indebitamento spinto da alcuni governi, oltre le soglie del tollerabile.

L’interpretazione europeista che vede in quest’accordo il segno positivo di un’interdipendenza consapevole e di un tentativo di governo unitario.

Valga per tutti gli ottimisti, l’interpretazione apparentemente neutrale della Banca Intesa Sanpaolo, attualmente l’istituzione finanziaria più importante d’Italia :

Nel corso del summit europeo tenutosi l’11 marzo, i Capi di Stato dei paesi membri dell'area euro hanno fatto importanti progressi sugli accordi riguardanti il piano di riforme che segnerà il futuro dell’Europa. È stato di fatto approvato il “Patto per l’Euro” che prevede, da parte dei singoli stati, l’impegno a individuare e attuare una serie di misure per raggiungere un maggior grado di coordinamento a livello europeo in quattro ambiti critici: l’aumento della competitività, l’incremento dell’occupazione, la sostenibilità delle finanze pubbliche e la stabilità finanziaria. Se da un lato l’attuazione degli interventi di riforma specifici e le tempistiche rimangono prerogativa delle Autorità nazionali di volta in volta competenti, d’altra parte i Capi di Stato e di Governo saranno incaricati di monitorare lo stato di avanzamento delle misure di convergenza sulla base di indicatori comuni. Inoltre, con l’obiettivo di migliorare l’efficacia del “fondo salvastati”, è stato deciso quanto segue: l’EFSF (European Financial Stability Facility) avrà a disposizione la totalità dei 440 miliardi di euro previsti, che diventeranno 500 miliardi di euro nel 2013 (quando assumerà la sua forma definitiva diventando ESM, European Stability Mechanism) e inoltre potrà intervenire, a certe condizioni, per comprare titoli di stato direttamente dai paesi in difficoltà. Infine, sono stati rivisti i termini del prestito alla Grecia che ha ottenuto un taglio dei tassi d’interesse dell’1% e un allungamento della scadenza a 7 anni e mezzo dai precedenti 3 anni. Nonostante rimangano ancora diversi aspetti da definire nel dettaglio, l’ossatura principale del “Patto per l’Euro”è stata individuata; [….] “ (dal Bollettino periodico del Servizio Studi della Banca).

L’Europa si trova oggi in condizioni assai simili a quelle dei Paesi in Via di Sviluppo, una quindicina di anni fa: strozzata dai debiti. All’epoca l’amara ricetta del FMI era la più socialmente ottusa che ci si potesse aspettare da un’istituzione finanziaria internazionale dalle origini più che rispettabili (la ricostruzione del mondo industrializzato distrutto dalla Guerra Mondiale). Le Agenzie delle Nazioni Unite, più coinvolte in programmi di sviluppo sociale, cercarono con qualche successo, di ammortizzare la visione brutale del Fondo, con azioni di mobilitazione dei Governi attorno ad uno studio che è rimasto famoso: ‘Adjustement With Human Face’. Studio che divenne una bandiera e che impose la necessità di tenere in conto prioritario la ripartizione equa dei costi sociali della risoluzione dell’indebitamento. Il risultato è stato la riduzione del debito pubblico soprattutto per i paesi più poveri. Per gli altri la ricetta è stata così indigesta che ha prodotto il fallimento, com’è avvenuto per l’Argentina.

Ma è possibile che la firma di questo Patto produca in Europa una nuova consapevolezza del significato sociale dell’Unione. Una certa evidenza corre ormai sul web per la quale l’indebitamento è stato favorito e in alcuni casi voluto dalla speculazione finanziaria. Ma questa ‘speculazione’ fino a ieri anonima, oggi comincia a prendere le sembianze delle Banche, le vere creditrici di questi debiti. Un’opinione comincia a farsi strada e a divenire sempre più diffusa: non è accettabile imporre sacrifici all’intera società per salvare gli interessi delle Banche che stanno speculando sui debiti che esse stesse hanno contribuito a creare.

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